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SELVA DECIMAQUARTA.

Rime

PoeTree.it

1.1Almo beato Sol, sei mai ti calse
1.2D'alcun prego mortal, se mai ti piacque
1.3Virtù, senno e valor che in donna fusse,
1.4Se mai per tempo alcun t'accese amore
1.5In soverchio desir d'esserle caro,
1.6Se ti sovvien delle tessalich'onde,
1.7Se ancor t'aggrada il sempre verde alloro
1.8Della tua cetra onor, delle tue chiome,
1.9Deh! prendi il corso più veloce alquanto,
1.10Deh! lascia indietro star l'Aquario e i Pesci,
1.11E fuggi nel Monton, che più t'onora.
1.12Deh! se il tosco cantar può luogo avere
1.13Tra i molti o pochi in le tue sante orecchie,
1.14Pungi i levi corsier di tale sprone,
1.15Che un breve giorno sol compia il viaggio
1.16Che ti suol ingombrar dell'anno il sesto.
1.17Deh, lucente signor, che allumi e scaldi
1.18L'aria, la terra e l'onde, e vita apporti
1.19Al corso natural che per te dura;
1.20Deh, sommo occhio del ciel rendi oggi al mondo
1.21Con più chiara stagion quel dolce aprile
1.22Che mi dee ritornar la Pianta mia!
1.23Deh! fa' ch'io scerna le campagne intorno
1.24Bianche, verdi, vermiglie, perse e gialle
1.25Contender di beltà coi colli a prova,
1.26Né men vaghe di lor le piagge e i prati.
1.27L'altissimo Appennin la fronte sgombre
1.28Dal canuto color, che in alto mostra
1.29Minacciar il vicin d'eterno gelo,
1.30E i vènti richiamar dal chiuso albergo.
1.31Vestansi liete omai le selve e i boschi
1.32Il verde ammanto che l'autunno spoglia;
1.33Tessan fra i rami lor leggiadri alberghi
1.34Ai lascivetti augei, che tornin fuore
1.35I dolci amori a ripigliarsi e 'l canto.
1.36Torni Progne a ridir per gli alti tetti
1.37Del suo sposo infedel gli antichi inganni;
1.38E la sorella sua di fronda in fronda
1.39Narri a chi 'l vuole udir la notte e 'l giorno
1.40Quanto in donna talor di doglia rechi
1.41Bellezza e castità congiunte in uno.
1.42Le vaghe tortorelle a paro a paro
1.43Vadan godendo in più riposta valle
1.44I suoi segreti amor, dove non vegna
1.45Chi lor possa involar la pace o il nido.
1.46Il solitario augel per l'alte torri
1.47Solo e pensoso a se medesmo conti
1.48L'amoroso desir, ch'ei porta ascoso
1.49Per la compagna sua che altrove attende.
1.50I peregrini augei che vanno a schiera
1.51Di lor tessendo in ciel forme sì strane
1.52Al stato popular dien fine omai;
1.53Ciascun segua il cammin che più gli aggrada
1.54Con la sposa ch'ei vuol dal gregge sciolto.
1.55Or doni i dolci baci a mille a mille
1.56Al suo caro tesor la pia colomba,
1.57Che non più Citerea ridente porse
1.58Al suo diletto Adon tra i monti e i boschi.
1.59Chiari e correnti i ruscelletti, e i rivi
1.60Lieti, che 'l passo lor del ghiaccio scarco
1.61Possa dolce rigar le valli e i prati,
1.62Ragionando d'amor chiamin le Ninfe.
1.63Gli spogliati arbuscei, le piante ignude
1.64Si faccian tai, che non pur sempre sia
1.65Verde nel mondo sol l'edra e l'uliva.
1.66L'amoroso pensier ripunga il core
1.67Dei selvaggi animai, d'armenti e greggi,
1.68Tal che al lupo e al leon più cara vegna
1.69La sua compagna allor che agnella e cerva,
1.70Come al toro e al monton più dolce sia
1.71Cornuta vacca o pecorella inerme,
1.72Che di querce o di prato erbette e fronde.
1.73I leggiadri pastor, le ninfe agresti,
1.74E quant'altre ne son tra i monti e i fiumi,
1.75Lascin le mandre quei, queste dien pace
1.76Alle cacce seguir ai giorni e all'ombre.
1.77Ma in questa e in quella riva in lieti cori
1.78Chi lodi amor, chi dolcemente 'l punga
1.79Con simulato dir mostrando fuore
1.80Cosa che dentro pur contraria senta,
1.81Dolce furando, e poi rendendo spene;
1.82Quinci d'acuto suon mille zampogne
1.83Faccian sempre gridar le valli intorno.
1.84L'avaro villanel riprenda l'arme,
1.85E cominci a tagliar dall'umil vite
1.86Le inutil braccia, e dei frondosi rami
1.87Quei che soverchi son dal frutto spoglie.
1.88Col torto aratro poi rigando i campi
1.89Apra la terra al ciel, che al lungo giorno
1.90Ben purgata dal Sol fino all'ottobre
1.91Con più speranza la sementa accoglia.
1.92Venga la bella Clori, e fugga il gelo,
1.93Venga Zefiro fuor, fugga Aquilone;
1.94Aggia coi vènti omai Nettuno pace,
1.95Non s'alzi, o turbi, e solamente intorno
1.96Percotendo talor lo scoglio e 'l lito
1.97Con chiaro mormorìo sormonti e scenda.
1.98Vadan senza timor per tutto errando
1.99I muti pesci ove desio gli mena.
1.100Lieto e sicuro il navigante ardito
1.101Dal chiuso porto la sua barca scioglia,
1.102E la vela maggior commetta ai venti
1.103Senza sospetto aver, che 'l troppo sforzi.
1.104Or io che tardo pur? non veggio omai
1.105Che il Sol pietoso ci riporta aprile,
1.106Perch'io vada a veder la Pianta mia?
1.107Fido nocchier che in sulla riva alberghi
1.108Ove bagna il Tirren le piagge tosche,
1.109Sveglia il pigro dormir, cerca il tuo legno
1.110Che lasciasti a posar dall'onde fuore,
1.111Allor che trionfò del giorno l'ombra.
1.112Guardal dintorno, se di pioggia o verme
1.113O le spalle, o la fronte, o i fianchi, o 'l petto
1.114Han di dente o d'umor magagna o piaga;
1.115Pon opra sì, che a penetrar non vaglia
1.116L'onda che al suo passar si senta offesa.
1.117Ritorna a visitar le sarte antiche,
1.118E dov'ha consumato il tempo o l'uso,
1.119Taglia e rammenda, e le rinnuova in parte.
1.120Prendi il filo e la tela, e guarda insieme
1.121Con la consorte pia, nei giorni a dietro
1.122Se di vento furor, se d'altrui forza
1.123Aggia alle vele tue squarciato il seno;
1.124Va' numerando ben, se i remi e i seggi
1.125Son quei che fan mestier, se son sì frali
1.126Che non possin portar dell'acque il pondo;
1.127Pon mente all'arbor tuo, s'ai lunghi affanni
1.128Sia travagliato, tal che o fronte o piede
1.129Non vaglia a sostener fatiche nuove;
1.130Risguarda ancor, se poi saran bastanti
1.131Delle tue antenne le robuste braccia
1.132Da spiegar sopra a contrastar coi venti,
1.133Del marittimo augel le più grandi ali;
1.134Fa' pruove, se il timon nel mezzo siede,
1.135E s'egli è tal, che a viva forza vaglia
1.136A drizzar o girar del legno il corso;
1.137Provedi al viver poi, ch'alquanti giorni
1.138Possa teco nutrir chi teco viene.
1.139Chiama i compagni, e fa' che ogni uom ritrove
1.140L'antico seggio, e lì componga il remo,
1.141Cerchi il sostegno se ben saldo stia,
1.142Guardi il nodo che 'l tien, se troppo stringa,
1.143O pur sì lento sia che indarno adopre.
1.144Or sia, fido nocchier, del tempo avaro,
1.145Monta alla poppa in alto, e grida e chiama:
1.146Scendan le antenne omai, leghin la vela,
1.147Torninla in alto, spanda ai venti il seno;
1.148Prenda 'l remo ciascun, percuota il mare,
1.149E con misura ugual s'assegga e levi.
1.150Chiama, conforta, di' che il tempo fugge,
1.151Seguasi al buon cammin con remo e vela;
1.152E tu stringi il timon, drizza la prora
1.153Ove s'asconde il Sol, ché n'è ben tempo
1.154Ch'io torni a riveder la Pianta mia.
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