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SELVA UNDECIMA.

Rime

PoeTree.it

1.1Alto Signor, che dal celeste nido
1.2Scerni del gregge tuo gli erranti passi,
1.3Né mai senza pietà, pur ch'uom la chiegga,
1.4Lasci passar quel periglioso varco
1.5Che ne conduce in morte o torna in vita;
1.6Poiché ti piacque di privarne in terra,
1.7Nel suo più bello oprar, di quanta spene
1.8Avesse il bel paese ov'Arno irriga,
1.9Del Buondelmonte, in cui ponesti solo
1.10Tante virtù, quante in molti altri appena,
1.11Apri nel suo venir le sante braccia
1.12Che non fur chiuse al primo antico padre,
1.13Che dannò tutti noi, peccando ei solo:
1.14Truovi riposo al glorïoso albergo
1.15Dalle fatiche sue, che tante e tali
1.16Quaggiù sostenne in la terrena vita.
1.17Chi guarda ben quanto sia frale e leve
1.18La natura mortal, quanto ne toglie
1.19Dal contemplar lassù l'umana scorza,
1.20Non dirà il nostro oprar di scusa indegno.
1.21Guarda, Signor, questo terrestre incarco
1.22Come c'inchina a quel che più ti spiace.
1.23Noi siam di fango, e non possiam per noi,
1.24Senza la grazia tua, levarci al cielo:
1.25Non possiam senza te servare interi
1.26Gli alti comandi al divin vecchio dati
1.27Nel santo monte, e da tua stessa mano.
1.28Senza il tuo lume in questo sentier fosco,
1.29E senza tua pietà nel suo partire
1.30Chi potè mai del ciel trovar le porte?
1.31Ben travïò talor dal dritto calle
1.32Il Buondelmonte tuo, ch'alzò la vista
1.33Alla gloria mortal più ch'al tuo nome.
1.34Ma tu vedesti pur, con quanto zelo
1.35Del comun patrio ben tra tanti affanni
1.36Cercò più libertà, che lunga vita.
1.37Tu lo vedesti pur ch'argento ed oro
1.38Non fur cagion, che alle presenti noie
1.39Più che al viver di poi, la mente volse;
1.40Non desio di montar più che convegna
1.41Allo stato civil, ma giusta voglia
1.42Di non aver maggiori, e tutti pari.
1.43Nol mosse, no, di vendicarsi sprone.
1.44E taccia 'l vulgo, che poi scòrse in esso
1.45Com'anima gentil dal suo nemico
1.46Più ricerchi umiltà, che sangue o morte.
1.47Sol per vera bontà disio lo punse
1.48Di non veder così nel fango avvolto
1.49Sott'altrui giogo il suo fiorito nido,
1.50E di svegliar tra noi le pigre insegne
1.51Di quella Libertà, che morta giacque,
1.52Non pur dormì, press'al quindecim'anno.
1.53Questo fu sol che lo rivolse e spinse
1.54Per questo corso uman tanto, che forse
1.55Il suo troppo voler quaggiù ti spiacque.
1.56Sapea bensì che per tua santa mano
1.57Potea sol derivar quel che poi venne.
1.58Ben tra sé conoscea, che il vento in ramo
1.59Senza il tuo consentir non muove fronda;
1.60Ma sperò ei forse, e i suoi più chiari amici,
1.61Che fosse tuo piacer per l'opra loro
1.62Dar fine a quel che poi durò molt'anni.
1.63Guarda, o sommo Fattor, quant'esche ed ami,
1.64Quante reti e lacciuoi ne stan dintorno
1.65Per questo tenebroso angusto calle.
1.66Tu vedi pur come sovente avviene
1.67Che più saggio di noi s'inveschi l'ali,
1.68Tosto che sol dalla tua scorta resta;
1.69Senza la qual, valor, senno e virtute,
1.70Che non tengan da te le sue radici,
1.71Han men forza che il Sol se piove o neva.
1.72Qual maraviglia, in sul fiorir degli anni,
1.73Se un generoso cor disdegno prese
1.74Di sentirsi gravar dall'empia soma
1.75D'ingiusta servitù che allor n'oppresse?
1.76Qual maraviglia, se con gli altri insieme
1.77S'accinse, ohimè! nell'onorata impresa,
1.78E se gloria mortal lo punse in guisa,
1.79Che gli fece obliar la bassa strada
1.80Più sicura al cammin che a te conduce?
1.81Non dirò già, Signor, che umana mente
1.82Possa al mondo trovar degna cagione
1.83Al fallir contr'a te, che tutto vedi.
1.84Non gloria o libertà, terre e tesoro,
1.85Quant'ebbe il mondo e quant'avrà giammai,
1.86Ci dovrian traviar d'un passo solo
1.87Dal verace sentier che n'hai dimostro.
1.88Il nostro faticar, le ardenti cure,
1.89I desir, le speranze, i van disegni,
1.90Se bene al destinato fin s'arrive,
1.91Ch'altro son poi da dir che fumo ed ombra,
1.92Che di falso parer la vista adugge?
1.93Tu sol sei sommo ben, tu vera pace;
1.94Tu salute d'ogn'uom, tu vita eterna,
1.95Tu riposo a ciascun, tu luce e speglio
1.96Al cieco mondo, che non scorge il vado
1.97Di questo alpestre e misero torrente,
1.98Che chi va senza te conduce a morte.
1.99Oh misero quell'uom che si confida
1.100In aiuto mortal; beato quello
1.101Che ogni cosa sprezzando a te ricorre!
1.102Or se il troppo desio l'addusse in parte
1.103In cui se stesso e 'l tuo gran nome offese;
1.104E se non fu di sofferenza armato
1.105E di quella umiltà che a noi domandi,
1.106E con l'esempio tuo mostrasti in terra;
1.107Non scuso il suo fallir col giusto amore
1.108Ch'ebbe al patrio terren più che a se stesso,
1.109Non col dritto bramar l'alta ruina
1.110Di chi 'l bel nido suo sotterra mise:
1.111Ch'io non vengo oggi al gran giudizio eterno
1.112Teco, o Signor, con la giustizia ignuda;
1.113Anzi sola per lui pietà richiamo.
1.114Chiamo solo per lui quella pietade
1.115Tanta in quel dì, che se medesma vinse,
1.116Che pe' tuoi percussor pregasti il Cielo.
1.117Questa chiamo io, Signor, che teco vegna
1.118A riveder così le andate colpe
1.119Del tuo servo fedel, che t'è davanti,
1.120E del vïaggio suo racconta i passi.
1.121Deh, Signor, la pieta, che per lui chiamo,
1.122Adempia ove mancò l'umana vita,
1.123Che troppo alto di sé gli accese amore.
1.124Non guardar lui, Signor, guarda te stesso,
1.125Non quel che dovea far, ma il pianto nostro,
1.126Chi ti prega per lui, non chi il condanna.
1.127Deh non sian chiuse le celesti strade
1.128Al suo dubbio venir tra tema e spene;
1.129Deh non resti oggi al gran giudicio vinta
1.130Dal suo lungo fallir la tua clemenza.
1.131Deh ricevi, Signor, nel sommo nido
1.132Quest'anima gentil che a te ritorna.
1.133Se mai pianto o dolor di noi mortali,
1.134Se devoto pregar giammai percosse
1.135Di pietoso clamor le sante orecchie,
1.136Tutto oggi insieme il bel paese t¢sco,
1.137Di lagrime e sospir bagnato e cinto,
1.138Per la mia lingua umìl ti prega e chiama
1.139Che 'l Bondelmonte suo con pace accolga.
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