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EGLOGA.

Rime

PoeTree.it

1.1Io men vo' gir dov'è la bella Filli,
1.2E senza il Tirsi lor le mie caprette
1.3Stien con Titiro qui dintorno al monte.
1.4Titiro, caro mio, tienne oggi cura;
1.5Quando satolle fien, menale al fonte,
1.6Ma gu rdati all'andar, ché il becco suole
1.7Con le corna ferir chi non gli aggrada.
1.8O dolce Filli mia, che mi t'ascondi
1.9Per questi cespi, e me soletto chiama
1.10Che a passar venga il caldo tempo teco?
1.11Ma che, lasso! parlo io? tu sempre fuggi
1.12Che non più il lupo le mie greggi al bosco.
1.13Perché spesso di' tu ch'io non son bello,
1.14E che ho sozza la barba e torto il naso?
1.15Ben mi farai, crudel, morir di doglia.
1.16Io ti porto or dieci dorate pome
1.17Dell'arbor che l'altr'ier ti piacque tanto,
1.18E doman poi ne avrai forse altrettante.
1.19A che mi fai così piangendo andare
1.20Nel più gran giorno quando egli arde il cielo?
1.21Non vedi ch'ogni augel s'asconde in valle,
1.22E sotto sasso o prun fugge il lacerto?
1.23Già lo stanco messor si posa all'ombra
1.24Lieto mangiando le cipolle e l'erba
1.25Ch'or dall'albergo suo portò Simeta.
1.26Io pur ti cerco, di sudore e fame
1.27Cotal, lasso! ripien che più non posso.
1.28E le cicale sol dintorno fanno
1.29Al mio folle cantar gravosa scorta.
1.30Deh! prender potess'io dell'api forma,
1.31Che talor mi starei chiuso in un fiore
1.32Onde spesso ti fai ghirlanda in fronte;
1.33E senza motto far, né batter l'ali
1.34Per non ti spaventar, deh quanti quanti
1.35Donerei dolci baci al fresco viso!
1.36Né pur dall'ago mio puntura avresti.
1.37Or conosco io che Amor, di tigre e d'orsa
1.38Già bevve il latte intra le selve ircane,
1.39Tal mi divora il sangue, e morde il core.
1.40Ahi bella e cruda! oggi ha sei giorni appunto
1.41Che giurato mi fu da chi 'l sapea
1.42Ch'altro più del tuo Tirsi amasti sempre.
1.43Quanto fôra il miglior s'amassi ancora
1.44Amarillide mia cui tanto amava!
1.45Ben sei candida, o Filli, ed ella è bruna;
1.46Ma che vale il color? cade il ligustro,
1.47E la rosa d'Adon Ciprigna adorna.
1.48O dolce vita mia, perché mi schivi?
1.49Confesso ben, che più ricco è Menalca;
1.50Ma quanto ricco è più, più certo avaro.
1.51E se nol credi, alla mia mandra vieni,
1.52E prendi pur, se vuoi, capretti o capre,
1.53Ché al mio padre dirò che gli ebbe il lupo,
1.54E mostrerògli il pel perché mel creda.
1.55Ma 'l tuo Menalca il suo più magro agnello
1.56Non doneria, perc'ha matrigna e padre,
1.57Dic'ei; ma il vero è poi, che avaro ha il core.
1.58Forse è più bel di me? miral ben fiso:
1.59E dimmi gli occhi suoi se han pace insieme?
1.60Forse è più forte? ancor non passa l'anno,
1.61Che alla lutta il gettai tre volte in terra.
1.62Forse è più saggio? or le mie greggi guarda,
1.63Ché ben dirai le pecorelle sue
1.64Nulla mostrar che ignuda pelle e corna,
1.65E da due mesi in qua n'ha dieci il lupo,
1.66E di mio sol l'altr'ier prese un capretto.
1.67Forse lui nel cantar più dotto estimi,
1.68Perch'io già seco il quarto dì di aprile
1.69Al convito più bel di Cintia e Flora
1.70Perdei la tasca mia cantando a prova?
1.71Ma nel suo Palemon, giudice nostro,
1.72Amor più che ragion sentenza diede.
1.73Ah! in queste valli assai più può ventura,
1.74Che virtù, che beltà, che forza, o senno.
1.75A che stimar chi gran ricchezze tiene
1.76Se non sia largo ne' bisogni altrui?
1.77Ma che poss'io? così convien che vada.
1.78Deh! vienne, o Filli, ché al tuo nome ho fatto
1.79Una ghirlanda, ch'io non so se tale
1.80Ebbe Dïana ancor, non dico Flora.
1.81Vien tosto, ché la chiede ognor Simeta,
1.82E l'avrà alfin, se a venir tardi molto.
1.83O madre alma d'Amor, che è quel ch'io veggio,
1.84Ch'è quel ch'io veggio là, che Filli assembra?
1.85Ah stolto Tirsi, ell'è la querce antica
1.86Che i confin mostra tra Menalca e Mopso.
1.87Ben sei del senno fuor, che nulla scorgi
1.88Ch'esser non creda chi te sdegna e fugge.
1.89Filli or t'è lunge, e con qualche altro forse,
1.90Del tuo duro languir si pregia e ride
1.91Mentre tu qui per lei sospiri e piangi.
1.92Omai di troppo dir la fronte duolmi,
1.93E del mio troppo andar già stanco è il piede.
1.94Né colei m'ode, né trovar la posso.
1.95Perché tacendo vo' posarmi all'ombra
1.96Dell'alta quercia che ingannò la vista,
1.97Finché Febo si parta, o venga Filli.
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