about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books

SELVA QUINTA.

Rime

PoeTree.it

1.1Liguro mar che quella terra inondi,
1.2Che tra 'l gallico siede e il tosco lido
1.3Là 've stende Appennin la fronte a Giove,
1.4E il piè securo al gran Nettuno porge;
1.5Ecco che a riveder le tue contrade
1.6La bella Pianta mia lieta ritorna.
1.7Non l'arabico sen, non l'Indo o 'l Mauro,
1.8Tutti ebber mai tante ricchezze insieme
1.9Quante tu sol, che pur t'agguagli al cielo.
1.10Qual potrai preparar sì largo onore
1.11Che parte almen dei suoi gran merti adempia?
1.12Legno onorato che sì dolce incarco
1.13Per le salse onde al proprio albergo porte,
1.14Non invidiar chi già gli antichi duci
1.15Per conquistar l'aurato vello addusse,
1.16Né chi fuor del dover portò già d'Argo
1.17Con sì eccelsa beltà l'incendio a Troia.
1.18Ché l'uno e l'altro avea men degna soma;
1.19Quel di virtude, e di bellezze questo.
1.20Ben dêi securo andar, ché l'acqua e 'l vento
1.21Non pôn crucciosi star dov'ella appare.
1.22Sa con la vista sol de' suoi bei rami
1.23Al gran padre del mar tôrre il tridente,
1.24E d'Eolo sa furar la rabbia e 'l corno.
1.25Taccian con questa d'Alcïon le figlie,
1.26Ché al più rigido verno, al ciel più torbo,
1.27Più riverenza assai fan l'aria e l'onde
1.28Al suo dolce apparir, che al nido loro.
1.29Ma se appresso le son, dovunque vada,
1.30Bellezza, leggiadria, le Grazie e l'Ore,
1.31Qual maraviglia fia, se ciò n'avvegna?
1.32Poi la madre d'Amor ch'ivi entro nacque
1.33Le dona tal virtù nel natìo loco,
1.34Ché offender non la può tempesta o vento.
1.35Con soave spirar l'amata barca
1.36Zefiro spinge, e con Amor talora
1.37Crollando i rami suoi le vele oblìa,
1.38Onde il felice andar più tardo fassi;
1.39E in fra sé dice: Poi che volse il cielo,
1.40Poi che il mar mosse e si fermò la terra,
1.41Poi ch'ebbi il corso, non condussi forse
1.42Sì ricca merce in Orïente ancora.
1.43Se dunque pigro son, non m'abbia a schivo,
1.44Ché in Occidente la vorrei con meco.
1.45Oh me felice, se mi désse il Cielo,
1.46Qual Cecia suol delle piovose nubi,
1.47Poter col mio soffiar tirarla indietro!
1.48Ogni ben cangerei con questa Flora.
1.49Ben prometter ti dêi, beato Legno,
1.50D'andar securo, ove t'addrizzi, al porto;
1.51Ché pur sempre m'avrai compagno e guida,
1.52Qualor teco verrà sì dolce incarco.
1.53Tal ragionando giorno e notte mena
1.54Zefir nel suo terren la bella Pianta
1.55Che lascia in doglia tal Durenza e Sorga.
1.56Rìdele il ciel seren, s'allegra il Sole.
1.57Quante ha 'l mar ninfe vaghe, e Galatea,
1.58Intorno van di maraviglia carche.
1.59Or fan cantando un più leggiadro coro
1.60Che vedesse ancor mai Nettuno e Teti;
1.61Or con chiaro gridar prendon la barca,
1.62Or quinci or quindi, e così gir la fanno,
1.63Come aggrada più lor, veloce o tarda,
1.64Senza noiar però le altere frondi.
1.65Or ciascuna intra lor natando a prova
1.66Le schiette braccia e 'l pargoletto piede
1.67Lunge stendendo e raccogliendo in giro,
1.68Con le candide spalle e il volto in alto,
1.69In guisa di delfin rotando vanno.
1.70Spargon talor nello amoroso gioco
1.71Delle salse onde gli onorati rami.
1.72Questa o quella talor si spinge in alto
1.73Con desìo d'abbracciar l'amato tronco,
1.74E levemente poi s'attuffa in l'acque.
1.75Con tale onor ne va la bella Pianta
1.76Verso il suo nido, ch'Amfitrite e molte
1.77Dell'umido sentier donne e regine
1.78Oggi sembran di lei suggette e serve.
1.79Dunque raccogli in te quanti mai fûro
1.80Di più soave odor fior, frondi ed erbe,
1.81O liguro terren, ché in te ritorna
1.82Quella che adora il ciel, Nettuno e i venti.
1.83Non sia ricchezza in te chiusa o palese,
1.84Che non spenda oggi in onorar costei;
1.85Costei, degna cagion d'ogni tua laude.
1.86Chiama i monti vicin che mandin fuore,
1.87S'alcuna fosse in lor pietra o radice,
1.88Che non saputa in sé virtude asconda.
1.89Gli alpestri colli tuoi, l'anguste rive
1.90Vestan dintorno quel fiorito ammanto
1.91Ch'al suo primo venir donò l'aprile.
1.92Né del piovoso ciel paventin l'ira,
1.93Ché primavera è pur dov'ella arriva.
1.94Ninfe montane, e Driade, e Napee,
1.95Venite ov'ella vien, ché ben vedrassi
1.96Quanta è beltà con voi tutta in lei sola.
1.97Silvan, Satiri e Fauni, or non restate.
1.98Venitela a veder, che poi si narri
1.99Al vostro Pan, se lo vedrete un giorno,
1.100Quanto Siringa sua men bella sia.
1.101Fuggan dinanzi a lei l'aspre e rapaci
1.102Fere che all'altrui morte in vita stanno,
1.103Ché crudeltà non può dov'ella mira.
1.104I cortesi animai che son dintorno
1.105Lieti correnti, leggiadretti e snelli,
1.106Tutti mostrin tra lor che torna Amore.
1.107Gli amorosetti augei di fronda in fronda
1.108Vengan cantando l'alta sua beltade;
1.109E quanto mai di bel chiuser fra loro
1.110Lungo il grande Appennin, la Magra e il Varo,
1.111Alla mia bella Pianta onore apporte.
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)