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SELVA SECONDA.

Rime

PoeTree.it

1.1S'io potessi narrar, cantando, appieno
1.2Qual sia la pena che m'incende e sface
1.3Stando io lontan da voi per questi lidi;
1.4Non pianser mai le suore di Fetonte
1.5Lo incendio del fratel con tanto duolo,
1.6Quanto or fareste me, Ligura Pianta,
1.7Se pietà vive ancor fra quelle frondi.
1.8Io men vo notte e dì per valli e monti
1.9Pensoso e sol, senz'altra aita e spene,
1.10Che di voi richiamar che altrove siete.
1.11Né so trovar, perch'io sovente cerchi,
1.12Cosa che inganni la sdegnosa vista
1.13Ch'altro mirar non può, che i vostri rami.
1.14Quando fuor lieta l'amorosa stella
1.15Surge dal monte a far sicura scorta
1.16Al grand'occhio divin, che il mondo alluma,
1.17Escomi allor dal mio noioso albergo,
1.18E gli occhi molli in orïente giro
1.19Divoto a salutar la santa face,
1.20Che quanto m'allegrò tanto m'addoglia.
1.21Ivi narrando il mio passato bene,
1.22La prego umìl che mi ritorni indietro
1.23Nei tempi andati, o mi apparecchi innanti
1.24Dolcezza e pace a quella antica uguale.
1.25Poi perché sorda al suo viaggio intenta
1.26La veggio ratta andar, cruccioso volgo
1.27La vista intorno a rimirar s'io scerno
1.28Cosa che in terra o in ciel s'agguagli a voi,
1.29O mi faccia obliar la vostra luce.
1.30Lei guardo prima che ridente e vaga
1.31Fa lieto il mondo co' be' raggi suoi,
1.32E il dì gli annunzia, che vicin s'appressa.
1.33Vedesi intorno il gran silenzio oscuro
1.34Che il passo stanco in Occidente volge
1.35A dispogliarsi il suo stellato ammanto,
1.36Forse sdegnoso che gli venga in sorte
1.37Il minor cerchio che la terra adombre.
1.38Di più vivo calor segnata in vista,
1.39Con la fronte di neve e coi crin d'oro,
1.40Al suo primo venir non lunge appare
1.41Del gran vecchio Titon l'antica sposa;
1.42E mentre a lei mirar son tutto vôlto,
1.43Sento i dipinti augei di fronda in fronda
1.44Con soave armonia renderle onore.
1.45A quei mi volgo allor dicendo: Ahi lassi!
1.46Se vedeste apparir sopra quel monte
1.47La bella Pianta mia, che più fareste?
1.48Sappiate ch'ella è tal, ch'oggi il Ponente
1.49Più non invidia all'Orïente questa,
1.50Come fede pôn far qui gli occhi miei,
1.51Che son, lunge da lei, mai sempre in pioggia.
1.52Veggio le frondi, i fior, che verdi e lieti
1.53Alla chiara stagion si fanno adorni.
1.54Allor conosco io ben, che i vostri rami
1.55Non son cosa mortal come son questi,
1.56Perch'io gli ho tutti, a voi pensando, a schivo.
1.57Poi con fronte regal di raggi cinto
1.58Tra le infiammate rote in alto sale
1.59Il gran pianeta onde ogni lume appare,
1.60Onde il dì luce, onde qui nasce e vive
1.61Quanto produce il ciel, la terra e l'acque.
1.62Dall'alta maestà percosso e vinto
1.63(Già nol saprei negar), divoto inchino
1.64Le ginocchia e la fronte al santo volto
1.65Che de' vostr'occhi bei fratel mi sembra
1.66Vie più che di colei che all'ombra sola
1.67Ha da lui tal virtù, che il mondo alluma.
1.68Pur fra me dico: O mia leggiadra Pianta,
1.69Che val questa beltà, se manca in lei
1.70Quella dolcezza, ahimè! che in voi s'accoglie?
1.71Questa sola animai, fior, frondi ed erbe
1.72Produce al mondo, ove la vostra in noi
1.73Amor, chiari pensier, virtudi adduce.
1.74Poscia che il Sol con più focoso sguardo
1.75Dall'alto punto il nostro mondo scalda,
1.76Vommen soletto ove più il monte adombre,
1.77O più s'asconda la riposta valle
1.78Ove ratte in bel rio si fuggan l'onde.
1.79Veggio corrente il liquido cristallo,
1.80Che l'aria intorno, e le sue rive allegra,
1.81Lasso! non me, ché mi ripunge allora
1.82Chiara memoria del cantar soave
1.83E del cortese dir, che vince in terra
1.84Ogni armonia del ciel, non pur dell'acque.
1.85Pur lì m'assido fin che torni Apollo
1.86Verso occidente, onde nel ciel disciolte
1.87Zefiro e l'aure a suo diporto vanno.
1.88Indi mi parto, e per le piagge ombrose,
1.89Là 've più bei color vesta il terreno,
1.90Muovo il piè tardo, e sento il vago odore
1.91Che per l'aria a ferir nel volto viemme.
1.92Quanto mi dolgo allor coi venti indarno
1.93Che dalla Pianta mia non portin seco
1.94Quella virtù che tutte l'altre avanza,
1.95Quanto Amor cosa vil, quanto il dì l'ombra!
1.96Poi quando Febo al vecchio Atlante scende
1.97Togliendo il giorno a noi, la notte altrui,
1.98Da lui mi tolgo, e rimirando intorno,
1.99Ad una ad una in ciel veggio le stelle
1.100Quel lume rivestir che il dì ne spoglia.
1.101Scerno vicin del carro di Boote
1.102Seder Calisto che mal vide Giove,
1.103E tra sete e tra gel di doglia è piena,
1.104Che non ha 'l seggio suo tra 'l Cancro e 'l Toro.
1.105Dico piangendo a lei: Ben ti assomiglio,
1.106Ché assai fur lieti i primi giorni miei;
1.107Or freddo e lunge a chi quetar mi puote
1.108D'esti occhi infermi l'assetate voglie,
1.109M'avvolge il mio destin dov'io men bramo.
1.110Veggio Marte talor, Saturno e Giove
1.111Fuor del comun sentier per altra strada.
1.112Talvolta prego umìl, talvolta garro,
1.113Come mi detta Amor, che a tal mi reca,
1.114Ch'io non so spesso quel ch'io faccia o dica.
1.115Né stella ha il ciel, che non mi sia più nota
1.116Che al buon pastor le pecorelle sue;
1.117Cotal sempre con lor ragiono, e piango.
1.118Poi quando in mezzo 'l cerchio, o in Orïente
1.119Or cornuta or rotonda or parte or riede
1.120Da consigliarsi col fratel la Luna,
1.121Con lei più d'altri i miei lamenti sfogo.
1.122Dico: Alma luce, allor, tu vedi almeno
1.123Il tuo caro amator se t'è ben lunge,
1.124E lo vagheggi in questa parte o in quella,
1.125Ché contender nol può montagna od ombra;
1.126Lasso! io son qui, né la mia bella Pianta
1.127Posso lunge veder, ché altrove stassi,
1.128E del mio impoverir fa ricco altrui.
1.129Tu lo puoi sempre aver dormente almeno;
1.130Io pur non l'ebbi né d'averla spero,
1.131Né son sì ardito ch'io la chiegga e brami.
1.132Come contrarie son nostre avventure!
1.133Tu 'l sai per pruova ben, che te sola ama
1.134Il bello Endimion, né d'altra ha cura.
1.135Io temo, ohimè! che la mia Pianta altera
1.136Non sia colma per me di tanto oblio,
1.137Che non conosca più la penna tosca.
1.138Mentre io parlo così, s'affretta il tempo
1.139Ond'ella il carro suo volge all'occaso.
1.140Com'io la scorgo avvicinarsi al monte
1.141Che l'alma Pianta mia da me divide,
1.142Tinto d'invidia allor rinfresco il pianto,
1.143E ricomincio più dogliose note:
1.144Notturna luce che fai lume all'ombra,
1.145Or puoi quella veder che a me s'asconde,
1.146E quanto bella sia dappresso scerni:
1.147Deh! come volentier teco sarei
1.148Per mai non riveder dell'Indo l'acque,
1.149Che assai fôra al mio ben Durenza e Sorga.
1.150Ma poi ch'esser non può, pietosa Luna,
1.151Dille: Un che sta sopra le rive d'Arno,
1.152Che di voi lunge notte e dì ragiona,
1.153Né gli resta altro ben che il vostro nome;
1.154Vi prega umìl, se v'aggradò giammai
1.155Pietà, fede, onestà, senno e virtude,
1.156Che han fatto il nido in l'onorate frondi,
1.157Non ponete in oblio chi troppo v'ama!
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