about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books

SATIRA DECIMATERZA.

Rime

PoeTree.it

1.1Chi desia di veder come sia frale,
1.2Ligura Pianta mia, l'umana vita,
1.3Rivolga al ciel della sua mente l'ale.
1.4Ivi l'alta bontà vedrà infinita,
1.5Spregiando il secol tenebroso e breve,
1.6Che al chiaro e sempre di lassù ne invita.
1.7Presso al fuoco, di cera, al Sol, di neve,
1.8Nostre speranze, e nostri van disegni;
1.9E la gloria vedrà fuggirsen lieve.
1.10Vedrà l'ampie ricchezze, i nomi e i regni
1.11Altro non esser poi che incarco e pene,
1.12Doglie, affanni, sudor, corrucci e sdegni.
1.13Ivi sculto vedrà quel sommo bene,
1.14E qui vedrà quanti del vero l'ombra
1.15In fosca nebbia vaneggiando tiene.
1.16E di quanti desir fallaci ingombra,
1.17L'anime semplicette, che pur vanno
1.18Seguendo quel ch'ogni dolcezza sgombra.
1.19L'ora veloce, il giorno, il mese e l'anno,
1.20Senza misura aver di quando o come,
1.21Là ci rimena dove i più si stanno.
1.22Quanti han deposte le terrestri some
1.23D'este membra mortai, sì care a loro,
1.24Pria che argentate sian l'aurate chiome!
1.25Quanti partiti son qualor più fôro
1.26Nel suo perfetto oprar, dal ciel troncato
1.27Ogni disegno, ogni gentil lavoro!
1.28Ben, lasso! il so, che 'l nobil germe nato
1.29Del tronco stesso ond'io fui posto al mondo,
1.30Ier si seccò nel suo più bello stato.
1.31Qualor mi sovverrà quanto giocondo,
1.32Onorato fratel, fu l'esser teco,
1.33Fia l'alma schiva del terrestre pondo.
1.34Or sai, Fortuna, ch'io non son più meco,
1.35Che m'hai tolta di me la miglior parte.
1.36Ch'altro senza lui son, che muto e cieco?
1.37Or son dal vento mie speranze sparte,
1.38Or agli onesti miei concetti chiari
1.39È fallito il poter, cessata è l'arte.
1.40Chi non seppe ancor mai, da me l'impari
1.41Come in alma gentil morte non doglia,
1.42Quanto il perder tra noi pegni sì cari.
1.43Ahi Fortuna crudel, che il mondo spoglia
1.44In un momento sol di tanto onore,
1.45Quanto in molti anni ritrovar si soglia.
1.46Caro sostegno mio, con teco muore
1.47Quanto di dolce avea; teco è sotterra
1.48Quanto esser può di noi pregio e valore.
1.49Deh che doglia mortal, che cruda guerra
1.50La madre pia, la casta tua consorte
1.51Senton per te che poco marmo serra!
1.52O madre pia, quanto ha più dolce sorte
1.53Colei sovente, cui dal ciel son date
1.54Del vïaggio mortal l'ore più corte!
1.55Or non vedreste in la canuta etate
1.56De' vostri germi l'un di morte preda,
1.57L'altro d'esilio oppresso e povertate.
1.58Non fia chi più nel cieco mondo creda:
1.59Madre beata vi chiamaste un tempo;
1.60Or vien chi frutti e fior batte e depreda.
1.61Ahi buon frutto gentil, come per tempo
1.62Senza conforto alcun lasciata hai quella,
1.63Da cui pur lunge omai troppo m'attempo!
1.64Quanti ha in un punto la tua fera stella
1.65Con teco uccisi! Io 'l so, che ovunque io guardo,
1.66Veggio sol morte, e sol m'affido in ella.
1.67Or biasmo il tempo al suo volar sì tardo
1.68Per tôr me quinci, che a tôr te da noi
1.69Fu più veloce, ohimè, che cervo o pardo!
1.70Senza esser teco, senza i detti tuoi,
1.71Che son nel mondo? che divenni un verme,
1.72Quando partendo non ti vidi poi.
1.73Vane credenze nostre, cieche e inferme!
1.74Stando io lontan dal bel fiorito nido,
1.75Sole avea in te le mie speranze ferme.
1.76Lasso! ch'or nello estran gallico lido,
1.77Onde ogni dolce, onde ogni bene avea,
1.78Solo amaro e dolor nell'alma annido.
1.79Tolto m'è il ragionar com'io solea:
1.80Troppo son ricco, s'a quel ch'amo e spero
1.81Non tronca il fuso la fatale Dea.
1.82Or qui mi lasci, ahi non mi sembra 'l vero,
1.83Caro dolce fratello, a me più caro
1.84Che l'alma stessa, non pur terra o impero!
1.85Or qui mi lasci; e se gran tempo avaro
1.86Troppo del viver fui, ne porto pena,
1.87Ché morto avrei men ch'io non ho d'amaro.
1.88Così tranquilla già, lieta e serena
1.89Fu, mentre teco fui, la vita mia,
1.90Come or priva di te d'assenzio è piena.
1.91Un medesmo pensier le menti aprìa,
1.92Un medesmo desir; le voglie stesse
1.93Che cadevan nell'un, l'altro sentìa.
1.94A che natura somiglianti impresse
1.95Sì l'alme in noi? perché in diverso loco
1.96Giovin morendo l'un, l'altro vivesse?
1.97Come bramato avrei quel molto o poco
1.98Che m'avanza a' miei dì partir con lui,
1.99Per non restar della Fortuna in gioco!
1.100Or sarei lieto quale un tempo fui,
1.101Poscia contenti al ciel n'andremmo insieme,
1.102Spregiando quel che più diletta altrui.
1.103Ah! che caldo desir la mente preme
1.104Di lui veder, che sin che gli occhi chiuda,
1.105Lasso! non ho di riveder più speme.
1.106Ahi pigra morte, ahi pigra morte e cruda,
1.107Quante al primo fiorir troncate hai piante!
1.108E me pur lasci, di pietade ignuda.
1.109Ah che, lasso! parlo io? l'eterne e sante
1.110Fraterne orecchie il mio dolermi aggreva,
1.111E 'l richiamarlo al basso mondo errante.
1.112Or nell'albergo suo non piove o neva,
1.113Or non ha punto il cor da mille cure,
1.114Né 'l temere o sperar lo inchina o leva.
1.115Or le andate fatiche, or le future
1.116Non han più loco in lui, non sente duolo
1.117Che il mortal dolce poco tempo dure.
1.118Le stelle erranti e l'uno e l'altro polo
1.119Sotto a sé scorge; e noi che in vita semo,
1.120Non veggiam tutti quanto vede ei solo.
1.121Or ben m'accorgo che 'l dolore estremo,
1.122Ligura Pianta mia, qual dite ognora,
1.123Più del mal nostro che dell'altro avemo.
1.124Io, vago di schivar chi più m'accora
1.125E lui godermi nell'antica pace,
1.126Bramo indi trarlo, ove ogni bene adora.
1.127Santo fraterno amor, ch'oggi mi face
1.128Nel medesmo desir crudele e pio,
1.129E quel più ricercar che a lui più spiace!
1.130Chi tôr l'alma vorrìa davanti a Dio
1.131Per ritornarla in la prigione oscura
1.132Del guasto mondo, scellerato e rio,
1.133A riveder quanto tra noi si cura,
1.134Più che del proprio ben, degli altrui danni,
1.135Là dove invidia ogni dolcezza fura,
1.136A riveder quaggiù gli estremi inganni,
1.137L'ascoso visco tra i fioretti e l'erba,
1.138Ove al torto cammin si volgon gli anni;
1.139A riveder quanto d'onor si serba
1.140A chi più sa mostrar vermiglio il braccio
1.141Nel sangue pio, nell'altrui morte acerba;
1.142A riveder come di piombo e ghiaccio
1.143Sian fatte al bene oprar le menti umane,
1.144E come oggi ai miglior si tessa il laccio;
1.145A riveder tante fatiche vane,
1.146A riveder le nostre terre oppresse
1.147Dal furore inuman di genti estrane;
1.148A cose rivedere, ond'oggi spesse
1.149Volte più doglia assai nell'alma avresti,
1.150Che di morte crudel null'altro avesse?
1.151Beato dunque chi disciolto resti
1.152Dallo incarco mortal, prendendo palma
1.153Del dritto andar, dei santi passi onesti.
1.154Resta oggi in pace: e la terrestre salma,
1.155Ch'or quaggiù senza te portar mi noia,
1.156Di fraterna pietà t'ingombri l'alma.
1.157Né ti faccia minor l'eterna gioia
1.158Il sentirti chiamar da' miei sospiri,
1.159Che avrò sempre compagni infin ch'io muoia.
1.160A voi dolce seren de' miei desiri,
1.161Ligura Pianta, omai molesto sono
1.162In troppo ragionar de' miei martìri.
1.163Ma de' miei pianti il doloroso suono
1.164Se gli altri aggreva, me medesmo ancide,
1.165Perciò spero trovar pace e perdono,
1.166Scorta onorata, che a virtù mi guide.
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)