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SATIRA DUODECIMA.

Rime

PoeTree.it

1.1Io vi dirò, poi che di udir vi cale,
1.2Tommaso mio gentil, perch'amo e côlo
1.3Più di tutti altri il lito provenzale;
1.4E perché qui così povero e solo
1.5Piuttosto che seguir popoli e regi
1.6Vivo temprando il mio infinito duolo.
1.7Né ciò m'avvien perch'io fra me dispregi
1.8Quei c'han dalla Fortuna in mano il freno
1.9Di noi, per sangue e per ricchezze egregi.
1.10Ma bene è ver, che assai gli estimo meno
1.11Che 'l vulgo, e quei che ciò che appar di fuore
1.12Guardan, senza veder che chiugga il seno.
1.13Non dico già che non mi scaldi amore
1.14Talor di gloria, ch'io non vo' mentire
1.15Con chi, biasmando onor, sol cerca onore.
1.16Ma con qual piè potrei color seguire
1.17Che 'l mondo pregia? ch'io non so quell'arte
1.18Di chi le scale altrui convien salire.
1.19Io non saprei, Sertin, porre in disparte
1.20La verità, colui lodando ognora
1.21Che con più danno altrui dal ben si parte.
1.22Non saprei riverir chi soli adora
1.23Venere e Bacco, né tacer saprei
1.24Di quei che 'l vulgo falsamente onora.
1.25Non saprei più che agl'immortali Dei
1.26Rendere onor colle ginocchia inchine
1.27Ai più ingiusti che sian, fallaci e rei.
1.28Non saprei nel parlar covrir le spine
1.29Con simulati fior, nell'opre avendo
1.30Mêle al principio, e tristo assenzio al fine.
1.31Non saprei, no, dove il contrario intendo,
1.32I malvagi consigli usar per buoni
1.33Davanti al vero onor l'util ponendo.
1.34Non trovare ad ognor false cagioni
1.35Per abbassar i giusti, alzando i pravi,
1.36D'avarizia e d'invidia avendo sproni.
1.37Non saprei dar de' miei pensier le chiavi
1.38All'ambizion, che mi portasse in alto
1.39Alla fucina delle colpe gravi.
1.40Non saprei il core aver di freddo smalto
1.41Contro a pietà, talor nocendo a tale
1.42Ch'io più di tutti nella mente esalto.
1.43Non di loda onorar chiara immortale
1.44Cesare e Silla, condannando a torto
1.45Bruto e la schiera che più d'altra vale.
1.46Non saprei camminar nel sentier corto
1.47Dell'empia iniquità, lassando quello
1.48Che reca pace al vivo, e gloria al morto.
1.49Io non saprei chiamar cortese e bello
1.50Chi sia Tersite; né figliuol d'Anchise
1.51Chi sia di senno e di pietà rubello.
1.52Non saprei chi più cor nell'oro mise
1.53Dirlo Alessandro, e 'l paüroso e vile
1.54Chiamarlo il forte che già l'Idra ancise.
1.55Dir non saprei poeta alto e gentile
1.56Mevio, giurando poi che tal non vide
1.57Smirna, Manto e Fiorenza ornato stile.
1.58Non saprei dentro all'alte soglie infide,
1.59Per più mostrar amor, contr'a mia voglia,
1.60Imitar sempre altrui se piange o ride.
1.61Non saprei indovinar quel ch'altri voglia,
1.62Né conoscer saprei quel che più piace,
1.63Tacendo il ver che le più volte addoglia.
1.64L'amico lusinghier doppio e fallace
1.65Dir non saprei gentil, né aperto e vero
1.66Se sempre parli quel che più dispiace.
1.67Non saprei l'uom crudel chiamar severo,
1.68Né chi lascia peccar chiamarlo pio,
1.69Né che il tiranneggiar sia giusto impero.
1.70Io non saprei ingannar gli uomini e Dio
1.71Con giuramenti e con promesse false,
1.72Né far saprei, quel ch'è d'un altro, mio.
1.73Questo è cagion che non mi cal né calse
1.74Ancor giammai di seguitar coloro
1.75Ne' quai fortuna più che il senno valse.
1.76Questo fa che il mio regno e 'l mio tesoro
1.77Son gl'inchiostri e le carte, e più che altrove
1.78Oggi in Provenza volentier dimoro.
1.79Qui non ho alcun che mi domandi dove
1.80Mi stia o vada, e non mi sforza alcuno
1.81A gir pel mondo quando agghiaccia o piove.
1.82Quando gli è il ciel seren, quando gli è bruno,
1.83Son quel medesmo, e non mi prendo affanno,
1.84Colmo di pace, e di dolor digiuno.
1.85Non sono in Francia, ove abbia scorno e danno
1.86S'io non conosco i vin, s'io non so bene
1.87Qual vivanda è miglior di tutto l'anno;
1.88Non nella Spagna, ove studiar conviene
1.89Più che nell'esser poi, nel ben parere,
1.90Ove frode e menzogna il seggio tiene;
1.91Non in Germania, ove il mangiare 'l bere
1.92M'abbia a tôr l'intelletto, e darlo in preda
1.93Al senso, in guisa di selvagge fere.
1.94Non sono in Roma, ove chi in Cristo creda,
1.95E non sappia falsar né far veleni,
1.96Convien che a casa con suo danno rieda.
1.97Sono in Provenza, ove quantunque pieni
1.98Di malvagio voler ci sian gl'ingegni,
1.99L'ignoranza e il timor pon loro i freni.
1.100Benché d'invidia e d'odio ognor sian pregni
1.101Contro i miglior, per non veder più innante,
1.102Restan troncati a mezzo i lor disegni.
1.103Ma sia pur come può, l'alma ignorante
1.104Se ben torto vorria, può nuocer poco,
1.105Come sa chi ben n'ha provate alquante.
1.106Or qui dunque mi sto prendendo in gioco
1.107Il lor breve saver, le lunghe voglie,
1.108Con le mie muse in solitario loco.
1.109Non le gran corti, non l'eccelse soglie
1.110Mi vedran gir coi lor seguaci a schiera,
1.111Né di me avran troppo onorate spoglie
1.112Avarizia e livor, ma pace vera.
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