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EGLOGA.

Rime

PoeTree.it

1.1Prendi i lauri e gl'incensi, e i nostri altari
1.2Col vello del monton purpureo cingi,
1.3Filli, e cantando i sacri versi insieme,
1.4Suo malgrado, accendiam quel freddo e duro
1.5Petto ch'è sì lontan sì lungo tempo,
1.6Né di mio male o ben punto gli cale.
1.7Ahi che nuovo pensier gl'ingombra il core!
1.8Doman tanto n'andrò per piagge e colli
1.9Ch'io 'l veggia, e mostri, oimè! come a gran torto
1.10Qui m'abbandona, ond'io m'avvampo e struggo.
1.11Or coi versi il chiamiam. Tu, santa Luna,
1.12Te mostra amica, e chiaro il tuo bel lume,
1.13Ché a te rivolgerò tosto il mio canto.
1.14Tu, regina infernal, cui teme e fugge
1.15Il fido can che nel silenzio oscuro
1.16Sopra i feri sepolcri appresso incontra.
1.17O Proserpina vaga, a te m'inchino,
1.18E prego umìl che tal mi porga aita,
1.19Che non men vaglia il mio divoto incanto
1.20Che di Medea, di Circe, e d'altre molte.
1.21Torni all'albergo mio, torni il mio Dafni.
1.22Di tre vari color tre lacci in prima
1.23All'immagine avvolgo, indi tre volte
1.24Con essa i sacri altar circondo intorno.
1.25Torni all'albergo mio, torni il mio Dafni.
1.26Lega quei tre color, Filli, in tre nodi;
1.27Lega, Filli, quei nodi, e in basso suono
1.28Di': Di Venere stringo un saldo nodo.
1.29Torni all'albergo mio torni il mio Dafni.
1.30Dafni m'incende, io questo lauro incendo
1.31Pregando che qualor la verde foglia
1.32Crepitando arde, e così il freddo core
1.33S'infiammi tal, che in me sospiri e pianga.
1.34Torni all'albergo mio, torni il mio Dafni.
1.35Come la cera al foco or si disface,
1.36Così quel fero Dafni amor distrugga.
1.37Qual or si volge questo ferro intorno,
1.38Tal si volga il suo piede a darne pace.
1.39Torni all'albergo mio, torni il mio Dafni.
1.40Questi biondi capei dormendo trassi
1.41Dell'aurea chioma, che m'abbaglia e stringe;
1.42Questi presento a te, vedova soglia
1.43Che colui chiami che t'amò già tanto.
1.44Torni all'albergo mio, torni il mio Dafni.
1.45Spargi l'onde sacrate, alma regina,
1.46Dimostra il tuo valor, dal basso centro
1.47Muovi chi muover dee quel cor di sasso.
1.48Io sento, io sento i can latrar dintorno.
1.49Forse è venuta già la santa Dea?
1.50Già il ripercosso ferro intorno suona.
1.51Torni all'albergo mio, torni il mio Dafni.
1.52Or l'aria tace e 'l vento, or tace il mare,
1.53Ma non già tace amor dentro al mio petto,
1.54Ché quel chiamo ad ognor che già di donna
1.55M'ha fatta, lassa! una notturna fera.
1.56Torni all'albergo mio, torni il mio Dafni.
1.57Or tre volte ti bacio, arida terra,
1.58Or tre volte ti prego in queste voci:
1.59Qualunque donna del mio ben mi spoglia,
1.60Tal nella mente senta eterno oblio
1.61Qual nelle sole arene in mezzo il mare
1.62Fu d'Arianna al gran figliuol d'Egeo.
1.63Torni all'albergo mio, torni il mio Dafni.
1.64Sopra i monti d'Arcadia un'erba nasce,
1.65Qual se gusta giammai vacca o giovenco
1.66Con furor valli e boschi e monti varca,
1.67Fin che l'amata sua compagna trova.
1.68Dafni cotal divegna, e in queste braccia
1.69Torni ogni notte, e mai non parta il giorno.
1.70Torni all'albergo mio, torni il mio Dafni.
1.71Queste che già mi fur sì dolci spoglie,
1.72De' suoi lenti pensier non saldo pegno,
1.73Dono alle fiamme, ohimè! com'egli al vento
1.74La sua promessa fe donò più volte.
1.75Ahi crudo, ahi crudo amor, perché mi sproni
1.76Dietro a chi del mio mal s'allegra e pasce?
1.77Torni all'albergo mio, torni il mio Dafni.
1.78Doman poi troverem serpi e lucerte.
1.79Ma poi che qui non son, mia cara Filli,
1.80Prendi quest'erbe avenenate e crude,
1.81E premi tal, che fuor venga ogni umore,
1.82E teco di': Qual indi asciugo e scaccio
1.83Tutto 'l venen, cotal dal petto acerbo
1.84Fuggan gl'inganni, e crudeltà si spenga:
1.85Torni all'albergo mio, torni il mio Dafni.
1.86Or ch'io sola son qui, qual parte in prima
1.87Del mio misero amor mi reca al pianto,
1.88Qual sia l'ultima, lassa! o qual fia innanti,
1.89Nol so, sì colme son tutte di doglia.
1.90Quel dì ch'i colli lieti e i pastor t¢schi
1.91Gioivan tutti, e che Giunon congiunse
1.92Alla bella Simeta il nobil Delfi.
1.93Ridea la terra e l'onde, e 'l ciel dintorno
1.94Co' suoi venti avea tregua, e sol movea
1.95Zefiro l'erbe e i fior tranquillo e chiaro.
1.96Ascolta i miei sospir, pietosa Luna.
1.97Non fu giovin pastor, né ninfa ornata
1.98Là 've il piccol Mugnon s'aggiugne ad Arno,
1.99Che non gisse, in onor del giorno, altero.
1.100Sola io, già del mio mal presaga forse,
1.101Nei campi fiesolan facea dimora
1.102Quasi d'ogn'altro e di me stessa schiva,
1.103Né Cintia, o Silvia, o Filli, o Galatea
1.104Mi potean trar di solitaria parte;
1.105Tanta forza ha quel che destina Amore.
1.106Ascolta i miei sospir, pietosa Luna.
1.107Ivi senz'altra per l'amate rive
1.108Del mio caro Mugnon cantando andava.
1.109Talor posando ove più l'erba è verde,
1.110O più vien dolce il mormorar dell'onde,
1.111Sciolta dal mondo e da tutte altre cure.
1.112Ascolta i miei sospir, pietosa Luna.
1.113Né molto andai così, ch'appresso vidi
1.114Venir vêr me quel giovinetto altero
1.115Tutto soletto, e molti can dintorno.
1.116Un leggier dardo nella destra avea,
1.117E il più caro levrier tenea con l'altra.
1.118Ascolta i miei sospir, pietosa Luna.
1.119Come il vid'io, come il mio cor s'accese!
1.120Come, lassa! in oblio venni a me stessa,
1.121Quando a me tinto di vergogna onesta
1.122Disse: Qui son per queste piagge ombrose
1.123Vago di aver qualche selvaggia preda
1.124Per onorar laggiù Simeta e Delfi.
1.125Ninfa leggiadra, se la vostra pace
1.126O il dolce sonno il mio venir conturba,
1.127Non vi sia, prego, il perdonarmi a sdegno,
1.128Ché mi dispiace ben vie più ch'a voi
1.129Di noiar, lasso me! donna sì bella.
1.130Ascolta i miei sospir, pietosa Luna.
1.131Io ch'era pietra allor, non donna viva,
1.132Al suo cortese dir null'altro dissi
1.133Che: Vi perdono; e voi per queste piagge
1.134Preda farete omai, gite sicuro.....
1.135Ma non seppi io sì far, che m'intendesse.
1.136Ascolta i miei sospir, pietosa Luna.
1.137Così partissi, ed io pur con la vista
1.138L'accompagnai fin che passò quel colle;
1.139E se non era allor vergogna e tema,
1.140L'accompagnava il piè quel giorno e sempre.
1.141Ascolta i miei sospir, pietosa Luna.
1.142Indi scacciata dalla notte oscura
1.143Tornai, come nol so, verso 'l mio albergo.
1.144Ben vide Amor che d'aspra doglia oppressa
1.145Di pensier in pensier perdei più volte
1.146Quel cammin breve, che mi fu sì noto.
1.147Ascolta i miei sospir, pietosa Luna.
1.148Così piangendo ognor la notte e 'l giorno,
1.149Dieci di mi passâr senz'altro dire,
1.150Tal che il volto, sembiante al pomo estivo,
1.151Venne in breve stagion qual pruna acerba.
1.152Gli occhi avea cinti di color dintorno
1.153Quale all'autunno il Sol, se nube il vela;
1.154Er'io null'altro che nud'ossa e nervi,
1.155Sì che il speglio mi fea vergogna e tema.
1.156Ascolta i miei sospir, pietosa Luna.
1.157Pur dal mal vinta alla compagna fida
1.158Fillide un giorno ogni mia doglia apersi,
1.159Non senza scuse, anzi menzogne forse.
1.160Né molto andò (come a dir lungo fôra)
1.161Che poco lunge a lei l'altero amante
1.162Vidi io venire, e non men bello e caro
1.163Che al tristo giorno ch'io lo vidi in prima.
1.164Ascolta i miei sospir, pietosa Luna.
1.165Qual io venissi allor ch'esta mia soglia
1.166Dal desïato piè vidi esser pressa,
1.167Dical non Dafni, no; che amor non sente:
1.168Dicanlo; se il sentîr già, Procri ed Ero.
1.169Io ridir nol saprei, ché fuggì l'alma.
1.170Ascolta i miei sospir, pietosa Luna.
1.171Qual fu diletto, poi che tornò l'alma,
1.172Dell'ornato pregar, del volto onesto,
1.173Che mi condusse a tal, che invidia al cielo
1.174Quel dì non ebbi né molt'altri ancora,
1.175Ben saprei dirlo, ma vergogna il vieta.
1.176Ascolta i miei sospir, pietosa Luna.
1.177Così vivemmo ognor contenti e lieti,
1.178Né mai di biasmo alcun l'un l'altro morse,
1.179Che simil non fu mai dolcezza e pace.
1.180Ma, lassa me! l'altr'ier, surgendo il Sole,
1.181Venne Amarilli a star per questi colli
1.182Ove in gran parte il dì spendemmo insieme.
1.183E poi che m'ebbe a pien tutto narrato
1.184L'amor di Tirsi e l'alta gelosia
1.185Dì Melibeo, con la quistione antica
1.186Della sampogna tra Menalca e Mosso,
1.187Mi disse ardente amor nell'alma nato
1.188Al mio bel Dafni per novella donna,
1.189Né sapea ben per chi, ma Cintia estimo,
1.190E che la notte e 'l dì di frondi e fiori
1.191Fea cantando adornar l'amata porta.
1.192Così disse Amarilli, e ben fu 'l vero.
1.193Ciascun giorno solea due volte almeno
1.194Venirmi a riveder per le mie piagge,
1.195Poi lasciarmi a serbar le reti e 'l corno;
1.196Or son dodici Sol montati e scesi
1.197Poi ch'io nol vidi, ché novella fiamma.
1.198Lo scalda tal, che me lascia in oblio.
1.199Ma tali ho nel mio vaso erbe, ossa e polve
1.200(Che pur mi diè staman la maga antica
1.201Che sa l'onde arrestar, far gire i monti),
1.202Che ben te moverò, spietato sasso.
1.203Ma tu, notturna Dea, ché 'l tempo viene,
1.204I tuoi levi corsier nell'onde attuffa,
1.205Ch'io porterò il mio mal fin che al ciel piace.
1.206Rèstati in pace omai, pietosa Luna.
1.207Restate in pace e voi, lucenti stelle,
1.208Fide compagne del silenzio oscuro,
1.209E voi tutti, astri della notte amanti.
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