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SALMO SETTIMO.

Rime

PoeTree.it

1.1Apri, o santo Signor, le labbra mie,
1.2E vigor porgi a questa lingua stanca
1.3Ch'a pianger torna le sue colpe rie:
1.4Le colpe rie, per cui s'arrossa e imbianca
1.5Spesso la fronte di vergogna e tema,
1.6Ché il tempo fugge, e 'l mio peccar non manca.
1.7Guardando entro al suo sen l'anima trema,
1.8Torna lieta in guardar la tua pietate,
1.9E vive come l'uom che speri e tema.
1.10Lasso! nel fango è la passata etate,
1.11E di quelle avvenir son l'ore incerte
1.12Più che al verno seren, nube alla state.
1.13Com'or nel mondo, altrui piane ed aperte
1.14Son quelle vie per cui si scende a morte,
1.15Come quelle del ciel son chiuse ed erte!
1.16Non si può gir senza celesti scorte
1.17Per questo periglioso aspro viaggio
1.18Senza prender talor le strade torte.
1.19È la vita mortal bosco selvaggio
1.20Pien di lacci infiniti, visco e reti,
1.21Ove più incappa chi si tien più saggio.
1.22Quanti in lor detti son disciolti e queti,
1.23Ch'altri di quei tutto invescato ha il piede,
1.24Altri ha mille lacciuoi nel cor secreti!
1.25Quante son esche al mondo, ov'altri crede
1.26Spesso vivendo aver diletto e pace,
1.27Che l'amo ascoso miserel non vede!
1.28Quel più di tutto al gusto infermo piace
1.29Che all'alma è tosco, e tosco quello appare
1.30In cui salute eterna e vita giace.
1.31Chi non prende al passar quest'aspro mare
1.32Te suo timon, sua stella e suo nocchiero,
1.33Vede ir preda il suo legno all'onde amare.
1.34E chi t'ha seco, al gir non ha mestiero
1.35Di remi o vele, ché col piè sicuro
1.36Può calcar l'onde, come avvenne a Piero.
1.37Fassi aperto e sereno il tempo oscuro,
1.38Scilla non latra, né Cariddi invola,
1.39Spiega Nettuno il sen tranquillo e puro.
1.40Ma l'alma inferma, giovinetta, e sola
1.41In mar, tra scogli, o tra l'insidie in bosco,
1.42Qual maraviglia fia se a morte vola?
1.43Qual maraviglia, se quel dolce tosco
1.44Che inganna molti m'aggradò molt'anni,
1.45Senz'altro lume, semplicetto e losco?
1.46Però, vero Signor, non mi condanni
1.47L'alta giustizia, ma pietade abbonde
1.48Ov'ho mancato in fabbricar miei danni.
1.49Sai, senza dirlo e se fioretti e fronde
1.50Sol seguìto ho fin qui, lasciando il frutto
1.51Per cui la grazia di lassù s'infonde.
1.52Sai, senza dirlo, se il mio tempo tutto
1.53Contra i tuoi detti, e contr'a mia salute
1.54Ho vaneggiando a questa età condutto.
1.55Sai come lento a seguitar virtute,
1.56Ché intra i pigri pensier, l'ozio e le piume
1.57Fur gli studi e vigilie al ciel dovute.
1.58Come sovente per suo rio costume
1.59Gli occhi aggravati, e da letargo offesi,
1.60Odiâr se stessi, il mondo, il giorno, il lume.
1.61Né, lasso! unquanco a risanarli intesi:
1.62Or verrà forse il fisico gentile
1.63Che ristora in un punto i giorni e i mesi.
1.64Manda, o dolce Signor, più dolce aprile
1.65Sopra il mio pigro, freddo, tristo verno,
1.66Ch'or mi fa ghiaccio a seguitar tuo stile.
1.67Deh! ch'io non resti a penitenza e scherno
1.68Col tuo avversario, né dal santo trono
1.69Mi venga il grido, dello esilio eterno.
1.70Trovino i falli miei, Signor, perdono:
1.71Ma il santo erario di pietà infinita
1.72Come parco a me fia d'un picciol dono,
1.73Già largo in terra di tua stessa vita?
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