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SALMO QUINTO.

Rime

PoeTree.it

1.1Beato al mondo chi si sente scarco
1.2Sì d'ogni colpa, che timor non ave
1.3Del ciel crucciato al periglioso varco.
1.4Beato quel c'ha di suo cor la chiave
1.5Renduta a Dio, né prezza il mondo cieco,
1.6E del nemico uman quaggiù non pave.
1.7Rara grazia immortal ch'oggi hai con teco
1.8Sì pochi, estimo, ch'io mi rendo indegno,
1.9Sì vile e infermo, di bramarti meco.
1.10E come di tal don sarò mai degno,
1.11Che tante volte e tante offeso ho il cielo,
1.12Ch'io son, non ch'altro, a me medesmo a sdegno?
1.13Io credea meco già, mosso da zelo
1.14Che muove forse i più, non oprar torto
1.15Fin che squarciato fu dagli occhi il velo.
1.16Or son del tutto con mio danno accorto
1.17Che chi in cosa mortal mette sua spene
1.18È, mentre vive pur, perduto e morto.
1.19Ch'altro aver qua si può che affanni e pene?
1.20E chi possiede e regna in terra e in mare,
1.21Una vil possession d'un giorno tiene.
1.22Come son merci più d'ogn'altre care,
1.23Gioie comprar con suo sudore e sangue,
1.24Che se dilettan pur non pôn durare.
1.25Deh! come sempre sta nascoso l'angue,
1.26Non tra' fior dico, ché son tutte spine
1.27Onde poi morto sì sospira e langue.
1.28Ahi cieca gente, che non guarda al fine,
1.29Né scorge pur quel c'ha davanti al piede,
1.30Quasi bruto animal che 'l senso inchine!
1.31S'amor portassi, caritade e fede
1.32A chi ti diè l'eterna sua sembianza,
1.33E t'ha ratta, se vuoi, del cielo erede,
1.34Forse ad altro sentier la tua speranza
1.35Volgeria il passo, che al caduco e frale
1.36Ov'altro che pentir nulla s'avanza.
1.37Cercheresti ad ognor le sante scale
1.38Per cui si monta al glorïoso seggio
1.39Con quel che già per noi si fe mortale.
1.40Ed io, caro Signor, ch'aperti veggio
1.41Ora i difetti altrui, se in sen mi guardo,
1.42Ben conosco il miglior, ma seguo il peggio.
1.43Talor di te seguir m'avvampo ed ardo,
1.44Poi mi ripunge tal del mondo sprone,
1.45Che pur correr mi fa bench'io sia tardo.
1.46Non son sì forte, che qualor s'oppone
1.47Gloria, regno ed onor davanti a gli occhi,
1.48Non sian d'altro desir nova cagione.
1.49Né poss'io far, che non sovente scocchi
1.50Qualche invidioso stral dentr'al mio petto,
1.51Che mi fa spesso errar con li altri sciocchi.
1.52Quanti ho negli anni miei già visto e letto
1.53(Che m'arser di livor le acute voglie)
1.54Egregi fatti, tacer saggio, o detto?
1.55D'antichi e nuovi le onorate spoglie
1.56Come già volentier vestite avrei,
1.57Che non potend'io far m'addusse doglie.
1.58Dunque, alto Dio che sì pietoso sei,
1.59Cui le piaghe mortai mostro e confesso,
1.60Scenda alquanta pietà nei falli miei.
1.61E il santo spirto tuo m'allumi spesso,
1.62Scorgendo il varco ove smarrito fui,
1.63Sì ch'io non brami ancor folle in me stesso
1.64Quel che saggio biasmar debbo in altrui.
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