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ELEGIA QUARTA

Rime

PoeTree.it

1.1Qual fa nuova cagion, doglioso Sole,
1.2Oggi i bei raggi tuoi di lume cassi
1.3Viepiù di quel che in altro tempo suole?
1.4L'alma sorella tua lontana stassi
1.5In parte pure, ove occupar non puote
1.6La vista agli occhi che ti stan più bassi.
1.7Soffiando il vento d'ogni intorno scuote
1.8Le nubi, e il fosco, onde a tua chiara luce
1.9Son le strade del ciel sicure e note.
1.10Or del verno trionfi, or vaga luce
1.11L'aria e la terra, che per farti onore
1.12Dolci aure l'una, e l'altra fiori adduce.
1.13Qual dunque alberga in te greve dolore?
1.14Non vedi ben, che di te duolsi il giorno
1.15Che senza chiaro aver trapassin l'ore?
1.16Io non spiego oggi le mie chiome intorno,
1.17Non che la Luna il vieti, o nebbie, o piove;
1.18Rispose allor chi il mondo face adorno.
1.19Più trista è la cagion: quel sommo Giove;
1.20Quel che di nulla fe la terra e il mare,
1.21Che il ciel, le stelle e me contempra e muove;
1.22Quello oggi il figlio, e con tai pene amare
1.23Che farien pianger crudeltade istessa;
1.24Vede morir per voi vita donare.
1.25Questa è sol la cagion che tiene oppressa
1.26La mia chiarezza, e sì dovrei far sempre
1.27Che dell'aspra memoria il dì s'appressa.
1.28Ahi fera alma mortal, ché non ti stempre
1.29Pensando quanta allor portasse pena
1.30Sol per ridurti, o cieca, a miglior tempre?
1.31Misera, a che ten vai superba e piena
1.32Di dura ostinazion, fallo più greve
1.33Del fallo antico, e non ci pensi appena?
1.34E così detto lagrimando, leve
1.35Riprese il corso, e me pensoso e solo
1.36Lasciò, siccome ei suol falda di neve.
1.37Ben è ver, dissi a me, che morte e duolo
1.38Sol per nostro fallir quaggiù sofferse
1.39L'alto Fattor dell'uno e l'altro polo.
1.40Così parlando, al cor, lasso! s'offerse
1.41La trista immagin di quel giorno amaro,
1.42Che trïonfar del ciel la morte scerse.
1.43Vidi del Santo Spirto il frutto chiaro
1.44Mesto seder fra dolci figli eletti,
1.45E più vicino aver chi fu più caro.
1.46Dir poscia lor: Voi siete mondi e netti,
1.47Ma non già tutti, ché tal meco intinge
1.48Per cui tosto convien che morte aspetti.
1.49Cotal nell'orto poi l'aggrava e stringe
1.50Lo incarco uman, che, ripensando a morte,
1.51Di sangue il volto e di sudor dipinge.
1.52Oh pena al rimembrar gravosa e forte!
1.53Veder nel mezzo alle rabbiose schiere
1.54Preso menarsi a così estrema sorte.
1.55Empie e rie mani! ahi, man crudeli e fere,
1.56Non percotete, ohimè! la sacra fronte
1.57A cui stan sotto le celesti sfere.
1.58Ruvide spine, e voi pungeste il fonte
1.59D'ogni virtude, ch'è quel solo e vero
1.60Che a produr frondi e fior v'ha fatte pronte.
1.61Ahi duro sasso, cui dintorno fero
1.62L'aspre percosse all'alto umile agnello,
1.63Come al mirar suo duol restasti intero?
1.64Legno aspro e rio, d'ogni pietà rubello,
1.65Di folgor degno e di rabbioso vento,
1.66Al mio dolce fattor sì amaro e fello,
1.67Legno, che solo al rimembrar pavento,
1.68Quelle sacrate membra in te sospese
1.69Soffrir vedesti tal morte e tormento!
1.70Rigidi ferri, e voi che dure offese
1.71Porgeste alle man chiare, ai santi piedi!
1.72Qual pari crudeltà giammai s'intese?
1.73Lancia spietata, e tu folle non vedi
1.74Ch'opra è del sommo Dio quel giusto lato?
1.75Ma ben tosto il saprai, s'or non lo credi.
1.76Iniqua man, che a lui, solo assetato
1.77Del nostro ben, schernendo alto porgesti
1.78Quello amaro liquor più d'altro ingrato!
1.79Ma tu quale in quel punto, aria, ti festi?
1.80Quand'ei gridando: Consumato è tutto,
1.81Il supremo sospir da lui prendesti!
1.82Oh del cielo e d'ogn'uom pubblico lutto!
1.83Ché ben non seppe mai che pianto fosse
1.84Chi il cor fermo mantenne, e 'l volto asciutto.
1.85Il centro per dolor la fronte mosse,
1.86Ruppesi il tempio, il giorno venne oscuro,
1.87La terra il verde, il ciel sua luce scosse.
1.88Qual d'Anna e Caifa spirto più duro
1.89Seppe poi di Maria sentendo il pianto
1.90Dal coltel di pietà fuggir sicuro?
1.91Ella stringendo il legno ov'era il santo
1.92Figlio sospeso: O Figlio, ove ten vai?
1.93Dicea; me dove lasci in dolor tanto?
1.94Ahi cori empi mortai, più feri assai
1.95Che i tigri e gli orsi, e come l'alte piaghe
1.96A chi vita vi diè porgeste mai?
1.97Fin che il mio volto e il corpo non s'allaghe
1.98Di pianto tutto, quanto il suo di sangue,
1.99Non sarà mai che il tristo cor s'appaghe.
1.100O chiaro Figlio, e come morta langue
1.101Quella che aver da me ti piacque spoglia:
1.102Ahi mal nato per me pestifer'angue!
1.103Ahi! de' primi parenti ingorda voglia,
1.104Tu partoristi tu, né pur ten cale,
1.105Al cielo, al mondo, a me qual vedi doglia.
1.106Ingrato al tuo cultor frutto mortale,
1.107Quel che vien sol per riportarti al cielo,
1.108Che dovresti adorar, conduci a tale?
1.109E me lasci soletta al caldo, al gelo?
1.110Né so ben, lassa! quanto andar mi deggia
1.111Con gli anni e col dolor cangiando il pelo.
1.112Quando esser, figlio, dee ch'io ti riveggia?
1.113Sia pur tosto, se può, che tardi fia,
1.114Che fia tardi oramai, se il ver si veggia.
1.115Quanto più dolce sorte avea Maria,
1.116Se a te piacendo allor, son già molt'anni,
1.117Anzi il tuo dipartir da te partia!
1.118Lassa! io pur non vedea gli estremi inganni
1.119Del cieco mondo, e te condotto a morte
1.120Con tanto strazio, e me con tanti affanni.
1.121Non si potea con tua men dura sorte
1.122A chi quasi leon contro a te rugge
1.123Oggi del cielo offeso aprir le porte?
1.124Popol fallace e rio, che quanto fugge
1.125La sua salute più, più il segue ognora,
1.126Oggi il maggior suo fallo il men distrugge.
1.127O santo Spirto, che dal corpo fuora
1.128Per piaghe sì crudei tornasti al Padre;
1.129Deh tosto chiama dal suo pianto ancora
1.130La Vergin figlia di te Figlio, e Madre.
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