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1.1Guardando nel suo Figlio con l'Amore
1.2che l'uno e l'altro etternalmente spira,
1.3lo primo e ineffabile Valore
2.1quanto per mente e per loco si gira
2.2con tant'ordine fé, ch'esser non puote
2.3sanza gustar di lui chi ciò rimira.
3.1Leva dunque, lettore, a l'alte rote
3.2meco la vista, dritto a quella parte
3.3dove l'un moto e l'altro si percuote;
4.1e lì comincia a vagheggiar ne l'arte
4.2di quel maestro che dentro a sé l'ama,
4.3tanto che mai da lei l'occhio non parte.
5.1Vedi come da indi si dirama
5.2l'oblico cerchio che i pianeti porta,
5.3per sodisfare al mondo che li chiama.
6.1Che se la strada lor non fosse torta,
6.2molta virtù nel ciel sarebbe in vano,
6.3e quasi ogne potenza qua giù morta;
7.1e se dal dritto più o men lontano
7.2fosse 'l partire, assai sarebbe manco
7.3e giù e sù de l'ordine mondano.
8.1Or ti riman, lettor, sovra 'l tuo banco,
8.2dietro pensando a ciò che si preliba,
8.3s'esser vuoi lieto assai prima che stanco.
9.1Messo t'ho innanzi: omai per te ti ciba;
9.2ché a sé torce tutta la mia cura
9.3quella materia ond'io son fatto scriba.
10.1Lo ministro maggior de la natura,
10.2che del valor del ciel lo mondo imprenta
10.3e col suo lume il tempo ne misura,
11.1con quella parte che sù si rammenta
11.2congiunto, si girava per le spire
11.3in che più tosto ognora s'appresenta;
12.1e io era con lui; ma del salire
12.2non m'accors'io, se non com'uom s'accorge,
12.3anzi 'l primo pensier, del suo venire.
13.1Ô Bëatrice quella che sì scorge
13.2di bene in meglio, sì subitamente
13.3che l'atto suo per tempo non si sporge.
14.1Quant'esser convenia da sé lucente
14.2quel ch'era dentro al sol dov'io entra'mi,
14.3non per color, ma per lume parvente!
15.1Perch'io lo 'ngegno e l'arte e l'uso chiami,
15.2sì nol direi che mai s'imaginasse;
15.3ma creder puossi e di veder si brami.
16.1E se le fantasie nostre son basse
16.2a tanta altezza, non è maraviglia;
16.3ché sopra 'l sol non fu occhio ch'andasse.
17.1Tal era quivi la quarta famiglia
17.2de l'alto Padre, che sempre la sazia,
17.3mostrando come spira e come figlia.
18.1E Bëatrice cominciò: "Ringrazia,
18.2ringrazia il Sol de li angeli, ch'a questo
18.3sensibil t'ha levato per sua grazia".
19.1Cor di mortal non fu mai sì digesto
19.2a divozione e a rendersi a Dio
19.3con tutto 'l suo gradir cotanto presto,
20.1come a quelle parole mi fec'io;
20.2e sì tutto 'l mio amore in lui si mise,
20.3che Bëatrice eclissò ne l'oblio.
21.1Non le dispiacque; ma sì se ne rise,
21.2che lo splendor de li occhi suoi ridenti
21.3mia mente unita in più cose divise.
22.1Io vidi più folg¢r vivi e vincenti
22.2far di noi centro e di sé far corona,
22.3più dolci in voce che in vista lucenti:
23.1così cinger la figlia di Latona
23.2vedem talvolta, quando l'aere è pregno,
23.3sì che ritenga il fil che fa la zona.
24.1Ne la corte del cielo, ond'io rivegno,
24.2si trovan molte gioie care e belle
24.3tanto che non si posson trar del regno;
25.1e 'l canto di quei lumi era di quelle;
25.2chi non s'impenna sì che là sù voli,
25.3dal muto aspetti quindi le novelle.
26.1Poi, sì cantando, quelli ardenti soli
26.2si fuor girati intorno a noi tre volte,
26.3come stelle vicine a' fermi poli,
27.1donne mi parver, non da ballo sciolte,
27.2ma che s'arrestin tacite, ascoltando
27.3fin che le nove note hanno ricolte.
28.1E dentro a l'un senti' cominciar: "Quando
28.2lo raggio de la grazia, onde s'accende
28.3verace amore e che poi cresce amando,
29.1multiplicato in te tanto resplende,
29.2che ti conduce su per quella scala
29.3u' sanza risalir nessun discende;
30.1qual ti negasse il vin de la sua fiala
30.2per la tua sete, in libertà non fora
30.3se non com'acqua ch'al mar non si cala.
31.1Tu vuo' saper di quai piante s'infiora
31.2questa ghirlanda che 'ntorno vagheggia
31.3la bella donna ch'al ciel t'avvalora.
32.1Io fui de li agni de la santa greggia
32.2che Domenico mena per cammino
32.3u' ben s'impingua se non si vaneggia.
33.1Questi che m'è a destra più vicino,
33.2frate e maestro fummi, ed esso Alberto
33.3è di Cologna, e io Thomas d'Aquino.
34.1Se sì di tutti li altri esser vuo' certo,
34.2di retro al mio parlar ten vien col viso
34.3girando su per lo beato serto.
35.1Quell'altro fiammeggiare esce del riso
35.2di Grazïan, che l'uno e l'altro foro
35.3aiutò sì che piace in paradiso.
36.1L'altro ch'appresso addorna il nostro coro,
36.2quel Pietro fu che con la poverella
36.3offerse a Santa Chiesa suo tesoro.
37.1La quinta luce, ch'è tra noi più bella,
37.2spira di tal amor, che tutto 'l mondo
37.3là giù ne gola di saper novella:
38.1entro v'è l'alta mente u' sì profondo
38.2saver fu messo, che, se 'l vero è vero,
38.3a veder tanto non surse il secondo.
39.1Appresso vedi il lume di quel cero
39.2che giù in carne più a dentro vide
39.3l'angelica natura e 'l ministero.
40.1Ne l'altra piccioletta luce ride
40.2quello avvocato de' tempi cristiani
40.3del cui latino Augustin si provide.
41.1Or se tu l'occhio de la mente trani
41.2di luce in luce dietro a le mie lode,
41.3già de l'ottava con sete rimani.
42.1Per vedere ogni ben dentro vi gode
42.2l'anima santa che 'l mondo fallace
42.3fa manifesto a chi di lei ben ode.
43.1Lo corpo ond'ella fu cacciata giace
43.2giuso in Cieldauro; ed essa da martiro
43.3e da essilio venne a questa pace.
44.1Vedi oltre fiammeggiar l'ardente spiro
44.2d'Isidoro, di Beda e di Riccardo,
44.3che a considerar fu più che viro.
45.1Questi onde a me ritorna il tuo riguardo,
45.2è 'l lume d'uno spirto che 'n pensieri
45.3gravi a morir li parve venir tardo:
46.1essa è la luce etterna di Sigieri,
46.2che, leggendo nel Vico de li Strami,
46.3silogizzò invidïosi veri".
47.1Indi, come orologio che ne chiami
47.2ne l'ora che la sposa di Dio surge
47.3a mattinar lo sposo perché l'ami,
48.1che l'una parte e l'altra tira e urge,
48.2tin tin sonando con sì dolce nota,
48.3che 'l ben disposto spirto d'amor turge;
49.1così vid'ïo la gloriosa rota
49.2muoversi e render voce a voce in tempra
49.3e in dolcezza ch'esser non pò nota
50.1se non colà dove gioir s'insempra.
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