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ELEGIA.

Rime

PoeTree.it

1.1Scendi ratto dal ciel, ché Cintia bella
1.2Qui giace inferma, o biondo Febo, omai
1.3Scendi ratto a sanar la tua sorella.
1.4Vien, prego, ratto, e tal diletto avrai
1.5Di por la man sopra le vaghe membra,
1.6Che ti fia 'l tuo valor più caro assai.
1.7Di quella fronte ch'ostro e gigli assembra
1.8Non perda il chiaro; oimè! l'empio pallore
1.9Non furi il bel, s'a te di noi rimembra.
1.10E quanto abbiam per lei doglia e timore,
1.11Portin nel mar le rapid'onde e il vento,
1.12E seco in compagnia ritorni Amore.
1.13Vien, santo Apollo, a sua salute intento,
1.14E le radici, e l'erbe, e i fior sian teco,
1.15Che tolgon da' mortai noia e tormento,
1.16E me che vivo in lei, che morrò seco,
1.17Che mille voti al ciel prometto l'ora,
1.18Leva dal pianto ond'io vo stanco e cieco.
1.19Tu sei cagion che intiepidisci l'ôra,
1.20O bel monton frisseo, tra il caldo e 'l verno,
1.21Che ardendo, algendo così langue ognora.
1.22Ma che dico io? chi volge il mondo eterno,
1.23La superba beltà punir vuol forse,
1.24C'ha il ciel, la terra, e mille amanti a scherno.
1.25Forse talor la vaga lingua scorse
1.26Qui non trovando a sua chiarezza pare
1.27Di quant'altra è là su davanti a porse.
1.28Forse hai sentito già da lei biasmare,
1.29Alta donna di Giove, il tuo bel viso,
1.30Lodando il suo che più celeste appare.
1.31Forse mirando sé, nuovo Narciso,
1.32Disse a Palla d'aver più bei zaffiri,
1.33Con più liete ombre di vaghezza e riso.
1.34Forse già disse, quanta grazia spiri,
1.35Esser con lei Ciprigna o nulla o poco,
1.36Qualor più dolce parli, o canti o miri.
1.37Voi, giovin belle, perché lacci e foco
1.38Non può, lasso! schivar chi v'ode o vede,
1.39Non pur noi, ma gli Dei prendete in gioco:
1.40L'esser crude in altrui, non servar fede,
1.41Spregiar chi v'ama, vi spaventa e muove,
1.42Quasi l'aure Appennin che a nulla cede.
1.43Egli è ben ver che in ciel perdona Giove
1.44Spesso i lor falli all'amorose e vaghe;
1.45Pur poi l'ira lassù talvolta piove.
1.46O re del ciel, deh fa' che Cintia appaghe
1.47Quanto ancor peccò mai con altra pena;
1.48Porti per me com'io d'amor due piaghe.
1.49O lieta fronte candida e serena,
1.50Voi per troppo mirar vostra beltate,
1.51Colma siete di duol, di sdegno piena.
1.52Ma breve giorno andrà, che in voi tornate
1.53Vedrem le grazie e le vermiglie rose,
1.54Ché delle belle e pie Morte ha pietate.
1.55Come in sì chiaro vel tale alma ascose
1.56Per poi squarciarlo in sul fiorir degli anni
1.57Chi sì gran cura in fabricarlo pose?
1.58Ma siavi a mente poi, quanto s'inganni
1.59Donna che sia di sue bellezze avara,
1.60Donando altrui servir mercè d'affanni.
1.61Sovente alma gentil fallendo impara:
1.62Or ben saprete voi ch'un mese, un giorno
1.63Vi può cosa furar, ch'è tanto cara.
1.64Quanto più d'umiltà fia sempre adorno
1.65Quel dolce lume, in cui talor si vide
1.66Far orgoglio a più d'un, temenza e scorno.
1.67Siate pur lieti voi che le sue fide
1.68Stelle seguite in amoroso legno,
1.69Ch'oggi i crudi pensier pietosa ancide.
1.70Or non andran più seco ira né sdegno,
1.71Ma con beltà virtude e leggiadria,
1.72Ha di lei cortesia partito il regno.
1.73Nessun più la vedrà che dolce e pia:
1.74Ella d'esser cotal promette al cielo;
1.75Amor giura per lei che così fia.
1.76Vien dunque, vienne omai, signor di Delo,
1.77Poi che del suo fallir si scusa e pente;
1.78E rendi all'esser suo l'altero velo.
1.79Non con lei salverai lei solamente,
1.80Ché sola val più di tutte altre insieme,
1.81Ma quanta è di virtù leggiadra gente.
1.82Non senti tu che piange il mondo, e teme
1.83Di non restar della sua donna privo,
1.84L'aer s'affosca, e 'l mar la terra geme?
1.85Venere e 'l figlio suo qui bello e vivo.
1.86Pregan quel lume onde 'l suo lume luce.
1.87Versando di dolor dagli occhi un rivo.
1.88Quando vedrai de' gentil cor la Duce
1.89Renderne tutta umil grazie immortali,
1.90Adorna e vaga alla tua santa luce?
1.91E di te lodi dir cotante e tali,
1.92Così dolce cantando, e con tai note,
1.93Che Giove ancor non ha sentite uguali?
1.94O cortesi parole, alte e devote;
1.95Ben, Febo, allor fra tutti gli altri Dei
1.96Non saran l'arti tue d'invidia vote.
1.97Conterà poi, con che soavi omei!
1.98Le passate fatiche ad una ad una,
1.99E l'ore men dubbiose e i giorni rei.
1.100Deh come tremerò nel cor, ciascuna
1.101Volta ch'io sentirò sì gran periglio,
1.102E pietosa e crudel dirò Fortuna!
1.103Volgi, o Morte, da lei l'acuto artiglio,
1.104Ché non è tempo ancor di tanta preda
1.105Caggia nel verno, e non d'aprile il giglio,
1.106O Pluton fero a cui convien che ceda
1.107Il mondo tutto, e tu, sua santa sposa,
1.108Non avete con voi le figlie e Leda?
1.109Non Atalanta? Fedra? e l'amorosa
1.110Casta d'Ulisse? non la bianca Tiro?
1.111Non Pasife in amor folle e bramosa?
1.112Non quante prime mai belle fioriro
1.113In Sparta, in Roma, nell'antica Troia
1.114Che di sé ragionar tanti anni udiro?
1.115Deh! non furate al mondo ogni sua gioia,
1.116Non c'invidiate questa bella almeno,
1.117Fin che il viver tra noi le apporti noia.
1.118Scenda ella vecchia poi nel vostro seno;
1.119Che vi fia lo indugiar venti anni o trenta,
1.120Perché il mondo non sia di doglia pieno?
1.121O vaga Cintia mia, lieta e contenta
1.122Tosto omai ci vedrete, e bella e sana;
1.123Nulla tema o dolor per voi si senta.
1.124Al biondo Apollo, a Venere, a Diana
1.125Porgete sacrifici e incensi ognora,
1.126Ed a me siate umìl, cortese e piana,
1.127Se qui bramate viver lungo ancora.
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