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ELEGIA.

Rime

PoeTree.it

1.1Spesso mi è detto (o dura aspra novella
1.2Ben sorde volentier le orecchie avrei),
1.3Flora è men casta assai che vaga e bella.
1.4Taci omai, vulgo, ché parlar non dèi
1.5Di donna, a cui bellezza e leggiadria
1.6Dieron sì larghi al suo venir gli Dei.
1.7Questa chiami ciascun cortese e pia
1.8Se di quel che dà il Ciel talor concede;
1.9Ogni altra poi, se vuol, malvagia e ria.
1.10Fatto ha quante fïate in terra fede
1.11Giove tra noi quanto a beltà conviene
1.12D'altrui fido servir grazia e mercede.
1.13Chi il confin può mostrar dal male al bene
1.14Se nol mostra colui, che il mondo e il cielo
1.15Con un sol cenno suo volge e ritiene?
1.16Giove senza curar d'estate o gelo
1.17Non pur la nostra, ma d'un bianco tauro
1.18Vestì la forma, e il proprio manto e il pelo.
1.19Quante volte mostrando or mirto or lauro
1.20Pascer bramoso, gli occhi suoi nutriva,
1.21D'un bel volto, e di chiome d'ambra e d'auro.
1.22Ogni giovenca in questa e in quella riva,
1.23Quasi certo divin sentendo in esso,
1.24Lui sol seguìa, di tutti gli altri schiva.
1.25Amor con gelosia l'indusse spesso
1.26Inimiche a provar lor forze insieme,
1.27E chi d'esse vincea più gli era appresso.
1.28Ahi folle armento, e che desio vi preme?
1.29Per altrui che per voi pasce oggi l'erba,
1.30Né frutto è, come par, del vostro seme.
1.31La bella Europa nei begli occhi serba
1.32Ogni sua pace, che poi seppe e vide
1.33Quanto a Dio spiace bella donna acerba;
1.34Chi dal dolce d'amor qui si divide,
1.35Come poi piena di vergogna e d'anni
1.36Si duol ch'altri di lei s'allegra e ride.
1.37Fuggite pur del vulgo i folli inganni,
1.38Flora gentil, ché giovinezza vola
1.39Né val poi ricovrar del tempo i danni.
1.40E se falso romor talor v'invola
1.41Della vostra onestà con torto offesa,
1.42Non siete, ed io 'l so ben, nel mondo sola.
1.43Appena il Ciel di ciò far può difesa,
1.44Ché delle belle è privilegio antico
1.45Sentir di fama ognor novella offesa.
1.46Non crede il vulgo, a' buon sempre nemico,
1.47Che sotto leggiadria, grazia e beltate,
1.48Cor si possa trovar fido e pudico.
1.49La Dea che il tempio ha qui di castitate,
1.50Figlia a Latona, al biondo Apollo suora,
1.51Di che cantato ha già più d'un'etate.
1.52Forse crucciosa s'arrossisce ancora
1.53Di chi d'Endimïon dormente scrisse,
1.54Come di Cefal suo la bianca Aurora.
1.55La casta e bella che chiamando Ulisse
1.56Venti anni attese fra gl'ingiusti Proci,
1.57Non senza biasmo assai gran tempo visse.
1.58Ma non vi caglia, ché queste empie voci
1.59Soglion sempre agli Dei con doppia pena
1.60Pagar l'ammenda de' lor falli atroci.
1.61Quel van poeta, che pur contro Elena
1.62Armò la lingua, fu di luce privo,
1.63Il suo folle cantar compìto appena.
1.64Che il nome vostro in terra eterno e divo
1.65Senza vendetta la vil gente offenda
1.66Non credo mai, se amor nel mondo è vivo.
1.67E se spirto è quaggiù che 'l dritto intenda,
1.68Quanta ha più forza in nostro uman pensiero
1.69Invidia che ragion, per voi comprenda.
1.70Ma come siete esempio unico e intero
1.71A chi vive o vivrà, ben fia palese
1.72(Se non m'inganna la mia penna e 'l vero)
1.73Casto, saggio, gentil, vago e cortese.
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