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EGLOGA PRIMA.

Rime

PoeTree.it

1.1Dolce è l'acuto suon degli alti pini
1.2Contrastanti coi venti, e dolce ancora
1.3Non men di quel la tua sampogna estimo;
1.4Tal che dopo agli Dei fra noi pastori
1.5La prima lode a te ciascun consente.
1.6Dolce è, pastore, il mormorar dell'onda
1.7Che d'alta pietra stilla e in basso scende,
1.8Ma vie più dolce il suon delle tue voci;
1.9Tal che dopo le Muse, il pregio e 'l nome
1.10Tutto a te porta il bel paese t¢sco.
1.11Deh se posar qui meco or non ti aggreva,
1.12Trai la zampogna fuori, e in questo loco
1.13Cui mirto adorna, e fior vermigli e rose
1.14Fa col suon liete le campagne intorno,
1.15Ed io tacendo avrò cura alle greggi.
1.16Tirsi, non mi pregar che al mezzogiorno
1.17Con la zampogna io rompa i dolci sonni
1.18A Pan dio nostro, che nei verdi campi
1.19Ristora il corpo affaticato in caccia.
1.20Ah troppo l'ira sua temer si deve.
1.21Ma tu che col cantar non men d'Orfeo
1.22Fai gir le selve, i monti, e stare i fiumi,
1.23E i feri lupi infra gli armenti acqueti,
1.24Né men sai far che 'l nostro t¢sco Aiolle
1.25Con la voce e col suon le valli liete;
1.26Che il nostro t¢sco Aiolle in cui Fiorenza
1.27Scorge quanta armonia, quant'arte mai
1.28Da Tersicore vien fra noi mortali;
1.29Deh, con più bassa voce il miser fato
1.30(Siccome pur l'altr'ier festi a Dameta)
1.31Narra di Cosmo, onor di noi pastori,
1.32Che ancor Toscana tutta adora e piange.
1.33Ed io 'n cambio di ciò ti serbo in dono
1.34Una candida capra che due figli
1.35Simiglianti a sé nutre, e ciascun giorno
1.36Di latte quasi due vasetti colma.
1.37Serboti appresso un ricco vaso ornato
1.38D'odorato ginepro, il qual di fuore
1.39Edera intorno cinge e 'l verde acanto.
1.40Dentro per dotta man con arte sculte
1.41Son primavera, estate, autunno e verno.
1.42Ivi appare il villan che all'umil vite
1.43Taglia le inutil braccia, e gli alti rami
1.44Degli arbor doma, e nuove leggi impone.
1.45Più oltre al caldo ciel si vede intento
1.46Con torta falce in man raccorre il frutto
1.47Delle fatiche sue noiose e grevi
1.48Lieto del nuovo vin, bagnato e tinto
1.49Porge al buon Bacco sagrifici e doni.
1.50Poi che il Sol vinto a' ghiacci e venti cede,
1.51Più contento s'asside al foco intorno
1.52Con la sua famigliuola, e il torto aratro
1.53E gli altri ferri dal lungo uso stanchi
1.54Pei nuovi tempi dolci aguzza e lima:
1.55E fuor solo il parlar, ciascun direbbe
1.56Di natura opra, e non d'umano ingegno.
1.57Questo adunque fia tuo, s'or ne concedi
1.58Quel soave cantar, del quale avaro
1.59Esser non si potria, perciò che in breve
1.60Vien poscia morte, e noi fa muti e sordi.
1.61Poi che a rinnovellar quel che n'ancide
1.62Mi sforza il tuo pregar coi cari doni,
1.63Date principio, o Muse, al tristo canto.
1.64Ov'eran tutte allor Grazie e Virtuti?
1.65Ove voi, Muse, allor che la chiara alma
1.66Del divin Cosmo al sommo ciel salìo?
1.67Non già non già lungo le fresche rive
1.68Del suo chiaro Arno, e non fra i verdi colli
1.69Del suo fiorito nido, anzi lontane
1.70Foste allor sì, che tardo fu il soccorso
1.71Di tôrre a morte quel cui tanto amaste.
1.72Date principio, o Muse, al tristo canto.
1.73Pianser le greggi, ohimè, pianser gli armenti,
1.74Pianser gli augei, le fere, i sassi e l'erbe;
1.75Il Sol si ascose, il ciel pria chiaro e lieto
1.76Doglioso e fosco si converse in pioggia.
1.77Date principio, o Muse, al tristo canto.
1.78Discese Apollo a noi dal suo Parnaso
1.79E piangendo dicea: Deh, miser Cosmo,
1.80Dov'or ten vai? chi di te il mondo spoglia?
1.81Dov'è il bel dir? dove il cantar soave?
1.82Dove l'altre scïenze e virtù rare
1.83Che in te pur già quasi in suo albergo posi?
1.84Date principio, o Muse, al tristo canto.
1.85Pan venne poi con mille altri pastori
1.86Doglioso in vista, e dicea seco: Ahi lasso!
1.87Com'or morte ne toe quell'alta spene
1.88Che ne notria del giovinetto Cosmo?
1.89Quante volte diss'io: per costui fia
1.90Sì chiaro un giorno il bel paese t¢sco
1.91Che a Sicilia ed Arcadia il pregio involi?
1.92Ahi quanto con ragion piangon gli armenti,
1.93Quanto le greggi, ché vivendo ei forse
1.94Né rapaci pastor, né feri lupi
1.95Verrian per divorarsi il latte e i figli.
1.96Date principio, Muse, al tristo canto.
1.97Dopo costoro alfin poi venne quella
1.98Che volge il mondo, e noi chiamiam Fortuna.
1.99Questa chiudendo il cor che lieto avea
1.100Con dolor falso disse: Ahi chi ten toglie,
1.101Chi ti spinge anzi tempo al passo estremo?
1.102Date principio, Muse, al tristo canto.
1.103Ei per lunga stagion tacito e queto
1.104Vinto in un punto d'un leggiadro sdegno,
1.105Ruppe il silenzio suo con queste voci:
1.106O perfida Fortuna, o dea fallace
1.107Che il cieco mondo ognor convolgi e turbi,
1.108Sai ben se a tua cagion son fatto tale.
1.109Date principio, Muse, al tristo canto.
1.110Ben so per pruova come al ciel sollevi
1.111I rei, calcando i buoni, e con quant'arte
1.112Disturbi sempre ogni onorata impresa.
1.113Date principio, Muse, al tristo canto.
1.114Ma s'io mi parto con men gloria e pregio
1.115Ch'io non vorrei d'esta presente vita,
1.116Di ciò mi scuse il breve tempo dato
1.117Al fil fatal dall'empie avare Parche,
1.118E gli altri miei diletti amici, a cui
1.119Mostrai sì spesso ogni pensiero aperto.
1.120Ahi! del tuo regno leggi inique e torte,
1.121Ch'io porto il danno, ed è la colpa altrui.
1.122Ma di me sia che può, ch'al ciel salire
1.123Spero oggi ancor, se il buon volere in noi,
1.124Sendo tolto il poter, virtù s'estima.
1.125Date principio, o Muse, al tristo canto.
1.126O selve, o colli, o verdi piagge apriche,
1.127O soavi campagne, o boschi, a cui
1.128Cantando apersi l'amorose piaghe,
1.129Lasso, ch'io parto omai, restate in pace.
1.130Date omai fine, o Muse, al tristo canto.
1.131Voi chiari fonti, e tu bel fiume d'Arno
1.132Che bagni e parti il nido ov'io son nato,
1.133Lasso, ch'io parto omai, restate in pace.
1.134Date omai fine, o Muse, al tristo canto.
1.135Voi qui restate in pace, o dolci amici,
1.136Né vi dolete, e sol di me talora
1.137E de' santi pensier, degli alti e rari
1.138Disegni nostri che interrompe morte
1.139Qualche memoria ne' cor vostri torni.
1.140E tu resta anco in pace, o bella Elisa.
1.141Così dicendo dal terrestre velo
1.142Si sciolse l'alma, e nuda al ciel salìo
1.143U' lieta stassi, e noi qui lascia in doglia.
1.144Date omai fine, o Muse, al tristo canto.
1.145Tu la candida capra, e il ricco vaso
1.146Dammi or sì che alle nove alme Sorelle
1.147Renda divoto sagrifici e preci.
1.148O sante Muse, a voi più volte inchino
1.149Le ginocchia e la mente, e in breve spero
1.150Chiamarvi ancor con più soave canto.
1.151Quanto ebbe il mondo mai di dolce e chiaro,
1.152Tanto ne porge il suon delle tue note;
1.153Sicché omai taccia e Filomela e Progne
1.154O s'altro augel più dottamente piange.
1.155Prendi ora i premi al tuo cantar promessi.
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