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ELEGIA.

Rime

PoeTree.it

1.1Amor mi scorge, e con lui Cintia e Flora,
1.2Questa a man destra, e quella al manco lato
1.3Là 've altro tosco piè non presse ancora,
1.4Dietro a chi più di tutti alto ed ornato
1.5Cantò per Delia, ed a chi scrisse il nome,
1.6Ch'or la seconda volta fia lodato.
1.7Mostrinmi essi il cammin ch'io prendo, e come
1.8Loro il mostrò Callimaco e Fileta,
1.9Primi a cui già quest'edra ornasse chiome.
1.10Arno omai cerca di novel poeta;
1.11Io sarò forse quel, fin ch'altro vegna
1.12Che i fior più vaghi de' vostr'orti mieta.
1.13Voi, Renato gentil, se mai fu degna
1.14La cetra mia d'un sì leggiadro core,
1.15Che spesso pur non la chiamasse indegna;
1.16Non v'incresca il venir per farle onore
1.17Con le due vaghe al suon delle chiar'onde
1.18Nel santo bosco a ragionar d'amore:
1.19Ivi or quel torto ramo or quella fronde
1.20Troncando andrete, voi con dotta mano,
1.21Che 'l varco serra, o 'l sentier dritto asconde.
1.22Così vedrem cercando a mano a mano
1.23Il divin fonte, e delle Muse il coro
1.24Non molto all'onde sue cantar lontano.
1.25Forse, lasciando indietro ogni lavoro,
1.26Le pie Sorelle ci accorranno liete
1.27Di mirto all'ombra e di sacrato alloro.
1.28E ci trarran quest'onorata sete
1.29Col fiume, che sol fa ch'uom sempre vive
1.30Poscia che il legno suo trascorse Lete.
1.31E con lor tutte leggiadrette e schive
1.32Dolce parlando, mirerem dintorno
1.33Del santo albergo le famose rive:
1.34Fin che, dove più 'l ciel si mostra adorno,
1.35Dove il prato ha più fior, più fronde il bosco,
1.36Ritroverem colui che mena il giorno.
1.37Maravigliando, e non con volto fosco,
1.38Ma chiaro in vista, non avrà in dispregio
1.39Forse (o ch'io spero) il suo novello Tosco.
1.40Forse anco serba alle mie tempie il pregio
1.41Ch'altri ebbe già, se non di lauri o mirti,
1.42Basti che all'opre fia condegno fregio.
1.43Quanti dintorno avrem leggiadri spirti,
1.44Per cui molt'hanno e biondi e crespi i crini
1.45Che fur, mill'anni son, canuti ed irti!
1.46Beati quei, che più saran vicini,
1.47E spiando di noi ciascuna parte,
1.48Chi, son d'Argo, diran, chi pur Latini.
1.49Nacqui sopr'Arno, e primo alla vostr'arte
1.50Di Flora, e Cintia (ond'io mi struggo) canto,
1.51E sol di tosche rime empio le carte.
1.52Né le sprezzate, ché intendendo quanto
1.53Arno dolce parlar di Laura sente,
1.54Non al Tebro o Peneo dareste il vanto.
1.55Cotal dicendo noi, tutti sovente
1.56Carchi vedrem di maraviglie nove,
1.57Quasi uom che a forza pur al ver consente.
1.58Come poi lieto il gran figliuol di Giove
1.59Sarà, veggendo le due chiare stelle,
1.60Che aver sempre vorria con l'altre nove!
1.61Non le schifate, o dotte alme Sorelle,
1.62Ch'io giuro ben, Calliope e Talia,
1.63Ch'elle non son di voi men vaghe e belle.
1.64Ma, santo Febo! l'una e l'altra è mia,
1.65Non mi sien tolte, e tu lontan sospira
1.66Per Dafne, o Clitia, o se più bella fia.
1.67Che val, chi l'onde ferma, o i monti tira,
1.68O del gran vecchio Ascrèo l'alta corona,
1.69D'Alceo già il plettro, o d'Amfïon la lira?
1.70Se mai te per altrui donna abbandona,
1.71Muta è la voce, i fior son secchi, e 'l verde
1.72Arco si tronca, e nulla cetra suona.
1.73Tu sai per pruova pur, che a chi la perde
1.74Manca quant'è nel mondo altra dolcezza,
1.75Né per tempo o sospir mai si rinverde.
1.76Godi dunque per te l'alma bellezza
1.77Delle tue Muse, e mie sien quelle sole
1.78Che han l'alma lieta in doppia fiamma avvezza.
1.79Or ricevine al monte, ove si cole
1.80Il nome tuo, fra gli altri spirti chiari;
1.81Sì che a qual per amor s'allegra o duole
1.82Siano i miei detti ancor talvolta cari.
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