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CCXLIV

Rime

PoeTree.it

1.1De le ricche, beate e chiare rive
1.2d'Adria, di cortesia nido e d'Amore,
1.3ove sì dolce si soggiorna e vive,
2.1donna, avendo lontano il suo signore,
2.2quando il sol si diparte, e quando poi
2.3a noi rimena il matutino albore,
3.1per isfogar gli ardenti disir suoi,
3.2con queste voci lo sospira e chiama;
3.3voi, rive, che l'udite, ditel voi.
4.1Tu, che volando vai di rama in rama,
4.2consorte amata e fida tortorella,
4.3e sai quanto si tema e quanto s'ama,
5.1quando, volando in questa parte e 'n quella,
5.2sei vicina al mio ben, mostragli aperto
5.3in note, ch'abbian voce di favella:
6.1digli quant'è 'l mio stato aspro ed incerto,
6.2or che, lassa, da lui mi trovo lunge
6.3per ria fortuna mia e non per merto.
7.1E tu, rosignuolin, quando ti punge
7.2giusto disio di disfogar tuoi lai
7.3con voce ove cantando non s'aggiunge,
8.1digli, dolente quanto fossi mai,
8.2che la mia vita è tutta oscura notte,
8.3essendo priva di quei dolci rai.
9.1E tu, che 'n cave e solitarie grotte,
9.2Eco, soggiorni, il suon de' miei lamenti
9.3rendi a l'orecchie sue con voci rotte.
10.1E voi, dolci aure ed amorosi venti,
10.2miei sospir accolti in lunga schiera
10.3deh fate al signor mio tutti presenti.
11.1E voi, che lunga e dolce primavera
11.2serbate, ombrose selve, e sète spesso
11.3fido soggiorno a questa e a quella fèra,
12.1mostrate tutte al mio signore espresso
12.2che non pur i diletti mi son noia,
12.3ma la vita m'è morte anco senz'esso.
13.1Ei si portò, partendo, ogni mia gioia,
13.2e, se, tornando omai, non la rimena,
13.3per forza converrà tosto ch'io moia.
14.1La speme sola al viver mio dà lena,
14.2la qual, non tornand'ei, non può durare,
14.3da soverchio disio vinta e da pena.
15.1Quell'ore, ch'io solea tutte passare
15.2liete e tranquille, mentre er'ei presente,
15.3or ch'egli è lunge son tornate amare.
16.1Ma, lassa, a torto del suo mal si pente,
16.2a torto chiama il suo destin crudele,
16.3chi volontario al suo morir consente.
17.1Lassa, io devea con mie giuste querele
17.2o far che non andasse, o far ch'andando
17.3non desse al vento senza me le vele;
18.1ch'or non m'andrei dolente lamentando,
18.2né temenza d'oblio, né gelosia
18.3non m'avrebber di me mandata in bando.
19.1Emendate, signor, la colpa mia
19.2voi, ritornando ove 'l vostro ritorno
19.3più che la propria vita si disia.
20.1E, se rimena il sole un dì quel giorno,
20.2non pensate mai più da me partire,
20.3ch'io non vi sia da presso notte e giorno,
21.1poi ch'io mi veggo senza voi morire.
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