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1.1"Osanna, sanctus Deus sabaòth,
1.2superillustrans claritate tua
1.3felices ignes horum malacòth!".
2.1Così, volgendosi a la nota sua,
2.2fu viso a me cantare essa sustanza,
2.3sopra la qual doppio lume s'addua;
3.1ed essa e l'altre mossero a sua danza,
3.2e quasi velocissime faville
3.3mi si velar di sùbita distanza.
4.1Io dubitava e dicea "Dille, dille!"
4.2fra me, "dille", dicea, "a la mia donna
4.3che mi diseta con le dolci stille".
5.1Ma quella reverenza che s'indonna
5.2di tutto me, pur per Be e per ice,
5.3mi richinava come l'uom ch'assonna.
6.1Poco sofferse me cotal Beatrice
6.2e cominciò, raggiandomi d'un riso
6.3tal, che nel foco faria l'uom felice:
7.1"Secondo mio infallibile avviso,
7.2come giusta vendetta giustamente
7.3punita fosse, t'ha in pensier miso;
8.1ma io ti solverò tosto la mente;
8.2e tu ascolta, ché le mie parole
8.3di gran sentenza ti faran presente.
9.1Per non soffrire a la virtù che vole
9.2freno a suo prode, quell'uom che non nacque,
9.3dannando sé, dannò tutta sua prole;
10.1onde l'umana specie inferma giacque
10.2giù per secoli molti in grande errore,
10.3fin ch'al Verbo di Dio discender piacque
11.1u' la natura, che dal suo fattore
11.2s'era allungata, unì a sé in persona
11.3con l'atto sol del suo etterno amore.
12.1Or drizza il viso a quel ch'or si ragiona:
12.2questa natura al suo fattore unita,
12.3qual fu creata, fu sincera e buona;
13.1ma per sé stessa pur fu ella sbandita
13.2di paradiso, però che si torse
13.3da via di verità e da sua vita.
14.1La pena dunque che la croce porse
14.2s'a la natura assunta si misura,
14.3nulla già mai sì giustamente morse;
15.1e così nulla fu di tanta ingiura,
15.2guardando a la persona che sofferse,
15.3in che era contratta tal natura.
16.1Però d'un atto uscir cose diverse:
16.2ch'a Dio e a' Giudei piacque una morte;
16.3per lei tremò la terra e 'l ciel s'aperse.
17.1Non ti dee oramai parer più forte,
17.2quando si dice che giusta vendetta
17.3poscia vengiata fu da giusta corte.
18.1Ma io veggi' or la tua mente ristretta
18.2di pensiero in pensier dentro ad un nodo,
18.3del qual con gran disio solver s'aspetta.
19.1Tu dici: "Ben discerno ciò ch'i' odo;
19.2ma perché Dio volesse, m'è occulto,
19.3a nostra redenzion pur questo modo".
20.1Questo decreto, frate, sta sepulto
20.2a li occhi di ciascuno il cui ingegno
20.3ne la fiamma d'amor non è adulto.
21.1Veramente, però ch'a questo segno
21.2molto si mira e poco si discerne,
21.3dirò perché tal modo fu più degno.
22.1La divina bontà, che da sé sperne
22.2ogne livore, ardendo in sé, sfavilla
22.3sì che dispiega le bellezze etterne.
23.1Ciò che da lei sanza mezzo distilla
23.2non ha poi fine, perché non si move
23.3la sua imprenta quand'ella sigilla.
24.1Ciò che da essa sanza mezzo piove
24.2libero è tutto, perché non soggiace
24.3a la virtute de le cose nove.
25.1Più l'è conforme, e però più le piace;
25.2ché l'ardor santo ch'ogne cosa raggia,
25.3ne la più somigliante è più vivace.
26.1Di tutte queste dote s'avvantaggia
26.2l'umana creatura; e s'una manca,
26.3di sua nobilità convien che caggia.
27.1Solo il peccato è quel che la disfranca
27.2e falla dissimìle al sommo bene,
27.3per che del lume suo poco s'imbianca;
28.1e in sua dignità mai non rivene,
28.2se non rïempie dove colpa vòta,
28.3contra mal dilettar con giuste pene.
29.1Vostra natura, quando peccò tota
29.2nel seme suo, da queste dignitadi,
29.3come di paradiso, fu remota;
30.1né ricovrar potiensi, se tu badi
30.2ben sottilmente, per alcuna via,
30.3sanza passar per un di questi guadi:
31.1o che Dio solo per sua cortesia
31.2dimesso avesse, o che l'uom per sé isso
31.3avesse sodisfatto a sua follia.
32.1Ficca mo l'occhio per entro l'abisso
32.2de l'etterno consiglio, quanto puoi
32.3al mio parlar distrettamente fisso.
33.1Non potea l'uomo ne' termini suoi
33.2mai sodisfar, per non potere ir giuso
33.3con umiltate obedïendo poi,
34.1quanto disobediendo intese ir suso;
34.2e questa è la cagion per che l'uom fue
34.3da poter sodisfar per sé dischiuso.
35.1Dunque a Dio convenia con le vie sue
35.2riparar l'omo a sua intera vita,
35.3dico con l'una, o ver con amendue.
36.1Ma perché l'ovra tanto è più gradita
36.2da l'operante, quanto più appresenta
36.3de la bontà del core ond'ell'è uscita,
37.1la divina bontà che 'l mondo imprenta,
37.2di proceder per tutte le sue vie,
37.3a rilevarvi suso, fu contenta.
38.1Né tra l'ultima notte e 'l primo die
38.2sì alto o sì magnifico processo,
38.3o per l'una o per l'altra, fu o fie:
39.1ché più largo fu Dio a dar sé stesso
39.2per far l'uom sufficiente a rilevarsi,
39.3che s'elli avesse sol da sé dimesso;
40.1e tutti li altri modi erano scarsi
40.2a la giustizia, se 'l Figliuol di Dio
40.3non fosse umilïato ad incarnarsi.
41.1Or per empierti bene ogni disio,
41.2ritorno a dichiararti in alcun loco,
41.3perché tu veggi lì così com'io.
42.1Tu dici: "Io veggio l'acqua, io veggio il foco,
42.2l'aere e la terra e tutte lor misture
42.3venire a corruzione, e durar poco;
43.1e queste cose pur furon creature;
43.2per che, se ciò ch'è detto è stato vero,
43.3esser dovrien da corruzion sicure".
44.1Li angeli, frate, e 'l paese sincero
44.2nel qual tu se', dir si posson creati,
44.3sì come sono, in loro essere intero;
45.1ma li elementi che tu hai nomati
45.2e quelle cose che di lor si fanno
45.3da creata virtù sono informati.
46.1Creata fu la materia ch'elli hanno;
46.2creata fu la virtù informante
46.3in queste stelle che 'ntorno a lor vanno.
47.1L'anima d'ogne bruto e de le piante
47.2di complession potenzïata tira
47.3lo raggio e 'l moto de le luci sante;
48.1ma vostra vita sanza mezzo spira
48.2la somma beninanza, e la innamora
48.3di sé sì che poi sempre la disira.
49.1E quinci puoi argomentare ancora
49.2vostra resurrezion, se tu ripensi
49.3come l'umana carne fessi allora
50.1che li primi parenti intrambo fensi".
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