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CXXXI

Rime

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1.1Poi che da voi, signor, m'è pur vietato
1.2che dir le vere mie ragion non possa,
1.3per consumarmi le midolle e l'ossa
1.4con questo novo strazio e non usato,
2.1fin che spirto avrò in corpo ed alma e fiato,
2.2fin che questa mia lingua averà possa,
2.3griderò sola in qualche speco o fossa
2.4la mia innocenzia e più l'altrui peccato.
3.1E forse ch'averrà quello ch'avenne
3.2de la zampogna di chi vide Mida,
3.3che sonò poi quel ch'egli ascoso tenne.
4.1L'innocenzia, signor, troppo in sé fida,
4.2troppo è veloce a metter ale e penne,
4.3e, quanto più la chiude altri, più grida.
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