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1.1"Poscia che Costantin l'aquila volse
1.2contr'al corso del ciel, ch'ella seguio
1.3dietro a l'antico che Lavina tolse,
2.1cento e cent'anni e più l'uccel di Dio
2.2ne lo stremo d'Europa si ritenne,
2.3vicino a' monti de' quai prima uscìo;
3.1e sotto l'ombra de le sacre penne
3.2governò 'l mondo lì di mano in mano,
3.3e, sì cangiando, in su la mia pervenne.
4.1Cesare fui e son Iustinïano,
4.2che, per voler del primo amor ch'i' sento,
4.3d'entro le leggi trassi il troppo e 'l vano.
5.1E prima ch'io a l'ovra fossi attento,
5.2una natura in Cristo esser, non piùe,
5.3credea, e di tal fede era contento;
6.1ma 'l benedetto Agapito, che fue
6.2sommo pastore, a la fede sincera
6.3mi dirizzò con le parole sue.
7.1Io li credetti; e ciò che 'n sua fede era,
7.2vegg'io or chiaro sì, come tu vedi
7.3ogne contradizione e falsa e vera.
8.1Tosto che con la Chiesa mossi i piedi,
8.2a Dio per grazia piacque di spirarmi
8.3l'alto lavoro, e tutto 'n lui mi diedi;
9.1e al mio Belisar commendai l'armi,
9.2cui la destra del ciel fu sì congiunta,
9.3che segno fu ch'i' dovessi posarmi.
10.1Or qui a la question prima s'appunta
10.2la mia risposta; ma sua condizione
10.3mi stringe a seguitare alcuna giunta,
11.1perché tu veggi con quanta ragione
11.2si move contr'al sacrosanto segno
11.3e chi 'l s'appropria e chi a lui s'oppone.
12.1Vedi quanta virtù l'ha fatto degno
12.2di reverenza; e cominciò da l'ora
12.3che Pallante morì per darli regno.
13.1Tu sai ch'el fece in Alba sua dimora
13.2per trecento anni e oltre, infino al fine
13.3che i tre a' tre pugnar per lui ancora.
14.1E sai ch'el fé dal mal de le Sabine
14.2al dolor di Lucrezia in sette regi,
14.3vincendo intorno le genti vicine.
15.1Sai quel ch'el fé portato da li egregi
15.2Romani incontro a Brenno, incontro a Pirro,
15.3incontro a li altri principi e collegi;
16.1onde Torquato e Quinzio, che dal cirro
16.2negletto fu nomato, i Deci e ' Fabi
16.3ebber la fama che volontier mirro.
17.1Esso atterrò l'orgoglio de li Aràbi
17.2che di retro ad Anibale passaro
17.3l'alpestre rocce, Po, di che tu labi.
18.1Sott'esso giovanetti trïunfaro
18.2Scipïone e Pompeo; e a quel colle
18.3sotto 'l qual tu nascesti parve amaro.
19.1Poi, presso al tempo che tutto 'l ciel volle
19.2redur lo mondo a suo modo sereno,
19.3Cesare per voler di Roma il tolle.
20.1E quel che fé da Varo infino a Reno,
20.2Isara vide ed Era e vide Senna
20.3e ogne valle onde Rodano è pieno.
21.1Quel che fé poi ch'elli uscì di Ravenna
21.2e saltò Rubicon, fu di tal volo,
21.3che nol seguiteria lingua né penna.
22.1Inver' la Spagna rivolse lo stuolo,
22.2poi ver' Durazzo, e Farsalia percosse
22.3sì ch'al Nil caldo si sentì del duolo.
23.1Antandro e Simeonta, onde si mosse,
23.2rivide e là dov'Ettore si cuba;
23.3e mal per Tolomeo poscia si scosse.
24.1Da indi scese folgorando a Iuba;
24.2onde si volse nel vostro occidente,
24.3ove sentia la pompeana tuba.
25.1Di quel che fé col baiulo seguente,
25.2Bruto con Cassio ne l'inferno latra,
25.3e Modena e Perugia fu dolente.
26.1Piangene ancor la trista Cleopatra,
26.2che, fuggendoli innanzi, dal colubro
26.3la morte prese subitana e atra.
27.1Con costui corse infino al lito rubro;
27.2con costui puose il mondo in tanta pace,
27.3che fu serrato a Giano il suo delubro.
28.1Ma ciò che 'l segno che parlar mi face
28.2fatto avea prima e poi era fatturo
28.3per lo regno mortal ch'a lui soggiace,
29.1diventa in apparenza poco e scuro,
29.2se in mano al terzo Cesare si mira
29.3con occhio chiaro e con affetto puro;
30.1ché la viva giustizia che mi spira,
30.2li concedette, in mano a quel ch'i' dico,
30.3gloria di far vendetta a la sua ira.
31.1Or qui t'ammira in ciò ch'io ti replìco:
31.2poscia con Tito a far vendetta corse
31.3de la vendetta del peccato antico.
32.1E quando il dente longobardo morse
32.2la Santa Chiesa, sotto le sue ali
32.3Carlo Magno, vincendo, la soccorse.
33.1Omai puoi giudicar di quei cotali
33.2ch'io accusai di sopra e di lor falli,
33.3che son cagion di tutti vostri mali.
34.1L'uno al pubblico segno i gigli gialli
34.2oppone, e l'altro appropria quello a parte,
34.3sì ch'è forte a veder chi più si falli.
35.1Faccian li Ghibellin, faccian lor arte
35.2sott'altro segno, ché mal segue quello
35.3sempre chi la giustizia e lui diparte;
36.1e non l'abbatta esto Carlo novello
36.2coi Guelfi suoi, ma tema de li artigli
36.3ch'a più alto leon trasser lo vello.
37.1Molte fïate già pianser li figli
37.2per la colpa del padre, e non si creda
37.3che Dio trasmuti l'arme per suoi gigli!
38.1Questa picciola stella si correda
38.2d'i buoni spirti che son stati attivi
38.3perché onore e fama li succeda:
39.1e quando li disiri poggian quivi,
39.2sì disvïando, pur convien che i raggi
39.3del vero amore in sù poggin men vivi.
40.1Ma nel commensurar d'i nostri gaggi
40.2col merto è parte di nostra letizia,
40.3perché non li vedem minor né maggi.
41.1Quindi addolcisce la viva giustizia
41.2in noi l'affetto sì, che non si puote
41.3torcer già mai ad alcuna nequizia.
42.1Diverse voci fanno dolci note;
42.2così diversi scanni in nostra vita
42.3rendon dolce armonia tra queste rote.
43.1E dentro a la presente margarita
43.2luce la luce di Romeo, di cui
43.3fu l'ovra grande e bella mal gradita.
44.1Ma i Provenzai che fecer contra lui
44.2non hanno riso; e però mal cammina
44.3qual si fa danno del ben fare altrui.
45.1Quattro figlie ebbe, e ciascuna reina,
45.2Ramondo Beringhiere, e ciò li fece
45.3Romeo, persona umìle e peregrina.
46.1E poi il mosser le parole biece
46.2a dimandar ragione a questo giusto,
46.3che li assegnò sette e cinque per diece.
47.1Indi partissi povero e vetusto;
47.2e se 'l mondo sapesse il cor ch'elli ebbe
47.3mendicando sua vita a frusto a frusto,
48.1assai lo loda, e più lo loderebbe".
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