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1.1Venite, sacre e gloriose dive,
1.2venite, Grazie lagrimose e meste,
1.3' acompagnar quel che piangendo scrive;
2.1venite, sante immortal dee celeste,
2.2all'estremo furore, al crudo scempio,
2.3vedove lasse con oscure veste!
3.1Caduto, anime dive, è il vostro tempio
3.2fabricato per man de' sacri iddei,
3.3che fu già di biltate al mondo essempio.
4.1Ninfe, se voi sentite e versi miei,
4.2venite presto e convocate Amore
4.3prima che terra sia fatta costei.
5.1Ogni pompa v'è tolta, ogni valore
5.2oggi per Morte dispietata e rea,
5.3ché vi fé, viva e morta, al mondo onore
6.1a chi dato la forma Citerea,
6.2l'ingegno Palla, e 'l gran nunzio di Giove
6.3ogni eloquenzia a lei concessa avea.
7.1La casta iddea, che 'l gran collegio move,
7.2costumi infuse nel suo petto fido
7.3con leggiadre accoglienze al mondo nove.
8.1L'arco e lo stral gli avea dato Cupido
8.2per sua difesa, e tutte l'altre belle
8.3sanza invidia a costei la fama e 'l grido;
9.1ond'egli è tolto speme al mondo a quelle
9.2silvestre ninfe e dee fatte immortale,
9.3poi ch'è fatta sì degna alma rebella.
10.1Che giova in ciel volar con ambo l'ale
10.2se costei, ch'è del vostro concestoro
10.3regina, contro a Morte oggi non vale?
11.1Né gemma oriental mai giunt'è in oro
11.2quant'è meritamente a voi congiunta
11.3l'alma che scende nel più degno coro.
12.1E benché a vita più tranquilla assunta,
12.2benignamente delle membra isciolta,
12.3duolsi la gente, di pietà compunta:
13.1tanta chiara virtute in sé raccolta
13.2piange ciascun, concess' a lei natura,
13.3forse da non vedere un'altra volta.
14.1Invida Parca, che per forza fura
14.2sempre qual pianta a noi vie più diletta,
14.3per mostrar che nïente al mondo dura!
15.1Alma diva leggiadra Simonetta,
15.2ove ci lasci, al ciel levando a volo,
15.3là dove è chi ti brama e chi t'aspetta?
16.1Ov'è tuo albergo isconsolato e solo,
16.2Genova mesta e tua Cattana prole,
16.3sol di te degni, lasso, in tanto duolo,
17.1quel tuo Febo al mondo sanza sole,
17.2ch'avendo i giorni tuoi sempre onorati
17.3della sua Dampne si lamenta e dole?
18.1Quanti dolci pensier benigni e grati
18.2rompesti, dira inessorabil Morte,
18.3crudel leggi, destino, avversi fati!
19.1Mentre sì dolce fiamma ardea più forte,
19.2fra dua troncasti crudelmente il filo,
19.3come sempre tu vai cangiando sorte,
20.1tal che lingua né ingegno uman né stilo
20.2giugne a tanto dolor pien d'alto isdegno,
20.3noto dal mar Tireno a quel di Tilo.
21.1Chi vedrà più fra noi spirto sì degno,
21.2tante doti eccellenti, essimie e clare,
21.3dove puose natura ogni suo ingegno?
22.1Chi vedrà più virtù nel mondo rare
22.2in un cor generoso, onesto e schivo,
22.3ove ogni nostra gloria al mondo appare?
23.1O fido essemplo, animo eccelso e divo,
23.2alto valor, che 'l secol nostro ingrato
23.3conobbe sol poi che di lui fu privo!
24.1Aveva già più volte trïunfato
24.2costei di Morte e le sue armi scosse;
24.3sendo d'ira e d'invidia il ciel turbato,
25.1ché la terra di lui più adorna fosse
25.2di sì bel sol, per arricchir se stesso
25.3Morte crudel contro di lei commosse.
26.1Era del suo bel fin vicina apresso
26.2e l'anima volea prender licenzia
26.3dal dolce albergo che gli fu concesso.
27.1Morte non con la usata sua potenzia,
27.2ma con nuove arti avea provato il giorno,
27.3timida fatta nella sua presenzia,
28.1quando gli occhi costei girando intorno
28.2in un mesto collegio ivi raccolto
28.3per contemplare un dolce passo adorno,
29.1pavida no, ma con sicuro volto
29.2mosse come chi d'aspra e dura legge
29.3dopo alcun tempo per sentenzia è sciolto.
30.1«Se così piace a quel che tutto regge,
30.2da questa valle lacrimosa e bruna
30.3trasmutar l'alma dove pochi elegge,
31.1non colpate né Morte né Fortuna,
31.2ma del vostro fugace error iscorto
31.3piangete, ove non è fidanza alcuna;
32.1onde ciascun mortal misero, a torto
32.2fisso nel mondo, si lamenta e dole
32.3spesse fïate del suo viver corto.
33.1Che più si cerca o che s'aspetta e vòle
33.2che per dubbio camino al dolce ospizio
33.3giugnere inanzi al tramontar del sole?
34.1Nessun di voi s'arà retto iudizio
34.2mentr'è rinchiuso in questo carcer fosco:
34.3vita dirà, ma dispietato essizio.
35.1Da poi ch'i' venni in sul bel fiume tosco,
35.2benché forse di fuor per me si tacque,
35.3questo conobbi, ed or più lo conosco.
36.1Certo vivere a me sempre dispiacque
36.2e stato mi sarebbe ancor più greve
36.3se non quanto ad alcun nel mondo piacque.
37.1Vivete e quanto sia fragile e breve
37.2questo corso mortal nel cor di smalto
37.3fingete, per mio essemplo, al sol di neve».
38.1Così detto, levato gli occhi in alto,
38.2dopo un dolce sospir, lieta dipose
38.3le membra, vinte dal crudele assalto.
39.1E qual conviensi alle celeste spose,
39.2essendo eletta al gran convito santo,
39.3di splendor cinse sua guance vezzose.
40.1Adorna, involta in un candido amanto,
40.2come fra l'erba alcun tal volta è avinto,
40.3parea dormendo consolarsi alquanto,
41.1o come fior quando dal sole è vinto,
41.2che per troppo valor bassa le foglie,
41.3di suo virtù non già privato e 'stinto.
42.1Felice alma beata che si scioglie
42.2oggi dal mondo e sua lunghi martiri,
42.3per rivestirsi di più ricche spoglie!
43.1Qual Musa o qual furor sarà che spiri
43.2quante lagrime intorno a lei fùr sparte
43.3fra tanta pompa e tanti incliti viri?
44.1Venne Giunon crucciata in quella parte,
44.2coverta el capo suo d'oscure bende,
44.3e mostrò suo dolor piangendo in parte.
45.1Diceva lasso ognun: «Chi ci contende
45.2le dilicate sua membra pudiche,
45.3ove la voce sua dolce s'intende
46.1pudica e bella? Omè, duo gran nemiche
46.2chi ce l'ha tolte o chi ce le nasconde,
46.3rade volte o non mai nel mondo amiche!»
47.1Non son queste le trecce crespe e bionde
47.2con l'angelica forma del bel viso,
47.3che fé Delio oblïar l'amate fronde?
48.1e gli occhi, donde uscia sì dolce riso
48.2ch'a mezza notte nel più freddo gelo
48.3potea far luce e in terra un paradiso?
49.1Ciprigna, se tu hai potenzia in cielo,
49.2perché non hai col tuo figliuol difesa
49.3costei, de' regni tuoi delizia e zelo?
50.1Amor, quanto la tua potenzia è scesa,
50.2poi che 'nsieme con lei manca tua forza,
50.3e non val tuo furor a tanta impresa!
51.1Morte, che 'l cielo e l'universo sforza
51.2quanto la può con seco se ne porta,
51.3benché furato ha sol di lei la scorza.
52.1Febo non pianse la sua donna morta
52.2percossa dalle sue saette pronte,
52.3onde la faccia sua divenne smorta;
53.1né le sorelle sue pianson Fetonte,
53.2quanto merito ancor lice e conviensi
53.3a noi bagnar di lacrime la fronte!
54.1Piangane il secol nostro orbato e pensi
54.2senza i raggi di sua propizia stella
54.3nave, ch'a forza in dubbio stato attiensi!
55.1Ma forse ch'ancor viva al mondo è quella,
55.2poi che vista da noi fu doppo il fine
55.3in sul feretro posta assai più bella.
56.1Forse le membra caste e peregrine
56.2solute ha Giove e le nasconde e serra
56.3per mostrar lei fra mille altre divine.
57.1Poi ripor la vorrà più bella in terra,
57.2sicché di nostro pianto il ciel si ride
57.3e vede il creder nostro quanto egli erra.
58.1Così, giunta fra degne alme più fide,
58.2maravigliasi il ciel di sua bellezza,
58.3come fé prima in terra chi la vide.
59.1E così tra' pianeti sì s'aprezza
59.2ch'ognun cerca di lei farsi felice,
59.3ma Giove l'ha tirata alla sua altezza.
60.1Ecco Laüra bella e Beatrice,
60.2che li fan loco nelli etterni chiostri.
60.3Com'è volato in ciel nuova finice,
61.1essendo unica stata a' tempi nostri,
61.2così vuol che costei, Chi lassù regna,
61.3fra tutte l'altre più chiara si mostri.
62.1Dunque pianger di lei par cosa indegna:
62.2nuova luce nel ciel, qui gloria e fama,
62.3più che di pianto assai di laude degna;
63.1ché, se 'l mondo costei qual se stesso ama,
63.2perché di tanti premî a sua degne opre
63.3contro agli dii sovente si richiama?
64.1Ninfa, che in terra un freddo sasso copre,
64.2benigna stella or su nel ciel gradita,
64.3quando la luce tua vie più si scopre,
65.1torna a veder la mia patria smarrita!
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