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1.1Se mai priego mortal nel ciel s'intese,
1.2Vergine sposa del tuo Figlio eletto,
1.3in cui l'eterno amor tanto s'accese,
2.1volgi gli occhi pietosi al tuo suggetto,
2.2sì che, cantando di tua laude immense,
2.3almen presso al desir giunga l'effetto!
3.1Vedi le voglie sue già tutte accense,
3.2e, per seguir sua degna intenzione,
3.3nel tuo bel volto le sua luci attense.
4.1Non Musa, non Parnaso o Citerone,
4.2non l'aiuto di Febo qui s'attende,
4.3né dello antico Orfeo né d'Anfïone,
5.1ma sol quanto da te valor discende,
5.2il qual, giugnendo in ogni sorda lira,
5.3faria le noti dolci e reverende.
6.1Vergine, adunque di tua grazia spira
6.2nel caldo petto, senza 'l qual sarebbe
6.3ogni speme di lui manca e delira.
7.1E se forse l'ardir troppo alto crebbe,
7.2scusilo il tuo celeste e santo ardore,
7.3ch'un cor di neve o ghiaccio scalderebbe.
8.1O fidissima stella, o sommo amore,
8.2cui né lingua né 'ngegno o carta o inchiostro
8.3basta per celebrare il tuo splendore,
9.1tu sola, eletta nel superno chiostro,
9.2predestinata fusti a tanto bene
9.3con altri culti che di gemme o d'ostro.
10.1Sendo sterili e vecchi senza spene
10.2i tua parenti Giovacchino ed Anna,
10.3disceson giù dal ciel voci serene,
11.1annunzïando con sì dolce osanna
11.2tuo nascimento, che dove' tôr tanta
11.3resia dal mondo, che le menti inganna.
12.1Così dunque nascesti e giusta e santa
12.2in Nazaret, o glorïoso essempio,
12.3di David tua prole eccelsa pianta,
13.1ove in Ierusalem nel sacro tempio
13.2nutrita fusti con sì degna vita
13.3ch'accende ogni pensier contrario ed empio,
14.1avendo ogni tua speme stabilita
14.2di viver casta e consecrato a Dio
14.3quella che fu da te tanto gradita,
15.1prezïoso concetto, alto desio,
15.2in prieghi, in orazion perseverando
15.3sempre con essercizio santo e pio,
16.1finché l'angiol di Dio, dal ciel volando,
16.2porgeva l'esca al tuo vitto sereno
16.3e veniva a' tua detti ministrando
17.1tanto ogni suo sermon di grazia pieno
17.2che parlando tu fussi conosciuto
17.3essere il sommo ben nel tuo bel seno.
18.1Sendo il debito tempo già venuto,
18.2per mirabili segni disponsata
18.3fusti a Ioseph con divin tributo,
19.1col qual vergine pura, immaculata
19.2vivendo, come stato era promesso
19.3esser nel ventre tuo ristaürata
20.1nostra salute per lo antiquo eccesso
20.2del primo padre, a Dio fatto ribello,
20.3non potendo pagar tanto interesso,
21.1venne da Dio vocato Gabriello
21.2con gaudio e con sì dolce cantilena
21.3nel tuo segreto e solitar sacello,
22.1cantando: «Ave Maria, di grazia plena,
22.2Dominus tecum, benedicta et pia
22.3più ch'altra donna angelica e serena».
23.1Né sì altro misterio udito pria
23.2fu né simil saluto, ove la mente
23.3nostra non può salir già mai né fia.
24.1Sì come il sol, giugnendo in orïente
24.2lustra co' raggi suoi lucenti e vola
24.3in un momento insino all'occidente,
25.1così tu dopo l'ultima parola
25.2«Ecce ancilla Domini» dicendo,
25.3concetto il Verbo in questa voce sola,
26.1sopra l'uso mortal carne prendendo,
26.2integra, pura, e germinato insieme
26.3l'alma col corpo santo e reverendo.
27.1O celeste bellezze alte e supleme,
27.2che provocasti i cittadin del cielo
27.3venire in terra in queste parti estreme!
28.1Già tanto il mondo con oscuro velo
28.2stato per non trovar vaso sì degno
28.3dove si raccendessi il dolce zelo,
29.1volendo suscitar misero, indegno
29.2l'uman lignaggio, in te sola dispuose
29.3essere il prezzo di cotanto pegno.
30.1Ecco di Gedeon quel che propuose
30.2l'angiol, che sol doveva liberare
30.3e far nel popul suo mirabil cose.
31.1Ecco qui d'Isaia le noti chiare;
31.2ecco di Zecchiel la chiusa porta,
31.3per la qual sol doveva Idio passare.
32.1Ecco di Geremia la voce scorta,
32.2di David la pïoggia, ove si bagna
32.3l'alma che solo in te si riconforta.
33.1Ecco la visïone altera e magna
33.2di Tiburtina al buono Augusto, el quale
33.3dall'incetto suo indegno si scompagna,
34.1umiltà vera a nessun'altra equale.
34.2Ecco il Signor sopra la nube lieve
34.3assiso, oggi per noi fatto mortale;
35.1ecco la colpa d'Eva fatta brieve
35.2e di quel che la 'nganna già fornito
35.3per tanto effetto la sentenzia grieve.
36.1Maria, di gaudio angelico infinito
36.2piena, pensando di cotanta offerta
36.3e dello essemplo in Lisabeth udito,
37.1vicita quella, non del nunzio incerta
37.2né di tanta promessa ricevuta,
37.3ma per far lei di cotal grazia certa;
38.1né per lungo sentiero è ritenuta,
38.2povera, sola col suo vecchio sposo,
38.3come chi pompa uman sempre rifiuta.
39.1E pur l'alto Fattor, nel grembo ascoso,
39.2va con costei sanza gravezza alcuna,
39.3sì come all'altre al suo camin noioso.
40.1O fortunato albergo, ove s'adduna
40.2sì care madri con sì degne piante
40.3e sì felici vecchi si raguna!
41.1Canta già piena di dolcezze sante
41.2Elisabeta: «Benedetta tu
41.3tra l'altre donne e 'l tuo frutto prestante,
42.1onde tal grazia a me concessa fu
42.2che la madre di Dio ha vicitato
42.3oggi la serva sua con tal virtù.
43.1Sappi che 'l mio figliol s'è inginocchiato
43.2nel ventre mio per la divina essenza
43.3e per grazia di lei santificato,
44.1grata, dolce di Dio vera semenza»,
44.2già profeta Giovanni e Zaccheria,
44.3Elisabeth pien d'ogni scïenza.
45.1Non tace più gli occulti don Maria,
45.2anzi conclama tutta essilerata:
45.3«Magnifica 'l Signor l'anima mia!»
46.1Guarda quanto sia oggi umilitata
46.2Maria, servendo a lei con ogni offizio;
46.3quasi regina s'è dimenticata!
47.1Quinci tornando al suo povero ospizio,
47.2sua vita estrema colle proprie mani
47.3ricerca, a lei non debito essercizio.
48.1Insaziabili gusti degli umani!
48.2Costei, che in sé tante ricchezze asconde,
48.3va bisognando gli altrui cibi strani.
49.1Ioseph vede e, non sappiendo donde
49.2Maria gravida, pensa di lasciare
49.3quella e di maraviglia si confonde,
50.1finché l'angiolo a lui ne' sonni appare,
50.2manifestando ogni divin misterio,
50.3e fallo in gaudio con Maria tornare.
51.1E già propinquo l'alto magisterio
51.2era che 'l Verbo eterno generato
51.3dovea finire ogni superbo imperio.
52.1Cesare vuol nel suo regno pacato
52.2tutto universo il mondo essere scritto
52.3e 'l numero de' populi signato;
53.1sicché Ioseph per cotanto editto
53.2Maria con seco in Bethlem aduce,
53.3dove il posar paterno gli è interdetto.
54.1O benigno fattore, o sommo duce,
54.2che, mostrando oggi ogni clemenzia fora,
54.3in così vil capanna si riduce!
55.1Ove, giunto del parto all'ultim'ora,
55.2partorisce costei pien di bontate
55.3colui che 'l cielo e l'universo onora.
56.1Vedi con quanta estrema povertate,
56.2col proprio vel del suo capo coverto,
56.3adora quel con somma umilitate.
57.1Già nel presepio il Redentore offerto,
57.2venerato da dua vili animali,
57.3rende del nostro error non degno merto.
58.1Qui non delizie, non culti regali,
58.2ma povertate e umilitate intorno,
58.3divizie essemplo a voi ciechi mortali!
59.1O felice presepio, o lieto giorno
59.2oggi di tante angeliche ricchezze
59.3e di tante virtuti ornate adorno!
60.1Oggi quanto splendor, quante dolcezze,
60.2poi che 'l Verbo di Dio, fatto passibile,
60.3mostra del regno suo l'alte bellezze!
61.1Oggi è visibil quel ch'era invisibile
61.2e palpabile fatto, onde si mostra
61.3più chiaramente a lui nulla impossibile.
62.1Oggi firmata è la salute nostra;
62.2oggi, superbi uman populi ingrati,
62.3è posto fine alla querela vostra.
63.1Come del Paradiso essilïati
63.2fusti per Eva, oggi per questa madre
63.3siate allo eterno gaudio rivocati.
64.1Oggi concilïato e il vostro padre,
64.2oggi aperta la via donde non s'erra,
64.3tante dote in Maria viste leggiadre.
65.1Oggi termin è posto a tanta guerra
65.2contro al nemico, onde si canta e dice:
65.3«Vera gloria nel cielo e pace in terra».
66.1Oggi l'editto misero e infelice
66.2preciso è d'Eva in tal dilezione,
66.3partorito costei lieta e felice.
67.1Come la stella sanza offensione
67.2produce il razzo in ogni parte chiaro,
67.3non mancando di sua perfezione,
68.1così costei, del suo ventre preclaro
68.2renduto al mondo il lume santo e giusto,
68.3non minuisce il suo tesor sì chiaro.
69.1Questo è quel rubo santo ed incombusto
69.2che 'l nostro padre Moisè già vide
69.3acceso in alto senza essere adusto.
70.1Questo è quel che d'Aronne si previde,
70.2quando la virga dalla sua man mossa
70.3fiorì tra tante, come Idio provide.
71.1Questa è la pietra che, non sendo scossa,
71.2Danïel vide giù cader dal monte,
71.3qual dovea rovinar ogni altra possa.
72.1Queste son d'Isaia le voci pronte,
72.2d'Abacuc, Michea e d'altri mille
72.3vati profeti con sentenzie conte.
73.1Questo è quanto conclamon le Sibille,
73.2delfica, cuma, libica, eritrea,
73.3persica e l'altre accese di faville.
74.1O cieca e dura Bethleem iudea,
74.2veramente la spina infra la rosa
74.3oggi restando in tua credenzia rea!
75.1Questa è la scala dove Idio si posa
75.2e che vide Jacobbe sopra stare
75.3al ciel, quando nel monte si riposa.
76.1Maria, volendo l'ordine servare,
76.2festina essere il Figlio circunciso
76.3l'ottavo giorno e 'l nome dichiarare.
77.1Piange Gesù, donde si bagna il viso
77.2costei veggendo; o lacrimar benigno,
77.3cagion di tanto gaudio e tanto riso!
78.1Oggi di noi qual cor tanto maligno,
78.2Signor, che non ringrazi, poi che versi
78.3quel che ci comperò nel santo ligno?
79.1Ecco tre Magi, anzi tre regi persi,
79.2Maria, dall'oriente seguitati
79.3drieto alla stella per camin diversi.
80.1Vedili a' santi piedi inginocchiati
80.2per offerire al tuo Figliuolo immenso
80.3tre don con giusti effetti figurati:
81.1aüro, come degno e regal censo;
81.2mirra, sì come ad uon fatto mortale,
81.3e come a vero sacerdote incenso.
82.1Ma che aüro a te presentar vale,
82.2Maria, se presto ad altri lo comparti
82.3e di tua povertà nulla ti cale?
83.1Sì come Saba dall'estreme parti
83.2vien d'Etïopia, per aver più nota
83.3del saggio padre ogni scienzia ed arte,
84.1vedi nel tempio già tutta divota
84.2Maria col Figlio, come fussi impura
84.3quella ch'ad ogni colpa era remota.
85.1Vedi con quanta miserabil cura,
85.2non avendo agno al tempio d'offerire,
85.3dua colombette presentar procura.
86.1O giusto vecchio, pien d'ogni desire,
86.2che, tenendo Gesù nelle tua braccia,
86.3più non ti curi tua vita finire!
87.1Che sarà, Simeon, più che ti spiaccia,
87.2poi ch'è concesso nella tua vecchiezza
87.3abracciar quel che l'universo abraccia?
88.1Quanti dolci pensier, quanta allegrezza
88.2celebrata fra voi, e quanto affanno
88.3già s'apparecchia con più lunga asprezza!
89.1Vedi Maria, che dal crudel tiranno
89.2pavida fugge col suo sposo e figlio,
89.3da Dio mostrato ogni futuro inganno,
90.1come Jacobbe con turbato ciglio
90.2fugge dal frate, e da Saul si scioglie
90.3David, tolto dal mortal periglio;
91.1vedi che, giunti nelle prime soglie
91.2d'Egitto, cade ogni delubro in terra
91.3e simulacro dove Idio s'accoglie,
92.1sì come l'arca nell'antica guerra,
92.2ratta da' Filistei, per divin segno
92.3nel tempio posta, il loro idolo aterra.
93.1Vedila stanca dallo essilo indegno,
93.2dopo sette anni nella patria giunta,
93.3spento d'Erode ogni superbo isdegno.
94.1Vedi che, di dolor nuovo compunta,
94.2dopo tre giorni disputando truova
94.3Gesù nel tempio in allegrezza assunta.
95.1Quanto l'immenso amor fra voi si muova
95.2oggi pe' prieghi tuoi, dell'acqua vino
95.3nelle nozze facendo assai s'aprova.
96.1Vedi che 'l giorno è già fatto vicino,
96.2dove vedrai fra gente aspra e feroce,
96.3Vergine, il tuo Gesù tanto tapino.
97.1Vedilo in tanto strazio posto in croce,
97.2che sparge il sangue per lo altrui delitto
97.3e che ti chiama con pietosa voce.
98.1O miseranda donna, o core afritto,
98.2oggi come sostengon gli occhi tuoi
98.3vedere in alto il tuo Figliuol confitto?
99.1Quanto pianger convienti e quanto puoi
99.2l'antica offesa, che 'l tuo Figlio appaga,
99.3meritamente ricordare a noi?
100.1Misera gente, di mal far sì vaga!
100.2Vedil di spine coronato e morto,
100.3che ti dimostra l'una e l'altra piaga:
101.1chi può tanto dolor mostrare scorto?
101.2Finché, risuscitato al terzo giorno,
101.3prima vedesti il tuo fido conforto
102.1e dopo alquanto, di splendore adorno,
102.2salire al ciel, dove promesso gli era
102.3di far sempre felice e bel soggiorno;
103.1onde, mostrando ogni sua gloria intera,
103.2simile il Primo Amor d'ardente lingue
103.3misse fra voi, come promesso v'era.
104.1O diletta di Dio, ove s'impingue
104.2tanto di grazia l'uno e l'altro polo,
104.3sì come piace a quel che ben distingue,
105.1parendo il ciel di tua bellezze solo,
105.2oggi dal mondo tenebroso sciolta,
105.3prendi sì alto e sì spedito volo;
106.1e, verso il regno tuo lieta rivolta,
106.2col corpo ascendi ove dintorno vedi
106.3tutta la corte angelica raccolta.
107.1Già sotto posto agli tua santi piedi
107.2vedi la luna nelle eccelse rote,
107.3dove alla destra del tuo Figlio siedi.
108.1O dolci amplessi, o reverende note,
108.2o superne accoglienze uniche e sole,
108.3dolce armonie e sinfonie divote!
109.1Già rivestita da sì chiaro sole,
109.2già di dodici stelle incoronata,
109.3contempli quel che sì t'onora e cole.
110.1Ave, Regina, più ch'altra beata,
110.2chi potrà degne laude referire
110.3a te, oggi nel ciel tanto essaltata?
111.1Non può lingua mortal tanto salire,
111.2né facundia né stil se tu, diletta,
111.3non degni al grande incetto sovenire,
112.1Vergine, per la qual felice è detta
112.2l'umana spezie, già d'error sì carca,
112.3fatta per te più grata e più perfetta.
113.1O vero tempio, dove 'l gran Monarca
113.2volse che 'l mondo sol fussi salvato,
113.3sì come già Noè nella grande arca!
114.1Fonte di grazia e di bontà signato,
114.2orto dove ogni fior dolce e süave
114.3respira di delizie circundato,
115.1tu se' la vera porta e quella chiave
115.2fabricata da Dio che 'l cielo aperse,
115.3chiuso pel nostro error, tanto e sì grave.
116.1Nave che pria la grazia al mondo oferse,
116.2onde più il sesso feminin si loda
116.3in te, che non si biasma in chi l'aperse;
117.1stella, ch'ogni nocchier più stanco a proda
117.2dopo lunga procella alfin conduce,
117.3dove più si trïunfi e più si goda;
118.1fulgida lampa, che nel ciel traluce,
118.2degna sol d'impetrar quel che tu vuoi
118.3dal tuo sposo diletto e caro duce,
119.1piega le luci tue pietose a noi
119.2in questa valle pien d'ogni nequizia,
119.3dove son tanti benefici tuoi!
120.1Chi giusta, chi clemente e chi propizia
120.2madre, ch'al priego uman sempre procede,
120.3e donde è nato il fonte di giustizia,
121.1la tua grande umiltate ogni altra eccede,
121.2prima e vera cagion di tanto effetto
121.3che quel ch'era 'mmortal mortal si diede.
122.1Senza te nulla il mondo saria detto,
122.2senza te pace e senza te salute,
122.3senza te l'alto ciel saria interdetto.
123.1In te somma clemenzia, in te virtute
123.2quante ne chiude il ciel, quant'egli scorge
123.3vere eccellenzie, in te sola compiute.
124.1Tu vedi il pianto e quanto error ne porge
124.2chi con varie lusinghe immondo guida,
124.3misero, lasso, dove non s'accorge!
125.1E vedi quanto in te si riconfida
125.2nostra speranza in così basso loco,
125.3dove l'ultimo giorno ognor ci sfida.
126.1Per la tua carità, pel dolce foco,
126.2senza 'l qual non potrebbe rilevarsi
126.3nostro misero stato assai né poco,
127.1per tanti prieghi lacrimosi sparsi,
127.2non per merito lor, non ché sien giusti,
127.3ma per tua grazia, ché non sieno scarsi,
128.1soccorri al popol tuo, pel qual tu fusti
128.2dignata a tanta gloria, a tanto onore,
128.3sì che a te giova gli altrui falli ingiusti!
129.1Salve, cara, diletta e dolce amore,
129.2salve, luce del ciel, dove tu chiami
129.3sempre merzé del nostro immenso errore!
130.1Prend'i sospir, prendi gli affetti brami,
130.2sì che pervenga l'orazione indegna
130.3grata dinanzi a Quel che tu tanto ami;
131.1serva la patria mia florida e degna,
131.2integra sempre in libertade e in pace
131.3e reverente sotto la tua insegna;
132.1e serva il tuo fedel, quanto a te piace,
132.2in questo carcer che si chiama vita,
132.3dove essaltare il tuo nome non tace,
133.1sì che, cantando dopo la partita
133.2con altre rime di tue fiamme accese,
133.3venga a veder la tua bontà infinita,
134.1se mai priego mortal nel ciel s'intese.
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