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1.1Io veggio, altera donna, il tuo bel seno
1.2colmo di gemme prezïose e d'oro,
1.3e l'antico tesoro
1.4recuperato, già posto in oblio.
1.5Veggio l'aspetto tuo tanto decoro
1.6più che l'usato grazïoso ameno,
1.7e 'l tuo stato sereno
1.8pien di dolce riposo e di desio;
1.9ogni altra cura, ogni altro pensier rio
1.10fugato, e posto in alto il bel vessillo,
1.11dappoi che 'l buon Camillo
1.12ha posto in pace la sua sposa Roma,
1.13e la sua inculta ed arruffata coma
1.14ristaürato con alterna vice,
1.15tal che ciascun ti noma
1.16e loda bella donna, alma e felice.
2.1Veggio il tuo primo Bruto, il ferro stritto
2.2mostrante al popol, di furor dipinto,
2.3tutto fedato e tinto
2.4nel casto petto di Lucrezia degno;
2.5Tarquinio assente, già per forza spinto
2.6della sua patria e dello imperio affritto,
2.7con simulato amitto
2.8ridomandare il posseduto regno;
2.9Virginio è giunto e con pietoso sdegno
2.10posto Roma e la figlia in libertate,
2.11onde sua nobiltate
2.12s'inalza e sua virtù clara s'aprezsa.
2.13Così, donna gentil, tua gran bellezza
2.14da ogni parte duplicar si vede,
2.15sì ch'ogn'altra si sprezza;
2.16e qual più degna a tua dignità cede.
3.1Venuto è Ciceron nel gran senato,
3.2e di Caton l'alto parer si prende;
3.3Cesare invan difende,
3.4fin che con ferro è di tacer costretto.
3.5Lentulo oppresso in basso loco scende
3.6cogli altri giunti al loro ultimo fato,
3.7Catilina spogliato
3.8d'ogni sua speme è da Metello stretto;
3.9Cicero patre della patria è detto
3.10e manifesta ogni cospirazione
3.11aperto, e di Pisone
3.12ogni segreto, dalla patria sciolto.
3.13Di qui, donna leggiadra, el tuo bel volto
3.14con maraviglia ognor più splende e luce,
3.15dappoi che in te s'è volto
3.16pietosamente un sì benigno duce.
4.1Ecco che 'l secol degno si rinova
4.2e di Saturno il primo regno torna,
4.3tal che più non soggiorna
4.4l'età del ferro, ove ogni mal s'adempli.
4.5Tu, di leggi e costumi ornati adorna,
4.6rendi della tua madre antica prova;
4.7tanto essaltarti giova
4.8al buon Torquato con famosi essempli.
4.9Vedi levar sommi edifizî e templi,
4.10oraculi, delubri e sacri fani
4.11con divini ed umani
4.12culti, decreti e plebisciti santi.
4.13Dunque, l'oscure bende e' tristi amanti
4.14lèvati, donna, ché 'l tuo Scipio t'ama
4.15e mostrane sembianti,
4.16onde ne segue ogni tua gloria e fama.
5.1Atene alla sua publica salute
5.2più pronto mai Temistocle non vide,
5.3né Tebe il grande Alcide
5.4o Paminonda in sua gravi perigli,
5.5che tu vedrai con sua costante fide
5.6il tuo Fabrizio, e con maggior virtute
5.7da te già conosciute
5.8ben mille volte in sua santi consigli.
5.9Costui non t'ha renduti tanti figli
5.10ch'eron già stanchi di chiamar merzede?
5.11O vero e degno erede
5.12del padre tuo, di che tanto ti dolse,
5.13quel ch'a sua voglia Italia e 'l mondo volse
5.14e che tanto onorava i tempi nostri!
5.15Ma il ciel se lo ritolse
5.16per adornarne su gli eterni chiostri.
6.1O fortunata e graziosa donna,
6.2giunta a sì degno e glorioso sposo,
6.3che sì lungo riposo
6.4ti mostra e 'nsegna con eterna vita!
6.5Non è questo colui che sol fu oso
6.6di rivestirti di sì ricca gonna,
6.7viva petra e colonna,
6.8dove ogni nostra speme è stabilita?
6.9Pòsati, bella donna, e con gradita
6.10virtù serba sì fermo e bel diamante,
6.11e le sue care piante
6.12onora e degna con pietoso affetto;
6.13di che surger vedrai sì degno effetto
6.14che insino a' Parti s'udirà il romore,
6.15e 'l tuo nome fia detto
6.16felice al mondo con eterno onore!
6.17— Lascia Trinacria con Caribdi e Scilla,
6.18canzon, bench'io non t'abbi ornata d'ostro,
6.19e cerca il lito nostro,
6.20dal qual più lunge or mi consumo e scarno.
6.21Quivi la donna in sul bel fiume d'Arno
6.22vedrai, che serba il mio degno tesauro;
6.23non ti posare indarno
6.24fin che tu giunga appiè d'un verde lauro.
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