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LXXXII

Poesie

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1.1Lasso, quando per forza, Amor, da prima
1.2nelle tue reti giunto,
1.3vidi il cor di pensier leggiadri involto,
1.4poi che tue insegne gloriose in cima
1.5vidi solo in un punto
1.6del mio lucido sol cangiare il volto!
1.7Misero, allor fu tolto
1.8ogni sperar, che mi potea far lieto,
1.9gioir nel foco e ne' sospir contento!
1.10Così, d'ogni tormento
1.11colmo, di libertà già scosso e privo,
1.12amaro frutto mieto
1.13d'un dolce riso simulato e schivo.
2.1Queste riviere lacrimose il sanno,
2.2queste campagne e boschi,
2.3ov'io già stanco i mia sospiri apersi.
2.4E torna per mio strazio il decimo anno
2.5che co' be' rivi toschi
2.6cantando ho mostro le mie piaghe in versi;
2.7dal giorno in qua ch'io apersi
2.8gli occhi a mirar costei che mi disface,
2.9pur non ebb'io un'or, lasso, tranquilla.
2.10Quel che dagli occhi stilla
2.11vedessi il cor che spegne ogni desire,
2.12ov'io non chieggo pace,
2.13ma triegua o spazio al mio lungo martire!
3.1Qual ninfa o qual driada in questa piaggia
3.2del mio pietoso canto
3.3con Ecco sventurata non si dole?
3.4Qual dea silvestra o qual fera selvaggia
3.5non conosce il mio pianto?
3.6Chi non vede il mio mal non vede il sole.
3.7Qual dura legge vuole,
3.8Amor, ch'i' mi distrugga, e quel ch'io bramo
3.9fugga sempre dinanzi agli occhi miei?
3.10Qual fati o quale idei
3.11in me senza ragione uson tal forza
3.12che sempre indarno chiamo
3.13chi di mia vita a me lascia la scorza?
4.1E pure in terra ogni animal che vive
4.2dopo la sua fatica
4.3usa quanto di grazia il ciel ne 'nfonde.
4.4Chi verso il sol, chi nell'amate rive
4.5nella stagione aprica
4.6suona dolci concenti tra le fronde;
4.7altri le più gioconde
4.8silve circunda e con più dolce tempre
4.9le rive, e boschi e' rivestiti colli;
4.10chi ne' liquor più molli
4.11tiepidi lustra per la sua vaghezza,
4.12come natura sempre
4.13ciascuno al suo desir traendo avezza.
5.1Ma io, da poi ch'a l'Ariete torna
5.2il sol nello equinozio
5.3e che Zeffiro spira più süave,
5.4ogni bel colle, ogni campagna adorna,
5.5ogni sol lento ed ozio,
5.6fior, frondi e silve, ogni ruscel m'è grave,
5.7e le più oscure e prave
5.8spilonche cerco d'uno in altro scoglio,
5.9ov'io canti il mio mal, converso in cigno;
5.10quivi non dio benigno,
5.11non pensier dolci o più tranquilla sorte
5.12chiamo nel mio cordoglio,
5.13ma sol lei cruda e mia fortuna e morte.
6.1Quando nel mezzo del suo segno Apollo,
6.2nell'ora che più infesta,
6.3ogni pastor l'amata gregge acoglie,
6.4nessun giovenco ha più l'aratro al collo,
6.5sol la cicala è desta,
6.6dormendo ogni uccelletto tra le foglie,
6.7qual con più calde voglie
6.8fera s'asconde in solitaria valle,
6.9cercando l'ombre e' più gelati fonti;
6.10ma io, perché il sol monti,
6.11né l'acque tento né dal sol mi fuggo,
6.12ma 'l più diserto calle
6.13cerco sempre, del foco ov'io mi struggo.
7.1Simile il raggio, qual l'uccel di Giove
7.2o qual fenice il foco,
7.3accendo e seguo ov'io ardo e ritorno;
7.4poi, quando il sol più temperato move
7.5lasciando a poco a poco
7.6la Virgin colla notte, e, qual è il giorno
7.7di ricchi pomi adorno
7.8il mondo è di liquor dolci e giocondi,
7.9quasi ogni pianta poi fredda si spoglia;
7.10ma l'ostinata voglia
7.11sanza alcun frutto suo vigor non perde,
7.12né speme cangia o frondi
7.13per contraria stagion sempre più verde.
8.1Non neve alpestra o freddo, ghiaccio o pioggia,
8.2da poi ch'al Sagittario
8.3contrario Febo ha volto ogni sua lampa,
8.4spegne l'alto desio che sempre poggia;
8.5ma, come l'un contrario
8.6spesso l'altro risveglia, ognor più avampa.
8.7Lasso, chi fugge e scampa
8.8nelle usate caverne, allor che grave
8.9Giove tonante fulminando versa!
8.10Ma la mia dura, aversa
8.11voglia contro seguir sempre gli piacque,
8.12sì come stanca nave
8.13che fugge ogni tempesta in mezzo l'acque.
9.1Così per voi, donna, conduco e guido
9.2la mia misera, stanca
9.3vita, da poi che 'l sol discaccia ogn'ombra,
9.4finché ritorna al suo leggiadro nido
9.5e che la luna imbianca
9.6la terra, quando il ciel la notte ingombra.
9.7Però, se il cor disgombra
9.8questi sospir, giusta cagione il regge,
9.9perché, celando il foco, più s'accende.
9.10Se Amor né voi m'intende,
9.11pur fia chi gusti le mie rime in parte;
9.12ma così va chi elegge
9.13sempre fra due la più contraria parte.
9.14— Canzon, di monte in monte,
9.15lasciando me qui dove Sieve nasce,
9.16ricercherai sol della mia fenice;
9.17dove, se mai ti lice
9.18parlar con seco, di' che forte temo.
9.19Digli di che si pasce
9.20il suo servo fedel, giunto all'estremo.
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