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1.1Giovane bella, che, dogliosa e stanca,
1.2tutta pensosa, de' tuo lunghi affanni
1.3forse pensando ti raddoppia il pianto,
1.4perché la vista lagrimosa e bianca
1.5non riconforti, se i tuo doppi danni
1.6può ristorar colui che t'ama tanto?
1.7La benda e 'l nero manto
1.8non si conviene a sì felice donna,
1.9ma più fulgida gonna,
1.10onde s'allegrin tuo diletti figli.
1.11Gl'insulti e gran perigli
1.12son tolti, e spenta ogni superbia aldace,
1.13tal ch'ogni tuo potenza è posta in pace.
2.1Se del tuo Cosmo ancor t'affliggi e duoli,
2.2ch'avea tant'onorato il tuo bel volto
2.3e che volgeva ogni tempesta in calma,
2.4chi sarà che non dica a' tuo figliuoli:
2.5«Assai per tempo crudelment'è tolto;
2.6mort'è, lasciando la terrestre salma»?
2.7Ma se felice l'alma
2.8là su più splende e 'n terra ognor suo fama,
2.9chi piangerà, s'egli ama
2.10tanto costui ch'è giunto al suo fin degno,
2.11a noi sì caro pegno
2.12di sé lasciato, onde si mostra indizio
2.13a te sempre natura e 'l ciel propizio?
3.1E se forse chiamato alcuno iddio
3.2da te pur dianzi si mostrò crudele,
3.3fu per drizzarti alle più degne scole.
3.4Più si discerne il ben sempre pel rio,
3.5più per l'assenzio si degusta il mele:
3.6così fa chi 'l fedel suo sempre cole;
3.7così quel che ci duole
3.8non è qual si dimostra sempre avverso.
3.9Colui che l'universo
3.10volge sovente ci risveglia e desta;
3.11po' mostra quant'è presta
3.12suo pietà grande, se da lui non move,
3.13nostra speranza rivolgendo altrove.
4.1Bastiti sol che di sì lieve impresa
4.2altri, tardi pentuto, in sé si rode,
4.3assai più d'odio che di fama degna,
4.4tu, lieta e vincitrice, dall'offesa
4.5con regi e duchi chiar, degni di lode
4.6aver portato gloriosa insegna.
4.7Or vede quanto indegna
4.8giunse la speme alla suo voglia incerta,
4.9ogni fallacia aperta
4.10de' suo congiunti e collegati in terra;
4.11vede di doppia guerra
4.12partorir frutto che suo gloria perde,
4.13e tuo gloria immortal sempr'è più verde.
5.1Ma voi più crudi, ché sì degna madre,
5.2mentre dubbiosa desïando teme,
5.3non consolate con benigno effetto,
5.4sì che per l'opre sue tanto leggiadre
5.5ricolga il frutto di suo santo seme,
5.6qual si conviene al suo piatoso affetto,
5.7fugando ogni sospetto
5.8che più nel suo bel sen par che gli offenda?
5.9Amor vuol ch'io mi stenda
5.10di lei, creato non per altro merto,
5.11essendo uman per certo:
5.12io dirò pure, e se tropp' osa è l'opra,
5.13s'i' dico il ver, quel mi difenda e copra.
6.1L'ire, l'invidie, l'avarizie ingorde
6.2sien tolte e gli odi, d'ogni mal cagione,
6.3tal ch'ogni cupidigia si diparti,
6.4rotte l'insidie manifeste e sorde,
6.5sì che si posi in una intenzione
6.6ciascun, premendo i velen ciechi sparti.
6.7Le discipline e l'arti
6.8domandon pace sol nel vostro core;
6.9così ciascun minore
6.10aspetta già che di qui grazia fiocchi.
6.11Dunque, volgete gli occhi,
6.12po' che di qui dipende ogni salute,
6.13con opra ove consiste ogni virtute!
7.1Quella che luce più che l'altre stelle
7.2servate, poi che l'universo regge
7.3e che 'l ciel volge con la spada in mano;
7.4accompagnate sue opere belle
7.5con supreme virtù, con sante legge,
7.6tal che sie chiuso il gran delubro a Giano!
7.7L'antico pianto in vano
7.8di Geremia sopra di voi ritorni
7.9felice, ove soggiorni
7.10donna, per cui Torquato il figlio uccise;
7.11altri da sé il divise
7.12per consolar l'orbata vedovetta.
7.13Dunque, quanto seguir costei s'aspetta?
8.1Così colei che tanto al mondo è cara
8.2amate, onde la madre antica Roma
8.3pianse, po' che 'l civil suo sangue sparse.
8.4Questa sola virtù nel mondo chiara
8.5a tutt'i Deci fu già grieve soma,
8.6simile a chi l'errante sua destra arse.
8.7Questa ne' Fabi apparse
8.8sempre più degna; in Furio si discerne,
8.9in quella che Oloferne
8.10soletta ancide, in Codro si dimostra:
8.11di qui la gloria vostra.
8.12Luce però costei tanto gradita,
8.13a voi sempre più grata assai che vita.
9.1Tu, viva petra, dove il tuo bel nido
9.2ha posto ogni suo speme, ogni suo fede,
9.3da non l'offender mai vento né pioggia,
9.4se tu se' stato già costante e fido
9.5nelle cose più strette, or che si crede
9.6nell'ample, ove Fortuna più non poggia?
9.7Ma solo in te s'appoggia
9.8ogni vittoria; or sie fida di smalto,
9.9donde si levi in alto
9.10la bella donna già fatta sicura,
9.11e cresca ogni tuo cura
9.12quanto 'l sospetto, ch'ogni picciol regno
9.13per le vigilie sol si fa più degno.
10.1Spesso quel che crudel ferro non vinse
10.2vinse la pace, e nel tranquillo mare
10.3il sopito nocchier percosse il vento.
10.4Tu, che fato, né ozio anco non strinse,
10.5questo conserva e le tu' opre chiare,
10.6ché 'l proveduto dardo è sempre lento;
10.7la piaga occulta drento
10.8è da curar sol con la tuo prudenza,
10.9onde la tuo clemenza
10.10col buono Augusto e Scipio si contempli,
10.11benché di molti essempli
10.12già si conosca aver te fatto un solo,
10.13ond'è tuo fama al ciel levata a volo.
11.1Vince la tuo pietate ogni perfidia,
11.2vince la crudeltà, donde ci mostri
11.3la comune salute a te preporre.
11.4O tenace costanza, o dolce invidia,
11.5con virtù ma' più vista a' tempi nostri
11.6e che futura età non potrà tôrre!
11.7Ecco ch'ognun ricorre
11.8nelle tuo braccia qual torrente a fiume,
11.9o come ogn'altro lume
11.10al sol refugge; e ben si può dir cieco
11.11chi la suo gloria seco
11.12nella salute tua non riconosca,
11.13onore e fama della gente tosca.
12.1Vivi dunque felice, acciò che viva
12.2questa tuo donna dolcemente, all'ombra
12.3con teco sempre di duo verdi rami.
12.4E tu, florida, bella, onesta e diva,
12.5ogni mesto pensier da te disgombra,
12.6po' che, felice giunta a quel che brami,
12.7chi fia che non ti chiami
12.8più ricca donna d'un sì car diamante,
12.9pur che tu sia costante
12.10di servar quel come tuo sommo bene,
12.11non, come ispesso avviene,
12.12nella mollizia, d'ogni ben nimica,
12.13ché chi ben posa mal seme notrica?
12.14— Canzon, se tu vedra' mai il nostro duce,
12.15digli che 'l tuo fattor converso è 'n cigno,
12.16che canta, posto nel maggior martire;
12.17né fra tanta procella altro Polluce
12.18più non discerne, fato o dio benigno,
12.19ma solo ha sculto in petra ogni desire.
12.20Se del tuo grande ardire
12.21cerca, dirai: «S'i' fu' manco modesta,
12.22colpa la nova età, ch'è pronta e presta».
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