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1.1Avea di nostra vita stanca e brieve
1.2corso già più del terzo del camino
1.3che con seco ne porta il tempo leve,
2.1quando, dubioso al mie fero destino
2.2pensando, ov'ogni cura si discioglie,
2.3venuto il giorno già fatto vicino,
3.1una donna leggiadra in ricche spoglie
3.2m'apparve innanzi con le chiome d'oro,
3.3coronate di gemme e sacre foglie.
4.1Pareva in vista del superno coro
4.2discesa, da stupirne ogn'intelletto,
4.3forse divin, non che 'l mie basso e soro.
5.1Ma poi ch'assai propinqua al mie cospetto
5.2porse la man con sì dolce parole
5.3ch'ogni mesto pensier cacciò del petto,
6.1i' ero attento al viso, come suole
6.2chi vede cosa che la dubbia mente
6.3aver già vista rimembrar si vuole;
7.1e cominciai con boce bassa e lente:
7.2«Dimmi chi se', che da' mie doppi danni
7.3par misurata sì piatosamente!»
8.1«I' son colei che già ne' tuo prim'anni
8.2— disse — t'apparvi, e che ti scorsi in prima
8.3la via da sciôrti da' tenaci inganni,
9.1e quella che tu già laudasti in rima,
9.2assalendo sì grati e dolci versi
9.3che ti potevon far degno di stima.
10.1Ma po' che vidi i tuo pensier diversi
10.2drieto a mille speranze dubbie e vane,
10.3che partoriscon casi sempre avversi,
11.1volsi da te le luce un po' lontane,
11.2non che teco non fussi sempre 'l core,
11.3quasi pensosa di tuo voglie insane.
12.1Ma tu che piangi? o qual grieve dolore
12.2t'affligge sì che dal tuo primo stato
12.3ti mostra tanto trasmutato fore?»
13.1«Piango l'avverso mie sinistro fato,
13.2la mia più ch'altra sorte acerva e dura
13.3— rispuosi a lei con volto umile e grato. —
14.1E certo, se 'l mio mal non si misura,
14.2pensando al tempo dov'io m'aparecchio,
14.3egli è giusto il dolor che 'n me si cura».
15.1Come chi fermo tien l'acuto orecchio
15.2alle parole e già la mente attesa
15.3a dar risposta a uom maturo e vecchio,
16.1così colei, da poi ch'ell'ebbe intesa
16.2la mie querela, e 'n sé tutto raccolto,
16.3cominciò, quasi di pietate accesa:
17.1«O cieco! o veramente insano e stolto,
17.2che piangi quel che chi fra voi più 'ntende
17.3acquista sempre e perde con un volto,
18.1dove questo voler vostro s'intende
18.2di questi doni instabil di Fortuna?
18.3qual è questo desir che sì v'accende?
19.1Quanto tra voi si cerca e si raguna
19.2che altro acquisto che di cose incerte,
19.3dove salute mai s'intende alcuna!
20.1O fidanze fugace! o mente inerte,
20.2ché si v'abaglia questa cieca vista,
20.3che vi fa ignoti nelle cose aperte!
21.1Se perdendo di vizio altri n'acquista
21.2spesso fama nel mondo e 'n ciel vittoria,
21.3ben è folle colui che se n'attrista.
22.1Ché pur sempre cercate vostra gloria
22.2dove posta non è, fuggendo tale
22.3che lascia sol di voi degna memoria?
23.1Miseri, il tanto vaneggiar che vale?
23.2ché tanta cupidigia al cor vi tocca
23.3di cose al fin pestifere e mortale?
24.1Ignota turba, temeraria e sciocca,
24.2reputando colui vero felice
24.3che d'ogni parte d'esti ben trabocca,
25.1se quel ch'a te veder già mai non lice
25.2potessi allor, conosceresti scorto
25.3che quel che più n'abbonda è più 'nfelice.
26.1Ma, perché il tuo veder è tanto corto,
26.2convien che' cibi tuoi sien sogni e venti
26.3e che 'l tuo giudicar sia sempre torto.
27.1Doppo brieve desir, quanti tormenti
27.2vi porgon questi che vi son sì cari;
27.3doppo un lasso riposo quanti stenti,
28.1paure, incendî manifesti e chiari,
28.2rapine, istorsioni, sdegni ed ira,
28.3con certi dolci più ch'assenzio amari!
29.1Disordinato gusto, che vi tira
29.2come gli piace per sentier non degni,
29.3e cresce quanto quel ch'ognor desira!
30.1Quant' angusta la via de' sommi regni!
30.2quanto misero e stolto è quel che crede
30.3salire a quei per sì contrari segni!
31.1Felice no quel che di lor possiede,
31.2contrario all'uso che dimanda poco,
31.3ma quel che con virtù nulla richiede!
32.1Antica fiamma, inestinguibil foco,
32.2acro, mesto diletto e dubia spene,
32.3lungo tormento a sì penoso gioco,
33.1o più d'altro sicuro odiato bene,
33.2grata, vera quïete e dolce affanno,
33.3dove sempre si cerca opre serene!
34.1Felice inopia, avventuroso danno,
34.2possedendo costei, s'altri si scioglie
34.3da sì gran cura e manifesto inganno!
35.1Se pur seguite queste umane voglie,
35.2queste pompe mortal caduche e grievi,
35.3dove alcun frutto mai dolce si coglie,
36.1fuggon vostri desir contrari e brevi,
36.2veloci in alto come avvolti fumi
36.3o come fiori o frondi al vento levi;
37.1sì che, seguendo questi van costumi,
37.2arde sempre il desir, perché non puote
37.3nulla nel foco star che non consumi.
38.1Ma qual di voi nelle più degne rote
38.2giunto, che nol minacci un'altra sorte
38.3di più cader con suo potenze mote?
39.1Quanti vari pensier precisi ha Morte,
39.2quanta ignoranza giù fra voi si spande,
39.3qual da Dio vi dilunga per vie torte!
40.1Avventurato secol, che di ghiande
40.2contento sol, non già con tal malizia
40.3facesti el tuo valor sempre più grande!
41.1Non dico tanti essempli; alcun ne 'ndizia
41.2chi vende il sangue dov'ogn'uom si fida
41.3dove il conduca suo crudel nequizia:
42.1Polinestor, Pigmalione e Mida
42.2a che stremo furore o Crasso d'oro,
42.3qual, più che sazio più oro non grida.
43.1Non per divizie o per cercar tesoro
43.2meritò fama Curio e 'l buon Fabrizio,
43.3Valerio e gli altri che seguîr costoro;
44.1né tanti saggi, d'ogni virtù inizio,
44.2tanti e clari inventor d'ogni memoria
44.3acquistâr lode per seguir tal vizio.
45.1Non assunta Maria a tanta gloria,
45.2non Pietro eletto e quel ch'è sempre santo
45.3sotto cotal milizia transitoria;
46.1non si vestì Colui di questo amanto
46.2che diede al fermamento vostro effetto
46.3e che vi tolse dall'eterno pianto.
47.1Ma, ritornando al mio primo soggetto,
47.2questo cieco desir che ti tormenta,
47.3mostrandoti pel ver contrario oggetto,
48.1discaccia, isgombra e tuo salute tenta
48.2in chi s'attende ogni dolcezza intera
48.3e che può vostra mente far contenta!
49.1Quinci fama immortale e gloria vera,
49.2di qui seguendo la suo santa luce,
49.3vedrai quanto pel vulgo in van si spera.
50.1Ma per ciò che 'l cammin ch'a lei n'adduce
50.2non è concesso sanza degni frutti,
50.3arai sempre me guida, scorta e duce».
51.1Così diss'ella. Ond'io, ch'avea già tutti
51.2i sensi accesi, come seppi, a lei
51.3mossi, sendo già gli occhi alquanto asciutti.
52.1O luce, o sol conforto a' pensier rei,
52.2qual prego, qual voler, qual merto degno
52.3sì grata oggi t'ha mostra agli occhi miei?
53.1Quanto ne fia concesso al basso ingegno,
53.2sarà sempre tuo nome ornato e chiaro,
53.3bench'i' sie di contar tuo laude indegno.
54.1Quel c'ho gustato già nel mondo amaro
54.2han fatto dolce i tuo sembianti adorni,
54.3ma veggio al mie fallir breve riparo;
55.1onde convien ch'i' maladica i giorni
55.2perduti e quel disio ch'a forza nacque
55.3di mercé degne e d'ogn'infamia e scorni.
56.1Quanto dolce pensier nel petto giacque,
56.2quando ti vidi, e poi quanti sospiri
56.3ch'i' segui' quel che sempre mi dispiacque!
57.1Più volte già ne' mie stanchi martiri
57.2per seguir tuo sant'orme mi rivolsi,
57.3ma troppo posson questi uman desiri.
58.1Più volte per aprir la voce accolsi
58.2quel che dentro nel petto si celava;
58.3né pote' mai, di che mi dolgo e dolsi.
59.1È quel che più m'offende e più mi grava
59.2ch'i' veggio il tempo andar, più ch'un baleno
59.3veloce, d'esta vita oscura e prava.
60.1E quanto appresso al tuo stato sereno
60.2mi fia lecito viver, m'è nascoso
60.3per contemplare il loco tanto ameno.
61.1Ma dimmi, se 'l voler non è tropp' oso,
61.2almen s'alcuna volta i' potrò fiso
61.3mirar gli occhi tuo vaghi e 'l mio riposo».
62.1«Potrai, quanto 'l tuo cor non sie diviso
62.2dal mio» rispuose alquanto ritardando.
62.3E, così detto, i passi torse e 'l viso.
63.1I' volea dir più altre cose, quando,
63.2sendo già Febo all'orïente giunto,
63.3si partì quella donna salutando
64.1e 'l sonno drieto a lei quasi 'n un punto.
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