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1.1Piangi tu, che pur dianzi eri felice,
1.2misera patria, sconsolata e mesta,
1.3piangi, ché solo a te di pianger lice!
2.1Pianse Pericle Atene e cangiò vesta,
2.2Epaminonda Tebe, e la gran Roma
2.3quello a chi 'l nome ancor d'Affrica resta;
3.1e con volto piangente e sparsa chioma
3.2vide il suo primo Bruto in terra morto,
3.3che la regal superbia avea già doma,
4.1Furio e quel Muzio, ch'al ferir accorto
4.2non fu, di cui l'errante mano ardente
4.3non sofferse mirar Porsenna iscorto.
5.1Cosm'era il tuo ben solo, il tuo parente,
5.2il tuo refugio, tua salute e speme,
5.3che t'ha fatta sì bell'alma e florente.
6.1Or Morte, che nissun riguarda o teme,
6.2a te l'ha tolto e 'n sul feretro giace,
6.3e già le membra un freddo sasso preme,
7.1tal che ciascun di lamentar non tace.
7.2Così crediam ch'errando se ne dolga
7.3per le selve ogni fera aspra e rapace;
8.1Febo par che 'l bel lume a sé raccolga
8.2e, fra nube ascondendo i santi raggi,
8.3dal corso i suo cavagli arretri e volga.
9.1Che giova aver fra' più antichi saggi
9.2cercato esser per fama tanto altero,
9.3quanto tra' vili arbusti gli alti faggi?
10.1o d'acquistare onor, gloria, o impero
10.2e col proprio tesor la patria alzare
10.3e farla addorna d'ogni magistero,
11.1po' che' più degni ancor posson furare
11.2gli stremi fati, ch'a ciascuno è dato
11.3un fine oscuro dalle Panche amare?
12.1Vedi Lucullo, che fu tanto elato
12.2dalla Fortuna di potenza e d'oro
12.3che 'l secol suo lo tenne esser beato:
13.1costui fu pari in ciascun suo lavoro
13.2a Cimon di delizie, e 'l fiero artiglio
13.3non valse lor fuggire, e 'l gran martoro.
14.1Vedi il buon Cato pien d'alto consiglio;
14.2Manlio che con robusta e pronta mano
14.3tolse dal Campidoglio il gran periglio;
15.1Pompeo, quel ch'ogni forza e caso umano
15.2contro a suo fati volle sostenere,
15.3per far sé degno e senator romano.
16.1Non però vincer mai né contenere
16.2di questi alcun poté Morte crudele,
16.3né le sue armi dispietate e fere.
17.1Come 'nanzi all'assenzio è posto il mèle,
17.2così porge la nostra mortal vita
17.3un dolce prima ad uno amaro fele.
18.1O natura, di noi cotanto oblita,
18.2perché tanti animal bruti conservi
18.3al mondo con età quasi infinita,
19.1quando gli umani ingegni, a cui riservi
19.2il saper d'ogni cosa e le ragioni
19.3de' pianeti benigni e de' protervi,
20.1passon tanto veloci e brevi e proni
20.2e spesso in mezzo caggion del camino,
20.3per volare a quel fin, ch'a ciascun poni?
21.1Gite, ciechi mortal, con tal destino
21.2per acquistar superbia, onori e regni,
21.3a cui l'estremo dì sempr'è vicino.
22.1Agrippa, quel che degli antichi degni
22.2innanzi al tempo fé 'l grande edifizio
22.3che Roma mostra ancor tra gli altri segni,
23.1sentì de' fati l'ultimo giudizio;
23.2e così e nostri santi maggior patri
23.3periron tutti di cotal supplizio.
24.1Edifica Marcel nuovi teatri,
24.2vestibuli, palazzi, terme e scene
24.3e fa voltar la terra a mille aratri.
25.1E tu sie pronto, Emilio, al patrio bene,
25.2Crasso e Murena alle divizie grandi,
25.3ch'al fin fallace fia la vostra spene!
26.1Non vale esser intento a' casi infandi,
26.2e tanto sperto, acuto e previdente
26.3che spesso alla Fortuna ancor comandi;
27.1né in alto grado, né 'n sì eccellente
27.2ch'a gli altri di potenza, onore e fama
27.3il mondo gridi te solo eminente,
28.1o quel che tanto si ricerca e brama,
28.2gran prudenza di cose e gran dottrina,
28.3ché più l'ultimo giorno ognor ci chiama.
29.1Così nostra prestanza al fin declina,
29.2nostra fatica è vana, e tutti siamo
29.3sogni da sera e ombre da mattina.
30.1Non altrimenti tosto via passiamo
30.2che di suo fiori e frondi arido e privo
30.3un tenero virgulto e piccol ramo.
31.1Anzi dura ogni spirto eccelso e divo
31.2per fama eterno, e chi fu mai cagione
31.3salvar suo patria sarà sempre vivo.
32.1Vive Attilio, Cornelio ed Iscipione,
32.2vive Sempronio e 'l gran Tito Flaminio,
32.3e 'l titol ancor tien suo regione;
33.1e già son giunte a l'ultimo esterminio
33.2le ricchezze di Tiro e le troiane
33.3e ogni forza del roman dominio.
34.1Già Smirna e Babillon son fatte vane,
34.2l'ardir de' Galli e la potenza argiva,
34.3le vittorie e trïonfi e pompe umane.
35.1Ma sin che 'l mar bagnerà alcuna riva,
35.2non torrà Morte a Cato il chiaro nome,
35.3ched e' non sia di lui chi parli o scriva.
36.1La fama di chi prese il bel cognome
36.2da Creta e da Numidia immortal fia,
36.3benché 'l temp'ogni cosa oscuri e dome.
37.1Se Regulo con pena acerva e ria
37.2finì suo vita, pur sempre memoria
37.3convien ch'al mondo di lui ferma sia.
38.1Ogni latin poema e greca istoria
38.2canta che l'alma di virtute addorna
38.3non de' mancar di sempiterna gloria.
39.1Così 'l morto sovente vivo torna,
39.2così la degna fama e 'l giusto onore
39.3come pianta a risurger non soggiorna.
40.1Così 'l tuo nome, Cosmo, e 'l tuo splendore
40.2per tutti gli anni sarà sempre chiaro
40.3e per morte tuo gloria assai maggiore.
41.1O fortunato saggio! o fido e caro
41.2alla tuo patria! per te i giorni nostri
41.3un nuovo Lelio in terra rimiraro,
42.1per te, perch'ogni essemplo si dimostri
42.2della prisca eccellenza, che già tanto
42.3fé Roma addorna d'alti templi e chiostri.
43.1Tu, pudico, sever, tu giusto e santo,
43.2tu liberal, tu sì clemente e pio
43.3ch'a Cesare o Caton nissun diè vanto.
44.1La tuo speme era sola e 'l tuo disio
44.2al ben comune e publica salute,
44.3ogn'altra cura vil posta in oblio;
45.1le tuo divizie son più volte sute
45.2pronte a salvar la patria in libertate,
45.3di che parlar potrien le lingue mute.
46.1In te d'antica stirpe e nobiltate
46.2refugio è di famoso, degno erede,
46.3quant'alcun delle gente mai togate
47.1di preclari nipoti; onde si vede,
47.2se vera è la sentenza di Solone,
47.3ch'a te grazie sublime il ciel concede.
48.1Però che più vogliàn, per qual ragione
48.2facciàn querele in contro a Dio, usando
48.3stolte parole spesso e van sermone?
49.1Appio, quel cieco, prima militando,
49.2poi nel senato fé suo patria degna;
49.3tu col saper la tua vie più inalzando,
50.1la qual cerca or che premio o quale 'nsegna
50.2a te riferir possa, e nulla truova
50.3ch'a tuo magna eccellenza si convegna.
51.1Pur del tuo ben oprar tanto gli giova
51.2ch'un titol singular, non mai più scritto,
51.3da lei per te da Roma si rinnuova,
52.1ché di comun decreto e santo editto
52.2a eterna memoria sie scolpito
52.3Cosmo, della suo patria padre invitto.
53.1Ma, s'egli è 'l ben pe' meriti gradito,
53.2veramente beato in ciel ten vai
53.3a posseder quel gaudio, ch'è 'nfinito.
54.1E perch'a' tempi nostri alcun già mai
54.2a te fu simil, degli antichi eletti
54.3molti venire in contro ti vedrai:
55.1Tullio, che Catellina e gli altri eretti
55.2contr'alla patria oppresse, e per tal cosa
55.3ebbe il cognome, ch'or tu solo accetti;
56.1Fabio con la suo gente assai pietosa
56.2a vivere e morir; Curio e Fabrizio,
56.3che Roma tennor già da Pirro in posa.
57.1Con questi ed altri insieme al sommo ospizio
57.2giugnendo, il coro adornerai, nel quale
57.3canton l'alme, che visson sanza vizio.
58.1Dunque, Cosmo, ornamento al secol, vale!
58.2E tu, florida patria, omai t'allegra,
58.3se più che del tuo ben del suo ti cale!
59.1Lascia 'l pianto e la vesta oscura e negra,
59.2tornando al primo tuo più bello stato
59.3d'ogn'arte clara e disciplina intègra;
60.1conserva, onora il suo felice nato,
60.2ver successor della virtù paterna,
60.3che ti farà fiorir sì 'n ciascun lato
61.1che la tuo fama fia nel mondo eterna.
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