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1.1Tant'eran li occhi miei fissi e attenti
1.2a disbramarsi la decenne sete,
1.3che li altri sensi m'eran tutti spenti.
2.1Ed essi quinci e quindi avien parete
2.2di non caler - così lo santo riso
2.3a sé traéli con l'antica rete! -;
3.1quando per forza mi fu vòlto il viso
3.2ver' la sinistra mia da quelle dee,
3.3perch'io udi' da loro un "Troppo fiso!";
4.1e la disposizion ch'a veder èe
4.2ne li occhi pur testé dal sol percossi,
4.3sanza la vista alquanto esser mi fée.
5.1Ma poi ch'al poco il viso riformossi
5.2(e dico "al poco" per rispetto al molto
5.3sensibile onde a forza mi rimossi),
6.1vidi 'n sul braccio destro esser rivolto
6.2lo glorïoso essercito, e tornarsi
6.3col sole e con le sette fiamme al volto.
7.1Come sotto li scudi per salvarsi
7.2volgesi schiera, e sé gira col segno,
7.3prima che possa tutta in sé mutarsi;
8.1quella milizia del celeste regno
8.2che procedeva, tutta trapassonne
8.3pria che piegasse il carro il primo legno.
9.1Indi a le rote si tornar le donne,
9.2e 'l grifon mosse il benedetto carco
9.3sì, che però nulla penna crollonne.
10.1La bella donna che mi trasse al varco
10.2e Stazio e io seguitavam la rota
10.3che fé l'orbita sua con minore arco.
11.1Sì passeggiando l'alta selva vòta,
11.2colpa di quella ch'al serpente crese,
11.3temprava i passi un'angelica nota.
12.1Forse in tre voli tanto spazio prese
12.2disfrenata saetta, quanto eramo
12.3rimossi, quando Bëatrice scese.
13.1Io senti' mormorare a tutti "Adamo";
13.2poi cerchiaro una pianta dispogliata
13.3di foglie e d'altra fronda in ciascun ramo.
14.1La coma sua, che tanto si dilata
14.2più quanto più è sù, fora da l'Indi
14.3ne' boschi lor per altezza ammirata.
15.1"Beato se', grifon, che non discindi
15.2col becco d'esto legno dolce al gusto,
15.3poscia che mal si torce il ventre quindi".
16.1Così dintorno a l'albero robusto
16.2gridaron li altri; e l'animal binato:
16.3"Sì si conserva il seme d'ogne giusto".
17.1E vòlto al temo ch'elli avea tirato,
17.2trasselo al piè de la vedova frasca,
17.3e quel di lei a lei lasciò legato.
18.1Come le nostre piante, quando casca
18.2giù la gran luce mischiata con quella
18.3che raggia dietro a la celeste lasca,
19.1turgide fansi, e poi si rinovella
19.2di suo color ciascuna, pria che 'l sole
19.3giunga li suoi corsier sotto altra stella;
20.1men che di rose e più che di vïole
20.2colore aprendo, s'innovò la pianta,
20.3che prima avea le ramora sì sole.
21.1Io non lo 'ntesi, né qui non si canta
21.2l'inno che quella gente allor cantaro,
21.3né la nota soffersi tutta quanta.
22.1S'io potessi ritrar come assonnaro
22.2li occhi spietati udendo di Siringa,
22.3li occhi a cui pur vegghiar costò sì caro;
23.1come pintor che con essempro pinga,
23.2disegnerei com'io m'addormentai;
23.3ma qual vuol sia che l'assonnar ben finga.
24.1Però trascorro a quando mi svegliai,
24.2e dico ch'un splendor mi squarciò 'l velo
24.3del sonno, e un chiamar: "Surgi: che fai?".
25.1Quali a veder de' fioretti del melo
25.2che del suo pome li angeli fa ghiotti
25.3e perpetüe nozze fa nel cielo,
26.1Pietro e Giovanni e Iacopo condotti
26.2e vinti, ritornaro a la parola
26.3da la qual furon maggior sonni rotti,
27.1e videro scemata loro scuola
27.2così di Moïsè come d'Elia,
27.3e al maestro suo cangiata stola;
28.1tal torna' io, e vidi quella pia
28.2sovra me starsi che conducitrice
28.3fu de' miei passi lungo 'l fiume pria.
29.1E tutto in dubbio dissi: "Ov'è Beatrice?".
29.2Ond'ella: "Vedi lei sotto la fronda
29.3nova sedere in su la sua radice.
30.1Vedi la compagnia che la circonda:
30.2li altri dopo 'l grifon sen vanno suso
30.3con più dolce canzone e più profonda".
31.1E se più fu lo suo parlar diffuso,
31.2non so, però che già ne li occhi m'era
31.3quella ch'ad altro intender m'avea chiuso.
32.1Sola sedeasi in su la terra vera,
32.2come guardia lasciata lì del plaustro
32.3che legar vidi a la biforme fera.
33.1In cerchio le facean di sé claustro
33.2le sette ninfe, con quei lumi in mano
33.3che son sicuri d'Aquilone e d'Austro.
34.1"Qui sarai tu poco tempo silvano;
34.2e sarai meco sanza fine cive
34.3di quella Roma onde Cristo è romano.
35.1Però, in pro del mondo che mal vive,
35.2al carro tieni or li occhi, e quel che vedi,
35.3ritornato di là, fa che tu scrive".
36.1Così Beatrice; e io, che tutto ai piedi
36.2d'i suoi comandamenti era divoto,
36.3la mente e li occhi ov'ella volle diedi.
37.1Non scese mai con sì veloce moto
37.2foco di spessa nube, quando piove
37.3da quel confine che più va remoto,
38.1com'io vidi calar l'uccel di Giove
38.2per l'alber giù, rompendo de la scorza,
38.3non che d'i fiori e de le foglie nove;
39.1e ferì 'l carro di tutta sua forza;
39.2ond'el piegò come nave in fortuna,
39.3vinta da l'onda, or da poggia, or da orza.
40.1Poscia vidi avventarsi ne la cuna
40.2del trïunfal veiculo una volpe
40.3che d'ogne pasto buon parea digiuna;
41.1ma, riprendendo lei di laide colpe,
41.2la donna mia la volse in tanta futa
41.3quanto sofferser l'ossa sanza polpe.
42.1Poscia per indi ond'era pria venuta,
42.2l'aguglia vidi scender giù ne l'arca
42.3del carro e lasciar lei di sé pennuta;
43.1e qual esce di cuor che si rammarca,
43.2tal voce uscì del cielo e cotal disse:
43.3"O navicella mia, com'mal se' carca!".
44.1Poi parve a me che la terra s'aprisse
44.2tr'ambo le ruote, e vidi uscirne un drago
44.3che per lo carro sù la coda fisse;
45.1e come vespa che ritragge l'ago,
45.2a sé traendo la coda maligna,
45.3trasse del fondo, e gissen vago vago.
46.1Quel che rimase, come da gramigna
46.2vivace terra, da la piuma, offerta
46.3forse con intenzion sana e benigna,
47.1si ricoperse, e funne ricoperta
47.2e l'una e l'altra rota e 'l temo, in tanto
47.3che più tiene un sospir la bocca aperta.
48.1Trasformato così 'l dificio santo
48.2mise fuor teste per le parti sue,
48.3tre sovra 'l temo e una in ciascun canto.
49.1Le prime eran cornute come bue,
49.2ma le quattro un sol corno avean per fronte:
49.3simile mostro visto ancor non fue.
50.1Sicura, quasi rocca in alto monte,
50.2seder sovresso una puttana sciolta
50.3m'apparve con le ciglia intorno pronte;
51.1e come perché non li fosse tolta,
51.2vidi di costa a lei dritto un gigante;
51.3e baciavansi insieme alcuna volta.
52.1Ma perché l'occhio cupido e vagante
52.2a me rivolse, quel feroce drudo
52.3la flagellò dal capo infin le piante;
53.1poi, di sospetto pieno e d'ira crudo,
53.2disciolse il mostro, e trassel per la selva,
53.3tanto che sol di lei mi fece scudo
54.1a la puttana e a la nova belva.
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