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1.1Poscia che al bel desir troncate hai l'ale,
1.2che nel mio cor sorgea, crudel Fortuna,
1.3sì che d'ogni tuo ben vivo digiuna,
1.4dirò con questo stil ruvido e frale
1.5alcuna parte de l'interno male
1.6causato sol da te fra questi dumi,
1.7fra questi aspri costumi
1.8di gente irrazional, priva d'ingegno,
1.9ove senza sostegno
1.10son costretta a menare il viver mio,
1.11qui posta da ciascuno in cieco oblio.
1.12Tu, crudel, de l'infanzia in quei pochi anni
1.13del caro genitor mi festi priva,
1.14che, se non è già pur ne l'altra riva,
1.15per me sente di morte i grevi affanni.
1.16ché 'l mio penar raddoppia gli suoi danni.
1.17Cesar gli vieta il poter darmi aita.
1.18O cosa non più udita,
1.19privar il padre di giovar la figlia!
1.20Così, a disciolta briglia
1.21seguitata m'hai sempre, empia Fortuna.
1.22cominciando dal latte e da la cuna.
1.23Quella ch'è detta la fiorita etade,
1.24secca ed oscura, solitaria ed erma
1.25tutta ho passata qui cieca ed inferma,
1.26senza saper mai pregio di beltade.
1.27È stata per me morta in te pietade,
1.28e spenta l'hai in altrui, che potea sciorre
1.29e in altra parte porre
1.30dal carcer duro il vel de l'alma stanca,
1.31che, come neve bianca
1.32dal sol, così da te si strugge ogni ora
1.33e struggerassi infin che qui dimora.
1.34Qui non provo io di donna il proprio stato
1.35per te, che posta m'hai in sì ria sorte
1.36che dolce vita mi saria la morte.
1.37I cari pegni del mio padre amato
1.38piangon d'intorno. Ahi, ahi, misero fato,
1.39mangiare il frutto, ch'altri colse, amaro
1.40quei che mai non peccaro,
1.41la cui semplicità faria clemente
1.42una tigre, un serpente,
1.43ma non già te, ver noi più fiera e rea.
1.44ch'al figlio Progne ed al fratel Medea.
1.45Dei ben, che ingiustamente la tua mano
1.46dispensa, fatta m'hai tanto mendica,
1.47che mostri ben quanto mi sei nemica,
1.48in questo inferno solitario e strano
1.49ogni disegno mio facendo vano.
1.50S'io mi doglio di te sì giustamente
1.51per isfogar la mente,
1.52da chi non son per ignoranza intesa
1.53i' son, lassa, ripresa:
1.54ché, se nodrita già fossi in cittade,
1.55avresti tu più biasmo, io più pietade.
1.56Baston i figli de la fral vecchiezza
1.57esser dovean di mia misera madre;
1.58ma per le tue procelle inique ed adre
1.59sono in estrema ed orrida fiacchezza:
1.60e spenta in lor sarà la gentilezza
1.61dagli antichi lasciata a questi giorni,
1.62se dagli alti soggiorni
1.63pietà non giunge al cor del Re di Francia,
1.64che, con giusta bilancia
1.65pesando il danno, agguaglie la mercede
1.66secondo il merto di mia pura fede.
1.67Ogni mal ti perdono,
1.68né l'alma si dorrà di te giamai
1.69se questo sol farai
1.70(ahi, ahi, Fortuna, e perché far no 'l dêi?)
1.71che giungano al gran Re gli sospir miei.
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