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LA SUPERSTIZIONE

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1.1Alla furia più ria che trionfale
1.2su l'altar segga e regni, aonia diva,
1.3la punta or vibra del secondo strale.
2.1Questa è colei che d'Aulide la riva,
2.2e Tauride macchiò di sangue umano,
2.3famoso pianto della scena argiva;
3.1e con rito ulular crudele e strano
3.2fe' per Teuta le selve di Marsiglia,
3.3e Perside per Mitra ed Arimano.
4.1Di timor, d'ignoranza orribil figlia,
4.2vaga figlia nomarsi osa del cielo
4.3e del mondo conforto e maraviglia:
5.1denso la copre impenetrabil velo
5.2di misteri di cifre e di figure,
5.3quante mai ne conobbe Osiri e Belo:
6.1e dalle sedi rilucenti e pure
6.2dell'olimpo cacciata, il trono pose
6.3tra fantasmi chimere ombre e paure.
7.1Ivi tiranna un suo cotal compose
7.2maraviglioso ordigno, a cui di leva
7.3diè nome; e agli occhi de' mortai l'ascose:
8.1al ciel n'appoggia il mobil centro; aggreva
8.2la man sull'una delle parti estreme;
8.3sottopon l'altra al mondo, e lo solleva.
9.1Allor crolla la terra, e alle supreme
9.2occulte scosse il cor prostrando e i lumi
9.3a senno di costei sospira e geme:
10.1e in mille fogge fabbricando i numi,
10.2secondo che la tema in lei s'accampa,
10.3sparge l'are di pianti e di profumi:
11.1e l'immagine sua cieco l'uom stampa
11.2di Dio sul volto, e degli affetti il veste
11.3di che ciascuno delirando avvampa.
12.1Quindi vario il voler varie le teste
12.2gli tribuisce, ed or crudeli in seno,
12.3or maligne le brame e disoneste;
13.1or del fulmine ei l'arma e del baleno,
13.2or perfido lo pinge ora tiranno,
13.3d'odio di sdegno e d'incostanza pieno.
14.1Delitto la ragion, virtù si fanno
14.2per lui le stragi i tradimenti e santo
14.3nel suo nome il furor santo l'inganno.
15.1Né val di madri e di fanciulli il pianto:
15.2e tu, Roma, lo sai; tu che di pio
15.3sangue lordasti, per piacergli, il manto.
16.1Al crudo che ti festi ingiusto Dio,
16.2un dio d'amor lasciando e di perdono
16.3da cui sì dolce la parola uscìo,
17.1ben si convenne alzar fra vizi il trono,
17.2e far sgabello al suo superbo soglio
17.3l'ira il terrore la vendetta il tuono:
18.1ben si convenne quel cotanto orgoglio
18.2de' tuoi pastor, che fero in Vaticano
18.3i trionfi perir del Campidoglio:
19.1ben l'ozio si convenne e il fasto insano
19.2di quel collegio, che le vene ingrossa
19.3del sangue tolto al popolo cristiano;
20.1e l'avara, crudele e d'onor cassa
20.2chiercata turba, che l'ignava plebe
20.3di fole assonna, e tutti ingegni abbassa,
21.1e peggio che di pecore e di zebe
21.2ne fa trastullo, rinnovando il rito
21.3ch'Ati in Frigia ulular fe' per Cibebe.
22.1Oh falsa fede, oh vero Iddio tradito!
22.2Dio di sommo poter, che si palesa
22.3sol per fatti d'amor sommo infinito;
23.1Dio, che del mondo ad un sol dito appesa
23.2la gran catena per amor sol reggi,
23.3onde tutta d'amor natura accesa
24.1riamando risponde alle tue leggi;
24.2Dio, che Soli infiniti entro il gran vuoto
24.3per immensa bontà movi e correggi:
25.1con ammirando incomprensibil moto
25.2a te dan laude mille mondi e mille,
25.3che van pei mari della luce a nuoto;
26.1e l'eterna armonìa delle tranquille
26.2sideree rote a tua virtù non costa
26.3che un sereno girar di tue pupille:
27.1e l'uom, sostanza di ragion composta,
27.2non ti conosce ancora e si confonde,
27.3l'uomo in che tanta intelligenza è posta?
28.1Ti conoscono i fior l'erbe le fronde,
28.2ti saluta l'augello in su l' aurora,
28.3ti benedicon le tempeste e l'onde:
29.1l'uom solo, ahi folle, orrendi mostri adora,
29.2sé medesmo oltraggiando; e il tuo gran nume
29.3sol per deliri e per misfatti onora.
30.1Né già di patria zelo o pio costume
30.2di caritade universal, né cuore
30.3che del vero si scaldi al santo lume,
31.1ma oggetto ei dice del tuo giusto amore
31.2sol chi la voce ha di ragion sprezzata,
31.3sol chi più di natura è traditore;
32.1stolti padri che portano spietata
32.2la man su i figli, e figli ancor più stolti
32.3ch'han la destra ne' padri insanguinata;
33.1crudeli spirti nell'error sepolti;
33.2infingardi devoti in bianche e bige
33.3e nere cappe stranamente avvolti.
34.1Quale dai tetti la notturna strige
34.2doloroso sull'alme il canto invia,
34.3quando pallide l'ombre escon di Stige;
35.1tal di questi è la trista psalmodia,
35.2che fa de' claustri risonar gli orrori,
35.3e il sonno dai gravati occhi disvia
36.1mentre serpe dolcissimo, e i sonori
36.2bronzi lugùbri avvisano in suon lento
36.3gl'intempestivi mattutini albori.
37.1Questi d'ira pensieri e di spavento
37.2meditava la musa al Tebro in riva,
37.3ma vestirli temea del suo concento;
38.1quando per gli occhi di Maria s'udiva
38.2Roma di sacri gemiti feroci
38.3sonar gridando orribilmente evviva;
39.1e brune per le strade orrende croci
39.2procedean fra il pallore e il fragor mesto
39.3di meste faci e di tartaree voci;
40.1tal ch'Argo e Tebe non mirar di questo
40.2più rio portento, quando la vendetta
40.3del parricidio accadde e dell'incesto.
41.1Come colui cui fredda in sen si getta
41.2la febbre, si rannicchia entro le piume,
41.3ed il calor, battendo i denti, aspetta;
42.1tal io d'Evandro sull'augusto fiume
42.2palpitando tremava; e del pensiero
42.3spingea sull'Alpi e del desìo l'acume,
43.1te invocando, famoso alto guerriero,
43.2che, superate alfin le cozie porte,
43.3tremar le chiavi in man facevi a Piero.
44.1E di tua spada al lampeggiar, che forte
44.2all'avara sua donna le pupille
44.3ferìa da lunge e fea le guance smorte,
45.1i monili cascavano e le armille
45.2all'impudica; e si smarrìa l'ingegno
45.3de' suoi proci al fragor delle tue squille.
46.1Deh! t'affretta, io dicea: volgi lo sdegno
46.2contro costei, che nata in servitude
46.3tutto del mondo avea sognato il regno.
47.1Mena il brando fatal; spezza l'incude
47.2che le celesti folgori temprava;
47.3rendi Roma alla gloria alla virtude;
48.1la fonte chiudi dell'error, che prava
48.2gl'intelletti avvelena: e questa druda,
48.3qual venne al mondo, umil ritorni e schiava.
49.1Togli allo scalzo pescator di Giuda
49.2dei re lo scettro; e lui, qual pria, consiglia
49.3a trattar l'amo sull'arena ignuda.
50.1A te dal muto avello alza le ciglia
50.2la grand'ombra di Bruto, e par che dica:
50.3- Ti raccomando di Quirin la figlia. -
51.1E pei silenzi della notte amica
51.2- La raccomando - gridano mill'alme
51.3che amor tormenta della patria antica.
52.1Quindi un bisbiglio, un battere di palme;
52.2e per entro le tombe un brulichìo
52.3d'ossa agitate e d'esultanti salme.
53.1Ascoltalo, o di guerra inclito dio;
53.2ché un dio se' certo, o Franco eroe lodato;
53.3l'ascolti, e il giusto non tradir desìo.
54.1Frangi il pugnale in Vatican temprato
54.2alla fucina del superbo Lama,
54.3che cader fe' Bassville insanguinato:
55.1ma la cetra risparmia, onde la fama
55.2del misfatto sonò; ché del cantore
55.3la lingua e il cor contraria avean la brama.
56.1Peccò la lingua, ma fu casto il core;
56.2e fu il peccar necessità; ché chiusa
56.3ogni via di salute avea terrore.
57.1Oh cara dell'amico ombra delusa!
57.2Oh cener sacro di Bassvil trafitto!
57.3Fate, voi fate dell'error la scusa.
58.1Se lagrimai, se il corpo derelitto
58.2del mio pianto bagnai, non v'è nascoso:
58.3ma cheto piansi: il pianto era delitto:
59.1e cheto sospirai; ché pauroso
59.2mi rendea di me stesso anco il sospiro,
59.3del mio segreto accusator pietoso.
60.1L'ombre sole il sapean: sole m'udiro
60.2chiamar l'estinto, e in lacrime disciolto
60.3sol con esse parlar del mio martiro.
61.1Era nell'ora che stendea sul volto
61.2della terra il suo velo umido e scuro
61.3la notte, in tregua ogni animal sepolto:
62.1per li campi del cielo il pigro Arturo
62.2volgea l'aratro; e me pur tocco avea
62.3la verga che diè morte a Palinuro:
63.1quand'ecco dell'amico, e mi parea
63.2veramente vederla, a me d'innante
63.3star la mest'ombra: ahi vista cara e rea!
64.1Ahi quant'era mutato il suo sembiante!
64.2Squallido il volto avea, le chiome impresse
64.3di polve e sangue e rovesciate avante;
65.1e dalla bocca usciva e dalle fesse
65.2nari la tabe (orribile a vederse!)
65.3giù per lo mento in larghe righe e spesse.
66.1Tenea senza far motto in me converse
66.2le cavità degli occhi; e in questo dire
66.3alfin la bocca sospirando aperse:
67.1- Tu non badi? e tu puoi pigro dormire
67.2in cotanto periglio? e dei crudeli,
67.3che m'han spento, non sai quante son l'ire?
68.1Fuggi, fuggi; ché barbare e infedeli
68.2son queste terre, e d'uman sangue intrise
68.3l'are di Cristo, e chiusi gli evangeli.
69.1Di là mosse la turba, che commise
69.2feroce in me la man comprata e schiava:
69.3vedi la piaga che il tuo fido uccise. -
70.1Disse: e il fianco scoperse; e riguardava
70.2la ferita mortal, che rispondendo
70.3allo sdegno del cor sangue grumava.
71.1Si fe' più truce allora; ed un orrendo
71.2gemito messo, calpestò la terra,
71.3che in due s'aperse e l'inghiottì muggendo.
72.1Una fredda paura il cor mi serra,
72.2e mi risveglio a quell'orribil vista
72.3con tutte l'onde degli affetti in guerra.
73.1Ma la pia moglie del mio stato avvista
73.2m'abbracciava gridando: - O mio consorte,
73.3consorte mio, che hai? che ti contrista?
74.1- Il furor, rispos'io, mi cerca a morte
74.2de' sacerdoti: a via fuggir m'invita
74.3il Cielo, e l'ore per fuggir son corte.
75.1E sarà senza me la tua partita,
75.2barbaro? soggiungea: così ti cale
75.3della tua sposa, ahi lassa, e di sua vita?
76.1Se le lagrime mie, se coniugale
76.2tenerezza il pensier non ti consiglia,
76.3e nulla questo mio volto più vale;
77.1vaglia almen la pietà della tua figlia.
77.2Ove, ohimè, l'abbandoni? - E in questa il pianto
77.3due ruscelli facea delle sue ciglia.
78.1Desta in suo queto letticciuol frattanto
78.2la meschinella pargoletta intese
78.3il materno singulto e il pio compianto;
79.1e gridando e plorando ambe protese
79.2dalla sponda le mani; infin che stretto
79.3la madre il caro pegno alfin si prese,
80.1e del padre l'oppose al nudo petto,
80.2che infiammossi e spetrossi. Allor veloce
80.3la ragion surse del paterno affetto.
81.1Scorrean dirotte e m'impedian la voce
81.2le lagrime: ma forte il cor parlava,
81.3che angusta a tanta piena avea la foce.
82.1E fervido io baciava ed abbracciava
82.2l'amato peso; e non più di paura,
82.3ma di pietade il cor mi palpitava.
83.1Così di padre e di marito cura
83.2costrinsemi mentir volto e favella,
83.3e reo mi feci per udir natura:
84.1ma non merta rossor colpa sì bella.
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