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1.1Quando il settentrïon del primo cielo,
1.2che né occaso mai seppe né orto
1.3né d'altra nebbia che di colpa velo,
2.1e che faceva lì ciascun accorto
2.2di suo dover, come 'l più basso face
2.3qual temon gira per venire a porto,
3.1fermo s'affisse: la gente verace,
3.2venuta prima tra 'l grifone ed esso,
3.3al carro volse sé come a sua pace;
4.1e un di loro, quasi da ciel messo,
4.2"Veni, sponsa, de Libano" cantando
4.3gridò tre volte, e tutti li altri appresso.
5.1Quali i beati al novissimo bando
5.2surgeran presti ognun di sua caverna,
5.3la revestita voce alleluiando,
6.1cotali in su la divina basterna
6.2si levar cento, ad vocem tanti senis,
6.3ministri e messaggier di vita etterna.
7.1Tutti dicean: "Benedictus qui venis!",
7.2e fior gittando e di sopra e dintorno,
7.3"Manibus, oh, date lilïa plenis!".
8.1Io vidi già nel cominciar del giorno
8.2la parte orïental tutta rosata,
8.3e l'altro ciel di bel sereno addorno;
9.1e la faccia del sol nascere ombrata,
9.2sì che per temperanza di vapori
9.3l'occhio la sostenea lunga fïata:
10.1così dentro una nuvola di fiori
10.2che da le mani angeliche saliva
10.3e ricadeva in giù dentro e di fori,
11.1sovra candido vel cinta d'uliva
11.2donna m'apparve, sotto verde manto
11.3vestita di color di fiamma viva.
12.1E lo spirito mio, che già cotanto
12.2tempo era stato ch'a la sua presenza
12.3non era di stupor, tremando, affranto,
13.1sanza de li occhi aver più conoscenza,
13.2per occulta virtù che da lei mosse,
13.3d'antico amor sentì la gran potenza.
14.1Tosto che ne la vista mi percosse
14.2l'alta virtù che già m'avea trafitto
14.3prima ch'io fuor di püerizia fosse,
15.1volsimi a la sinistra col respitto
15.2col quale il fantolin corre a la mamma
15.3quando ha paura o quando elli è afflitto,
16.1per dicere a Virgilio: "Men che dramma
16.2di sangue m'è rimaso che non tremi:
16.3conosco i segni de l'antica fiamma".
17.1Ma Virgilio n'avea lasciati scemi
17.2di sé, Virgilio dolcissimo patre,
17.3Virgilio a cui per mia salute die'mi;
18.1né quantunque perdeo l'antica matre,
18.2valse a le guance nette di rugiada,
18.3che, lagrimando, non tornasser atre.
19.1"Dante, perché Virgilio se ne vada,
19.2non pianger anco, non pianger ancora;
19.3ché pianger ti conven per altra spada".
20.1Quasi ammiraglio che in poppa e in prora
20.2viene a veder la gente che ministra
20.3per li altri legni, e a ben far l'incora;
21.1in su la sponda del carro sinistra,
21.2quando mi volsi al suon del nome mio,
21.3che di necessità qui si registra,
22.1vidi la donna che pria m'appario
22.2velata sotto l'angelica festa,
22.3drizzar li occhi ver' me di qua dal rio.
23.1Tutto che 'l vel che le scendea di testa,
23.2cerchiato de le fronde di Minerva,
23.3non la lasciasse parer manifesta,
24.1regalmente ne l'atto ancor proterva
24.2continüò come colui che dice
24.3e 'l più caldo parlar dietro reserva:
25.1"Guardaci ben! Ben son, ben son Beatrice.
25.2Come degnasti d'accedere al monte?
25.3non sapei tu che qui è l'uom felice?".
26.1Li occhi mi cadder giù nel chiaro fonte;
26.2ma veggendomi in esso, i trassi a l'erba,
26.3tanta vergogna mi gravò la fronte.
27.1Così la madre al figlio par superba,
27.2com'ella parve a me; perché d'amaro
27.3sente il sapor de la pietade acerba.
28.1Ella si tacque; e li angeli cantaro
28.2di sùbito "In te, Domine, speravi";
28.3ma oltre "pedes meos" non passaro.
29.1Sì come neve tra le vive travi
29.2per lo dosso d'Italia si congela,
29.3soffiata e stretta da li venti schiavi,
30.1poi, liquefatta, in sé stessa trapela,
30.2pur che la terra che perde ombra spiri,
30.3sì che par foco fonder la candela;
31.1così fui sanza lagrime e sospiri
31.2anzi 'l cantar di quei che notan sempre
31.3dietro a le note de li etterni giri;
32.1ma poi che 'ntesi ne le dolci tempre
32.2lor compatire a me, par che se detto
32.3avesser: "Donna, perché sì lo stempre?",
33.1lo gel che m'era intorno al cor ristretto,
33.2spirito e acqua fessi, e con angoscia
33.3de la bocca e de li occhi uscì del petto.
34.1Ella, pur ferma in su la detta coscia
34.2del carro stando, a le sustanze pie
34.3volse le sue parole così poscia:
35.1"Voi vigilate ne l'etterno die,
35.2sì che notte né sonno a voi non fura
35.3passo che faccia il secol per sue vie;
36.1onde la mia risposta è con più cura
36.2che m'intenda colui che di là piagne,
36.3perché sia colpa e duol d'una misura.
37.1Non pur per ovra de le rote magne,
37.2che drizzan ciascun seme ad alcun fine
37.3secondo che le stelle son compagne,
38.1ma per larghezza di grazie divine,
38.2che sì alti vapori hanno a lor piova,
38.3che nostre viste là non van vicine,
39.1questi fu tal ne la sua vita nova
39.2virtüalmente, ch'ogne abito destro
39.3fatto averebbe in lui mirabil prova.
40.1Ma tanto più maligno e più silvestro
40.2si fa 'l terren col mal seme e non c¢lto,
40.3quant'elli ha più di buon vigor terrestro.
41.1Alcun tempo il sostenni col mio volto:
41.2mostrando li occhi giovanetti a lui,
41.3meco il menava in dritta parte vòlto.
42.1Sì tosto come in su la soglia fui
42.2di mia seconda etade e mutai vita,
42.3questi si tolse a me, e diessi altrui.
43.1Quando di carne a spirto era salita,
43.2e bellezza e virtù cresciuta m'era,
43.3fu' io a lui men cara e men gradita;
44.1e volse i passi suoi per via non vera,
44.2imagini di ben seguendo false,
44.3che nulla promession rendono intera.
45.1Né l'impetrare ispirazion mi valse,
45.2con le quali e in sogno e altrimenti
45.3lo rivocai; sì poco a lui ne calse!
46.1Tanto giù cadde, che tutti argomenti
46.2a la salute sua eran già corti,
46.3fuor che mostrarli le perdute genti.
47.1Per questo visitai l'uscio d'i morti,
47.2e a colui che l'ha qua sù condotto,
47.3li prieghi miei, piangendo, furon porti.
48.1Alto fato di Dio sarebbe rotto,
48.2se Letè si passasse e tal vivanda
48.3fosse gustata sanza alcuno scotto
49.1di pentimento che lagrime spanda".
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