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I

Antonio Guazzalotri (????–????)
Poesie

PoeTree.it

1.1Per gran forza d'Amor commosso e spinto,
1.2donna leggiadra, a porger dolci prieghi
1.3a voi, con volto a lagrime dipinto,
2.1suplico almen che il vostro udir non nieghi
2.2al mio stanco parlar dar aüdienza,
2.3ma per benignità gli orecchi pieghi,
3.1perch' è costume di gentil semenza
3.2a madonna o signor udire il servo
3.3e soddisfarlo poi con sua clemenza.
4.1Or io, che mi consumo a nervo a nervo
4.2sol per soperchio amore, a voi ricorro
4.3com'al bel fonte l'assetato cervo.
5.1Ma la vostra prudenza, s'io trascorro
5.2nel troppo caldo dire, esso corregga,
5.3perch' a voi ubidir sempre concorro.
6.1Quella vera affezion mio priego regga
6.2che 'l cieco alato m'improntò coll'arco
6.3nel mio cor, dove sempre vol che segga.
7.1Vaga, bella, vezzosa, i' sono al varco
7.2di fine di mia vita, se per voi
7.3non m'è alevïato questo carco,
8.1ché la vaghezza de' begli occhi tuoi
8.2ogni dì più mi stringe con suo nodo,
8.3quando gli volgi ben, come tu suoi.
9.1Talor, madonna, infra me stesso godo
9.2di chi m'ha preso, e amor mi lusinga,
9.3ed io, attento e tutto alegro, lodo.
10.1Or vuol che più avanti a dir mi spinga,
10.2a l'alma aflitta dando gran baldezza,
10.3prima che morte il suo albergo estinga.
11.1Deh, piacciati d'udir, vaga bellezza,
11.2se ben la mia nazion non è uguale,
11.3quanto afariesi alla tua gentilezza!
12.1Tu se' pur, sì com'io, cosa mortale
12.2e di natura umana, sì com'io
12.3ho forma d'uomo e non d'altro animale.
13.1Se più formosa te ha fatta Iddio
13.2che non ha me, ringrazia la natura,
13.3che per te ringraziarla io non oblio.
14.1Ma, se riguardi ben la mia figura,
14.2tu vedrai ch'io non son tigre né orso,
14.3stando col qual dovessi aver paura,
15.1o animal protervo, che col morso
15.2mai maculassi le tue membra belle,
15.3diliberando tu darmi soccorso.
16.1Non pur sol tanto tua lucente pelle
16.2ardirei toccar, ch'io mi credessi
16.3un pel tôr dove più legger si svelle.
17.1Che credi, o cara luce, ch'io facessi,
17.2trovandomi coperto teco e nudo?
17.3Per certo i' tel dirò, se m'ancidessi!
18.1Fra te e me non essendo altro scudo,
18.2tutto tremante a te verria pian piano;
18.3e, perché non mostrassi il volto crudo,
19.1in prima piglieria tua bianca mano
19.2e stretta fra le mie me la terrei,
19.3standoti per temenza ancor lontano.
20.1Asicurato alquanto poi verrei
20.2umile verso te, e come muto
20.3per gran dolcezza so non parlerei.
21.1Poi, avendo mio senso rïavuto,
21.2con boce rotta dopo un gran sospiro
21.3direi: «Tempo aspetatto or è venuto;
22.1or ho con meco quel che più disiro:
22.2ell'è con meco quella ed io con essa,
22.3che m'ha già dato sì crudel martiro.»
23.1E poi direi: «Oh, può ell'esser dessa?»
23.2stando in dubio pel disïato bene.
23.3Beato a chi tal gloria è impromessa!
24.1«O dolce mio governo, o cara spene,
24.2o albergo di tutti i miei pensieri,
24.3perché cagion m'hai date tante pene?»
25.1E, detto questo, un bacio assai leggieri
25.2con un soave e tremulo abracciare
25.3darei al tuo bel primo messaggeri;
26.1quell'occhio vago, che d'innamorare
26.2mi fu cagione e de' mie gran dolori,
26.3or l'ho con meco, e aver non mel pare.
27.1Poi, volendo gustare altri sapori,
27.2m'inchinerei a baciar la tua bocca,
27.3che fa spirar mille soavi odori.
28.1Poi, dove l'un con l'altro cor si tocca,
28.2riposerei le già umide ciglia,
28.3sotto le quali ogni dolor trabocca.
29.1Dove il primo liquore il fantin piglia,
29.2sul bianco sen, ti lasceria per segno
29.3con ciascun bacio una rosa vermiglia.
30.1E, fatto poi di tanta gioia degno,
30.2verrei alla dolcezza che avanza
30.3tutti i diletti del terresto regno.
31.1Dato fine a questa ultima speranza,
31.2in sul tuo sen rimarria tramortito
31.3per gran soavità e dilettanza.
32.1Ma, poi ch'io fossi alquanto risentito,
32.2dalla cima persino alla radice
32.3ti conteria mie pene a dito a dito;
33.1e, chiamandoti ladra e traditrice,
33.2ti conteria gli oltraggi che m'hai fatti,
33.3sì come fa chi d'amore è felice.
34.1E tu, ridendo con piacevoli atti,
34.2so che diresti: «Può egli esser questo,
34.3ch'io tanto avessi a me tuo sensi tratti?»
35.1Ed io risponderei allegro e presto:
35.2«Per certo sì», faccendo tanti giuri
35.3che 'l creder poi non ti saria molesto.
36.1Io so che tu lo sai e non ti curi
36.2di me, cui tua bellezza tanto accora,
36.3ch'io mi distruggo, e tu vie più t'induri.
37.1Se di tua grazia mi ritrovo fora,
37.2posso te riputar mortal nimica,
37.3ché per te non riman ch'io non mi mora.
38.1Vedi che tua speranza mi notrica:
38.2vogli pel servo tuo, gentile e bella,
38.3cangiar proposta e farti a lui amica!
39.1Da te spero d'aver lieta novella,
39.2scrivendoti il mio dir con tanto effetto
39.3che, scrivendo, mi pare essere a quella.
40.1Della tua gioventù prendi diletto,
40.2perch'ogni giorno la biltà si fugge
40.3e sotto 'l capel can cangia suggetto.
41.1Chi ben riguarda, bellezza si strugge
41.2sugli uman corpi come neve al sole,
41.3stando scoperta sanza avere altr'ugge.
42.1Le più olenti e tenere vïole
42.2perdon più tosto e vie più si disfanno
42.3che non fan l'altre. E nota mie parole:
43.1se ti lasci invecchiar con questo inganno,
43.2tu piangerai per quel che tanto t'ama
43.3aver tenuto lui in tanto affanno;
44.1mentre ch'è 'l frutto su la verde rama,
44.2dà di prenderne al servo libertate,
44.3che sopra tutto quel disia e brama,
45.1gridando a te: «Piatà, piatà, piatate!»
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