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1.1La fronte sollevò, rizzossi in piedi
1.2l'addolorato spirto, e le pupille
1.3tergendo a dire incominciò: Tu vedi,
2.1signor, nel tuo cospetto Ugo Bassville,
2.2della francese libertà mandato
2.3sul Tebro a suscitar le ree scintille.
3.1Stolto, che volli coll'immobil fato
3.2cozzar della gran Roma, onde ne porto
3.3rotta la tempia e il fianco insanguinato;
4.1ché di Giuda il leon non anco è morto;
4.2ma vive e rugge, e il pelo arruffa e gli occhi,
4.3terror d'Egitto, e d'Israel conforto;
5.1e se monta in furor, l'aste e gli stocchi
5.2sa spezzar de' nemici, e par che gridi:
5.3son la forza di Dio, nessun mi tocchi.
6.1Questo leone in Vaticano io vidi
6.2far coll'antico e venerato artiglio
6.3securi e sgombri di Quirino i lidi;
7.1e a me, che nullo mi temea periglio,
7.2fe' con un crollo della sacra chioma
7.3tremanti i polsi e riverente il ciglio,
8.1Allor conobbi che fatale è Roma,
8.2che la tremenda vanità di Francia
8.3sul Tebro è nebbia che dal sol si doma,
9.1e le minacce una sonora ciancia,
9.2un lieve insulto di villana auretta
9.3d'abbronzato guerriero in su la guancia.
10.1Spumava la tirrena onda suggetta
10.2sotto le franche prore, e la premea
10.3il timor della gallica vendetta;
11.1e tutta per terror dalla scillea
11.2latrante rupe la selvosa schiena
11.3infino all'Alpe l'Appennin scotea.
12.1Taciturno ed umìl volgea l'arena
12.2l'Arno frattanto, e paurosa e mesta
12.3chinava il volto la regal Sirena.
13.1Solo il Tebro levava alto la testa,
13.2e all'elmo polveroso la sua donna
13.3in Campidoglio rimettea la cresta:
14.1e, divina guerriera in corta gonna,
14.2il cor più che la spada all'ire e all'onte
14.3di Rodano opponeva e di Garonna;
15.1in Dio fidando, che i trecento al fonte
15.2d'Arad prescelse, e al Madianita altero
15.3fe' le spalle voltar, rotta la fronte;
16.1in Dio fidando, io dico, e nel severo
16.2petto del santo suo pastor, che solo
16.3in saldo pose la ragion di Piero.
17.1Dal suo pregar, che dritto spiega il volo
17.2dell'Eterno all'orecchio e sulle stelle
17.3porta i sospiri della terra e il duolo,
18.1i turbini fur mossi e le procelle
18.2che del Varo sommersero l'antenne
18.3per le sarde e le còrse onde sorelle
19.1Ei sol tarpò del franco ardir le penne;
19.2l'onor d'Italia vilipesa e quello
19.3del borbonico nome egli sostenne.
20.1E cento volte sul destin tuo fello
20.2bagnò di pianto i rai. Per lo dolore
20.3la tua Roma fedel pianse con ello.
21.1Poi, cangiate le lagrime in furore,
21.2corse urlando col ferro, ed il mio petto
21.3cercò d'orrende faci allo splendore;
22.1e spense il suo magnanimo dispetto
22.2sì nel mio sangue, ch'io fui pria di rabbia,
22.3poi di pietade miserando obbietto.
23.1Eran sangue i capei, sangue le labbia,
23.2e sangue il seno: fe' del resto un lago
23.3la ferita, che miri, in su la sabbia.
24.1E me, cui tema e amor rendean presago
24.2di maggior danno, e non avea consiglio,
24.3più che la morte combattea l'immago
25.1dell'innocente mio tenero figlio
25.2e della sposa, ahi lasso! ; onde paura
25.3del lor mi strinse non del mio periglio.
26.1Ma, come seppi che paterna cura
26.2di Pio salvi gli avea, brillommi il core,
26.3e il suo sospese palpitar natura.
27.1Lagrimai di rimorso; e sull'errore
27.2che già lunga stagion l'alma travolse
27.3la carità poteo più che il terrore,
28.1Luce dal ciel vibrata allor mi sciolse
28.2dell'intelletto il buio, e il cor pentito
28.3al mar di tutta la pietà si volse.
29.1L'ali apersi a un sospiro; e l'infinito
29.2amor nel libro, dove tutto è scritto,
29.3il mio peccato cancellò col dito.
30.1Ma giustizia mi niega al ciel tragitto,
30.2e vagante ombra qui mi danna, intanto
30.3che di Francia non vegga ulto il delitto.
31.1Questi me 'l disse, che mi viene accanto
31.2(ed accennò 'l suo duca) e che m'ha tolto
31.3alla fiumana dell'eterno pianto.
32.1Tutte drizzaro allor quell'alme il volto
32.2al celeste campion, che in un sorriso
32.3dolcissimo le labbra avea disciolto.
33.1Or tu, per l'alto sir del paradiso
33.2che al suo grembo t'aspetta e il ciel disserra
33.3(proseguì l'ombra più infiammata in viso),
34.1per le pene tue tante in su la terra,
34.2alla mia stolta fellonia perdona,
34.3né raccontar lassù che ti fei guerra.
35.1Tacque; e tacendo ancor dicea: Perdona;
35.2e l'affollate intorno ombre pietose
35.3concordemente replicar: Perdona.
36.1Allor l'alma regal con disiose
36.2braccia si strinse l'avversaria al seno,
36.3e dolce in caro favellar rispose:
37.1questo amplesso ti parli, e noto appieno
37.2del re, del padre il core e dell'amico
37.3ti faccia, e sgombri il tuo timor terreno.
38.1Amai, potendo odiarlo, anco il nemico;
38.2or m'è tolto il poterlo, e l'alma spiega
38.3più larghi i voli dell'amore antico.
39.1Quindi là dove meglio a Dio si prega
39.2il pregherò, che presto ti discioglia
39.3del divieto fatal che qui ti lega.
40.1Se i tuoi destini intanto o la tua voglia
40.2alla sponda giammai ti torneranno
40.3ove lasciasti la trafitta spoglia;
41.1per me trova le due che là si stanno
41.2mie regali congiunte, e che gli orrendi
41.3piangon miei mali ed il più rio non sanno.
42.1Lieve sul capo ad ambedue discendi
42.2pietosa vision (se la tua scorta
42.3lo ti consente), e il pianto ne sospendi.
43.1Di tutto che vedesti annunzio apporta
43.2alle dolenti: ma del mio morire
43.3deh! sia l'immago fuggitiva e corta.
44.1Pingi loro piuttosto il mio gioire,
44.2pingi il mio capo di corona adorno
44.3che non si frange né si può rapire.
45.1Di' lor che feci in sen di Dio ritorno,
45.2ch'ivi le aspetto, e là regnando in pace
45.3le nostre pene narreremci un giorno.
46.1Vanne poscia a quel grande, a quel verace
46.2nume del Tebro, in cui la riverente
46.3Europa affissa le pupille e tace;
47.1al sommo dittator della vincente
47.2repubblica di Cristo, a lui che il regno
47.3sortì minor del core e della mente:
48.1digli che tutta a sua pietà consegno
48.2la franca fede combattuta; ed egli
48.3ne sia campione e tutelar sostegno.
49.1Digli che tuoni dal suo monte, e svegli
49.2l'addormentata Italia, e alla ritrosa
49.3le man sacrate avvolga entro i capegli,
50.1sì che dal fango suo la neghittosa
50.2alzi la fronte, e sia delle sue tresche
50.3contristata una volta e vergognosa.
51.1Digli che invan l'ibere e le tedesche
51.2e l'armi alpine e l'angliche e le prusse
51.3usciranno a cozzar colle francesche,
52.1se non v'ha quella onde Mosè percusse
52.2Amalecco quel dì che i lunghi preghi
52.3sul monte infino al tramontar produsse,
53.1Salga egli dunque sull'Orebbe, e spieghi
53.2alto le palme; e, s'avverrà che stanco
53.3talvolta il polso al pio voler si nieghi,
54.1gli sosterranno il destro braccio e il manco
54.2gl'imporporati Aronni e i Calebidi
54.3de' quai soffolto e coronato ha il fianco.
55.1Parmi de' nuovi Amaleciti i gridi
55.2dall'Olimpo sentir, parmi che Pio
55.3di Francia, orando, ei sol gli scacci e snidi.
56.1Quindi ver' lui di tutto il dover mio
56.2sdebiterommi in cielo, e finch'ei vegna,
56.3di sua virtù ragionerò con Dio.
57.1Brillò, ciò detto, e sparve e non è degna
57.2ritrar terrena fantasia gli ardori
57.3di ch'ella il cielo balenando segna.
58.1Qual si solleva il sol fra le minori
58.2folgoranti sostanze, allor che spinge
58.3sulla fervida curva i corridori,
59.1che d'un solo color tutta dipinge
59.2l'eterea volta, e ogni altra stella un velo
59.3ponsi alla fronte e di pallor si tinge:
60.1tal fiammeggiava di sidereo zelo,
60.2e fra mille seguaci ombre festose
60.3tale ascendeva la bell'alma al cielo.
61.1Rideano al suo passar le maestose
61.2tremule figlie della luce, e in giro
61.3scotean le chiome ardenti e rugiadose.
62.1Ella tra lor d'amore e di desiro
62.2sfavillando s'estolle, infin che, giunta
62.3dinanzi al trino ed increato Spiro,
63.1ivi queta il suo volo, ivi s'appunta
63.2in tre sguardi beata, ivi il cor tace
63.3e tutta perde del desìo la punta.
64.1Poscia al crin la corona del vivace
64.2amaranto immortal e su le gote
64.3il bacio ottenne dell'eterna pace.
65.1E allor s'udiro consonanze e note
65.2d'ineffabil dolcezza, e i tondi balli
65.3ricominciar delle stellate rote.
66.1Più veloci esultarono i cavalli
66.2portatori del giorno, e di grand'orme
66.3stampar l'arringo degli eterei calli.
67.1Gioiva intanto del misfatto enorme
67.2l'accecata Parigi; e sull'arena
67.3giacea la regal testa e il tronco informe;
68.1e il caldo rivo della sacra vena
68.2la ria terra bagnava, ancor più ria
68.3di quella che mirò d'Atreo la cena.
69.1Nuda e squallida intorno vi venìa
69.2turba di larve di quel sangue ghiotte,
69.3e tutta di lor bruna era la via.
70.1Qual da fesse muraglie e cave grotte
70.2sbucano di Mineo l'atre figliuole,
70.3quando ai fiori il color toglie la notte,
71.1ch'ir le vedi e redire e far carole
71.2sul capo al viandante o sovra il lago,
71.3finché non esce a saettarle il sole;
72.1non altrimenti a volo strano e vago
72.2d'ogni parte erompea l'oscena schiera;
72.3ed ulular s'udiva, a quell'immago
73.1che fan sul margo d'una fonte nera
73.2i lupi sospettosi e vagabondi
73.3a ber venuti a truppa in su la sera.
74.1Correan quei vani simulacri immondi
74.2al sanguigno ruscel, sporgendo il muso,
74.3l'un dall'altro incalzati e sitibondi.
75.1Ma in guardia vi sedea nell'arme chiuso
75.2un fiero cherubin, che, steso il brando,
75.3quel barbaro sitir rendea deluso.
76.1E le larve a dar volta, e mugolando
76.2a stiparsi, e parer vento che rotto
76.3fra due scogli si vada lamentando.
77.1Prime le quattro comparian che sotto
77.2poc'anzi al taglio dell'infame scure
77.3l'infelice Capeto avean tradotto.
78.1Di quei tristi seguìan l'atre figure
78.2che d'uman sangue un dì macchiar le glebe
78.3là di Marsiglia a nelle selve impure.
79.1Indi a guisa di pecore e di zebe
79.2venìa lorda di piaghe il corpo tutto
79.3d'ombre una vile miserabil plebe;
80.1ed eran quelli che fecondo e brutto
80.2del proprio sangue fecero il mal tronco
80.3che diè di libertà sì amaro il frutto.
81.1Altri forato il ventre ed altri ha cionco
81.2di capo il busto, e chi trafitto il lombo,
81.3e chi del braccio e chi del naso è monco;
82.1e tutti intorno al regio sangue un rombo,
82.2un murmure facean che cupo il fiume
82.3dai cavi gorghi ne rendea rimbombo.
83.1Ma lungi li tenea la punta e il lume
83.2della celeste spada, che mandava
83.3su i foschi ceffi un pallido barlume.
84.1Scendi, pleria dea, di questa prava
84.2masnada i più famosi a rammentarme,
84.3se l'orror la memoria non ti grava.
85.1Dimmi, tu che li sai, gli assalti e l'arme
85.2onde il soglio percossero e la fede,
85.3e di nobile bile empi il mio carme.
86.1Capitano di mille alto si vede
86.2uno spettro passar lungo ed arcigno,
86.3superbamente coturnato il piede,
87.1E costui di Ferney l'empio e maligno
87.2filosofante, ch'or tra' morti è corbo,
87.3e fu tra' vivi poetando un cigno.
88.1Gli vien seguace il furibondo e torbo
88.2Diderotto, e colui che dello spirto
88.3svolse il lavoro e degli affetti il morbo.
89.1Vassene solo l'eloquente ed irto
89.2orator del Contratto, e al par del manto
89.3di sofo ha caro l'afrodisio mirto;
90.1disdegnoso d'aver compagni accanto
90.2fra cotanta empietà, ché al trono e all'ara
90.3fe' guerra ei sì, ma non de' santi al santo.
91.1Segue una coppia nequitosa e rara
91.2di due tali accigliate anime ree,
91.3che il diadema ne crolla e la tiara.
92.1L'una raccolse dell'umane idee
92.2l'infinito tesoro e l'oceàno
92.3ove stillato ogni venen si bee.
93.1Finse l'altra del fosco americano
93.2tonar la causa, e regi e sacerdoti
93.3col fulmine ferì del labbro insano.
94.1Dove te lascio, che per l'alto roti
94.2si strane ed empie le comete, e il varco
94.3d'ogni delirio apristi a' tuoi nipoti?
95.1E te che contro Luca e contro Marco
95.2e contro gli altri duo così librato
95.3scocchi lo stral dal sillogistic'arco?
96.1Questa d'insania tutta e di peccato
96.2tenebrosa falange il fronte avea
96.3dal fulmine celeste abbrustolato;
97.1e della piaga il solco si vedea
97.2mandar fumo e faville; e forte ognuno
97.3di quel tormento dolorar parea.
98.1Curvo il capo ed in lungo abito bruno
98.2venìa poscia uno stuol quasi di scheltri,
98.3dalle vigilie attriti e dal digiuno.
99.1Sul ciglio rabbassati ha i larghi feltri,
99.2impiombate le cappe, e il piè sì lento,
99.3che le lumacce al paragon son veltri.
100.1Ma sotto il faticoso vestimento
100.2celan ferri e veleni; e qual tra' vivi,
100.3tal vanno ancor tra' morti al tradimento.
101.1Dell'ipocrito d'Ipri ei son gli schivi
101.2settator tristi, per via bieca e torta
101.3con Cesare e del par con Dio cattivi.
102.1Sì crudo è il nume di costor, sì morta,
102.2sì ripiena d'orror del ciel la strada,
102.3che a creder nulla e a disperar ne porta.
103.1Per lor sovrasta al pastoral la spada,
103.2per lor tant'alto il soglio si sublima,
103.3ch'alfine è forza che nel fango cada.
104.1Di lor empia fucina uscì la prima
104.2favilla, che segreta il casto seno
104.3della donna di Pietro incende e lima.
105.1Né di tal peste sol va caldo e pieno
105.2Borgofontana, ma d'Italia mia
105.3ne bulica e ne pute anco il terreno.
106.1Ultimo al fier concilio comparìa,
106.2e su tutti gigante sollevarse
106.3coll'omero sovran si discoprìa
107.1e colle chiome rabbuffate e sparse,
107.2colui che al discoperto e senza téma
107.3venne contro l'Eterno ad accamparse;
108.1e ne sfidò la folgore suprema,
108.2secondo Capaneo, sotto lo scudo
108.3d'un gran delirio ch'ei chiamò sistema
109.1Dinanzi gli fuggìa sprezzato e nudo
109.2de' minor spettri il vulgo: anche Cocito
109.3n'avea ribrezzo, ed abborrìa quel crudo.
110.1Poich'ebber densi e torvi circuito
110.2il cadavero sacro, ed in lui sazio
110.3lo sguardo, e steso sorridendo il dito;
111.1con fiera dilettanza in poco spazio
111.2strinsersi tutti, e diersi a far parole,
111.3quasi sospeso il sempiterno strazio.
112.1A me (dicea l'un d'essi), a me si vuole
112.2dar dell'opra l'onor, che primo osai
112.3spezzar lo scettro e lacerar le stole.
113.1A me piuttosto, a me che disvelai
113.2de' potenti le frodi (un altro grida)
113.3e all'uom dischiusi sul suo dritto i rai.
114.1Perché l'uom surga e il suo tiranno uccida,
114.2uop'è (ripiglia un altro) in pria dal fianco
114.3dell'eterno timor torgli la guida.
115.1Questo fe' lo mio stil leggiadro e franco
115.2e il sal samosatense, onde condita
115.3l'empietà piacque e l'uom di Dio fu stanco.
116.1Allor fu questa orribil voce udita:
116.2i' fei di più, che Dio distrussi: e tacque;
116.3ed ogni fronte apparve sbigottita.
117.1Primamente un silenzio cupo nacque,
117.2poi tal s'intese un mormorìo profondo,
117.3che lo spesso cader parea dell'acque
118.1allor che tutto addormentato è il mondo.
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