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1.1Cantando come donna innamorata,
1.2continüò col fin di sue parole:
1.3"Beati quorum tecta sunt peccata!".
2.1E come ninfe che si givan sole
2.2per le salvatiche ombre, disïando
2.3qual di veder, qual di fuggir lo sole,
3.1allor si mosse contra 'l fiume, andando
3.2su per la riva; e io pari di lei,
3.3picciol passo con picciol seguitando.
4.1Non eran cento tra ' suoi passi e ' miei,
4.2quando le ripe igualmente dier volta,
4.3per modo ch'a levante mi rendei.
5.1Né ancor fu così nostra via molta,
5.2quando la donna tutta a me si torse,
5.3dicendo: "Frate mio, guarda e ascolta".
6.1Ed ecco un lustro sùbito trascorse
6.2da tutte parti per la gran foresta,
6.3tal che di balenar mi mise in forse.
7.1Ma perché 'l balenar, come vien, resta,
7.2e quel, durando, più e più splendeva,
7.3nel mio pensier dicea: "Che cosa è questa?".
8.1E una melodia dolce correva
8.2per l'aere luminoso; onde buon zelo
8.3mi fé riprender l'ardimento d'Eva,
9.1che là dove ubidia la terra e 'l cielo,
9.2femmina, sola e pur testé formata,
9.3non sofferse di star sotto alcun velo;
10.1sotto 'l qual se divota fosse stata,
10.2avrei quelle ineffabili delizie
10.3sentite prima e più lunga fïata.
11.1Mentr'io m'andava tra tante primizie
11.2de l'etterno piacer tutto sospeso,
11.3e disïoso ancora a più letizie,
12.1dinanzi a noi, tal quale un foco acceso,
12.2ci si fé l'aere sotto i verdi rami;
12.3e 'l dolce suon per canti era già inteso.
13.1O sacrosante Vergini, se fami,
13.2freddi o vigilie mai per voi soffersi,
13.3cagion mi sprona ch'io mercé vi chiami.
14.1Or convien che Elicona per me versi,
14.2e Uranìe m'aiuti col suo coro
14.3forti cose a pensar mettere in versi.
15.1Poco più oltre, sette alberi d'oro
15.2falsava nel parere il lungo tratto
15.3del mezzo ch'era ancor tra noi e loro;
16.1ma quand'i' fui sì presso di lor fatto,
16.2che l'obietto comun, che 'l senso inganna,
16.3non perdea per distanza alcun suo atto,
17.1la virtù ch'a ragion discorso ammanna,
17.2sì com'elli eran candelabri apprese,
17.3e ne le voci del cantare "Osanna".
18.1Di sopra fiammeggiava il bello arnese
18.2più chiaro assai che luna per sereno
18.3di mezza notte nel suo mezzo mese.
19.1Io mi rivolsi d'ammirazion pieno
19.2al buon Virgilio, ed esso mi rispuose
19.3con vista carca di stupor non meno.
20.1Indi rendei l'aspetto a l'alte cose
20.2che si movieno incontr'a noi sì tardi,
20.3che foran vinte da novelle spose.
21.1La donna mi sgridò: "Perché pur ardi
21.2sì ne l'affetto de le vive luci,
21.3e ciò che vien di retro a lor non guardi?".
22.1Genti vid'io allor, come a lor duci,
22.2venire appresso, vestite di bianco;
22.3e tal candor di qua già mai non fuci.
23.1L'acqua imprendëa dal sinistro fianco,
23.2e rendea me la mia sinistra costa,
23.3s'io riguardava in lei, come specchio anco.
24.1Quand'io da la mia riva ebbi tal posta,
24.2che solo il fiume mi facea distante,
24.3per veder meglio ai passi diedi sosta,
25.1e vidi le fiammelle andar davante,
25.2lasciando dietro a sé l'aere dipinto,
25.3e di tratti pennelli avean sembiante;
26.1sì che lì sopra rimanea distinto
26.2di sette liste, tutte in quei colori
26.3onde fa l'arco il Sole e Delia il cinto.
27.1Questi ostendali in dietro eran maggiori
27.2che la mia vista; e, quanto a mio avviso,
27.3diece passi distavan quei di fori.
28.1Sotto così bel ciel com'io diviso,
28.2ventiquattro seniori, a due a due,
28.3coronati venien di fiordaliso.
29.1Tutti cantavan: "Benedicta tue
29.2ne le figlie d'Adamo, e benedette
29.3sieno in etterno le bellezze tue!".
30.1Poscia che i fiori e l'altre fresche erbette
30.2a rimpetto di me da l'altra sponda
30.3libere fuor da quelle genti elette,
31.1sì come luce luce in ciel seconda,
31.2vennero appresso lor quattro animali,
31.3coronati ciascun di verde fronda.
32.1Ognuno era pennuto di sei ali;
32.2le penne piene d'occhi; e li occhi d'Argo,
32.3se fosser vivi, sarebber cotali.
33.1A descriver lor forme più non spargo
33.2rime, lettor; ch'altra spesa mi strigne,
33.3tanto ch'a questa non posso esser largo;
34.1ma leggi Ezechïel, che li dipigne
34.2come li vide da la fredda parte
34.3venir con vento e con nube e con igne;
35.1e quali i troverai ne le sue carte,
35.2tali eran quivi, salvo ch'a le penne
35.3Giovanni è meco e da lui si diparte.
36.1Lo spazio dentro a lor quattro contenne
36.2un carro, in su due rote, trïunfale,
36.3ch'al collo d'un grifon tirato venne.
37.1Esso tendeva in sù l'una e l'altra ale
37.2tra la mezzana e le tre e tre liste,
37.3sì ch'a nulla, fendendo, facea male.
38.1Tanto salivan che non eran viste;
38.2le membra d'oro avea quant'era uccello,
38.3e bianche l'altre, di vermiglio miste.
39.1Non che Roma di carro così bello
39.2rallegrasse Affricano, o vero Augusto,
39.3ma quel del Sol saria pover con ello;
40.1quel del Sol che, svïando, fu combusto
40.2per l'orazion de la Terra devota,
40.3quando fu Giove arcanamente giusto.
41.1Tre donne in giro da la destra rota
41.2venian danzando; l'una tanto rossa
41.3ch'a pena fora dentro al foco nota;
42.1l'altr'era come se le carni e l'ossa
42.2fossero state di smeraldo fatte;
42.3la terza parea neve testé mossa;
43.1e or parëan da la bianca tratte,
43.2or da la rossa; e dal canto di questa
43.3l'altre toglien l'andare e tarde e ratte.
44.1Da la sinistra quattro facean festa,
44.2in porpore vestite, dietro al modo
44.3d'una di lor ch'avea tre occhi in testa.
45.1Appresso tutto il pertrattato nodo
45.2vidi due vecchi in abito dispari,
45.3ma pari in atto e onesto e sodo.
46.1L'un si mostrava alcun de' famigliari
46.2di quel sommo Ipocràte che natura
46.3a li animali fé ch'ell'ha più cari;
47.1mostrava l'altro la contraria cura
47.2con una spada lucida e aguta,
47.3tal che di qua dal rio mi fé paura.
48.1Poi vidi quattro in umile paruta;
48.2e di retro da tutti un vecchio solo
48.3venir, dormendo, con la faccia arguta.
49.1E questi sette col primaio stuolo
49.2erano abitüati, ma di gigli
49.3dintorno al capo non facëan brolo,
50.1anzi di rose e d'altri fior vermigli;
50.2giurato avria poco lontano aspetto
50.3che tutti ardesser di sopra da' cigli.
51.1E quando il carro a me fu a rimpetto,
51.2un tuon s'udì, e quelle genti degne
51.3parvero aver l'andar più interdetto,
52.1fermandosi ivi con le prime insegne.
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