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Safo a FaoneEpistola vigesimaprima

Epistole d'Ovidio

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1.1Hai tu, crudel Faon, lo stile e 'l verso
1.2Conosciuto di me, tosto che questa
1.3Carta data ti fu, da la mia destra,
1.4Anzi dal mio dolor vergata e scritta?
1.5O non sapevi pur chi fosse quella
1.6Che t'inviasse i dolorosi accenti
1.7Se 'l nome mio non si leggeva in ella?
1.8Forse domandi ancor perché lo stile
1.9Abbia cangiato in lagrimevol canto,
1.10S'ho più conforme ai bei lirici versi
1.11La bella vena, e di mia cetra il suono.
1.12Ahimè! che l'amor mio d'amari omèi,
1.13Anzi di pianto e di sospiri è degno,
1.14E più conviensi a la mia doglia grave
1.15Lagrimosa elegia che verso lieto
1.16Che cantar mi facesse amata lira.
1.17Lassa! che come al caldo tempo suole
1.18Arder in qualche campo arida messe,
1.19Di cui la fiamma or qua traporti Noto
1.20Or là Zefiro muova, ard'io meschina;
1.21E 'l mio Faon là si dimora lieto
1.22Ove Etna arde e s'infiamma, ed io nel core
1.23Ho maggior fuoco assai che quel che 'l vecchio
1.24Nel monte sicilian Vulcano accende.
1.25Né della cetra mia dolente al suono
1.26Accordar posso i dolorosi accenti,
1.27Ché 'l dolor non mi lascia insieme unire
1.28I già tanto da me cantati versi,
1.29Ch'opra son di tranquilla e lieta mente,
1.30Non d'amari pensier turbata e carca,
1.31Perché le Muse il bel furor divino
1.32Più non mi danno, e le selvagge ninfe
1.33E l'altre dee mi son, misera, a schivo;
1.34E m'è vile Amiton, m'è vil la vaga
1.35Candida Cidno, e la bellissima Ati
1.36Agli occhi miei, come solea, non piace;
1.37Ed altre cento poi fanciulle e donne,
1.38Che castamente amai, mi sono a sdegno,
1.39Tal che tu sol quel ch'a cotante piacque,
1.40Quel che di tante fu, perfido, accogli.
1.41Or il tuo viso, ora i begli anni sono
1.42Accommodati agli amorosi scherzi;
1.43E qual donna saria ch'agli anni e al viso
1.44(O bel viso, ove Amor insieme pose
1.45Tutti gl'inganni suoi, le frode, e i lacci)
1.46Non rimanesse in sì bei lacci avvinta?
1.47Prendi la lira, e la faretra, e l'arco,
1.48Tu sarai quasi un manifesto Apollo;
1.49E s'a la fronte tua le corna aggiugni,
1.50Nuovo Bacco sarai, che questo e quello
1.51Di grazia vinci e di beltà di viso;
1.52E 'l biondo Apollo pur s'accese, e Bacco,
1.53Per Dafne l'un, per Arianna l'altro;
1.54Né questa o quella avea le Muse amiche,
1.55Come a me son tua sventurata donna,
1.56A cui dittavan già leggiadri accenti,
1.57Tal che il mio nome omai risona intorno
1.58A quanto il sol riscalda, e bagnan l'onde;
1.59Né più gloria di me sen porta Alceo,
1.60Né più di Safo agli uditori è grato,
1.61Quantunque abbia nel suon tant'armonia,
1.62E di gravi concetti il canto adorni.
1.63E se natura mi negò del viso,
1.64E de le membra la grandezza, e 'l bello,
1.65E s'io ben veggio, e me ne sdegno meco,
1.66Che natural mia dote a me non vale,
1.67Non mi spregiar, perch'i' mi sforzo ognora
1.68Di farmi tal che la bruttezza sia
1.69Da mie virtù, da le beltà dell'alma
1.70E da l'ingegno superata e vinta.
1.71S'io non son bianca, e' mi sovvien che 'l bianco
1.72Perseo di grand'ardor s'accese il petto
1.73Per Andromede sua, che negra nacque
1.74In Etiopia, ove il gran lume vibra
1.75De' caldi raggi suoi più caldo il fuoco;
1.76E spesso a bel pagon candida suole
1.77Colomba unirsi, ed è sovente amata
1.78Da verde pappagal tortora negra.
1.79S'alcuna mai non ti debbe esser donna,
1.80Se non chi per bellezza e per virtute
1.81Fia di te degna, alcuna donna mai
1.82Non sarà di Faone amante, o sposa.
1.83Ma ben ti parv'io bella allor che tua
1.84Donna mi festi, e tua pregiata amante;
1.85Allor che tu giuravi, ahi falsa lingua!
1.86Ch'io sol t'era gradita, e di me sola
1.87Ti facea ragionar l'ardente amore.
1.88E mentre ch'io talor prendea la cetra,
1.89E nel bel grembo tuo mi stava assisa
1.90(Ben or me ne sovien, ch'i veri amanti
1.91Le passate dolcezze han sempre a mente)
1.92Dolci versi cantando, allor con molti
1.93Dolci, graditi, et amorosi baci
1.94I dolci versi interrompevi, e 'l canto,
1.95E la voce lodavi, e 'l suono, e 'l verso;
1.96E le sembianze e le maniere mie
1.97T'eran gradite: allor, misera, era io
1.98In ogni parte bella; allor piaceva
1.99La grazia e gli atti al mio Faone amato
1.100De la sua tanto allor felice amante;
1.101Ma più quando d'amor si coglie il frutto,
1.102Ove il piacer ti s'addoppiava, e tanto
1.103T'eran gradite e le parole e i modi
1.104Che s'usan far nell'amoroso gioco.
1.105Ahi sfortunata Safo! oimè, ch'or altra
1.106Donna ti stringe, ed in Sicilia hai sempre
1.107Nuove di belle donne amate prede.
1.108O del bel sicilian paese e grato
1.109Donne, e donzelle, e voi ch'appresso al monte
1.110Del gran Vulcano or v'abitate liete
1.111La bella Nesa, eh non entrate, stolte,
1.112In quella stessa rete ov'io m'avolsi,
1.113Né la sciochezza mia scusate, o quello
1.114Sì grave error ch'io fei d'amar un uomo
1.115Che venne strano ad abitar in Lesbo:
1.116Eh non prestate, o semplicette, fede
1.117A sue parole, a sua fallace lingua,
1.118Ché quel ch'ora a voi dice, anco a me disse,
1.119Ed a voi fia, sì come a Safo, infido.
1.120E tu del terzo ciel lucida diva,
1.121Che nel bel monte Erice in sì bel tempio
1.122Sei venerata con dovuti onori
1.123Dai crudi Siciliani, eh porgi aita
1.124A la tua vate; eh porgi, alma, consiglio
1.125A chi del fuoco tuo sì caldo ha il core.
1.126Segue mai sempre empia fortuna, e cruda
1.127Un misero mortale? e tiene, acerba,
1.128Per oltraggiarne sempre, acerbo il corso?
1.129Misera me! ch'io non avea veduto
1.130Del zodiaco suo sei volte il Sole
1.131Tutti i segni girar, che di mio padre
1.132Le morte membra accompagnate furo
1.133Da' miei lamenti a l'infelice rogo,
1.134E le ceneri poi dal pianto asperse.
1.135E 'l mio fratel d'indegno foco acceso
1.136Di meretrice vil, vergogna e danno
1.137Apportò seco, e de l'insania queste,
1.138E del suo vaneggiar le spoglie furo;
1.139Onde fatto mendico, indarno attese
1.140Malamente a cercar per l'onde infide
1.141Quel ben che pria sì malamente avea
1.142In amante sì vil perduto e sparso;
1.143E me, che con carnal fraterno amore
1.144De l'error suo lo correggeva, a morte,
1.145Misera, ha in odio, e quest'è il premio ch'io
1.146Dall'amor mio, e mia pietade arreco.
1.147E come se mancasse affanno e noia
1.148Per affannarmi e per noiarmi il core,
1.149La mia picciola figlia a l'altre immense
1.150Gravi cure s'aggiugne, e quel che poi
1.151Ogni altra doglia, ogni pensiero avanza,
1.152La lunga assenza tua, che m'è cagione
1.153Di sì lunghi lamenti, e lunghi pianti.
1.154Non ha, Faon, mia sventurata nave
1.155A le sventure sue propizio il vento.
1.156Vannosi incolti intorno al collo e sparsi
1.157I miei capelli, e non m'adorna il dito
1.158Lucida gemma, e vil mi cuopre gonna,
1.159Né spiran le mie chiome arabo odore;
1.160Né con bei nodi d'oro in treccia avvolte
1.161Rendon vaghezza al tramortito viso.
1.162Ma per cui debbo, oimè, misera, farme
1.163Adorna e bella? ed a cui mai debb'io
1.164Ingegnarmi piacer, se quella sola
1.165Bella cagion d'ogni mio studio ed opra
1.166Di farmi bella e farmi ornata è lunge?
1.167Leve saetta e leve fiamma il core
1.168Mi saetta, e m'infiamma, e sempre ho meco
1.169Nuova cagion di nuova piaga e fuoco;
1.170E perché acerbe, allor ch'io venni al mondo,
1.171Fosser le Parche, o di mia vita afflitta
1.172Ordisser crude i dolorosi stami,
1.173O perché l'uso si converta in nostra
1.174Trista natura, io son sforzata amarte;
1.175E tal mi fe' Talia l'animo infermo,
1.176Ch'al gran foco d'Amor non trovo il gelo,
1.177Né contra i colpi suoi sicuro scudo:
1.178Qual meraviglia è s'io m'accesi ed arsi
1.179Al bell'ardor de' tuoi begli occhi ardenti,
1.180E s'i begli anni e se 'l bel viso lieto,
1.181Di cui potrebbe innamorarsi un uomo,
1.182A me stessa mi tolse, e a te mi diede?
1.183Quante volte tremai, lassa, e temei
1.184Che tu non mi togliessi, Alba, di braccio
1.185Il mio Faone, e ten volassi poi
1.186Con esso al ciel; ma ti ritiene ancora
1.187Ne le reti d'amor Cefalo avvolta.
1.188E se dal cerchio suo la vaga e bella
1.189Candida Luna il suo bel viso miri,
1.190Ella vorrà che su ne' monti, dove
1.191Suo bello Endimion s'adagia e dorme,
1.192Anch'ei si giaccia addormentato e stanco.
1.193E nel bel carro suo Venere in cielo
1.194Portato avria, ma la si vede ancora
1.195D'esser in pregio al suo diletto lume,
1.196Che su nel quinto ciel fiammeggia e luce.
1.197O del bel secol tuo gloria e splendore,
1.198O bel garzone e crudo, eh torna omai,
1.199Eh torna, ingrato, a la tua Safo in seno.
1.200Io non ti prego che tu m'ami, ahi lassa,
1.201Ma sol che l'amor mio non abbia a schivo,
1.202Né perch'arda per te t'adiri meco.
1.203Quante, mentre ch'io scrivo, amare e calde
1.204Caggion dagli occhi miei lagrime! vedi
1.205Come la carta è qui macchiata e molle,
1.206Ch'è testimon de l'angoscioso pianto.
1.207Se dentro al petto tuo crudele avevi
1.208Fermo il pensier d'abbandonarmi, e quindi
1.209Lunge abitar, tu pur dovevi almeno
1.210Cortesemente dipartirti, e dirmi,
1.211Senza chiamare il proprio nome, a Dio.
1.212Tu non portasti (ahi sfortunata!) teco
1.213Gli ultimi baci miei, gli ultimi pianti,
1.214Che versar face in dipartenza amara
1.215Ardente amore; e non temei già mai
1.216Quel che far mi dovea dogliosa e mesta,
1.217E di tanti martir crudel albergo.
1.218Alcun de l'amor tuo non ho qui pegno,
1.219Né meco altro riman che 'l crudo oltraggio,
1.220E la memoria de l'ingiuria immensa
1.221Che tu m'hai fatto; et affrenar tua voglia
1.222Non potette di me l'affetto ardente,
1.223E 'l dolce pegno, e quel pregiato dono
1.224Che tu de l'amor mio portato hai teco;
1.225Né potei darti, oimè, ricordo alcuno
1.226Al duro tuo partir; né detto avrei
1.227Altro, se non che in così dura assenza
1.228Non m'avesse, crudel, posto in oblio.
1.229E per quel fuoco giuro, e per quel nodo
1.230Che m'arse l'alma, e m'annodò la mente,
1.231E per le nove ancor sacrate Muse,
1.232Che quai miei numi riverente inchino,
1.233Ch'allor ch'un uom mi disse: il tuo Faone
1.234E l'allegrezze tue sen vanno, o Safo,
1.235Né lagrimar potei, né lungamente
1.236Parlar, misera me, perch'in un punto
1.237Il subito dolor mi fe' di smalto,
1.238E tolse agli occhi, ed al palato insieme
1.239Le lagrime, e la lingua, e dentro al petto
1.240Empio ghiaccio costrinse il sangue e l'alma.
1.241Ma poi che 'l fier dolor, scemando in parte,
1.242Agli occhi, al petto, ed a la lingua diede
1.243Le lagrime, i sospiri, e le parole,
1.244Allor piangendo e sospirando dissi:
1.245Ahi crudo mio destino! ahi mia sventura!
1.246Ahi de la vita mia misero fine!
1.247Percossi il petto, e mi squarciai le chiome,
1.248E non mi vergognai stridendo al cielo
1.249Scapigliata mandar dogliosi omèi,
1.250Qual madre pia che sovra il corpo esangue
1.251Del suo caro figliuol si lagna e plora.
1.252Il mio crudo fratel s'allegra e gode
1.253Del mio dolore, e talor viemmi inanzi,
1.254E perché vile, e di vergogna piena
1.255De' miei lamenti la cagione appaia,
1.256Sorridendo mi dice: ond'hai meschina
1.257Giusta cagion di lamentarti? io veggio
1.258Pur qui la figlia tua star lieta e viva.
1.259Vedemi il vulgo, oimè, negletta e vile,
1.260Livida il volto, e lacerata il seno;
1.261Né di me stessa più, lassa, mi prende
1.262Vergogna o cura: e mal conviene insieme
1.263Con onesta vergogna amor non casto.
1.264Tu sol mia cura sei, tu 'l mio pensiero:
1.265Te sol desio, te sol piangendo chiamo,
1.266E dormendo sol te rimiro e veggio,
1.267Ove il sogno mi fa la fosca notte
1.268Qual più bel dì parer lucida e chiara:
1.269Ivi ti trovo, ivi t'abbraccio, e stringo,
1.270Ancor che molto mar, che molti fiumi
1.271M'ascondin di Faon l'amato aspetto;
1.272Ma troppo è il sonno fuggitivo e leve,
1.273E del fallace ben la gioia è corta.
1.274Spesso mi par con le mie braccia fare
1.275Lieta a la fronte tua dolce sostegno,
1.276Or mi par ch'a le tue sia leve soma;
1.277E ragionar con teco, e le parole
1.278Risonarmi sì vive ne la mente,
1.279E sì conformi le sembianze al vero,
1.280Che il falso intenta come il vero ascolto.
1.281Narrar non lice più: che quel che poi
1.282Gustar mi face il desiato sonno,
1.283Donna tacer, bench'inonesta, deve.
1.284Ma come l'alba arriva, e seco il sole
1.285Apre ai mortali il giorno, ed a questi occhi
1.286L'imagin toglie, e 'l simulato bene,
1.287E de l'alba e del sol mi doglio meco,
1.288Ch'abbia fatt'il mio ben fallace e corto;
1.289E desta ai boschi, ed a quegli antri corro,
1.290Che già fur testimon de' miei contenti,
1.291Come se i boschi ancor, come se gli antri
1.292Serbino in lor quel che mi aggradi, e giovi.
1.293E scapigliata e di me stessa priva,
1.294Quasi da mala incantatrice spinta,
1.295Dove il dolor mi mena, affretto il piede;
1.296E veggion gli occhi miei quegl'antri, ahi lassa,
1.297Che già di marmi ne sembraro adorni,
1.298Aver dentro e di fuor scabroso il tufo;
1.299E in quella selva arrivo amata e bella,
1.300Che tante volte in se medesma accolse
1.301Ambi noi insieme, e tante volte diede
1.302Su l'erbe a' corpi nostri amico letto,
1.303E ne coprì con la frondosa chioma;
1.304Ma de la selva, e del mio cor non trovo
1.305Ivi il signore, e m'è quel loco a vile,
1.306Che cotanto mi fu pregiato e caro.
1.307Veggio piegate ancor l'erbette, e i fiori
1.308Ove (infelice me!) giacemmo insieme,
1.309E l'orme impresse de l'amate piante,
1.310Sopra cui stommi, lassa, e sospirando
1.311Quell'erbe tocco: e quel felice loco
1.312Ove gli omeri tuoi posasti, o 'l piede,
1.313E quei bei fiori, oimè, che già mi furo
1.314Cotanto grati, or da' miei pianti sono
1.315E da' caldi sospir tiepidi e molli.
1.316Spoglia il verde arbuscel le verdi fronde,
1.317E gli uccellin su gli sfrondati rami,
1.318Mostrando che di me lor caglia, stanno
1.319Con l'ali basse, e dolorosi e muti.
1.320Sol Progne s'ode, a cui del figlio incresce,
1.321E duolsi ancor che del marito odiato
1.322Non sparse pria che del suo figlio il sangue.
1.323Piagne Progne i suoi figli, e Safo anch'ella
1.324Del suo misero amor si lagna e duole,
1.325E tanto duolsi, e lamentando geme,
1.326Ch'ogni animal nel bosco il sonno ingombra.
1.327Ivi sorge bel fonte, e via più chiaro
1.328D'un fiume cristallino, e caro al sole,
1.329Entro a l'acque di cui, quant'alcun crede,
1.330Sacro s'asconde, e riverendo nume,
1.331E sopra cui de' suoi bei rami estende
1.332Quella ninfa gentil le frondi e l'ombra,
1.333Che di Priapo il gran furor fuggendo
1.334In pianta si cangiò soave e bella;
1.335E di fresch'erba, e di fioretti vaghi
1.336La terra è sempre intorno intorno adorna:
1.337Sopra cui mentre affaticata e stanca
1.338Avea chiuse le luci al sonno e al pianto,
1.339Mi parve un garzon nudo aver inanzi
1.340Di bellissimo aspetto, e dirmi: – O donna,
1.341Che di sì cieco ardor te stessa infiammi,
1.342E mal de l'amor tuo cangiata sei,
1.343Vattene al mar Atteo, e sali al monte
1.344Ove Apollo have il tempio, indi ne l'onde
1.345De l'amor tuo cadendo amorza il fuoco.
1.346Quindi dal fiero ardor sospinto e mosso
1.347Di Pirra sua Deucalion si trasse,
1.348Né fero a le sue membra alcuna offesa
1.349L'onde marine; anzi il bel seno amato
1.350Potea baciar di Pirra: egli in oblio
1.351L'avea già posta, et ammorzato e spento
1.352Il grave incendio, e l'amorosa fiamma.
1.353Questa legge han quell'acque; or vatten lieta,
1.354E non temer da quel fatale scoglio,
1.355Per acquetar l'ardor, gettarte in mare –.
1.356E detto questo si fuggì col sonno;
1.357Ed io tremante e spaventata surgo,
1.358E svegliata nessun rimiro, o sento,
1.359Onde rigai d'amaro pianto il viso.
1.360Dunque n'andremo al dimostrato sasso,
1.361E vincerem con la gravosa doglia,
1.362E con l'insano amor, d'ogni periglio,
1.363E d'ogni morte la paura estrema;
1.364Ma segua qual sia più dogliosa sorte,
1.365Ch'ogni altro aspro martir, ch'ogni altro male
1.366Fia del presente mal martir men grave;
1.367E leve me n'andrò per l'aria a volo,
1.368Ché mie membra non han gravoso il pondo.
1.369Tu di Venere ancor pregiato figlio,
1.370M'adatterai le piume, acciò non sia
1.371A quell'onde morendo infamia eterna.
1.372Io poi che spento fia l'ardente foco,
1.373E le piaghe saldate, e sciolti i nodi,
1.374A Febo donerò l'amata lira,
1.375Intorno a cui saran tai versi scritti:
1.376– Questa a te, biondo Apollo, amica cetra
1.377Safo, la tua mercé, dal folle amore
1.378Libera dona, ed è conforme il dono,
1.379Perch'ella a te sì come a lei conviensi –.
1.380Ah spietato Faon, perché mi stringi,
1.381Perché mi sforzi a ricercar ne l'acque,
1.382Misera me, del mio sì lungo male,
1.383De la mia cruda e sanguinosa guerra,
1.384Il bel rimedio, e la bramata pace,
1.385Se trar mi puoi tu sol d'ogni aspra doglia
1.386Tornando indietro il fuggitivo piede?
1.387Tu col bel viso tuo donar mi puoi
1.388Quella salute, e quel contento estremo
1.389Ch'io da quell'onda Attea mal lieta attendo,
1.390E mi sarai per tua beltade amata
1.391Più che le Muse, e più ch'Apollo in pregio.
1.392Puoi tu già mai, o de' gelati scogli,
1.393O del rabbioso mar più crudo e fero,
1.394Gir, s'io morrò, de la mia morte altero?
1.395Quanto era meglio assai che questo seno,
1.396Che queste membra mie, che tra quell'acque,
1.397Che tra quei duri e perigliosi sassi,
1.398Oimè, tratte saran, s'unisser teco,
1.399E caramente l'abbracciassi, come
1.400Festi mentre ch'amor ti fece mio:
1.401Queste le membra son, quest'è quel seno,
1.402Che tu solevi già lodar cotanto,
1.403Cotanto aver in pregio, e tanto amare,
1.404Tanto parerti a maraviglia bello.
1.405Or bramo, lassa, aver leggiadro il verso,
1.406E 'l bello stilo che m'ha fatto onore;
1.407Ma fier martir sì mi tormenta l'alma,
1.408Sì la mente m'infosca, e sì m'atterra,
1.409Che vinto dal dolor negletto stassi
1.410Mio plettro, e tace, e la mia lira è muta.
1.411O di Lesbo fanciulle amate e belle,
1.412Che mi foste cagion ch'io tanto amassi,
1.413Non venite più meco a cantar versi,
1.414Né di mia cetra più vi muova il suono,
1.415Che tutto il bel, tutto quel buono, e vago
1.416Che vi piacea, Faon portato ha seco,
1.417Quel bel Faon che sì felice e lieta
1.418Pur or, misera me, chiamava mio.
1.419Fate ch'ei torni a me, che seco ancora
1.420Il verso tornerà, la cetra, e 'l canto,
1.421Perch'egli sol con sua presenza grata
1.422A la mia lingua, ed all'ingegno porge
1.423Le soavi parole, e 'l verso lieto,
1.424E con l'assenza sua mi toglie il tutto.
1.425Ma che parlo io? A che m'affliggo indarno?
1.426Puoss'egli muover mai co' prieghi ardenti
1.427Un animo selvaggio, un cor di fera?
1.428Non vegg'io, folle me, ch'i pianti e i preghi
1.429Tutti veloce via gli porta il vento?
1.430Oh quanto bramo che quei venti istessi
1.431Che se ne portan le parole e i pianti
1.432Mi faccin riveder l'amate vele,
1.433E mi ritornin la mia vita indietro!
1.434E questo a te si converrebbe, ingrato.
1.435Ma s'entro al tuo pensier prefisso hai teco
1.436Di ritornare a me tua fida amante,
1.437Ed hai già posti in su la poppa i voti,
1.438A che sì tardo è 'l tuo ritorno, e lento?
1.439Sciogli la fune omai, che 'l mare e i venti
1.440Vener nata del mar, benigna e pia,
1.441Placidi ti farà, propizii e buoni;
1.442E sederassi al bel governo Amore,
1.443Spiegando con la sua picciola mano
1.444Le bianche vele; e da lui stesso poi
1.445All'antenna saran nel porto accolte.
1.446Ma se starti lontan da me ti piace,
1.447E fuggirti da me t'allegri e godi
1.448(Che degna pur non son d'esser fuggita),
1.449Scrivimi almen, crudel, che da quel sasso
1.450Giù de l'onda fatal me stessa tragga.
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