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1.1Sì come quando i primi raggi vibra
1.2là dove il suo fattor lo sangue sparse,
1.3cadendo Ibero sotto l'alta Libra,
2.1e l'onde in Gange da nona rïarse,
2.2sì stava il sole; onde 'l giorno sen giva,
2.3come l'angel di Dio lieto ci apparse.
3.1Fuor de la fiamma stava in su la riva,
3.2e cantava "Beati mundo corde!".
3.3in voce assai più che la nostra viva.
4.1Poscia "Più non si va, se pria non morde,
4.2anime sante, il foco: intrate in esso,
4.3e al cantar di là non siate sorde",
5.1ci disse come noi li fummo presso;
5.2per ch'io divenni tal, quando lo 'ntesi,
5.3qual è colui che ne la fossa è messo.
6.1In su le man commesse mi protesi,
6.2guardando il foco e imaginando forte
6.3umani corpi già veduti accesi.
7.1Volsersi verso me le buone scorte;
7.2e Virgilio mi disse: "Figliuol mio,
7.3qui può esser tormento, ma non morte.
8.1Ricorditi, ricorditi! E se io
8.2sovresso Gerïon ti guidai salvo,
8.3che farò ora presso più a Dio?
9.1Credi per certo che se dentro a l'alvo
9.2di questa fiamma stessi ben mille anni,
9.3non ti potrebbe far d'un capel calvo.
10.1E se tu forse credi ch'io t'inganni,
10.2fatti ver' lei, e fatti far credenza
10.3con le tue mani al lembo d'i tuoi panni.
11.1Pon giù omai, pon giù ogni temenza;
11.2volgiti in qua e vieni: entra sicuro!".
11.3E io pur fermo e contra coscïenza.
12.1Quando mi vide star pur fermo e duro,
12.2turbato un poco disse: "Or vedi, figlio:
12.3tra Bëatrice e te è questo muro".
13.1Come al nome di Tisbe aperse il ciglio
13.2Piramo in su la morte, e riguardolla,
13.3allor che 'l gelso diventò vermiglio;
14.1così, la mia durezza fatta solla,
14.2mi volsi al savio duca, udendo il nome
14.3che ne la mente sempre mi rampolla.
15.1Ond'ei crollò la fronte e disse: "Come!
15.2volenci star di qua?"; indi sorrise
15.3come al fanciul si fa ch'è vinto al pome.
16.1Poi dentro al foco innanzi mi si mise,
16.2pregando Stazio che venisse retro,
16.3che pria per lunga strada ci divise.
17.1Sì com' fui dentro, in un bogliente vetro
17.2gittato mi sarei per rinfrescarmi,
17.3tant'era ivi lo 'ncendio sanza metro.
18.1Lo dolce padre mio, per confortarmi,
18.2pur di Beatrice ragionando andava,
18.3dicendo: "Li occhi suoi già veder parmi".
19.1Guidavaci una voce che cantava
19.2di là; e noi, attenti pur a lei,
19.3venimmo fuor là ove si montava.
20.1"Venite, benedicti Patris mei",
20.2sonò dentro a un lume che lì era,
20.3tal che mi vinse e guardar nol potei.
21.1"Lo sol sen va", soggiunse, "e vien la sera;
21.2non v'arrestate, ma studiate il passo,
21.3mentre che l'occidente non si annera".
22.1Dritta salia la via per entro 'l sasso
22.2verso tal parte ch'io toglieva i raggi
22.3dinanzi a me del sol ch'era già basso.
23.1E di pochi scaglion levammo i saggi,
23.2che 'l sol corcar, per l'ombra che si spense,
23.3sentimmo dietro e io e li miei saggi.
24.1E pria che 'n tutte le sue parti immense
24.2fosse orizzonte fatto d'uno aspetto,
24.3e notte avesse tutte sue dispense,
25.1ciascun di noi d'un grado fece letto;
25.2ché la natura del monte ci affranse
25.3la possa del salir più e 'l diletto.
26.1Quali si stanno ruminando manse
26.2le capre, state rapide e proterve
26.3sovra le cime avante che sien pranse,
27.1tacite a l'ombra, mentre che 'l sol ferve,
27.2guardate dal pastor, che 'n su la verga
27.3poggiato s'è e lor di posa serve;
28.1e quale il mandrïan che fori alberga,
28.2lungo il pecuglio suo queto pernotta,
28.3guardando perché fiera non lo sperga;
29.1tali eravamo tutti e tre allotta,
29.2io come capra, ed ei come pastori,
29.3fasciati quinci e quindi d'alta grotta.
30.1Poco parer potea lì del di fori;
30.2ma, per quel poco, vedea io le stelle
30.3di lor solere e più chiare e maggiori.
31.1Sì ruminando e sì mirando in quelle,
31.2mi prese il sonno; il sonno che sovente,
31.3anzi che 'l fatto sia, sa le novelle.
32.1Ne l'ora, credo, che de l'orïente,
32.2prima raggiò nel monte Citerea,
32.3che di foco d'amor par sempre ardente,
33.1giovane e bella in sogno mi parea
33.2donna vedere andar per una landa
33.3cogliendo fiori; e cantando dicea:
34.1"Sappia qualunque il mio nome dimanda
34.2ch'i' mi son Lia, e vo movendo intorno
34.3le belle mani a farmi una ghirlanda.
35.1Per piacermi a lo specchio, qui m'addorno;
35.2ma mia suora Rachel mai non si smaga
35.3dal suo miraglio, e siede tutto giorno.
36.1Ell'è d'i suoi belli occhi veder vaga
36.2com'io de l'addornarmi con le mani;
36.3lei lo vedere, e me l'ovrare appaga".
37.1E già per li splendori antelucani,
37.2che tanto a' pellegrin surgon più grati,
37.3quanto, tornando, albergan men lontani,
38.1le tenebre fuggian da tutti lati,
38.2e 'l sonno mio con esse; ond'io leva'mi,
38.3veggendo i gran maestri già levati.
39.1"Quel dolce pome che per tanti rami
39.2cercando va la cura de' mortali,
39.3oggi porrà in pace le tue fami".
40.1Virgilio inverso me queste cotali
40.2parole usò; e mai non furo strenne
40.3che fosser di piacere a queste iguali.
41.1Tanto voler sopra voler mi venne
41.2de l'esser sù, ch'ad ogne passo poi
41.3al volo mi sentia crescer le penne.
42.1Come la scala tutta sotto noi
42.2fu corsa e fummo in su 'l grado superno,
42.3in me ficcò Virgilio li occhi suoi,
43.1e disse: "Il temporal foco e l'etterno
43.2veduto hai, figlio; e se' venuto in parte
43.3dov'io per me più oltre non discerno.
44.1Tratto t'ho qui con ingegno e con arte;
44.2lo tuo piacere omai prendi per duce;
44.3fuor se' de l'erte vie, fuor se' de l'arte.
45.1Vedi lo sol che 'n fronte ti riluce;
45.2vedi l'erbette, i fiori e li arbuscelli
45.3che qui la terra sol da sé produce.
46.1Mentre che vegnan lieti li occhi belli
46.2che, lagrimando, a te venir mi fenno,
46.3seder ti puoi e puoi andar tra elli.
47.1Non aspettar mio dir più né mio cenno;
47.2libero, dritto e sano è tuo arbitrio,
47.3e fallo fora non fare a suo senno:
48.1per ch'io te sovra te corono e mitrio".
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