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Aconzio a CidippeEpistola decimanona

Epistole d'Ovidio

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1.1Sgombra dal cor, bella Cidippe e cara,
1.2Ogni timor, che giuramento alcuno
1.3Mal saggia non farai di nuovo al tuo
1.4Sì fido amante, e sol mi basta averti
1.5Una sol volta al giuramento astretta.
1.6Leggi sicura pur: così sen vada
1.7Da le tue belle membra il mal lontano,
1.8Che senza in me sentir tormento o doglia
1.9D'ogni aspra doglia mia, misero, è duce,
1.10Come d'inganni son mie carte vote.
1.11A che vergogna il tuo bel viso arrossa?
1.12Ch'io credo, che sì come inanzi a quello
1.13Bel simulacro di Diana e santo
1.14Si fe' vermiglio il tuo leggiadro viso,
1.15Così fatt'or si sien tue guance rosse.
1.16Io non bramo d'aver da te l'infame
1.17Frutto d'amore, o violar quel bello
1.18Di tua virginità candido fiore,
1.19Ma stringer sol di tua promessa fede,
1.20E del santo Imeneo l'amato nodo,
1.21Perch'io qual dolce tuo consorte e fido
1.22T'amo, e non qual tuo disonesto amante:
1.23Che se tu leggi il giuramento istesso
1.24Che scritto aveva il fortunato pomo
1.25Ch'io ti gittai celatamente in grembo,
1.26Tu troverai che tu prometti solo
1.27D'essermi sposa, e ch'io non chieggio in quello
1.28Se non quel ch'io sospiro, e ch'io desio,
1.29O pudica e gentil vergine e bella,
1.30Ch'a te più sia ch'a quella diva a mente.
1.31Ma quest'istesso ancor pavento e temo,
1.32E che 'l mio amore, e tua promessa spregi:
1.33E questo paventar, questa dimora,
1.34Quest'avermi in oblio, fa dentro a l'alma
1.35Ognor più vivo e più cocente il foco;
1.36Il qual già mai non fu picciolo o leve,
1.37Anzi si fece allor maggior e grave,
1.38Quando egli, il dì che tu leggendo il pomo
1.39Giurasti amarmi, a molta speme alzosse.
1.40Tu mi festi sperar, tu creder ch'io
1.41Divenir ti dovessi amato sposo.
1.42Né puoi negar quel che dinanzi a l'alma
1.43Diana festi, e suo tremendo nume,
1.44D'essermi donna inviolabil giuro,
1.45Ove ella era presente, e tue promesse
1.46Intenta attese, e ch'accennasse parve
1.47A l'inchinar de la virginea fronte
1.48D'acconsentire a le promesse oneste.
1.49Siati lecito pur biasmarmi, e dirmi
1.50Ch'io ti tradi' con amoroso inganno,
1.51Pur che l'inganno e la mia fraude sia
1.52Al mio bel foco e grand'amore ascritta.
1.53Lasso, che bramo, o che desio con queste
1.54Fraudi impetrar, se non di aver Cidippe
1.55Per mia consorte? e la mia bella brama
1.56Ed onesto voler, che tanto sdegni,
1.57Devrebbe farti a le mie voglie amica.
1.58Io non son già naturalmente accorto,
1.59Né per usanza astuto, e tua beltade,
1.60Credimi vita mia, sol fammi esperto,
1.61E lo mio ingegno a quest'imprese muove.
1.62E solo Amor con le parole istesse
1.63Ch'ei m'insegnò t'ha incatenata, ed egli
1.64I giuri fece e le parole usate
1.65Farsi nei sacri maritaggi onesti,
1.66E per consiglio suo fui saggio amante,
1.67Ed inventor de l'amorosa beffe.
1.68Chiamisi pur questa mia impresa froda,
1.69E fraudolente ognun mi dica e tristo,
1.70Se tristizia è però, se fraude infame
1.71Voler goder di sua consorte amata.
1.72Ecco ch'io scrivo un'altra volta, e nuovi
1.73Scrivo d'amante umil non finti preghi;
1.74Ch'un altro inganno sarà forse, ed altra
1.75Avrai cagion di lamentarti meco.
1.76S'io per amarte, almo mio sol, t'offendo,
1.77Io lo confesso, io ti farò mai sempre
1.78Offesa e danno, e t'avrò sempre in mezzo,
1.79Ancor che tu non voglia, al core affissa,
1.80Ed userò per acquistarte ogni opra.
1.81Se gli altri amanti audacemente entraro
1.82In mezzo ai nudi e sanguinosi ferri
1.83Per indi trar le lor consorti amate,
1.84Perch'esser deve a me di biasmo infame
1.85Soave pomo accortamente scritto?
1.86Consenta pur la mia benigna stella
1.87Che tante ritrovar catene e lacci
1.88Possa l'ingegno mio, ch'in parte alcuna
1.89Non sia la fede tua libera o sciolta.
1.90Ben ci restano ancor mill'altri inganni,
1.91In cui mia mente sol se stessa affanna,
1.92E sol salire a questa altezza aspira,
1.93Di cui quando uopo fia farò la prova,
1.94Ché lo mio grand'ardor non vuol ch'indietro
1.95Lasci intentata esperienza alcuna.
1.96Sia pur quanto si vuol dubbioso e incerto
1.97Di poterti pigliar con finti inganni,
1.98Ch'in somma un laccio, un'amorosa froda
1.99Sarà bastante ad annodarti il core,
1.100E s'in Dio sol fia de l'impresa il fine,
1.101Nondimen resterai legata e presa;
1.102E bench'alcun de' suoi tenaci lacci
1.103Fugga scaltra talor, non potrai sempre
1.104Tutti i nodi schifar, tutte le reti,
1.105Che più che tu non credi Amor t'ha tese:
1.106E quando l'arti e l'amorose frodi
1.107Avran poco valor, deposto in terra
1.108Ogni spavento, a violenza aperta
1.109Userò l'armi, e porterotti in braccio,
1.110Qual guerrier vincitor l'amata preda.
1.111Né di quel gran troian l'audacia biasmo,
1.112Ch'in Grecia tolse al mal accorto sposo
1.113L'amata donna, o d'alcun altro amante
1.114Che fu viril, fu valoroso e forte
1.115Sol per goder de la sua donna poi.
1.116Io forse ancor ma vo' tacermi il resto:
1.117E benché 'l fin di tal rapina sia
1.118Dolor, lamento e morte, e morte forse
1.119Mi fia doglia minor che star in vita
1.120Senza la dolce mia bramata luce,
1.121Che ne' begli occhi suoi mia vita porta.
1.122Se tu fussi men bella, io men audace
1.123A seguir te sarei, ma tua beltade
1.124Audacia porge al pauroso core:
1.125Tu sei cagion del temerario ardire,
1.126Tu muovi l'alma a generose imprese
1.127Con gli occhi tuoi, che son sì chiari e belli
1.128Ch'a lor bellezza, e lor chiarezza cede
1.129Il chiaro e 'l bel de le minute stelle,
1.130Che del mio bell'ardor fur guide e duci.
1.131I tuoi biondi capei mi fanno ancora
1.132Ardito amante, e con la bianca fronte
1.133Quelle tue vaghe e leggiadrette mani,
1.134Onde bramo sentir stringermi il collo;
1.135E le sembianze, ed i soavi sguardi
1.136In gentil donna onestamente accorti,
1.137E l'andar grato, e 'l pargoletto piede,
1.138Candido sì che la marina Teti
1.139Sì bianco forse, e così bel non l'have:
1.140O me felice, o me beato, s'io
1.141Laudar potessi a pien quel che s'asconde!
1.142Ma giudicar si può ch'ogn'altra parte
1.143In bianchezza e beltà risponda al tutto.
1.144Dunque non è gran maraviglia s'io
1.145Da tant'alta beltà spronato e mosso
1.146Brami d'aver di tua promessa il pegno.
1.147In somma io non mi sdegno e non mi curo,
1.148Pur che tu sia mia prigioniera e sposa,
1.149E pur che tu confessi essermi amante,
1.150Che la mia beffa, e i miei sagaci inganni
1.151Abbin tua mente incatenata e presa.
1.152Né de la invidia o de lo sdegno altrui,
1.153O de l'odio mi cal, pur ch'a l'odiato
1.154Si doni il premio, e meritato dono.
1.155Oimè, per qual cagion de la mia colpa
1.156La pena tarda? a che pur, lasso, veggio
1.157Dal grave mio fallir sì lunge il frutto?
1.158Il forte Telamon per forza ottenne
1.159La troiana Esion, col ferro pure
1.160Vinse la bella Ippodamia gentile
1.161L'invitto Achille; e l'una e l'altra poi
1.162Seguì benigna il vincitor cortese,
1.163Di cui mariti fur pregiati e fidi.
1.164Mostrati pur quanto ti piace irata
1.165E sdegnosa ver me, nimica, e fera,
1.166Che non mi cal, se sì sdegnata e cruda,
1.167Così nimica e così fera io possa
1.168Di te goder, ch'io ben lo sdegno e l'ira,
1.169Che sol per mia cagion nel cor s'accese,
1.170Farò minor, pur che mia sorte voglia
1.171Farmi grazia ch'io possa al mio bel sole
1.172I sospir raccontar, l'angoscia, e 'l foco.
1.173Siami lecito pur piangendo appresso
1.174Starmi a mia luce, ed a' miei pianti amari
1.175Singulti accompagnar parole e preghi;
1.176E come servo suol, qualor paventa
1.177Del suo signor la minacciosa voce,
1.178E la sua verga impallidito attende,
1.179Stender le braccia a le ginocchia amate.
1.180Tu non sai quanto in me potere e forza
1.181Abbia il tuo volto: a che, send'io lontano,
1.182E non sia chi per me difesa faccia,
1.183Senza sentir la mia ragion, mi danni?
1.184Citami inanzi al signor nostro Amore,
1.185Chiamami, vita mia, chiamami, e quale
1.186Tuo servo umile a te venir m'astringi:
1.187Che bench'irata, imperiosa, e cruda
1.188Mi sveglia i crini, o con tue man mi faccia
1.189Livido il volto, io paziente e cheto
1.190Potrò soffrir tutti gli oltraggi, e solo
1.191Avrò timor che la tua bianca mano
1.192Non più se stessa che 'l mio viso offenda.
1.193Né d'uopo ti sarà catene o ceppi
1.194Con meco oprar perch'io ti sia soggetto:
1.195Che più che i ceppi, e le catene, e i lacci
1.196Mi terrà fermo, incatenato, e cinto
1.197Il tuo pregiato e sì gradito amore.
1.198E quando poscia a suo piacer tuo sdegno
1.199Del mio scempio crudel fia sazio, e l'ira,
1.200Quasi pentita, a te medesma allora
1.201Dirai: deh qual mostr'ei fermezza e fede;
1.202Con qual costanza e pazienza invitta
1.203Umilemente il miserel m'adora!
1.204E quando l'onte, e gli sdegnosi oltraggi,
1.205E le minaccie, e le percosse insieme
1.206Mi vedrai sopportar, pietosa in volto
1.207A te stessa dirai: siami ei pur servo,
1.208Poi ch'ei con tanto amor m'inchina e serve.
1.209Perché, misero me, son fatto reo
1.210Send'io lontano? e perché deve in terra
1.211La mia ragion cader, s'ella è sì giusta,
1.212Senza ch'alcun la mia ragion difenda?
1.213Quel ch'io scrissi nel pomo Amor dettommi,
1.214E s'io nel trarlo accortamente in grembo
1.215Ti feci oltraggio, e de l'oltraggio solo
1.216Hai da dolerti, almo mio sol, con meco:
1.217Ma non deve con meco il sacro e santo
1.218Nume de l'alma e riverenda diva
1.219Esser beffato; e s'al tuo fido amante
1.220Non vuoi servar la già promessa fede,
1.221Né mantener tuo giuramento intero,
1.222Servalo a quella dea che Delo onora,
1.223Perch'ella udì le tue parole espresse,
1.224E vide il volto tuo candido e bello
1.225Di vergogna gentil vermiglio e tinto,
1.226Allor che 'l nuovo ed amoroso inganno
1.227Ti facea rossa, e tue parole ascose
1.228Ne l'alta, immensa, ed immortal sua mente.
1.229Sia da te lunge ogni presagio averso,
1.230Ma sappia pur che non è divo alcuno
1.231Sì crudo in ciel quant'è Diana quando
1.232Spregiar da mortal uom suo nume vede,
1.233Né chi faccia di lei de' proprii oltraggi
1.234Più sanguinosa e più crudel vendetta.
1.235E ne fia testimon l'alpestre e fero
1.236Calidonio cinghial, per cui si vide
1.237Contra i suoi figli incrudelire Altea.
1.238Il misero Atteon può farne ancora
1.239Al mondo fede, il qual sembrando ai suoi
1.240Ferocissimi can selvaggio cervo,
1.241Smembrar se stesso a quella guisa scorse
1.242Che già veduto avea squarciare inanti
1.243Ben mille fere; e la superba e bella
1.244Niobe poi, che fu mutata in sasso,
1.245E ch'in Bitinia ancor del sasso fore
1.246Distilla il tristo e doloroso pianto,
1.247Di lei provò l'infuriato sdegno.
1.248Oimè! ch'io temo, o mia Cidippe amata,
1.249Parlarti il ver, per non mostrar di dirlo
1.250Per mia cagion, ma pur convien ch'io 'l dica.
1.251Sappia che quindi avien che sempre inferma
1.252(E quest'è il vero) e più gravosa giaci,
1.253Quando altrui diventar consorte brami:
1.254Perché la casta e riverenda diva
1.255Al mio gran foco e tua salute intenta
1.256Non vuol ch'i giuri tuoi sen porti il vento,
1.257Ma col bel corpo tuo sia sana ancora
1.258La bella al tuo fedel giurata fede;
1.259E quindi avien che quante volte tenti
1.260Essere a' miei desir nimica e cruda,
1.261Tante volte ella il tuo peccato emendi
1.262Con penitenza a la tua colpa eguale.
1.263Deh non voler contra te stessa a sdegno
1.264De l'animosa e sacrosanta dea
1.265Rivolger l'arco, e le saette acute,
1.266Ond'ella vendicar l'offese suole:
1.267Ch'ella può farsi ancor benigna e pia,
1.268E perdonarti ogni spergiuro ingiusto.
1.269Deh non voler con sì cocente febbre
1.270Guastar le membra tue tenere e belle,
1.271Ma più tosto servar le membra e 'l volto
1.272Candide e vago, ond'io bramoso amante
1.273Con dolcezza maggior goder ne possa.
1.274Serva i bei lumi tuoi lucidi e chiari,
1.275Che nacquer sol per infiammarmi il core,
1.276E quel dolce vermiglio, onde natura
1.277La bella neve de le guance asperse,
1.278Servalo acceso e vivo; e sien pur quelli
1.279Pallidi e smorti, e da travaglio oppressi,
1.280Che son cagion ch'io non ti sia marito,
1.281E sien nel volto inceneriti e bianchi,
1.282E dentro al cor di gran tormento pieni,
1.283Sì com'io son, qualor mia stella sento
1.284Tutta tremar di periglioso gelo,
1.285O di calor d'acuta febbre accesa.
1.286Lasso! ch'io piango e mi lamento meco,
1.287Ch'io non so mandar fuor s'io più vorria
1.288Che sempre inferma stessi, o ch'altro amante
1.289Per dolce sposa sua t'avesse in braccio.
1.290Spesso m'affliggo ancor ch'io sia cagione
1.291Del tuo martiro, e che mia fraude t'aggia
1.292Cotanto offesa, e sopra me desio
1.293Caggia la pena, e lo spergiuro, e quanto
1.294Soffra il mio sole, ed ei sicuro e lieto
1.295In dolce sanità sua vita guidi.
1.296E per saper quel che tu faccia, io vegno
1.297Sovente a dimorar vicino a l'uscio,
1.298E con tremante cor non lunge assido,
1.299O d'intorno men vo fingendo altr'opra;
1.300Spesso l'ancilla tua, spesso il tuo servo
1.301Seguo dubbioso, e chetamente attendo
1.302Qual pro t'ha fatto il sonno, e qual il cibo.
1.303Misero me, che ministrar non posso
1.304Del fisico gentil le leggi, e quegli
1.305Rimedi ch'al tuo mal benigno adopra;
1.306Né tua man stringo, o del bramato letto
1.307Su la sponda talor dolente seggio:
1.308E più misero son perch'egli, ahi lasso,
1.309Mentre io ti son lontan ti siede appresso,
1.310Toccandoti or la mano, or troppo ardito,
1.311Fingendo di coprir l'ignudo petto,
1.312Al tuo candido sen, lasso, l'accosta;
1.313E fors'ancor per le tue bianche braccia
1.314La mano ardita e temeraria estende,
1.315Mentre finge cercar qual moto, o segno
1.316Il polso faccia a la futura febbre;
1.317E fors'ancor qualch'amoroso bacio
1.318Nel tuo candido sen, misero, affige,
1.319Mercé tropp'alta a sua fatica leve.
1.320Chi t'ha concesso, o temerario amante,
1.321Furar la dolce mia sperata messe,
1.322E coglier prima i desiati e cari
1.323Del mio bel frutto, i non maturi pomi?
1.324Chi t'ha fatto, crudel, sì follemente
1.325A le speranze altrui sì larga strada?
1.326Quelle man, quelle braccia, e quel bel viso,
1.327E quel candido seno è di me solo,
1.328E con temerità non leve accosti
1.329L'impudiche tue labra ove sol io
1.330La bocca avicinar suo sposo deggio.
1.331Leva, importun, le man da quelle amate
1.332A me promesse membra, oimè, che questa
1.333Che tu maneggi esser mia sposa deve.
1.334E se tu seguirai di far più questo,
1.335Adultero sarai sfacciato, e tristo.
1.336Trova altra donna, a cui non aggia amante
1.337Ancor donato il cor, né sia promessa
1.338A bramoso amator, che se no 'l sai,
1.339Non è senza signor sì cara merce.
1.340Ma non creder a me: leggasi pure
1.341Quel patto ond'ella a me si fece in prima
1.342Amante e sposa; e perché tu non creda
1.343Ch'io t'apra il falso, e ti nasconda il vero,
1.344Fa' ch'ella per se stessa il giuramento
1.345Ch'ella lesse in sul pomo anco rilegga.
1.346E s'umane promesse e patti umani
1.347Hai d'uom mortal, che ti prometta forse
1.348Farlati sposa, a mia ragion per questo
1.349Non sarà mai la tua ragione eguale:
1.350Che se suo padre a te promesso ha darla,
1.351Ella benigna a me se stessa offerse,
1.352La qual è, più che 'l genitor suo, stessa
1.353Del suo desire e del suo cor signora;
1.354E s'ei giurò di farla altrui consorte,
1.355Ed ella ancor gran giuramento feo
1.356D'essermi sposa; e se presente al patto
1.357Fu mortal uom per testimonio eletto,
1.358Et ella quel d'immortal dea s'elesse.
1.359Il padre teme, et a ragion, ch'alcuno
1.360Non lo chiami bugiardo, et ella ancora
1.361Ha gran timor che la tremenda diva
1.362Di poca fé non la riprenda, e incolpi.
1.363Qual è de' duoi maggior sospetto e tema?
1.364D'ambi risguarda ancor l'ultimo fine,
1.365Che 'l padre è sano, e mia Cidippe inferma;
1.366Di noi rivali ancor difforme è il core,
1.367Né son le spemi e le paure eguali:
1.368Che senza lei tu potrai stare in vita,
1.369Ma s'io, misero me, di lei son privo,
1.370Mi fia repulsa tal peggior che morte:
1.371Tu debbi amare ancor quel ch'io tant'amo,
1.372Quel ch'io con tanto e sì bel foco adoro.
1.373E se d'integra e di giustizia onesta
1.374T'astringesse talor ragione o cura,
1.375Creder devresti a mia gran fiamma, ond'io
1.376Mi sento il cor sì fieramente acceso.
1.377Et or perch'ei contra ragion s'adopra,
1.378E l'ingiustizia sol combatte, e il torto
1.379(Vedi tu dove il mio parlar ritorna?),
1.380Però la sua mercé ti giaci inferma,
1.381Et è cagion ch'a la mia diva ognora
1.382Tu dia de la tua fé cattivo indizio.
1.383Onde a lui sol di tua magion le porte
1.384Chiuse saran, se sarai saggia, e cura
1.385Ti prenderà di tua salute alcuna.
1.386Egli è cagion che di gravosa febbre
1.387Siano or di ghiaccio, or più che foco ardenti
1.388Le care membra tue tenere e belle;
1.389E così piaccia al ciel ch'ei pera, e caggia
1.390Di quello istesso mal di cui ti tiene
1.391Per sua cagion la bella diva oppressa.
1.392Onde s'ei fia da te, mio ben, cacciato,
1.393Né pregierai quel che Diana spregia,
1.394Ambi sempre sarem felici e lieti.
1.395Depon, bella Cidippe amata e cara,
1.396Ogni timor, ché dal tuo corpo fia
1.397Tolto ogni mal: fa' pur ch'integra e salda
1.398Servi la fede a la tremenda diva,
1.399A cui giurando la donasti in pegno;
1.400Né ti pensar con sacrifici e voti
1.401Di lei placar lo disdegnato core,
1.402Ché non di toro o di giovenca il sangue
1.403Gradisce al ciel, ma semplicetta fede
1.404D'anima pura e di devoto affetto.
1.405L'altre per racquistar l'amata e cara
1.406E dolce sanità sopportan spesso
1.407Ch'or il tagliente, or l'infiammato ferro
1.408Lor membra incida, or le consumi et arda.
1.409Ad altre giova poi de l'erbe amare
1.410Beversi i sughi amari: a te di foco
1.411O di ferro non è bisogno, o d'altra
1.412Di fisico gentil bevanda amara.
1.413Sol ti basta osservar quant'hai promesso
1.414A la casta Diana, e quella fede
1.415Che giurando mi desti in mezzo al tempio
1.416Servarmi integra, inviolata, e bella:
1.417Così sarai di tua salute e mia
1.418E di stato gentil cagione, e duce.
1.419L'ignoranza impetrar potrà perdono
1.420De la passata colpa, e scusa onesta
1.421Appresso lei sarà che fuor di mente
1.422Il patto t'era, e 'l giuramento uscito.
1.423Ma quando ancor de la presente e grave
1.424Infirmità tu ti risani, e fugga
1.425Il duro mal che le tue membra preme,
1.426Non per questo sarai libera in tutto
1.427Da l'ira sua, perché qualor nel parto
1.428Devota attenderai sua santa aita,
1.429E chiamerai con dolorosa voce
1.430Di Lucina il soccorso, ella sdegnosa
1.431Vorrà saper di qual marito sia
1.432Il nato figlio; e se devota a lei
1.433Ostie prometterai, vittime, e voti,
1.434Ella sa già che tu prometti il falso,
1.435E falsamente a tue promesse manchi;
1.436E se tu giurerai, ella ancor fia
1.437Ricordevol che tu giurando sai
1.438Gl'immortali ingannar celesti Numi.
1.439Io più del mio martir, del tuo mi doglio,
1.440E più tua vita e tua salute bramo,
1.441Che la mia vita, e mia salute istessa.
1.442Perché ti pianser già vicina a morte
1.443Tuo giusto genitor, tua madre pia,
1.444Che la cagion del tuo martir non sanno?
1.445E perché ascondi lor de la tua pena
1.446L'onesta colpa? a la tua madre omai
1.447Narrar ti lice ogni amoroso inganno,
1.448Ché l'opre tue, o mia Cidippe amata,
1.449Non apportan con sé vergogna alcuna:
1.450Racconta pur come io ti vidi e quando,
1.451E come allor ch'al sacrificio intenta
1.452Eri de l'alma tua pudica diva,
1.453Amor mi fe' di tua bellezza ingordo;
1.454E che come io ti vidi, intente e fisse,
1.455S'a quest'atto d'amor punto attendesti,
1.456Ne le gradite a me sembianze e vaghe
1.457Fermai le vaghe innamorate luci;
1.458E come stando a rimirarti intento
1.459Dagli omeri mi cadde in terra il manto,
1.460Che fu di grand'amor segnale espresso,
1.461E di mia mente astratta indizio vero.
1.462E narra poi come ti cadde in grembo,
1.463Senza saper d'onde venisse, un pomo,
1.464Ch'aveva scritto un giuramento intorno,
1.465D'accorto amante invenzione accorta:
1.466E perché lo leggesti inanzi al sacro
1.467De la santa Diana idolo altero,
1.468Tua fé mi desti, e di promessa tale
1.469N'è testimon suo riverendo nume.
1.470Né le celar de le parole il senso,
1.471E quel che tu leggesti al pomo intorno:
1.472Ch'ella, o mia figlia, ti dirà pietosa,
1.473Prenditi pur per tuo marito omai
1.474Quel giovanetto a cui tuo ciel ti lega,
1.475Anzi di cui ti fan gli Dii consorte,
1.476E genero mi sia quell'uom, che tue
1.477Genero mio per giuramento hai fatto,
1.478E piaccia a noi quel ch'a Diana piacque:
1.479E tal tua madre fia, se fia tua madre.
1.480Ma s'ella pur t'adomandasse quale
1.481E chi quel giovin sia, che debbe averte
1.482Per dolce amante e sua gradita sposa,
1.483La troverà ch'io non sarò men chiaro
1.484Del suo lignaggio, e che non ha Diana
1.485Provisto al sangue suo genero indegno,
1.486Et a Cidippe mia marito vile.
1.487Che quell'isola bella, e tanto amata
1.488Da l'alme ninfe di Parnaso, e sante,
1.489Chiamata Cea, ch'il grand'Egeo circonda,
1.490È patria mia; e se t'aggrada il bello
1.491E chiaro sangue, e gli onorati fregi
1.492Degli avi illustri, io non son nato al mondo
1.493Di stirpe vile, inonorata, e scura;
1.494Né siam poveri ancor, né siamo infami.
1.495Ma quando il sangue, e l'onorata prole,
1.496La patria quando, e le ricchezze oneste
1.497Non arrivasser di Cidippe al merto,
1.498Il mio gran foco, e la mia bella fiamma,
1.499Ch'ogni altro merto, ogni grandezza avanza,
1.500Devrebbe farti a' miei desiri amica,
1.501E devresti bramar consorte tale
1.502Senza alcun giuro: or poi che quella tua
1.503Promessa fu col giuramento astretta,
1.504Bench'io non fussi tal, convienti avermi
1.505Per tuo marito. E la sorella casta
1.506Del gran lume del ciel mi disse in sogno
1.507Che tai parole io ti scrivessi, e poi
1.508Sciolto dal sonno, a quest'impresa mosse
1.509La mano Amor: di cui dorato strale,
1.510Lasso, or mi punge, e grandemente temo
1.511Che di Diana il disdegnoso dardo
1.512Non ti faccia a la fin nocivo oltraggio.
1.513La mia salute, e la tua vita insieme
1.514Congiunte son, sì che mia vita sola
1.515Da la tua vita pende: eh mia Cidippe,
1.516Eh mio bel sol, pietà ti prenda omai
1.517Di mia salute e tua: a che pur temi
1.518Di dar vita a due corpi? eh porgi, ahi lasso,
1.519A chi la chiede umil pietosa aita.
1.520Il che s'impetro, io porgerò devoto
1.521Al sacro tempio de la sacra diva,
1.522Allor ch'andrà del sacrificio il suono
1.523Per Delo intorno, e si vedran gli altari
1.524Del sangue di colombe e tori aspersi,
1.525Del fortunato pomo imagin d'oro,
1.526Ove sculta sarà del mio bel voto
1.527Quella bella cagion con questi versi:
1.528– Con l'imagin del pomo Aconzio mostra
1.529Esser venuto il desiato fine
1.530Di quant'era nel pomo intorno scritto –.
1.531Ma perché il lungo ragionar con teco
1.532Più non travagli il travagliato corpo,
1.533Farò qui fine: o mia Cidippe, a Dio.
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