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Ero a LeandroEpistola decimaottava

Epistole d'Ovidio

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1.1Se tu dolce mio ben, dolce mia vita,
1.2La mia salute, e la mia vita brami,
1.3Come ne mostran fuor tuoi grati accenti,
1.4E la cortese inaspettata carta,
1.5Vienne, o Leandro mio, vientene e porgi
1.6A la dolce Ero tua, tua fida amante,
1.7Col grato aspetto tuo quell'alma gioia
1.8Che tu mi mandi in sì bei versi ascosa.
1.9Ogni tardar ch'ai veri amanti allunga
1.10De' bei desiri il desiato tempo,
1.11Di gelosi pensier, d'ardenti cure,
1.12E di sospetti rei mai sempre è pieno:
1.13Et io di te sì fieramente accesa
1.14Mi trovo, oimè, che temperar non posso,
1.15Con sofferir la lunga assenza, il foco.
1.16Egli è ben ver che con eguale ardore
1.17Ambi n'incende una medesma fiamma,
1.18Ma io d'animo son di te men forte,
1.19Né contra a tanto ardor difesa truovo,
1.20E credo che voi altri abbiate il core
1.21Contra i colpi d'amor più fermo e duro;
1.22Che come son le giovanette amanti
1.23Di corpo sempre e delicate e molli,
1.24Così di mente son tenere e frali:
1.25E se non vuoi ch'io mi consumi e sfaccia,
1.26E di caldo desio mi strugga e pera,
1.27Al dolce nuoto omai raccorta l'ore.
1.28Voi nel seguire or le fugaci fiere,
1.29Ed or nel coltivar l'amene ville,
1.30Vi trapassate in bei diporti e grati
1.31L'ore noiose; ora il pensier ne ingombra
1.32Lite civile, or l'onorate palme,
1.33Che de la lotta al vincitor si danno,
1.34V'empion di bel desio l'animo ognora;
1.35Or vi ritiene il maneggiar gentile
1.36Di veloce corsiero, or laccio e vischio
1.37Tendete agli uccelletti; or l'amo e l'esca
1.38Gittate ai pesci, et or sedendo a mensa
1.39Fate men grave il trapassar del tempo.
1.40Ma io, che son di tai diporti priva,
1.41Benché fosse minor mio incendio e foco,
1.42Altro non so che fieramente amarte:
1.43E tal è l'amor mio, tale è mia fiamma,
1.44Ch'ogni umana credenza avanza il vero.
1.45E mentre il tuo venir bramosa attendo,
1.46Mentre sospiro ed i momenti conto,
1.47O ver di te, dolce mio ben, ragiono
1.48Con la cara nutrice, e di tua assenza
1.49Qual sia cagion mi maraviglio seco,
1.50O riguardando il mar, cui turba e move
1.51Empio Aquilon, con quelle istesse quasi
1.52Parole acre con cui biasmavi l'onde,
1.53Con le medesme anch'io Nettunno incolpo;
1.54O quando han raffrenato alquanto l'acque
1.55L'orgoglio e l'ira, io mi lamento e credo
1.56Che tu possa notar, ma ch'al tuo nuoto,
1.57Non l'onde più, ma 'l tuo voler contrasti.
1.58E mentre meco io mi querelo e doglio,
1.59Piovommi amare lagrime dal viso,
1.60Cui con tremante man pietosa asciuga
1.61De' miei martir la consapevol vecchia.
1.62Spesso rimiro ancor s'in queste arene
1.63Son l'orme impresse dell'amate piante,
1.64Come se 'l lido in se medesmo serbe
1.65Del conosciuto piè la stampa e l'orma;
1.66Or per saper di te novella grata,
1.67O per scriverti almen duoi versi brevi,
1.68Vo domandando se d'Abido alcuna
1.69Nave sia giunta, o se nocchier di Sesto
1.70Per passare ad Abido il legno scioglia.
1.71E perché narrerò come io ritorni,
1.72E quante volte, ad abbracciare il giorno
1.73E ripiegare, e ribaciare insieme
1.74I panni tuoi, che per passare ignudo
1.75L'onde dell'Ellesponto a l'alba spogli?
1.76Così mi passo il dì; ma poi che l'ombra
1.77E dolce notte a' nostri amori amica,
1.78Cacciato il sol, ne fa veder le stelle,
1.79Subito saglio in su la torre, e quivi,
1.80Dell'usato sentier fidata duce,
1.81L'usata face in un momento accendo.
1.82E postasi a filar la vecchiarella,
1.83Ragionando con meco et io con lei,
1.84L'ore inganniam de la noiosa notte.
1.85E se brami saper quel ch'io favelli,
1.86Mentre sospiro e con desio t'aspetto,
1.87Sappia, ben mio, che da mia lingua fore
1.88Altro non vien che di Leandro il nome.
1.89Pensi tu, le dico io, che 'l mio bel sole
1.90Sia di sua casa uscito, e ch'egli omai
1.91Si sia involato a' duoi gelosi vecchi,
1.92O pur vegliano ancora, ed ei gli teme?
1.93Credi tu ch'egli ancor deposti i panni
1.94Abbia nel lido, e perché meno offenda
1.95L'acqua le membra e' si sia unto il corpo?
1.96Ella accenna di sì, non ch'ella curi
1.97Del nostro ben, ma perché 'l sonno grave
1.98Le fa chinar la sonnacchiosa fronte.
1.99E dopo un breve tempo io dico: certo
1.100Che 'l mio Leandro è già ne l'onde entrato,
1.101E notando sen viene; e poi ch'un filo
1.102Di stame tal da la conocchia ho tratto
1.103Che 'l fuso ond'io lo torco arriva in terra,
1.104Io le domando s'ella crede ancora
1.105Che tu del tuo camin sia giunto al mezzo;
1.106Et or da la finestra il mar rimiro,
1.107Or con tremante e paurosa voce
1.108Prego che vento al tuo notare amico
1.109T'agevoli il camino, or mesta e cheta
1.110S'alcuna voce ascolti intenta ascolto,
1.111Et ogni suon che mi percuote il core
1.112Creder mi fa che tu sia giunto a riva.
1.113Così tra dubbio e speme, essendo corsa
1.114Per gran spacio di ciel l'oscura notte,
1.115L'affannate mie luci il sonno ingombra,
1.116E m'addormento; e tu crudele ancora
1.117Forse malgrado tuo ti giaci meco,
1.118E sdegnando venir mi vieni in braccio,
1.119Perché 'l notturno dio di me pietoso
1.120Parer mi fa ch'or ti rimiri in mezzo
1.121Notar de l'onde, or arrivato in porto
1.122L'umide braccia tue mi getti al collo,
1.123Et or mi par che da mie spalle io tolga
1.124Candido velo, e lo ti porga, o ch'io
1.125T'asciughi di mia man le chiome e 'l viso,
1.126O così molle mi ti stringa al seno
1.127Per dar riposo, e riscaldare alquanto
1.128Le stanche braccia, e le gelate membra,
1.129Et altri gusti ancor contenti, e gioie,
1.130Le quai deve tacer modesta lingua,
1.131Perch'a farle è piacer, ma a dirle è brutto.
1.132Misera me! che lo notturno errore
1.133Non dura anch'egli: fuggitivo e falso
1.134Mi lascia a lo svegliar languida e mesta,
1.135Perché dagli occhi miei fuggendo il sonno,
1.136Fuggemi ancora ogni mio ben di braccio.
1.137Oh piaccia al ciel che noi bramosi amanti
1.138Abbiamo al bel desio conforme l'opra,
1.139Ed a nostre dolcezze ascose l'ombre!
1.140Perché stata mi son vedova e sola
1.141Cotante notti? e perché stai lontano,
1.142Notator pigro et agghiacciato amante,
1.143Da me tua donna? egli è ben ver che l'onde
1.144Son minacciose, io lo consento, e fiere,
1.145E mal sicuro è il trapassare al lido:
1.146Ma la passata notte aura più dolce
1.147S'udio spirar: perché lasciasti indietro
1.148Sì bella occasion? perché del cielo
1.149Non temesti, e del mar l'incerta fede?
1.150E bench'un'altra volta il mar si faccia
1.151Al tuo venir tutto tranquillo e lieto,
1.152E la faccia del ciel stellata e bella,
1.153Non dovevi lasciar sì bella notte,
1.154Che tanto era miglior quanto più presta.
1.155Ma tu dirai che si turbò repente
1.156La faccia al mare, e 'l grato aspetto al cielo,
1.157E ti fu forza abandonar l'impresa:
1.158Ma io so ben che quando affretti il nuoto,
1.159Ch'in tempo assai minor trapassi a riva;
1.160E certa son che nel mio grembo avresti
1.161Felice porto, e non avresti d'onde
1.162Sbigottirti o doler; né pioggia o vento,
1.163Quand'io t'avessi entro a mie braccia accolto,
1.164Unqua farebbe a la tua mente offesa.
1.165Oh come ascolterei felice allora
1.166Lo spirar d'Aquilon, di Borea il fiato,
1.167E pregherei devota i venti e l'onde
1.168Che si stesser mai sempre irati in guerra,
1.169E de' più bassi e tenebrosi fondi
1.170Rivolgessero al ciel le dure arene!
1.171Ma d'onde avien che sì paventi e temi
1.172Più dell'usato il mare, e quel che dianzi
1.173Dispregiavi cotanto, or tanto fuggi?
1.174Ben mi sovien che tu solevi in prima,
1.175Quando venivi a me, spregiar fortuna:
1.176Né men esser allor di nubi il cielo
1.177Carco, né meno il tempestoso mare
1.178(E se pur men, non però molto) quanto
1.179Or egli sia di foribondo aspetto,
1.180Allor ch'io ti diceva: eh mio bel nume,
1.181Eh mio terreno dio, eh caro amante,
1.182Deh sia tanto animoso e tanto audace,
1.183Ch'Ero tua cara a lagrimar non aggia
1.184La tua virtute. E d'ond'è nata, ahi lassa,
1.185Questa nuova paura? ove è fuggito
1.186Tuo grande ardire? ove è l'audace e forte
1.187E sì gran notatore? ove ito è quello
1.188Dispregiator de' minacciosi flutti?
1.189Ma sia più tosto et avveduto e saggio
1.190Che troppo audace e temerario amante,
1.191Qual fusti un tempo, e non entrar nell'onde
1.192Se non quando si stan tranquille e quete,
1.193Pur che tu sia quel mio fedel amico,
1.194Pur che così come ne scrivi ardiamo,
1.195Né si spenga la fiamma, o tempo o loco
1.196In tepide faville il foco solva:
1.197Perché tanto non ho de' venti aversi,
1.198Ch'a' miei dolci desir contrasto fanno,
1.199Timore, oimè, quant'io pavento ognora
1.200Che 'l pensier vago, e la volubil mente
1.201Quasi vento leggier si cangi e volga;
1.202E temo ancor di non parerti tale
1.203Che tu non deggia al periglioso varco
1.204Per me tua vita offrire, e che non vinca
1.205La cagione il periglio, e non ti paia
1.206Molto minor de la fatica il frutto.
1.207Spesso dubito ancor che non m'offenda
1.208Ch'in troppo umil terren mi trovo nata,
1.209E che tanto ti paia negletta e vile,
1.210E sì minor del tuo lignaggio illustre,
1.211Che d'un giovin d'Abido, e d'uno amante
1.212Così gentile io sia stimata indegna:
1.213Ma sopportar potrò tutt'altri oltraggi,
1.214Fuor ch'altra donna il tuo venir mi toglia,
1.215O che altro amor la nostra fiamma avanzi.
1.216Giunga più tosto, oimè, mia vita al fine
1.217Prima che dente rio, prima che 'l morso
1.218Dell'empia gelosia mi roda il core:
1.219Né scrivo ciò perché tu m'abbia ancora
1.220Dato cagion di lamentarmi, o ch'io
1.221Abbia veduto ai simulati affetti
1.222Di futuro dolor presagio tristo,
1.223Né perché alcun con sue parole m'aggia
1.224Di geloso timor percosso il petto:
1.225Ma ti ragiono a questa guisa, ahi lassa,
1.226Però ch'ogni sospetto il cor mi preme.
1.227E qual fu mai senza sospetto amore?
1.228Chi mai senza timor per uom si strusse?
1.229Ahimè! che troppo ai veri amanti nuoce
1.230La lunga assenza degli oggetti amati,
1.231E di freddo timor lor alme ingombra.
1.232Felici quelle, aventurate loro,
1.233Ch'hanno presente il desiato bene,
1.234Né lontananza mai temer le face,
1.235Né ver né falso mai sospetto preme
1.236Lor alme liete; oh fortunata lei,
1.237Che vedendosi ognor sua gioia inanzi
1.238Del presente si gode, e meglio aspetta!
1.239Ma io, misera me, che quasi ho sempre
1.240Lunge da me quant'io gradisca in terra,
1.241Non men del ver che simulato oltraggio
1.242Mai sempre temo, e l'uno e l'altro verme
1.243Sempre mi rode, e mi consuma il core.
1.244Oh piaccia al ciel che di tardanza tale
1.245Tuo genitor ne sia cagione, o questo
1.246Che sì rabbioso spira averso vento,
1.247Non altra donna che t'abbracci e stringa!
1.248Che se ciò fusse, io mi morrei di doglia:
1.249E gran peccato e grand'error commetti
1.250Se morte brami a chi ti brama vita.
1.251Ma tu non mi farai cotanto oltraggio,
1.252E vanamente mi contristan queste
1.253Gelose cure; e la tempesta e 'l vento
1.254Sol è cagion che tu mi stia da lunge.
1.255Misera me, con qual furor percuote
1.256L'onda marina e tempestosa i lidi,
1.257E qual vela del ciel l'aspetto lieto
1.258Oscuro nembo: ahimè! che forse è giunta
1.259Nefele al mar per lagrimar la figlia,
1.260Che qui cadde e morio; od Ino ingiusta,
1.261Ino d'Elle matrigna, infesta l'onda,
1.262L'onda che serba ancor l'odiato nome
1.263De l'odiata figliastra: e questo seno
1.264Di mar fu sempre a le fanciulle averso,
1.265Ch'ei sommerse Elle, e me crudele offende.
1.266Ma tu sommo del mar pietoso dio,
1.267Rimembrando talor l'ardenti fiamme
1.268Che t'arser già sì fieramente il core,
1.269Non dovevi impedir de l'onde il varco
1.270Al dolce e caro mio Leandro amato
1.271Col gran soffiar di Tramontana o d'Ostro:
1.272Che se ben ti sovien, tu già sentisti
1.273Il gran caldo d'amor, se già l'amore
1.274Che t'arse il cor per la gentile e bella
1.275Vaga Amimone e per la bella Tiro
1.276Finto non fu, né simulato il foco
1.277De la chiara Alcion, de l'alma figlia
1.278D'Alemone e Ceine, e di Medusa,
1.279Le cui chiome cangiò Minerva in serpi;
1.280Né favolosa fu l'ardente fiamma
1.281Che per la figlia del gran re di Troia
1.282T'infiammò il petto, e non fu van l'ardore
1.283Della vaga Celeno in cielo accolta,
1.284E di mill'altre, i cui bei nomi ho letti,
1.285E quanto crede alcun, tenesti in braccio.
1.286A che dunque, o Nettunno, avendo esperto
1.287Tante volte d'amor la forza e 'l foco,
1.288Turbato in vista il bel sentier ne chiudi?
1.289Mostrati altier là nel gran vaso immenso
1.290Del superbo Oceano, ivi fa' prova
1.291Del tuo valor, non in angusto rivo,
1.292Che d'Asia solo i fortunati lidi,
1.293E che d'Europa i bei confin diparte;
1.294Et al gran dio del mar conviensi sempre
1.295Mostrarsi altier nel travagliar per l'acque
1.296Le gravi antenne, e le superbe navi,
1.297Non con mostrare il fier sembiante e crudo
1.298A giovane gentil, ch'ardendo brami
1.299Ir di sua donna a le bramate arene,
1.300E gir notando a la sua vita in seno:
1.301Che questo onor non del gran dio de l'acque,
1.302Ma di picciol ruscello è indegna palma.
1.303Egli è di stirpe e di lignaggio illustre,
1.304Ma la sua nobiltà non vien da quello
1.305Da te sì fieramente odiato Ulisse.
1.306Deh tranquillati omai, servane in vita
1.307Leandro mio, e me sua donna seco,
1.308Ché da l'onde medesme ancor mia vita,
1.309Come del mio signor la vita pende.
1.310Così meco talor piango e ragiono:
1.311E mentre io mi lamento, il lume scoppia
1.312(Perch'a sua luce in questa carta vergo),
1.313E 'l vago sfavillar presagio lieto
1.314Mi fa del tuo venire; e la mia vecchia
1.315Versando il vin sopra il sacrato foco,
1.316Noi sarem tre doman, mi dice, e beve.
1.317Deh fa', dolce mio ben, varcando il mare,
1.318O sempre entro al mio cor scolpito e fisso,
1.319Che tu venga a star nosco: eh vienne, ingrato,
1.320Vienne, crudele, a ritrovar tua donna.
1.321Deh perché senza te giacer mi deggio
1.322Sola nel mezzo a le neglette piume?
1.323Chi ti fa paventar, chi ti ritiene?
1.324Sia pur senza timor, che l'alma e bella
1.325Madre d'Amor, che fuor dell'onde uscio,
1.326Farà l'onde tranquille, e ti fia duce
1.327A questa audace ed amorosa impresa.
1.328Spesso desio mi vien d'entrar nell'acque,
1.329E trapassare il periglioso stretto;
1.330Ma questo mare a le fanciulle suole
1.331Esser nimico, e più cortese ai maschi:
1.332Perché qual fu cagion che quindi insieme
1.333Friso passando, e la bellissima Elle,
1.334Elle sola cadeo, Elle a quest'onde
1.335Diede morendo il sempiterno nome?
1.336Ma se tu temi, oimè, che al corpo afflitto
1.337Manchi il valor nel ritornarse indietro,
1.338Né possin sostener le braccia e i piedi
1.339Del doppio nuoto il faticoso incarco,
1.340Fermati in mezzo a l'acque: io nuda e presta
1.341Verrò per l'onde ad incontrarti, e quivi
1.342Standoci a galla, affettuosi baci
1.343Ci darem lieti, e ciaschedun dapoi
1.344Si tornerà tutto contento a riva.
1.345Quest'è ben poca al desiderio ardente
1.346Di bramoso amator contento e gioia,
1.347Ma ben che poca fia, fia più che nulla.
1.348Volesse il ciel che la vergogna omai,
1.349Che ne costringe a ricoprir l'ardore,
1.350Vinta cedesse a la gran fiamma, o questo
1.351Soverchio amor che sì n'incende e strugge
1.352Non temesse di quel ch'infamia apporti:
1.353Ma la vergogna e l'amorosa fiamma
1.354Mal son congiunte, e sta mia mente in dubbio
1.355Qual più deggia seguir: l'una ne giova,
1.356N'arreca l'altra, a chi la teme, onore.
1.357Perché, lassa, non sei, Leandro amato,
1.358Qual Pari in Grecia, o qual Giasone in Colco,
1.359Ch'ambi le donne lor rubaro a' padri?
1.360Né pria vide Giason l'altero Fasi,
1.361Né pria dei Colchi a le bramate arene
1.362Legò la bella e fortunata nave,
1.363Che l'amata sua donna al padre tolse;
1.364Né prima entrò ne l'onorato albergo
1.365Del maggior greco il peregrin di Troia,
1.366Che si fuggio con la bramata preda:
1.367Ma tu forzato sei lasciar sovente
1.368Colei che spesso ad abbracciar ritorni,
1.369Colei che tanto adori; e quando il mare
1.370È più turbato, ed agli armati legni
1.371Mal sicuro a passare, allor convienti
1.372Per goder il tuo ben varcarlo a noto.
1.373Ma tu del mar dispregiatore altero,
1.374Tu vincitor de' perigliosi flutti,
1.375Deh fa' che tanto abbia Nettunno a vile,
1.376Che dentro al tuo pensier ne temi ancora.
1.377Le navi, oimè, che con tant'arte sono
1.378Con pece entro e di for saldate e chiuse,
1.379Sen van talor per la tempesta al fondo:
1.380E tu pensi poter col nuoto solo
1.381Varcar sicuro, e più che l'onde averse,
1.382Più che le vele, e più che i remi duri
1.383Possa il valor de l'affannate braccia?
1.384I più franchi nocchier, Leandro amato,
1.385Teman passar qualor turbato freme
1.386Co' legni loro il periglioso stretto,
1.387Lo stretto che tu vuoi passare a nuoto.
1.388E qui soglion talor dal mar gittarsi
1.389I rotti legni e gli affogati corpi
1.390Ch'adra tempesta in mezzo al rio sommerse.
1.391Misera me, che tal m'accende amore
1.392Ch'io bramo già che quant'io parlo e scrivo
1.393Non sia da te messo ad effetto, e quello
1.394Ch'ho detto entro al tuo cor non aggia loco,
1.395E ch'a me poco obediente amante
1.396Faccia l'orecchie a' bei ricordi sorde,
1.397Anzi ten venga, e le bagnate braccia
1.398Stanche dal passeggiar mi getti al collo:
1.399Ma quante volte poi mi volgo a l'onde,
1.400E le veggio così crucciose e fiere,
1.401Un gelato timor mi scuote il cuore;
1.402Né men, lassa, il pensier m'ingombra e preme
1.403La vision de la passata notte
1.404(Ben ch'io devota ai tenebrosi Dii
1.405Abbia già fatto i sacrifici oscuri),
1.406Ove presso al mattin, quando era omai
1.407Venuto men de la lucerna il lume
1.408(Perché presso al mattino il ver si sogna)
1.409E da le dita addormentate m'era
1.410Caduto il fuso, ed appoggiato aveva
1.411Vinta dal sonno omai le guance al letto,
1.412Veder, dico, mi parve a l'onde in mezzo
1.413(O misera et orribil visione!)
1.414Vago delfin notar, cui poi ch'alquanto
1.415L'ebbe per l'acqua a suo piacer rivolto
1.416Empio Aquilone, in su l'arena al fine,
1.417Miser, lo trasse, ove perdeo la vita.
1.418Sia pur quanto si vuol fallace il sogno,
1.419Ch'io ne pavento in me medesma e tremo;
1.420Né ti fidar col giovenile ardire
1.421Di commetter tua vita a l'onde infide,
1.422Se non quando si stan tranquille e quete:
1.423E quando a te sia la tua vita a vile,
1.424Prendati almen de la mia vita cura,
1.425Che senza te né la mia propria vita,
1.426Né me stessa amerei; ma spero omai
1.427Che 'l vento posi, e si quieti il mare,
1.428E ti faccia al passar la via sicura.
1.429Prendi il viaggio allor, allor con fretta
1.430Le braccia e i piè per le ferm'onde muovi;
1.431E poi che il mar tanta procella ingombra
1.432Che mal sicuro è trapassarlo a nuoto,
1.433Facciati intanto il desiar cocente
1.434E 'l noioso aspettar men grave e forte
1.435Questa, ch'io tanto invidio, amata carta.
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