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Leandro a EroEpistola decimasettima

Epistole d'Ovidio

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1.1Dolce Ero mia, dolce mio ben, poi ch'io
1.2Mercé del mar che minaccioso freme
1.3Venir non posso, il tuo Leandro in vece
1.4Di sé, che ben vorria varcar per l'acque,
1.5Se cadesse il furor de l'onde e l'ire,
1.6Questa t'invia: e così m'ami il cielo,
1.7Così mi sien gli eterni Dii cortesi,
1.8Come tu leggerai sdegnosa e mesta
1.9Queste parole mie; ma che poss'io
1.10Se contrarii mi son Nettunno e i venti,
1.11E le speranze mie troncan nel mezzo?
1.12Se la procella ria ritarda, ahi lasso,
1.13I miei desiri, e mi contrastan l'onde
1.14Che per l'usata via non passi a Sesto?
1.15Tu scorgi per te stessa il cielo intorno
1.16Cinto di nubi, e più che pece oscuro,
1.17E quali agitin l'acque aversi Noti,
1.18E quai scendin dal ciel fragori e lampi,
1.19E come stridin l'onde, ove a gran pena
1.20Senza sospetto andria spalmata nave.
1.21E sol questo nocchier tra tanti audace,
1.22Per cui questa ti vien, dal lido scioglie
1.23La nave sua per trapassare a Sesto:
1.24Dove entrato sarei, ma quando ei sciolse
1.25Dal porto il legno, e tropp'ardito entrosse
1.26Ne l'onde irate, era a vedere insieme
1.27De l'audace nocchier la forza e 'l core
1.28Abido tutta, e non potea celarmi,
1.29Sì come fatto avea più volte inanzi,
1.30Ai miei gelosi vecchi, e non sarebbe
1.31Quel nostro amor, che noi bramiam che sempre
1.32Altrui celato sia, nascoso altrui.
1.33E d'amorosa invidia il cor compunto,
1.34Mentr'io scriveva, e rimembrando quale
1.35Di questa fia la contentezza estrema,
1.36Vatten lieta, diss'io, beata carta,
1.37Ch'ella ti porgerà la bella mano,
1.38E forse ancor da sue vermiglie labra
1.39Tocca sarai, mentre bramosa e presta
1.40Troncar vorrà con quei suoi bianchi denti
1.41Le fila che tu tieni avolte intorno.
1.42E dentro al mio pensier tai cose dette,
1.43Seguì la man di ragionar con teco
1.44Quant'io ti scrivo: e ben vorrei più presto
1.45Ch'ella notasse, e valorosa e destra
1.46Per l'usato camin fendesse l'onde,
1.47E mi portasse al mio bel sole in seno.
1.48Ella via più che di vergar le carte
1.49È disposta a solcar l'acque tranquille:
1.50Ma pur al fin de' miei pensieri or fia
1.51E del concetto mio ministra fida.
1.52Già sette notti ha rivoltato il cielo,
1.53Ch'è spazio al mio desio maggior d'un anno,
1.54Ch'empio Borea e crudel bollir fa l'onde,
1.55E mormorando le percuote al lido:
1.56Ne le cui fosche e tenebrose notti
1.57S'ho veduto già mai placido sonno,
1.58Poss'io veder del tempestoso mare
1.59Crescer l'orgoglio, e ritardar mia speme.
1.60Anzi pien di desio doglioso attendo
1.61Che 'l ciel rischiari, e si riposi il vento,
1.62E sovra un sasso assido, e le tue rive,
1.63Anzi il mio porto miro, e mia quiete;
1.64E dove andar non può la carne stanca
1.65Passa la vaga inamorata mente:
1.66E talor veggio, o di veder mi sembra,
1.67Arder la face in su l'eccelsa torre,
1.68Ch'è stata al mio camin fidata scorta.
1.69E ben tre volte in su la secca arena
1.70Post'ho le spoglie, ed ho tentato ignudo
1.71Tre volte incominciar l'audace nuoto,
1.72E trapassare al periglioso varco:
1.73Ma l'onde averse han contrastato al mio
1.74Sì bel viaggio, e m'han tornato indietro.
1.75Ma tu tra' venti immansueto e fero,
1.76Borea crudel, perché mi muovi irato
1.77Tuo furor contra, e guerreggiar vuoi meco
1.78Con orgogliosa mente? ahi vento altero,
1.79Tu non sei contra il mar spietato e crudo,
1.80Ma contra me, se tu no 'l sai, feroce,
1.81Contra un fedele, e desioso amante:
1.82Che faresti tu quando, oimè, provato
1.83Non avessi d'Amor la face e 'l dardo?
1.84E ben ch'or sia tutto gelato in vista,
1.85Non negherai però che co' bei raggi
1.86Degli occhi suoi non t'infiammasse il core
1.87La bella ateniese: e s'alcun fosse
1.88Stato cotanto audace, allor che dentro
1.89Fermasti al tuo pensier rapire a forza
1.90La vaga Orizia tua, ch'ardito avesse
1.91Di serrarti il camin dell'aria, or come
1.92E con qual cor già mai sofferto avresti
1.93Sì grave oltraggio? eh fortunato vento,
1.94Deh tranquillati omai, muovine l'onde
1.95Con più dolce spirare, e il tuo gran rege
1.96Lo ti comandi, e non t'avegna mai
1.97Cosa ch'i tuoi piacer turbi o contristi.
1.98Ma io favello invan, ch'egli a' miei preghi
1.99Più freme irato, e non raffrena in parte
1.100L'acque, ch'egli or con tanta rabbia muove.
1.101Volesse il ciel che l'incerate piume
1.102Dedalo almen mi concedesse, ond'io
1.103Mi potessi levar leggiero a volo:
1.104E ben che qui vicin sia 'l mar ch'in grembo
1.105Icaro ardito e male accorto accolse,
1.106Sì ch'io devrei temer successo tale,
1.107Io nondimen non temerei la morte,
1.108Pur ch'io potessi alzar per l'aria i vanni,
1.109E trar meco pel ciel la grave salma,
1.110Che tante volte, ancor che grave e stanca,
1.111Entro a l'onde dubbiose a galla è stata.
1.112Ma mentre il ciel mi niega, il mare, e i venti
1.113Il poter trapassar notando al lito,
1.114Io mi vo rimembrando i tempi andati,
1.115E dentro al mio pensier rivolgo quegli
1.116Anni felici in cui primiero accolsi
1.117De' miei sudor la meritata messe:
1.118E mi sovien che cominciato aveva
1.119L'oscuro suo sentier l'oscura notte
1.120(Oh che diletto è rimembrar sovente
1.121Le passate dolcezze, e i tempi lieti!)
1.122Quando io m'usciva fuor bramoso amante
1.123De la mia casa, e 'n su l'arena insieme
1.124Lasciati i panni e la paura, ignudo
1.125Mi metteva a passar quest'onde a nuoto,
1.126A cui dal cerchio suo la vaga luna
1.127Sovra l'acque facea tremante lume;
1.128Ed io volgendo a lei la voce e gli occhi,
1.129Umil diceva: – o sacrosanta face,
1.130O benigna del ciel notturna luce,
1.131Siami benigna, et al mio nuoto aspira,
1.132E del tuo bello Endimion talora
1.133Torninti i monti, e gli alti sassi a mente:
1.134Tu sai pur ch'ei non vol che dentro al tuo
1.135Candido sen la crudeltà s'annidi.
1.136Piega i tuoi raggi, o dea, piegagli, e scorgi
1.137Al mio porto gentil sicuro il varco.
1.138Tu dal tuo ciel, bench'immortale dea,
1.139Scendevi spesso a riposarte in grembo
1.140D'un uom mortal; ma s'a quest'onde in mezzo
1.141Giurar mi lice il ver, colei ch'io seguo
1.142È mortal dea: ché per tacer quei santi
1.143Costumi onesti, e le maniere accorte,
1.144Che degne son sol di celeste donna,
1.145Quella beltà, quella beltà già mai
1.146Dal ciel non cadde in mortal donna, e solo
1.147È di donna celeste eccelso dono.
1.148E fuor del vago e grazioso aspetto
1.149De la madre d'Amor, lume benigno
1.150Del terzo giro, e del tuo bianco volto,
1.151Forma non è che s'assomigli a lei:
1.152E non dar fede agli amorosi detti,
1.153Guardala tu dal tuo bel cerchio, e scorgi
1.154Che quanto cede entro a l'oscura notte,
1.155Quando fiammeggian le minute stelle,
1.156Ogni altro lume agli argentati raggi
1.157Di te luce maggior, tant'ella avanza
1.158Con sua somma beltade ogni altra bella:
1.159E se di questo hai la tua mente in forse,
1.160Cinzia, i begli occhi tuoi son senza luce –.
1.161E tai cose dicendo, o a queste eguali,
1.162Mi traportavan le bell'onde a riva,
1.163E la chiara de l'ombra eterna fiamma
1.164Sovra l'acque spargendo i rai d'argento,
1.165E ritornando i rai quell'acque indietro,
1.166Rendean sì pura e graziosa luce
1.167Che la notte talor sembrava il giorno;
1.168Né suono alcun fuor che de l'onde il suono,
1.169Ch'io faceva sonar notando in fretta,
1.170Mi veniva a l'orecchia, e l'alta voce
1.171De l'alcione sole udiva intorno,
1.172Che chiamando Ceice in sì bel canto,
1.173Facean de l'amor mio presagio lieto.
1.174E sentendo talor mancar la forza
1.175A le mie braccia, affaticato alquanto,
1.176Volti gli omeri in giù, mi stava a galla:
1.177Ma come da lontan su l'alta torre
1.178Io vedea fiammeggiar la bella face,
1.179Diceva: ivi è 'l mio foco, e la mia luce;
1.180E ritornato a l'affannate membra
1.181Il valor primo, io cominciava il nuoto,
1.182E mi parea a l'andar l'onda men grave.
1.183E perch'io non sentissi il freddo e 'l gelo
1.184Ch'esce talor da le marine rive,
1.185Amor, che dentro a l'anima bolliva,
1.186Facea sempre maggior la fiamma, e quanto
1.187Più m'appressava al desiato lido,
1.188Tanto cresceva più l'ardente voglia
1.189Di star tra l'onde: e quando io t'era appresso
1.190Sì che veder tu mi potessi, allora
1.191Crescea la forza, e m'ingegnava usare
1.192L'ingegno e l'arte, et or la fronte in giuso
1.193Rivolta, me ne gìa gravoso al fondo;
1.194Poscia risorto in altra parte, andava
1.195Passeggiando per l'onde; or sopra l'onde
1.196Ti faceva veder le spalle ignude,
1.197E mi sforzava sol ch'ai lumi santi
1.198Qualche gesto gradisse: ed a gran pena
1.199La vecchiarella tua debile e inferma
1.200Ti poteva tener ch'in gonna in mezzo
1.201Non venissi dell'acque, e già ti vidi
1.202(Né simulasti il bel desio del core)
1.203Farti sì presso al mar ch'ella non valse,
1.204Benché v'oprasse ogni sua forza estrema,
1.205Far sì che liete, o fortunate loro,
1.206Non ti baciasser le prime onde il piede.
1.207Come io fui poscia in su l'arena sorto,
1.208Tu dolcemente m'accogliesti in braccio;
1.209E tai nel volto, e ne la fronte molle
1.210Sospir mandasti, e v'affigesti baci,
1.211Che ben degni sarien ch'i grandi Dii
1.212Trapassassero il mar per trarne un solo;
1.213E del bel collo tuo togliendo il velo,
1.214M'asciugavi la chioma, e 'l petto, e 'l viso,
1.215Che la pioggia del mar bagnato aveva.
1.216Quel che poscia tra noi felici amanti
1.217Seguì, sassel la notte, e 'l sappiam noi,
1.218E la torre, e la face, il cui bel lume
1.219Ne la notte e nel mar la via mi mostra.
1.220E tante fur di sì beata notte
1.221L'amorose accoglienze, e l'alme gioie,
1.222Che via più tosto annoverar si puote,
1.223Che quelle dir, dell'Ellesponto intorno
1.224L'alga, l'arene, e l'onde; e quanto breve
1.225Era più del gioir l'amato tempo,
1.226Era tanto minor l'ocio, e ciascuno
1.227Oprava sì che non passava indarno
1.228De l'ore fuggitive un breve punto.
1.229Già fiammeggiava l'amorosa stella
1.230Che viene inanzi a l'alba; e l'alba uscita
1.231Di grembo al freddo e vecchierello sposo
1.232Per cacciar l'ombra era apparita in cielo,
1.233E noi l'un l'altro insieme avinti e stretti
1.234Ci baciavamo a gara, e ne doleva
1.235Che fosser state, oimè, di gioia tale,
1.236Di così lieta e fortunata notte,
1.237Di così bel piacer, l'ore sì corte.
1.238Poi forzato dal tempo, e da l'amaro
1.239Garrir di tua nutrice, io me n'andai
1.240Verso i gelati lidi, e mesti in volto
1.241Quasi piangendo ognun di noi tornosse,
1.242Tu ver la torre tua, io verso il mare,
1.243Volgendo col pensier l'umide luci
1.244Là 'v'è il mio sole, e la mia vita alberga.
1.245E se credenza dar si deve al vero,
1.246Credimi, vita mia, che quando io vegno
1.247Esser mi par qual notator più lieve,
1.248Ma quando io parto, io son sì stanco e greve
1.249Ch'ogni onda par che mi traporti al fondo.
1.250Credimi questo ancor, ch'agevol parmi
1.251La via ch'a te mi guida, e quando io riedo
1.252Mi si mostra il camin gravoso ed erto,
1.253Qual di più duro e faticoso monte:
1.254E a forza (oimè, ch'il crederia?) ritorno
1.255Al patrio lido, et in mia patria a forza
1.256Faccio soggiorno. Ahi lasso me, per quale
1.257Cagion siam noi da breve rio divisi,
1.258Se nostre alme si stan mai sempre insieme?
1.259Perché non have una sol terra uniti
1.260Due corpi, oimè, sì come ella ha due menti?
1.261Tu volentieri abiteresti Abido,
1.262Io volentier farei mia stanza in Sesto,
1.263Che tanto Sesto mi diletta e piace,
1.264Quanto a te piace il piccioletto Abido.
1.265Perché conviemmi, oimè, qualor turbato
1.266Veggio da' venti il mar, turbar me stesso,
1.267E per leve cagion fermare il nuoto?
1.268Già mi cred'io che i nostri amor non sieno
1.269Nascosi a' curvi e bei delfini, e credo
1.270Esser già noto ai più minuti pesci,
1.271E già ne l'onde appar la stampa e l'orma
1.272Del mio camin, sì come in terra suole
1.273Il vestigio apparir di carro o ruota
1.274Che per molto girar la via ritriti.
1.275Già mi solea doler che d'uopo fosse
1.276Per venirti a trovar notar mai sempre:
1.277Or mi lamento, e mi querelo meco
1.278Che 'l vento strida sì, sì s'alzi il mare,
1.279Ch'io non possa varcar notando a riva,
1.280Ch'ei sì biancheggia, et orgoglioso freme
1.281Ch'a gran pena si sta sicura in porto
1.282Ben salda nave; e mi cred'io ch'allora
1.283Ch'ei sommerse Elle, e le furò sdegnoso
1.284La vita e 'l nome, ei fosse irato quale
1.285Sonante si mostra or, crucciato, e torvo,
1.286E per la morte fia mai sempre infame
1.287Questo picciolo stretto, ancor ch'egli aggia
1.288Fin qui salvato al tuo fedel la vita.
1.289Oh quanta invidia al fortunato Friso,
1.290Lasso, port'io, che per quest'onde irate
1.291Portato fu dal bel monton dell'oro!
1.292Ma io non chieggio al mio passar soccorso
1.293Di nave, o di monton, sol bramo l'acque
1.294Al felice notar tranquille e piane:
1.295Ché non m'è d'uopo usar timone o remo,
1.296Che s'avrò l'acque al mio notare amiche,
1.297Nave sarò, nocchier, timone, e merce;
1.298Né la testa alzerò guardando in cielo
1.299A la grand'Orsa, od al gelato Arturo,
1.300Che di Fenicia il navigante accorto
1.301Nel tempestoso mar per segno osserva,
1.302Ché le communi stelle amor non cura.
1.303Miri altri pure Andromeda, o la chiara
1.304Corona d'Arianna, o la minore
1.305Orsa, che splende entro al gelato polo,
1.306Ch'io non mi curo aver per guida e lume
1.307Nel mio dubbio camin colei che piacque
1.308Al giovine Perseo, o al padre Bacco,
1.309Ch'io scorgo sempre una più chiara stella,
1.310Una più pura, e più serena luce,
1.311Per cui non vedrà mai mio amor la notte;
1.312Cui mentre mirerò, sicuro andrommi
1.313Ne' perigli maggior del mare, e dove
1.314Sicura trapassò l'armata greca,
1.315Quando l'onde solcò per irne in Colco;
1.316E potrò superar notando a prova
1.317Melicerta, e colui ch'in dio del mare
1.318Grand'e bella virtù d'erba converse.
1.319Le braccia giovenil debili e frali
1.320Si fan talor dal passeggiar per l'acque,
1.321E trar le posso a gran fatica fuore;
1.322Ma come io dico: oh che bel premio fia
1.323De la vostra fatica, allor che voi
1.324Vi poserete in su l'amato collo
1.325Di vostra donna; allor, ripreso ardire
1.326E nuova forza, al bel riposo amato
1.327S'affrettan girne, e mi traportan come
1.328Destro corsier che da le mosse parta.
1.329Io dunque sempre mai quegli occhi santi
1.330Rimirerò, che m'hanno acceso il core,
1.331E più che fiammeggiar di bel pianeta
1.332Seguirò te, che d'abitare in cielo
1.333Più degna sei che qui tra noi mortali:
1.334Degna certo del ciel, ma pur dimori
1.335Ancora in terra, e se levar ti vuoi
1.336Al tuo bel nido, ed onorato albergo,
1.337Mostrami il bel sentier d'alzarmi teco
1.338Al bel sommo di Giove eterno seggio.
1.339Questo, lasso, è cagion perché sì raro
1.340Seder ti possa io miserello in grembo,
1.341E che qualor l'innamorata mente
1.342Veggia turbarse il mar, si turbi anch'essa.
1.343E che mi giova, oimè, che 'l maggior seno
1.344Dell'Ocean non mi divida e parta
1.345Da te mio sol, da te mia vita e bene,
1.346Se sì stretto canal m'oltraggia, e priva
1.347Di quanta aver mai possa estrema gioia?
1.348Né so s'io mi vorrei da lunge avere
1.349Te, mio bel nume, e doloroso e mesto
1.350Sotto a l'estremo ciel guidar mia vita;
1.351Perché quanto men lunge ho, lasso, il foco,
1.352Tanto più m'ardo, e dentr'a l'alma ho sempre
1.353Il bel desio, ma non ho sempre in braccio
1.354Quella che sospirando ognora attendo.
1.355E tanto m'è vicin mio sommo bene
1.356Che con la propria man lo prendo, e stringo,
1.357Ma l'averlo sì presso assai sovente
1.358A sospirare, e lagrimar invita:
1.359E ch'altro far desio che seguir sempre,
1.360Qual Tantalo al supplicio eterno dato,
1.361I fuggitivi pomi, e bever l'acque,
1.362Che tanto fuggan più quanto più bramo
1.363Far l'assetate labbra a l'acque appresso?
1.364Io dunque mai non sederotti in grembo,
1.365Se non quando vorranno i venti e l'onde?
1.366Né mi vedrà già mai tempesta o pioggia
1.367Starmi felice a la mia donna in braccio?
1.368Né trovandosi qui tra noi mortali
1.369E de' venti e del mar cosa men fida,
1.370Tra venti e l'onde avrà mai sempre albergo
1.371Mia speme e mio desio? ahi tristo amante!
1.372Intanto il mar d'infuriar non resta.
1.373Ma come sarà ei torbido in vista
1.374Quando Boote, e le piovose stelle,
1.375E 'l gregge sacro apporterangli insieme
1.376Nembi, pioggie, furor, tempesta, e tuoni?
1.377Io sarò tanto allor d'animo audace,
1.378Che 'l poco accorto Amor trarrammi in mezzo
1.379De l'acque insane, o non sapend'io stesso
1.380Il mio folle desio temprar, de l'onde
1.381Al dispetto verrò notando a riva.
1.382Né ti pensar, perché sia lunge il tempo,
1.383Con tanto ardir ch'io ti prometta questo,
1.384Ché tu n'avrai tra poche notti il pegno:
1.385Che se 'l gonfiar de' minacciosi flutti
1.386Durasse ancor per qualche notte, e l'ira,
1.387Io son fermato di provar s'io possa,
1.388Contra il voler del tempestoso mare,
1.389Contra il voler degli orgogliosi venti,
1.390Nudo varcare a le tue belle arene:
1.391Che l'ardir mio o mi trarrà sicuro
1.392Al desiato lido, o morte in quelle
1.393Acque, a mia gioia ed al mio ben nimiche,
1.394Amorzerà l'amor, la vita, e 'l foco.
1.395Io nondimen di spirto ignudo e casso
1.396Avrò desio, e ne prego ora il cielo,
1.397Ch'inanzi agli occhi tuoi mi gettin l'onde,
1.398E nel bel lido tuo umide e morte
1.399Giaccin mie membra ed insepolte e nude:
1.400Ch'io so ch'almen tutta pietosa in vista
1.401Non sdegnerai toccarmi, e dir piangendo:
1.402Io son cagion de la sua trista morte.
1.403So ben che ti spaventa, e ti contrista
1.404Il mal presagio, e l'infelice nunzio
1.405Del mio morire, e in questa parte sola
1.406Odiosa ti sarà la carta, e i versi:
1.407Deh non ti lamentar, ma prega meco
1.408Che 'l mar, che 'l ciel, che l'adirato vento
1.409Omai s'acqueti, e rassereni, e posi.
1.410Né d'uopo abbiam che lungamente in pace
1.411Si stian Nettunno e 'l vento: io sol desio
1.412Che tanto sia tra lor riposo e tregua
1.413Quanto mi basti a trapassare in Sesto.
1.414Come io son giunto al desiato lito,
1.415Cresca l'impeto e 'l suon, la rabbia, e l'ira
1.416Degli Aquiloni, e del marino gregge
1.417Odasi risonar l'orribil grido,
1.418Ch'entro al bel grembo tuo tranquillo il porto
1.419Trovo al mio legno, e non ritrovo arena
1.420Ove la nave mia più lieta posi.
1.421Chiudami quivi, ove lo star m'è dolce,
1.422Adra tempesta, o procelloso tempo,
1.423Ch'allor pigro sarò, timido, e saggio
1.424De l'Ellesponto a navigar lo stretto;
1.425Né mi dorrò che l'implacabil vento
1.426Posar non lasci entro al suo letto il mare,
1.427Né che 'l sordo Nettunno i caldi preghi
1.428Si sdegni udir, né mi conceda il varco.
1.429Tenghinmi pur le torbid'onde indietro,
1.430E mi stringhin tue braccia, e dal mio sole
1.431Doppia cagione il dipartir mi vieti.
1.432Dolce Ero mia, dolce mio ben, mia vita,
1.433Tosto che cangi in più benigno aspetto
1.434La faccia il cielo, e si tranquilli il mare,
1.435Io farò remi de le braccia al corpo,
1.436E vela del desio: tu sempre accesa
1.437Abbia la stella in su l'eccelsa torre,
1.438E questa intanto aventurata carta
1.439Entro al tuo sen per me s'adagi e dorma;
1.440Cui prego di seguir, tosto che caggia
1.441L'orgoglio al mar, il che bramoso attendo.
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