about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books

Ipermestra a LinoEpistola decimaquarta

Epistole d'Ovidio

PoeTree.it

1.1Queste meste parole, e questi versi
1.2Al sol tra tanti aventurato Lino,
1.3Poi che per man de le lor donne acerbe
1.4Gli amanti sposi entro a' funesti letti
1.5Versaro il sangue, e vi lasciaron l'alme,
1.6Ipermestra fedel dogliosa scrive.
1.7L'empio mio genitor di ferri avinta
1.8Chiusa mi tiene in tenebrosa stanza:
1.9E la cagion del mio crudele scempio
1.10È sol perch'io mi ti mostrai pietosa,
1.11E ch'io non ebbi ardir dentro al tuo petto
1.12Insanguinar lo scelerato ferro:
1.13Che se l'alma e la mano ardito avesse
1.14Seguir sì brutta e sì nefanda impresa,
1.15Mi loderia mio padre; ed io più tosto
1.16Voglio al mio genitore essere a schivo
1.17E tenuta da lui lasciva e rea
1.18Che per atto sì vile essergli grata.
1.19E' non mi duol, né mi dorrà già mai,
1.20Che 'l sangue tuo non si versasse dentro
1.21Al tristo albergo, o che la destra mia
1.22Non si fosse di lui macchiata e tinta:
1.23E benché 'l padre mio m'avampi il volto
1.24Co' sacri fuochi, a cui non feci oltraggio,
1.25Ed al viso m'appressi, irato, quelle
1.26Sante, gentili, e benedette faci
1.27Ch'arsero intorno a l'infelici nozze,
1.28Onde 'l fumo m'affoghi o tragga gli occhi;
1.29O perch'io veggia il dispietato ferro
1.30Che mal mi diede il genitor mio crudo,
1.31Ch'uccider ti dovea, passarmi il core,
1.32Ond'a quel fine io vada ove ir doveva
1.33Per le mie man lo mio fratello e sposo,
1.34Ei nondimen non moverà già mai
1.35La lingua mia, benché vicina a morte,
1.36A dir ch'io me ne penta; e non son tale
1.37Ch'io mi deggia pentir d'essermi mostra
1.38Sola tra tante al mio marito pia.
1.39Pentasi pur mio scelerato padre,
1.40Pentinsi pur mie scelerate suore
1.41De l'empio fatto lor, che questo è 'l fine
1.42De l'opre inique, et a le spalle han sempre
1.43Penitenza, dolor, travaglio, e tema.
1.44Oimè! ch'ancor la rimembranza infame
1.45De l'infelice, e sanguinosa notte
1.46Mi fa tremar l'incatenata destra.
1.47Com'avrebb'ella adunque avuto ardire
1.48Toglier la vita al suo consorte, s'ella
1.49Paventa e trema a ragionar di morte?
1.50Io nondimen mi sforzerò parlarne,
1.51Quanto concederà l'affanno e 'l duolo.
1.52Già spargeva la notte il fosco e l'ombra
1.53Sovra la terra, e s'ascondeva il giorno,
1.54Quando noi felle e scelerate spose
1.55Entrammo dentro al funerale albergo
1.56Del gran Pelasgo, e nostro padre iniquo,
1.57Ove il suocero nostro, e nostro zio,
1.58Non men nel cor che ne la fronte allegro,
1.59Per man ne prese, e ne baciò le guance,
1.60Non sapend'ei che noi sue nuore acerbe
1.61Avessim'entro a nostre gonne ascoso
1.62L'ignudo ferro; e già lucean d'intorno
1.63Le dorate lucerne, e 'l tristo incenso
1.64Già si spargea dentro a' sacrati fuochi,
1.65Che del nefando e sanguinoso effetto
1.66Quasi presaghi, a gran fatica al cielo
1.67Mandavan gli empi, et odiosi fumi;
1.68E la turba gentil con liete voci
1.69Chiamavano Imeneo, et ei fuggiva
1.70L'oscena stanza, e la consorte istessa
1.71Del tonator del ciel lasciò quel giorno
1.72Argo sua bella, e se n'andò da lunge,
1.73Per non veder le scelerate nozze:
1.74Quando ecco entrar nel doloroso albergo
1.75I mal felici e mal graditi sposi,
1.76Ebbri del vin che mal bevuto in mensa
1.77Miseri aveano, e dall'ignaro vulgo
1.78Compressi intorno, e di novelli fiori
1.79Cinti i capei, che preciosi unguenti
1.80Facevan molli, e di letizia pieni
1.81Dal lor fato crudel portati furo
1.82Entro agl'alberghi, ahi sfortunati amanti!
1.83Anzi dentro ai sepolcri, e sopra i letti,
1.84Anzi bare funebri, eran distesi
1.85I lor miseri corpi, e già dal sonno
1.86E dal cibo, e dal vin ciascuno oppresso,
1.87Sicur giaceva a la sua donna in braccio;
1.88E profonda quiete intorno aveva
1.89Argo occupata, e si dormiva ognuno,
1.90Sgombrato il cor de le diurne cure,
1.91Quando mi parve udir le voci afflitte,
1.92Ed i gemiti tristi, e i tristi omèi
1.93Di quei, che fuor degli impiagati petti
1.94Versavan l'alme, e l'innocente sangue;
1.95Anzi gli udiva: ond'il vital calore
1.96Tutto s'ascose, e 'mpallidita e fredda
1.97Mi giacqui sopra al genial mio letto.
1.98Ma, come trema a lo spirar de l'aure
1.99Debile spiga, o come volve e scuote
1.100Il gelato Aquilon frondosa chioma
1.101D'arbore antico, o di frondoso pioppo,
1.102Tal io tremava, o se tremar più puossi;
1.103E tu senza sospetto ebbro dormivi,
1.104Perché quel vin che tu bevuto avevi
1.105Era liquor d'addormentare altrui.
1.106Ma mi sgombrar del genitor mio crudo
1.107I precetti superbi, empi, e nefandi
1.108De l'alma ogni paura; ond'io sul letto
1.109Mi levo alquanto, e con tremante mano
1.110Prendo il pugnale, e non t'ascondo il vero,
1.111E ben tre volte io lo ripresi, et egli
1.112Da la man feminil tre volte cadde.
1.113Ma spinta pur da le minaccie altere
1.114Del padre mio, lo scelerato ferro
1.115Di nuovo prendo, et arditetta il feci
1.116Molto vicino all'innocente gola:
1.117Ma la pietà, ma la paura femmi
1.118Tenere il colpo, e ritardar l'impresa;
1.119Né potette seguir mia casta mano
1.120Opra sì brutta, ond'io con l'unghie il volto
1.121E 'l seno offesi, e mi squarciai le chiome,
1.122E con sospiri e con sommessa voce
1.123Dissi queste parole: – ahi trista amante,
1.124Ahi dolent'Ipermestra, a che ti spinge
1.125L'empio tuo padre? a che ti sforza il crudo
1.126Precetto e fero? ahimè, debb'io già mai
1.127Toglier la vita a chi mi brama vita?
1.128A chi mi giace addormentato in grembo?
1.129Ma segui ardita il desiderio ardente
1.130E la voglia paterna, ond'egli sia
1.131Compagno agli altri suoi mal nati amanti.
1.132Io son pur, lassa me, vergine e donna,
1.133Per gli anni umile, per natura pia,
1.134Né son conformi al dispietato ferro
1.135Le mani inferme e 'l feminil valore.
1.136Anzi, mentre ch'ei giace, ardisci, e segui
1.137L'animose tue suore audaci e forti,
1.138Ch'omai creder si può ch'ognuna d'esse
1.139Abbia già tolto al suo cugin la vita.
1.140Ma se questa mia destra ardito avesse
1.141Di trar di vita alcun, non sarebbe ella
1.142Prima del sangue mio bagnata e lorda?
1.143Perché debbon morir questi infelici
1.144Giovani, oimè, sol per avere in dote
1.145I regni del lor zio? Or non si deve
1.146Dargli ad altrui? Or non gli aranno un giorno
1.147Generi strani, e peregrini amanti?
1.148Ma presuppongo, e lo confermo vero,
1.149Che fosser degni di morir; ch'abbiamo
1.150Misere noi commesso? Or per qual colpa,
1.151Per qual cagion non mi lice esser pia?
1.152Che deggio io far del ferro? in che conviene
1.153Con l'armi una donzella? io più conformi
1.154Ho le braccia e le man, la forza e 'l core
1.155All'ago, all'aspo, a la conocchia e al fuso,
1.156Ch'a l'armi crude, e bellicosi ferri –.
1.157Questo io diceva, e mentre in voce umile
1.158Mi lamentava, a le parole meste
1.159Seguiva il pianto, e de' miei lumi l'onde
1.160Cadevan sopra a le tue belle membra:
1.161E tu d'ogni pensier leggiero e scarco
1.162Mi cercavi abbracciar, e quinci e quindi
1.163Le tue movendo addormentate braccia,
1.164Più volte fosti per ferirle al ferro,
1.165Che tra pietà e timor dubbiosa ancora
1.166Aveva in mano. E già temea del giorno,
1.167Ch'era vicino, e paventava il crudo
1.168Mio genitore, e le parole e 'l pianto
1.169Da le luci t'avean cacciato il sonno,
1.170Quando io ti dissi: o sventurato Lino,
1.171Che sol tra tanti sei restato in vita,
1.172Lievati e fuggi, ed al tuo scampo attendi;
1.173E s'a fuggir tu non t'affretti, questa
1.174Agli occhi tuoi sarà l'ultima notte.
1.175Onde d'orrore e di spavento pieno
1.176Sorgesti presto, e ti fuggio dagli occhi
1.177La gravezza del sonno, e rimirando
1.178Quel ferro, ch'io ne la tremante destra
1.179Teneva ancor, m'addomandavi quale
1.180Fosse cagion ch'io t'esortassi tanto
1.181A la veloce inaspettata fuga.
1.182Et io ti dissi: eh, mentre ancor l'oscura
1.183Notte no 'l vieta, eh, troppo amato Lino,
1.184Fuggi veloce; e tu tra pietà e tema,
1.185Tra spavento et amor, tra dubbio e speme,
1.186D'indi partisti, ed io rimasi sola
1.187Mesta, nel mesto e doloroso albergo.
1.188Già fuor de l'ocean levato aveva
1.189La fronte Apollo, e n'arrecava il giorno,
1.190Quando mio padre in minacciosa e fera
1.191Vista s'entrò ne' funerali alberghi
1.192Per numerar gli esanimati corpi
1.193De' miseri fratei, generi suoi,
1.194Che si giacean ne' mal bramati letti,
1.195Nel sangue loro orribilmente involti.
1.196Tu sol mancavi a la gran strage; ed egli,
1.197Non potendo soffrir la vita in uno,
1.198Si lamentava, e si dolea che poco
1.199Sangue s'era versato, ond'ei mi prese
1.200Per l'ancor sciolte chiome (e queste sono
1.201Di mia pietà le meritate spoglie)
1.202E mi trasse per forza a questa oscura
1.203Prigion, dov'io d'ogni stagion rimiro
1.204Spaventi e morti, ove io dogliosa seggio,
1.205Cinta di ferro i piè, le braccia, e 'l collo.
1.206Oimè! ch'ancor de la sdegnata
1.207Giuno l'ira ne nuoce, e la gelosa rabbia,
1.208Ch'ella contra di noi misere donne
1.209Prese quel dì che la bellissima Io
1.210Cangiata fu dal gran rettor de' lumi
1.211Di donna in vacca, e di giovenca in dea.
1.212Ahi troppo, ahi troppo fu suplicio e scempio
1.213Che l'infelice, mal gradita donna,
1.214Come l'altre giovenche al ciel mandasse
1.215Mugiti strani, e le bellezze prime
1.216Cangiate in brutte ed in mostrose forme,
1.217Non potesse mai più piacere a Giove.
1.218Ella fermossi in su l'erbose rive
1.219Del patrio fiume, e di quell'onde chiare
1.220Facendo al volto, et a sé tutta specchio,
1.221A la fronte si vide aver le corna:
1.222E sforzatasi poi parlare, in vece
1.223Del favellare uman, la voce fore
1.224Mandò di belva, e spaventosse insieme
1.225De la cangiata sua figura e voce.
1.226A che diventi infuriata e stolta,
1.227Infelice Io? a che nell'onde chiare,
1.228Misera te, ti specchi? a che pur conti
1.229I molti piedi a' nuovi membri aggiunti?
1.230Tu, che già fusti a la sorella e moglie
1.231Del sommo Giove a schivo, e tua beltade
1.232Di geloso timor le punse il core,
1.233Or vai foglie pascendo, erbette e fiori,
1.234E con cibo sì vil da te discacci
1.235L'immensa fame, ed in un rio bevendo,
1.236Di stupor piena entro a quell'onde miri
1.237L'orrenda forma, e ti spaventi e tremi
1.238Che l'armi acute che tu porti in fronte
1.239Non ti ferischin le cangiate membra:
1.240E benché pria per tua beltade immensa
1.241Fussi del gran motor stimata degna,
1.242Or nuda giaci in su la nuda terra,
1.243E veloce ten vai d'intorno intorno
1.244Al mare, ai lidi, ed a' paterni fiumi,
1.245A cui fan strada i fiumi, il mare, e i lidi.
1.246Ma qual cagione a sì veloce corso,
1.247Lassa, ti spinge? a che pur corri indarno,
1.248O Io sì bella? ah lassa te, non vedi
1.249Che fuggir non potrai tua forma brutta?
1.250Ove i tuoi passi affretti? ove ten vai?
1.251Non vedi tu, misera te, che sempre
1.252Te stessa segui e te medesma fuggi,
1.253Ed a te stessa sei compagna e duce?
1.254Ella poi là dove il gran Nil si versa
1.255Per sette bocche entro all'immenso vaso
1.256Del superbo Ocean, dov'egli insieme
1.257Attuffa l'onde, e vi sommerge il nome,
1.258De la fera crudel lasciò le spoglie,
1.259E ritornò qual pria giovine e bella.
1.260Ma perché raccont'io gli andati esempi,
1.261Che da' vecchi avi miei narrati furo,
1.262Se 'l secol nostro, e se quest'anni rei
1.263Tragger mi fan sì dolorosi guai?
1.264Oimè! che 'l padre mio fa guerra insieme
1.265Col suo fratello, et avend'ei perduto
1.266Lo scettro e 'l regno, or peregrine e sole
1.267Seco n'andiamo, et ei mendico e vecchio,
1.268Per gli altrui regni, e per gli altrui paesi
1.269Seco ne guida; e poverelle e nude
1.270Non abbiam pur dove fermar le piante.
1.271E di tanti fratei n'è vivo un solo:
1.272Ond'io gli piango, e mi lamento ancora
1.273Di chi gli trasse a sì cattiva morte:
1.274Ma prendin quelle, e questi almeno insieme
1.275I lamenti angosciosi, e i tristi pianti,
1.276Ch'incatenata, et a la morte in grembo,
1.277Per la lingua e per gli occhi sfogo e verso.
1.278Ecco ch'io son, poi che restasti in vita,
1.279Serbata a gran tormenti: oimè, qual pena
1.280Si converrà già mai, qual scempio rio,
1.281A chi nuoce ad altrui, poi ch'io di quello
1.282Di che portar devei salute e pregio
1.283Ne riporto prigion, catene, e morte?
1.284Ma tu, dolce mio Lin, s'alcuna omai
1.285Cura o pietà di me ti prende e muove,
1.286Che già ti fui così pietosa moglie,
1.287O s'alcun guiderdon merta quel dono
1.288Ch'io ti donai ne la funesta notte,
1.289Vienne, e dammi soccorso, o con tua mano
1.290Toglimi l'alma; e poi che l'alma fia
1.291Sciolta dal suo mortal caduco velo,
1.292Ardimi dentro a qualch'ascoso rogo,
1.293E la cenere mia bagnata e molle
1.294De' pianti tuoi, come tu debbi, ascondi
1.295In pietra o marmo, e nel sepolcro poi
1.296Farai scolpir queste parole brevi:
1.297– Ipermestra fedel qui morta giace,
1.298Che del suo regno fuor, dal padre ingiusto
1.299(O de la sua pietade iniquo merto!)
1.300Uccisa fu, perché morir non fece
1.301Il suo fratello, il suo consorte amato –.
1.302Io vorrei seguitar, ma la mia destra
1.303Dal peso omai de la catena è stanca;
1.304E lo spavento ancor sottragge all'alma
1.305Molto valore, ond'io piangendo taccio.
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)