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Laodamia a ProtesilaoEpistola decimaterza

Epistole d'Ovidio

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1.1Al dolce sposo suo pace e salute
1.2Laodamia fedel manda, e desira
1.3Ch'arrivin là dove il desio le mena.
1.4Il comun grido è che contrario vento
1.5Ne' porti di Beozia a forza tienti,
1.6Ed al vostro camin ritarda il corso.
1.7Ahimè, dov'era allor l'averso Noto
1.8Che tu da me t'allontanasti? ahi lassa!
1.9Ch'allora era opportuno alzarsi all'onde,
1.10E sdegnose predarvi ancore e remi,
1.11Allor doveva incrudelirsi il vento
1.12E far contrasto a le superbe antenne:
1.13Ch'io pure avrei del mio consorte amato
1.14Ne la bocca e nel cor più baci affissi,
1.15E prescritti gli avrei precetti e leggi,
1.16Tutti a suo scampo, e sua salute buoni;
1.17E più cose altre ancor dette gli avria.
1.18Ma troppo fu la tua partita presta,
1.19E troppo tosto mi ti tolse il vento,
1.20Il vento, oimè, che l'annodate vele
1.21E gli esperti nocchier chiamava al corso,
1.22Il vento, oimè, che desiosi e lieti
1.23Bramavano essi, e l'aspettar sovente;
1.24Il vento, ch'era ai naviganti buono,
1.25Non a me trista e sconsolata amante,
1.26Che mi restava abbandonata in doglia,
1.27Sciolta da le soavi, alte, e reali
1.28Del pio consorte mio care accoglienze;
1.29Onde la lingua mia finir non valse
1.30Quei bei ricordi, anzi dogliosa e mesta
1.31A gran pena potette esprimer fore
1.32Quel doloroso e quell'afflitto, a Dio,
1.33Che già gonfiato avea le vele e tese
1.34Propizio Borea, e i naviganti accorti
1.35Ingolfato avean già le prore altere,
1.36E 'l mio Protesilao da lunge ito era.
1.37Mentre io potei veder mio sposo amato,
1.38Mi piaceva il mirare, e segui' sempre
1.39Co' dolent'occhi miei le luci tue;
1.40Ma poi che di vederti il mar mi tolse,
1.41E scorger sol potea l'enfiate vele,
1.42Gran pezza ebbi a tue vele i lumi intenti.
1.43Ma tosto ch'io più non veder potea
1.44Né te, né le tue vele, e 'ntorno intorno,
1.45Lassa, non rimirava altro che l'onde,
1.46Venneti dietro ancor con l'alma il lume
1.47Degli occhi miei, e 'mpallidita in volto,
1.48Chiuse le luci a guisa d'uom che pera,
1.49Sul lido esangue, e tramortita caddi:
1.50Ed a gran pena il vecchiarello Acasto
1.51Mio genitore, ed il pietoso Ificlo
1.52Suocero mio, e la mia cara madre
1.53Tornaro in vita i tramortiti spirti
1.54Con le fresch'acque, e ben piangendo fero
1.55Officio pio: ma che giovommi? ahi lassa,
1.56Quanto mi duol ch'io non finissi allora
1.57Il dolore e la vita, e che non fosse,
1.58Quel che parve morir, verace morte!
1.59Ma come io mi rinvenni, e dentro al petto
1.60Ritornò l'alma, ancor tornar con lei
1.61I dolori e l'angoscie; e casto amore
1.62E casta gelosia, qual sempre deve
1.63Esser in donna al suo marito fida,
1.64Mi punse il petto, e mi percosse il core.
1.65Né più desio mi vien d'ornarmi il volto,
1.66O far che le mie chiome, or crespe, or bionde,
1.67Or intrecciate, or in bei nodi accolte,
1.68Rendin vaghezza a le neglette guance,
1.69Né più piacque vestir la seta, o l'oro;
1.70Anzi men vo dove il dolor mi mena
1.71Semplice, incolta, ed a me stessa vile,
1.72Qual donna insana, o qual baccante suole
1.73Or quinci, or quindi infuriar col corso.
1.74Le donne di Filace umili e pie,
1.75Per consolar tua sconsolata donna,
1.76Vengan sovente a diportarse meco,
1.77E mi dicano spesso: eh vesti omai,
1.78Laodamia, i bei reali ammanti;
1.79Ed io rispondo: io vestirommi mai
1.80La porpora real fregiata d'oro,
1.81Ed ei starassi a l'alte mura intorno
1.82De la gran Troia? io m'ornerò le chiome
1.83Di treccie e perle, et ei la fronte carca
1.84Avrà de l'elmo? io le superbe e belle
1.85Spoglie avrò in dosso, ed ei la notte e 'l giorno
1.86L'aspro si vestirà gravoso ferro?
1.87Anzi io mai sempre imiterò gl'affanni,
1.88Quant'io mai possa, e tue fatiche gravi
1.89Con star negletta ed a me stessa a schivo,
1.90E tutto il tempo ancor che lunge fia
1.91Mio ben da me per travagliarsi in guerra,
1.92Non vedrà il sol di me donna più mesta.
1.93O mal pastore, o mal troiano amante,
1.94La cui beltade al tuo bel regno arreca
1.95Gli ultimi stridi, almen consenta Iddio
1.96Che tanto vil tu sia guerriero, e tanto
1.97Pigro nimico e difensor di Troia,
1.98Quant'empio fosti abitatore strano
1.99Al maggior greco, il cui cortese affetto
1.100Gli nocque tanto, e gli turbò sua pace.
1.101Lassa, io vorrei che tu trovato avessi
1.102In quella greca onde biasmarle il viso,
1.103O fosse meno a lei gradito il volto
1.104E tua beltà, che nel suo cor s'impresse.
1.105Tu Menelao ancor, che tanto versi
1.106Oro e sudor per ricovrar tua donna,
1.107A quante arrecherà tormento e doglia,
1.108A quante apporterà lagrime, e morte
1.109La tua vendetta? Ahi sacrosanti Numi,
1.110Che scorgete di noi gli affetti e i cori,
1.111Deh torcete da noi, benigni e pii,
1.112Ogni presagio tristo, e salvo rieda
1.113Il mio consorte, e l'altrui spoglie altero,
1.114E le proprie armi sue consacri a Giove.
1.115Ma qualor, lassa, e' mi ritorna a mente
1.116La cruda guerra, e quante volte viene
1.117A starmi nel pensier l'incerto fine
1.118De' bellicosi e dispietati assalti,
1.119Io mi spavento, e da' miei lumi l'onde
1.120Caggian, qual neve suol, ch'in tetto o colle
1.121Abbia co' raggi suoi scoperta il sole:
1.122E qualor sento il Simoenta e 'l Xanto
1.123Ed Ilio ricordar, Tenedo, et Ida,
1.124Che formidabil son pel nome istesso,
1.125Io tremo tutta, e di te sol pavento.
1.126Né fatto avria lo scelerato furto
1.127L'empio troiano, e peregrino amante,
1.128S'ei non avesse poi valore avuto
1.129Di contrastare a le nimiche squadre,
1.130E difender da voi l'amata preda:
1.131E ben sapea quanto podere avesse
1.132L'alto imperio troiano, e ben mostrollo,
1.133Quant'alcun dice, in se medesmo allora
1.134Ch'ei venne di molt'oro adorno e carco:
1.135E seco aveva e di pedoni, e d'armi,
1.136Di navi, e di guerrier superba armata,
1.137Per cui si fan le sanguinose guerre,
1.138E la parte minore era con seco
1.139De la sua gente, e del suo regno altero.
1.140Io ben mi credo, o scelerata figlia
1.141Di Leda, e suora a' due fratei che fanno
1.142Nel torto cerchio in ciel bel segno al sole,
1.143Che la grazia, e 'l valor, che l'oro e l'ostro
1.144Vincesser te, tua pudicizia, e 'l nome;
1.145E penso ancor che le medesme cose
1.146Faranno forza ai valorosi Greci,
1.147E temo un certo Ettor, di cui sovente
1.148Narrava cose il peregrin di Troia
1.149Ch'a' più franchi guerrier cambiava il volto,
1.150E ch'ei solea con la robusta mano
1.151Far crude guerre e sanguinosi assalti.
1.152Fuggi quel gran troian, fuggi quel fiero
1.153Ettore, oimè, s'io ti son cara, ed abbia
1.154Fisso nel cor quel formidabil nome;
1.155E sovengati ancor leggiero e presto
1.156Fuggir dagli altri, e imaginar che mille
1.157Abbian simili a lui l'averse schiere
1.158Famosi Ettorri, e del tuo sangue ingordi;
1.159E fa' che quando a la battaglia andrai
1.160Tu dica dentro al tuo pensier, mia donna
1.161E dolce mia Laodamia m'ha scritto
1.162Ch'io m'abbia cura, e mi conservi a lei.
1.163Ma se 'l voler de' Numi eterni e santi
1.164È che l'antica e valorosa Troia
1.165Caggia per le man vostre, eh caggia almeno
1.166Senza che ferro alcun versar ti faccia
1.167Per le ferite tue stilla di sangue.
1.168Combatta Menelao, sforzisi in fuga
1.169Voltar l'insegne de' nimici, e quella
1.170Toglier per forza altrui ch'altrui già tolse
1.171A lui per fraude, e quel nimico altero,
1.172Ch'ei vince di ragion, vincalo d'armi:
1.173Perch'al consorte sol convenne in mezzo
1.174Entrar dell'armi e de' nimici, et indi
1.175Trarne sua donna, o perdervi anco insieme
1.176Con lei la vita; et è da lui difforme
1.177La tua ragion, ch'a te non fece offesa
1.178Il peregrin troiano, e debbi solo
1.179Difender la tua vita, onde tu possa
1.180Ritornar vivo entro al pietoso seno
1.181Di tua pietosa donna. Eh pii Troiani,
1.182Deh tra tanti nimici a questo solo
1.183Tenete lunge i sanguinosi ferri,
1.184Acciò che fuor de le sue membra belle
1.185Non si versi il mio sangue e la mia vita.
1.186Ei non è tal che vestir piastra e maglia
1.187Abbia in costume, o con l'ignudo ferro,
1.188Di rabbia e crudeltade armato il petto,
1.189Irsene contra a' suoi nimici altero.
1.190Molto più fero, e più crudel nimico
1.191V'è Menelao, che da soverchio amore,
1.192E da soverchio ardor sferzato e spinto
1.193Brama veder di voi spietato scempio:
1.194Combatta altrui, Protesilao sol ami.
1.195Io volsi bene, e 'l desiai sovente,
1.196Impedirti il camin, ma pietà e tema
1.197Di non turbar con infelice segno
1.198La mente tua mi raffrenò la lingua:
1.199E vidi ben che nell'uscir di fuore
1.200Del dolce albergo tuo per irne a Troia
1.201Tu percotesti in su la soglia il piede,
1.202Che presagio mi fu forse non buono,
1.203Ond'in me stessa, e sospirando dissi:
1.204Oh piaccia al ciel che tal presagio sia
1.205Del suo ritorno a noi nunzio felice!
1.206E dicoti or questi accidenti occorsi,
1.207Perché tu sia men animoso in guerra,
1.208Ond'ogni mio timor se 'l porti il vento.
1.209E l'oracolo ancor destina a morte
1.210Quel greco, oimè, che sarà 'l primo a Troia
1.211A porre il piè su la troiana arena.
1.212Infelice colei che di suo sposo,
1.213O di suo frate, o di suo padre, o figlio
1.214Sarà la prima a lagrimar la morte!
1.215Oh faccia Dio che tra la turba immensa
1.216Esser non voglia il mio marito il primo!
1.217Deh fa' ch'in tra mill'altre armate navi
1.218La tua l'ultima sia, l'ultima rompa
1.219L'onde da l'altre affaticate e rotte;
1.220Fa' che di nave ancor l'ultimo smonti,
1.221Perché 'l terren dove l'invitto piede
1.222Moverà i passi è l'inimica arena,
1.223Non di tua patria il desiato lido.
1.224Ma quando tornerai, veloce spingi
1.225Con le vele e co' remi il legno indietro,
1.226E de' tuoi piedi in su l'arena stampa
1.227Veloce l'orma, e più veloce i passi
1.228Verso tua donna, e dolce albergo muovi.
1.229Io, quando il sol ne l'ocean s'asconde,
1.230O quando a mezzo giorno in ciel risplende,
1.231Ne la luce e ne l'ombra, afflitta e mesta
1.232Il mio dolore a travagliar mi viene.
1.233Ma più che 'l giorno assai piango la notte,
1.234La notte, oimè, ch'a le fanciulle suole
1.235Esser sì grata, allor che liete stansi
1.236Senza sospetto ai lor mariti in braccio:
1.237E mentre io dormo, a la mia mente intorno
1.238Volano i sogni, e le notturne larve,
1.239E sì mi piaccion le sembianze vane,
1.240Che mancandomi il vero, abbraccio il falso.
1.241Ma perch'apparmi ognor pallida e smorta
1.242L'imagin tua? e perché par che meco
1.243Con singulti et omèi s'affligga e doglia,
1.244E sì svegliar mi fai turbata e trista?
1.245Io nondimeno i simulacri, e l'ombre
1.246Notturne adoro, ed ogni altare e tempio
1.247Fuma degli arsi miei voti et odori,
1.248E porgo incensi, e con gl'incensi i pianti,
1.249Da cui bagnati e molli, ardendo fanno
1.250Vago splendor, sì come fiamma suole
1.251Sorger più bella e più lucente allora
1.252Che vin soave e puro in lei s'infonde.
1.253Quando fia mai ch'io mi ti torni in braccio,
1.254E che di gioia io tramortisca e caggia?
1.255Quando fia mai ch'in un medesmo letto
1.256Mi narri l'opre illustri, e i gesti alteri
1.257Fatti in battaglia, e ch'io t'ascolti intenta?
1.258I quai mentre udirò, benché mi fia
1.259L'udirgli grato, io nondimen talora
1.260Ti romperò lo ragionar cortese
1.261Con dolci baci, e per tardanza tale
1.262Sarà tua lingua a ragionar più pronta.
1.263Ma, lassa me! che quando il mare e i venti,
1.264Quando mi vien inanzi il Xanto e Troia,
1.265Ogni conforto, ogni speranza cade
1.266Da soverchio timor percossa e vinta.
1.267Questo mi turba ancor, ch'averso vento
1.268Vi tarda il corso, e voi superbi e stolti,
1.269Di fortuna al dispetto, alzar volete
1.270Le greche insegne, e dirizzar le prore,
1.271E mal grado de l'onde irvene a Troia.
1.272Chi vorrebbe già mai de' venti a forza
1.273Tornarsi al dolce suo paterno lido?
1.274E voi contra il voler de l'onde irate,
1.275Contra il voler de' minacciosi venti
1.276Dal bel natio terren v'andate lunge.
1.277Non v'accorgete voi, miseri e folli,
1.278Che 'l gran Nettunno il navigar vi toglie
1.279A sua cittade? o temerarii Greci,
1.280Ove ne gite infuriati e pazzi?
1.281Eh, tornatevi indietro: ove vi spinge,
1.282O Greci, empio furore? udite, udite
1.283Come stride Aquilon, come enfia il mare,
1.284Come risuona il cielo, e come freme
1.285Sopra l'onde fortuna: ahimè! che questo
1.286Vostro tardar non è per caso occorso,
1.287Né per volger di cielo o di pianeta,
1.288Ma per voler di riverendo nume.
1.289Che cosa poi, con tant'armata, e tanta
1.290Guerra crudel di racquistar si cerca,
1.291Salvo ch'infida meretrice e trista,
1.292Empia adultera e vile? eh, mentre e' lice,
1.293Volgete, o Greci, al bel paese vostro
1.294Le vostre vele, e ritornate indietro.
1.295Ma perch'adietro vi richiamo? ahi lassa!
1.296Non sia nel richiamarvi alcuno averso
1.297Presagio, o tristo: anzi poi ch'ir v'è forza,
1.298Poi che il destin vi guida, itene omai,
1.299Itene lieti, e per le placid'onde
1.300Aura vi muova al bel viaggio amica.
1.301Oh quanta invidia a le troiane donne,
1.302Lassa, port'io: che se non lunge avranno
1.303Il greco campo, e si vedranno inanzi
1.304Talora i padri insanguinati e morti,
1.305Almen potrà la nuova sposa al suo
1.306Caro consorte or la corazza, or l'elmo
1.307Cinger pietosa, e tra paura e speme
1.308Porgergli il brando, e l'onorato scudo,
1.309E quelle altre armi use a portarsi in guerra;
1.310E mentre ch'ella al bel servigio intenta
1.311Armerà di sua man l'amato sposo,
1.312Daransi insieme affettuosi baci,
1.313Ch'ad ambidue sarà cortese pegno,
1.314A lei d'amor, di pudicizia a lui.
1.315E seco andrà fuor del comune albergo
1.316Verso le porte, e l'inimico campo,
1.317E gli dirà: fa' di tornarmi salvo,
1.318E d'arrecar quest'armadure indietro;
1.319Ond'ei de' figli e di sua donna amata
1.320Portando impressi entro al suo petto i saggi
1.321Amorosi consigli, avrà le luci,
1.322Bench'ei combatta, a sua magion rivolte:
1.323Ed ella, poi che ritornato ei fia
1.324Da la battaglia, o fortunata donna!
1.325Non men nel cor che nel sembiante allegra,
1.326Gli trarrà l'elmo, e gli sciorrà lo scudo,
1.327E del suo grembo a l'affannate e stanche
1.328Membra farà tutta pietosa letto.
1.329Ma noi dubbiose, e da voi lunge, abbiamo
1.330Di gelata paura il cor costretto,
1.331La qual ne stringe a dubitar mai sempre
1.332Esservi occorso in questa assenza amara
1.333Tutto quel mal ch'avenir suole ognora
1.334A chi la vita sua travaglia in guerra.
1.335Io nondimen, mentre in diversa e strana
1.336Parte del cielo, al bel servigio intento
1.337De' nostri regi, or la minuta maglia,
1.338Or la piastra ti vesti, afflitta e mesta
1.339E sola, ad una imagine m'attegno,
1.340A cui racconto i miei martiri, e quelle
1.341Care accoglienze ed amorosi affetti
1.342Che proprii son d'affettuosa amante,
1.343E che far deve al suo marito pio
1.344Pudica moglie, e giovanetta sposa,
1.345A quella imagin mostro; e sappi ch'ella
1.346Ti somiglia sì ben, che se 'l cortese,
1.347Accorto, e saggio, e diligente mastro
1.348Avesse dato a l'opera gentile,
1.349Con la figura, voce ed intelletto,
1.350Ella saria Protesilao: sì ch'io
1.351Spesso la miro, e lei sovente abbraccio
1.352Quasi mio sposo vero, e come s'ella
1.353Potesse favellar, con lei ragiono,
1.354E con lei passo il travagliato tempo.
1.355E ti giuro per quel bramato e caro
1.356Ritorno tuo, e per tue membra belle,
1.357Che quasi numi miei graditi adoro,
1.358E per le fiamme ancor, che dolcemente
1.359Arsero intorno a le pudiche nozze,
1.360Ed ora ad ambiduoi ne infiamman l'alme,
1.361E per la fronte tua, ch'io veggia un giorno
1.362Di bianco crin ne la matura etate
1.363Ornata e carca, e ti prometto ch'io,
1.364O morto, il che pavento, o vivo, come
1.365Sempre desio, ti seguirò pietosa
1.366Dove a te piaccia; e questo aviso breve
1.367Si chiuda in somma in questi brevi accenti:
1.368Di me ti prenda, e di te stesso cura.
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