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Canace a MacareoEpistola undecima

Epistole d'Ovidio

PoeTree.it

1.1Se cancellati, e malamente intesi
1.2Saranno i tristi miei dolenti versi,
1.3Fia solo, oimè, perché sarà la carta
1.4Del proprio sangue mio macchiata e lorda.
1.5Io ne la destra man la penna tengo,
1.6E ne l'altra il pugnal già nudo stringo,
1.7E mi giace la carta aperta in grembo:
1.8E questa è la funesta e trista imago
1.9De la figliuola del gran re de' venti,
1.10Ch'al suo fratello inamorata scrive;
1.11Perch'io spero così piacere a l'empio
1.12E crudo padre mio, ch'io sol vorrei
1.13Veder presente a la mia trista fine,
1.14E inanzi agli occhi suoi, che n'è cagione,
1.15Aprirmi il petto, e trarne il sangue e l'alma.
1.16Ma, lassa, io credo ben ch'egli potria,
1.17Come feroce e via più crudo assai
1.18De' suoi venti crudei, cogli occhi asciutti
1.19Mirar la figlia sua nel sangue istesso
1.20Miseramente, e bruttamente involta,
1.21Che vivend'ei tra sì rabbiose, e strane,
1.22E fere genti, è ben ragion ch'ei sia
1.23D'asprezza e crudeltà conforme a loro.
1.24Egli Zefiro doma, e mette il freno
1.25Al furioso Aquilone, e lega e chiude
1.26Entro a' gran sassi il fiero Noto et Euro;
1.27Né puote a l'ira sua tirare il morso,
1.28O temperar la rabbia, onde minore
1.29È de' suoi vizii il glorioso impero.
1.30A che dunque mi giova alzarmi al cielo
1.31Mercé degli avi miei, o gire altera
1.32Che Giove sia de la mia stirpe nato?
1.33Questo non vieta ch'io finir non deggia
1.34Con questo ferro la mia vita, e ch'io
1.35Non tenga l'armi ne la mano inferma,
1.36A me poco atte, e di me poco degne.
1.37O dolce Macareo, deh fosse almeno
1.38Piaciuto al ciel che l'infelice giorno
1.39Che ' nostri cuori in uno amor congiunse
1.40Fosse del morir mio stato più tardi!
1.41Perché m'amasti, oimè, più che non lice
1.42Amare ad un fratello? et io dolente
1.43Perché ti fui quel ch'esser mai non deve
1.44Sorella dolce al suo fratello amato?
1.45Anch'io m'accesi, e dentro al caldo petto
1.46Provai che tale era la face e 'l dardo
1.47Di quel da me non conosciuto dio,
1.48Qual io l'avea da molti amanti udito.
1.49Fuggit'era il color dal volto mio,
1.50E le mie membra eran già fatte magre,
1.51Che 'l cibo e 'l sonno avean perduto insieme,
1.52E mi sembrava una sol notte un anno,
1.53E sospirava amaramente, senza
1.54Ch'io fossi da dolore alcuno offesa:
1.55Né sapeva cagion trovare ond'io
1.56Facessi questo, e non sapea ch'amore
1.57Fosse cagion di sì gravosa vita:
1.58Ma gli era pure amore; e del mio male
1.59Prima di me la mia nutrice saggia
1.60S'accorse, et ella pria mi disse ch'io
1.61Fussi presa d'amore, ond'io vermiglia
1.62Mi fei nel volto, e la vergogna e 'l vero
1.63Chinar mi fece i dolent'occhi al grembo:
1.64Il che fu segno manifesto e conto
1.65Ch'io m'accusava, e confessava quanto
1.66Detto m'avea la molto accorta vecchia.
1.67Già si fea grande il violato ventre,
1.68E m'aggravava l'egre membra il greve
1.69Celato incarco: e qual'incanti ed erbe,
1.70Quai medicine pien d'affanno e tema
1.71Non m'arrecò la mia nutrice accorta,
1.72E le mi pose con sue mani al corpo,
1.73Acciò che 'l parto (e sol t'ascosi questo)
1.74Intempestivo, e suo mal grado uscisse!
1.75Ma, lassa, che 'l fanciul troppo vivace
1.76All'erbe, all'arte, ed agli incanti fece
1.77Mai sempre forza, e dentro al ventre ascoso
1.78Dal nimico di fuor sicuro fue.
1.79Già nove volte avea girato il cielo
1.80La sorella del Sole, e già venuto
1.81Era il decimo mese, e non sapeva
1.82Ond'avesser cagion sì grandi e fieri
1.83E subiti dolor, però che nuova
1.84Era guerriera, et inesperta al parto,
1.85Ond'io gridava: e la sagace vecchia
1.86Disse: che fai? tu la tua colpa scuopri?
1.87E perché il grido non s'udisse (ch'ella
1.88Sapeva il tutto) mi serrò la bocca.
1.89Misera me, che far dunque doveva?
1.90Quindi l'aspro dolor mi spinge, e sforza
1.91A trar dogliosi guai, e quinci il vieta
1.92Il timor, la nutrice, e la vergogna.
1.93Ond'io la voce affreno, e quelle strida
1.94Ch'a mandar fuor l'aspro dolor mi sforza,
1.95In me ritengo, e rasciugar conviemmi,
1.96O dentro agli occhi contenere il pianto.
1.97Io vedeva la morte, e l'empia Giuno
1.98Mi negava il soccorso, e s'io moriva
1.99M'era la morte ancor vergogna immensa:
1.100Ma tu presente al lagrimevol caso,
1.101Squarciati i panni, et i capelli svelti,
1.102Mercé del gran dolor che tu prendevi
1.103De la mia doglia, mi tornasti in vita,
1.104Quando l'amate braccia al collo intorno
1.105Mi feron nodo, e 'l petto mio stringendo
1.106Non restavi di dir: sorella, vivi,
1.107Vivi sorella amata, e non volere
1.108Uccider te con l'infelice prole;
1.109Facciati ardita questa speme e forte,
1.110Ch'esser tu debbi al tuo fratello sposa,
1.111A quel che t'ha fatt'or diventar madre.
1.112Io era quasi al fin de la mia vita,
1.113Et a queste parole amate e care,
1.114Credimi fratel mio, ritornai viva,
1.115E mandai fuor lo sfortunato parto.
1.116Tu te n'allegri, frate? oimè! che uopo
1.117È di celare al genitor mio crudo
1.118L'incesto, il figlio, e la mia colpa infame:
1.119Onde l'accorta e diligente vecchia
1.120Cuopre tra frondi, e sottil fasce, e rami
1.121Di bianca uliva, il pargoletto figlio,
1.122E finge andar col sacrificio al tempio,
1.123E l'ostia aver tra quelle frondi involta,
1.124Sacri preghi tra sé dicendo e carmi,
1.125Ond'il popol fe' strada, e 'l padre istesso
1.126Fe' riverenza al simulato voto.
1.127Ella avea quasi in su la soglia il piede,
1.128Quando a l'orecchie del mio padre iniquo
1.129Giunse la voce del fanciullo ascoso:
1.130Ond'egli il putto piglia, e le mentite
1.131Ostie discuopre, e le superbe logge
1.132Fa risonar di furibonda voce.
1.133Come trema qualor lieve aura il muove
1.134Intorno il mare, o come il frassin suole,
1.135Quando il tepido Noto il tocca e fiede,
1.136Così tremar l'impallidite membra
1.137Veduto avresti, e dal tremar del corpo
1.138Tremava il letto ove io giaceva: et egli
1.139Tutto sdegnoso, infuriato il piede
1.140Mosse là dove io dimorava sola,
1.141E la vergogna mia, e 'l mio peccato
1.142Con voce orribil mi discuopre, e a pena
1.143Contien la man, che non mi graffi il volto,
1.144O mi svelga le chiome, o tragga gli occhi.
1.145Io vergognosa altro non feci allora
1.146Che versar da quest'occhi amari pianti,
1.147Perché la lingua mia legata e presa
1.148Da gelato timor si fe' di smalto.
1.149Già l'empio e scelerato avea commesso
1.150A' servi suoi che 'n qualche strano bosco
1.151Si portasse il nipote, ove egli fosse
1.152Cibo de' cani et agli uccelli in preda.
1.153Ond'il misero allor le strida e 'l pianto
1.154Fece maggior, tal che pensato avresti
1.155Ch'udito avesse la crudel sentenza,
1.156E con quei preghi e con quell'alta voce
1.157Che 'l miserel potea, pregasse l'avo.
1.158O dolce frate mio, qual pensi allora
1.159Fosse l'animo mio, quando a le selve
1.160Vidi portare il mio figliuol, che fosse
1.161Esca de' lupi? oimè! che per te stesso
1.162Entro a l'animo tuo pensar lo puoi.
1.163Egli già fuor de la mia stanza uscito
1.164Era, ond'allor mi potei fare oltraggio,
1.165E percuotermi il petto, e 'l volto e 'l crine
1.166Mi fu lecito allor graffiar, e sverre.
1.167In questa del mio padre empio e crudele
1.168Il nunzio venne, tutt'afflitto in volto,
1.169E mandò fuor questa funesta voce:
1.170Eol tuo padre quest'ignudo ferro
1.171Ti manda (e lo mi diede) e dice poi
1.172Che per te stessa, empia Canace, sai
1.173Secondo 'l merto tuo quel che gl'importi.
1.174Io 'l so, diss'io, e con fort'alma e invitta
1.175Farò quant'ei comanda, e punirommi
1.176Secondo i brutti miei nefandi merti,
1.177E chiuderò dentro al mio petto infame
1.178Il crudel don del genitor crudele.
1.179Questi son, lassa, i meritati doni
1.180Ch'a le mie nozze, o padre mio, mi porgi?
1.181Quest'è la dote grande, ond'esser deve
1.182La figlia tua così superba e ricca?
1.183Leva, leva Imeneo da me schernito
1.184Le faci maritali, e a presti passi
1.185Fuggi lontan gli abominandi tetti;
1.186E voi del centro tenebroso, o Furie,
1.187Portate in me gli ardenti vostri fuochi,
1.188Onde 'l mio rogo se n'infiammi et arda.
1.189E voi, sorelle mie, con miglior sorte
1.190Cercate maritarvi, avendo almeno
1.191Il brutto fallo mio talora a mente.
1.192Ma qual colpa ha commesso il mio figliuolo
1.193Pur nato adesso? o con qual fatto offeso
1.194Ha l'avo suo, non avendo egli a pena
1.195A la luce del ciel le luci aperte?
1.196Ma poi che l'infelice ha meritato
1.197Morir, diciam ch'e' ne sia stato degno.
1.198Misera me, che l'innocente prole
1.199Porta del mio fallir la pena e 'l danno!
1.200O figlio mio, scempio crudel e fero
1.201Di me tua madre, che sei dato in preda
1.202Nel nascer tuo a l'affamate belve;
1.203O figlio mio, che miserabil pegno
1.204Fusti di poco e mal felice amore,
1.205A cui fu questo giorno ultimo, e primo;
1.206Oimè! ch'io non potei bagnarti il volto
1.207Co' giusti pianti, e non potei portare
1.208Entro al sepolcro tuo le svelte chiome,
1.209Od abbracciarti caramente, e torre
1.210Da la faccia gelata i freddi baci,
1.211Ma le fiere bramose or t'hanno in preda.
1.212Anch'io del mio figliuol le pallid'ombre
1.213Veloce seguirò, né lungamente
1.214Madre chiamata fia, né senza figlio.
1.215Tu solo, o da la tua sorella invano
1.216Tanto sperato, andrai de la tua prole
1.217Le sparse membra raccogliendo, e quelle
1.218Rinchiuderai con me sua madre insieme
1.219In un medesmo, ancor ch'angusto, sasso:
1.220Piangi la morte mia, fratello, e vivi
1.221Ricordevol di me, né ti spaventi
1.222Il corpo mio, che tant'amasti in vita:
1.223E fa' sol quel di ch'io ti prego, e sforzo,
1.224Ch'anch'io de l'empio et efferato e crudo
1.225Mio genitor la fiera voglia adempio.
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