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Arianna a TeseoEpistola decima

Epistole d'Ovidio

PoeTree.it

1.1Men rabbiosa di te, men cruda et aspra
1.2Ho ritrovato ogni aspra fera e cruda;
1.3Né di te peggio era fidata altrui.
1.4Et io queste parole e questi versi
1.5Ti scrivo, o Teseo, da quel lido d'onde
1.6Senza me ne portò la vela il legno,
1.7Dove il mio sonno m'ingannò, dove io
1.8Tradi' me stessa, e dove tu tendesti
1.9A' dolci sonni miei sì amari inganni.
1.10Venuta era quell'ora onde la terra
1.11Si sparge intorno di gelate brine,
1.12E cantan gli uccellin tra' rami ascosti,
1.13Quando io, non so s'addormentata o desta,
1.14Ma sonnacchiosa pure, o Teseo mio,
1.15Ambe le man sol per toccarti mossi,
1.16Né trovandovi alcuno, a me le trassi;
1.17E poi di nuovo pur ritento, e stendo
1.18Le braccia mie per tutto il letto intorno,
1.19Né trovandovi te, cacciaro il sonno
1.20Le paure e gli orrori; e sbigottita
1.21Mi lancio fuor de le tradite piume,
1.22E del vedovo letto, e come il sonno
1.23M'avea sparsi i capei, così gli svelsi,
1.24E mi percossi ad ambe mani il petto.
1.25E perch'ancor nel ciel lucea la luna,
1.26Guardo s'io veggia altro che 'l lido e l'acque,
1.27Né poteron mirar quest'occhi miei
1.28Altro che l'acque e 'l lito; ond'io meschina
1.29I piedi infermi, i cui dubbiosi passi
1.30Facea l'arena, e la paura lenti,
1.31Or quinci or quindi lagrimando mossi:
1.32E mentre ch'io per tutto il lito andava
1.33Teseo chiamando, i cavi sassi solo
1.34Mi rispondeano, e mi tornavan poi
1.35Il tuo bel nome, e la mia voce indietro;
1.36E quante volte io ti chiamava, et essi
1.37Tante ti richiamar, volendo quasi
1.38Porger pietosi a me dolente aita.
1.39Ivi all'onde vicin rimiro un monte,
1.40Nella cui cima gli arbuscei son rari,
1.41Che roso dentro et incavato, face
1.42Pel percuoter de l'onde a l'onde scoglio:
1.43E perch'audace or mi faceva e forte
1.44L'animo insieme, e la paura, e 'l duolo,
1.45Vi saglio sopra, e 'l largo mare intorno
1.46Intorno guardo, e quindi veggio (ahi lassa,
1.47Che ' venti ancor mi ritrovai crudeli!)
1.48Le vele tue tutte gonfiate e tese
1.49Dal gran soffiar di ben rabbioso Noto.
1.50O perch'io vidi, o che veder mi parve,
1.51Io diventai via più che ghiaccio fredda,
1.52E mezza morta in su lo scoglio caddi;
1.53Ma 'l fier dolor non mi lasciò star troppo
1.54Tramortita per terra, ond'io mi sveglio,
1.55Mi sveglio, dico, e con quell'alta voce
1.56Ch'io poteva maggior, l'amato nome
1.57Chiamai più volte, e dissi: u' fuggi, o Teseo?
1.58O Teseo scelerato, eh torna, e volgi
1.59La nave indietro, che vi manca quella
1.60Che per suo merto men mancar devrebbe.
1.61Io dicea questo, e quel che poi la voce
1.62Esprimer non potea, l'espresse fore
1.63Il percuotermi tutta, e furon miste
1.64E le percosse e le parole insieme.
1.65E se pur forse non udivi, io feci,
1.66Perché vedessi almen, scagliando in aria
1.67Ambe le braccia, a la tua nave il segno.
1.68Dipoi legai sopra una lunga verga
1.69I miei candidi veli, ai tuoi compagni
1.70Ed a te crudo ricordando ch'io
1.71Era restata in su l'arena sola:
1.72Ma poi ch'agli occhi miei, lassa, fu tolto
1.73Il poterti veder, poi che sparite
1.74Furon le vele, allor disciolsi agli occhi
1.75L'amaro pianto, e queste luci meste
1.76Si feron per gran duol bagnate e molli,
1.77Che dianzi fur così languide e inferme.
1.78Ma che potevan far quest'occhi miei
1.79Altro che lagrimar me stessa, poi
1.80Che di mirar le vele tue finiro?
1.81Od io men giva scapigliata errando
1.82Qual baccante, che mentre a' sacri altari
1.83Di Bacco i voti, e i sacrifici porge,
1.84Da lui commossa infuriata corre;
1.85O riguardando il mar, sopra una pietra
1.86Gelata mi sedei pallida e smorta,
1.87E non men sasso fui che sasso il seggio.
1.88Spesso ritorno al letto, il quale aveva
1.89Sì dolcemente noi la sera accolto,
1.90Ma non doveva poi renderne all'alba
1.91Ambi noi insieme, e come io posso tocco
1.92In vece tua le tue vestigia belle,
1.93E quei panni felici abbraccio e bacio,
1.94Che le tue membra fer tepidi e caldi;
1.95E co' larghi miei pianti il bagno, e dico:
1.96Tu pur n'avesti due, rendine due.
1.97Perché non siamo a la partita insieme,
1.98Sì come insieme a la venuta fummo?
1.99Dove è gita di me, perfido, ingrato
1.100E crudo letticciuol, la miglior parte?
1.101Che debb'io far? dove n'andrò sì sola?
1.102L'isola è grande, e non si scorge in lei
1.103Umani alberghi, o lavorati campi,
1.104E d'ogni intorno ne circondan l'onde,
1.105Né ci è nocchiero alcun, né legno veggio
1.106Che solchi il mar per sì dubbiose vie.
1.107Ma presuppongo ancor che ' venti amici
1.108Avessi al mio viaggio, e l'onde in pace,
1.109Spalmata nave, e compagnia fidata:
1.110Dove volger mi deggio? oimè! che gire
1.111A la mia patria, la mia patria niega,
1.112E benché 'l mar mi sia tranquillo, e i venti
1.113Mi sien secondi, io nondimen mai sempre
1.114Sarò sbandita, e non mi lice, ahi lassa,
1.115Il veder più la poco amata Creta,
1.116Che di cento città sen va superba,
1.117E dove prese il sommo Giove il latte,
1.118Perché 'l mio padre, e la mia patria, dove
1.119Il giusto padre mio lo scettro tiene,
1.120Per mio fallire ho violata, e sono
1.121Stati traditi i duoi sì cari nomi.
1.122Et allor gli tradi', quando io ti diedi
1.123Le fila che ti fur fidata duce,
1.124Ch'entro a sì cieco periglioso loco
1.125Tu vincitor non rimanessi vinto,
1.126Né vi lasciassi e la vittoria e l'alma;
1.127Allor che tu crudel dicevi: io giuro
1.128Per gli stessi perigli a cui mi deggio
1.129In breve offrir, che mentre ambi saremo
1.130In vita, tu sarai mai sempre mia.
1.131Ecco che noi siam vivi, e non son tua,
1.132O Teseo crudo, se però si deve
1.133Chiamar viva colei che morta giace
1.134Da l'empio inganno del marito infido.
1.135Piacesse al ciel che con l'istessa mazza
1.136Che tu togliesti al mio fratel la vita
1.137Tolta l'avessi a me dolente ancora:
1.138Che quella fé che tu m'avevi data
1.139Saria morta per morte, et un sepolcro
1.140Avria chiusa la fé, le membra, e 'l foco.
1.141Oimè, ch'adesso e' mi sovien quel ch'io
1.142Deggio soffrir, e non pur questo solo,
1.143Ma ciò che può patir negletta donna:
1.144Già mille forme entro al mio petto, ahi lassa,
1.145Di morte accolgo, et è minor tormento
1.146De la dimora del morir la morte.
1.147Già mi par di veder or quinci, or quindi
1.148Lupi venir, che con l'ingordo dente
1.149Straccin le membra mie; e questa terra,
1.150Chi ne l'accerta? oimè, forse produce
1.151Crudi leoni, et arrabbiate tigri,
1.152E dell'onde escon fuor marine belve,
1.153Quant'alcun dice; ma chi vieta ch'io
1.154Non sia dal ferro di qualcuno strano
1.155Acerbamente e trapassata e morta?
1.156Ma questo il fin saria di molti affanni,
1.157Et ogni morte sosterrei, pur ch'io
1.158Non sia da qualchedun condotta schiava
1.159D'aspre catene amaramente cinta,
1.160Che trar mi faccia qual negletta serva
1.161Lo stame vil da la conocchia grave,
1.162Che del gran Minos son pur figlia, e sono
1.163De la figlia del Sol del ventre uscita,
1.164E quel che più ne la memoria tengo
1.165E stimo più, ti son pur stata sposa;
1.166E s'ho veduto l'onde, e i lunghi lidi,
1.167Da' lidi e l'onde gran perigli aspetto:
1.168Sol mi restava il ciel, ma temo l'ire
1.169De le stelle crudeli, e son qui sola
1.170Restata cibo all'affamate fiere;
1.171E se qui dentro pur qualch'uomo alloggia,
1.172Io non mi fido, ch'una volta offesa,
1.173Col proprio esempio e con l'istesso danno
1.174Ho 'mparato a temer gli uomini strani.
1.175Oh volesselo il ciel ch'Androgeo morto
1.176Unqua non fusse! che tu, trista Atene,
1.177Non avresti già mai pagato il fio,
1.178Con la morte de' tuoi, de la sua morte,
1.179E tolto non avresti, o Teseo crudo,
1.180Col nodoso troncon l'alma al mio frate;
1.181Né le fila t'avrei date per duci,
1.182Cui raggirando a le tue mani intorno
1.183Ti ritornasser drittamente al varco.
1.184Ma non mi meraviglio omai che tua
1.185Fosse l'alta vittoria, e che la belva
1.186Biforme per tua man restasse morta,
1.187Che ben che 'l petto non coprissi d'arme,
1.188Non ti poteva trapassare il core
1.189Col duro corno, e vi portasti teco
1.190I duri sassi, e l'adamante, e 'l ferro,
1.191E durezza maggior, perch'al tuo petto
1.192Il ferro cede, e l'adamante, e 'l sasso.
1.193Ahi sonno, ahi sonno tristo, ahi sonno crudo,
1.194Perché mi festi, oimè, cotanto pigra?
1.195Ma io dormir doveva una sol notte,
1.196Che fosse stata a' dolent'occhi eterna.
1.197O crudi venti, che sì pronti e levi,
1.198E sì veloci ne' miei danni fuste;
1.199Ahi, cruda man, ch'al mio fratello hai tolto
1.200La vita, or me sì crudamente uccidi;
1.201Fede crudel, che col tuo nome vano
1.202Ingannasti colei, che poco accorta
1.203E troppo amante, ti si diede in preda!
1.204Contra me dunque han congiurato insieme
1.205La fede, il sonno, e 'l vento, e da tre dii
1.206Stata tradita son donzella inerme,
1.207Cieca, perduta, inamorata, e sola.
1.208Adunque io non vedrò ne la mia morte
1.209Di mia madre pietosa i pianti pii,
1.210E non avrò chi con pietà mi chiuda
1.211Le luci mie ne la mia trista fine?
1.212E lo spirto infelice errando andrassi
1.213Per l'aure peregrine, e i membri morti,
1.214Lassa, non fien da qualche amica mano
1.215Amicamente imbalsimati et unti?
1.216Anzi i marini augei volando andranno
1.217Sopra l'ossa insepolte, e queste fieno
1.218Le meritate mie funeree pompe?
1.219Ma quando arriverai co' legni in porto
1.220E per mercé de' merti tuoi sarai
1.221Da la tua patria caramente accolto,
1.222Quando fregiato di corone e palme
1.223Tra' tuoi compagni te n'andrai superbo,
1.224E narrerai con qual valor togliesti
1.225Al Minotauro l'alma, e come uscisti
1.226Sicuro fuor de le dubbiose vie,
1.227Racconta ancor come in sul lido sola
1.228Tu m'hai lasciata, e m'hai tradita, ch'io
1.229Esser non deggio a le tue glorie tolta.
1.230Crudel, tu non sei già mai d'Egeo nato,
1.231Né d'Etra ancor, ma fuor de' sassi uscisti
1.232E del rabbioso mar, qualor più freme.
1.233Oh facesser gli Dii ch'avessi scorto
1.234Da l'alta nave me dogliosa e mesta!
1.235Che la dolente imago avrebbe mosso
1.236Gli occhi tuoi crudi a lagrimar mia sorte.
1.237Ma guarda almen con la pietosa mente
1.238Come io mi sto qui sconsolata e sola,
1.239Quasi uno scoglio, sopra un scoglio assisa,
1.240Dove percuotan le vaghe onde; e guarda
1.241Le sparse chiome, e la bagnata gonna
1.242Da le lagrime mie già fatta grave,
1.243Come da larga e rovinosa pioggia;
1.244Guarda, deh guarda ancor come il mio corpo,
1.245Non altrimenti che percosse biade
1.246Dal rabbioso Aquilon, si batte e trema,
1.247E come poi con la tremante mano
1.248Questa carta ho vergata, il che ti mostra
1.249L'ordin mal dritto de' miei tristi versi.
1.250Io non ti vo' pregar per alcun merto,
1.251Poi che 'l maggior m'è così mal successo:
1.252Ma s'al mio merto guiderdone alcuno
1.253Non si convien, non si convien la pena;
1.254E s'io non fui cagion de la tua vita,
1.255Non hai, empio, cagione ond'esser deggia
1.256Trista cagion de la mia trista morte.
1.257Ecco che queste man già stanche e lasse
1.258Di battermi, infelice, oltra il gran mare
1.259Umilemente, o Teseo mio, ti porgo,
1.260E mesta in volto ti dimostro questi
1.261Capei negletti, ch'avanzati sono
1.262A' fieri oltraggi del mio duolo immenso;
1.263E se posso pregar, ti prego, ahi lassa,
1.264Per l'onde calde che dagli occhi fore
1.265Mi traggon l'opre tue crudeli et empie,
1.266Che tu ritorni, e col mutato vento
1.267Volga la nave: eh torna, eh torna, o Teseo:
1.268Che s'io pria mi morrò, pietoso almeno
1.269Ne porterai l'infelici ossa teco.
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