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Ermione a OresteEpistola ottava

Epistole d'Ovidio

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1.1L'animoso figliuol d'Achille invitto,
1.2Pirro, e del padre alla sembianza altero,
1.3Lassa, mi tien contra ogni umana legge
1.4E contra ogni pietà serrata e presa.
1.5Io per non star nell'altrui forze a forza,
1.6Forza gli fei quanto 'l valore infermo
1.7Potea di donna, e contrastare al tutto
1.8Femina non potei debile e frale,
1.9E sdegnosa gli dissi: ahi troppo audace,
1.10Ahi scelerato, ahi temerario Pirro,
1.11Qual violenza è questa? Io non son priva
1.12Di chi mi lasci invendicata, e sono
1.13Sposa di tal ch'a qualche tempo fia
1.14Vendicator del violento oltraggio.
1.15Et ei, via più che tempestoso mare,
1.16Qualor più freme, alle parole sordo,
1.17Scapigliata, e chiamando Oreste invano,
1.18Entro mi trasse all'odioso albergo.
1.19Qual più grave martir, qual più crudele
1.20Scempio sofferto avrei, s'arsa e distrutta
1.21La bella patria mia, foss'ita in preda
1.22A fiero vincitor barbaro, e strano?
1.23Via più cortese assai, via meno acerba
1.24Verso Andromache fu la Grecia altera,
1.25Quando la greca e vincitrice fiamma
1.26Le grandezze troiane arse e distrusse.
1.27Ma tu, deh dolce mio consorte amato,
1.28Deh dolce Oreste mio, s'omai ti cale
1.29Di me tua sposa, e di mie gravi pene,
1.30Vendica l'onte, e i violenti oltraggi,
1.31Che nelle cose tue son fatti a forza.
1.32Oimè, s'alcun dentro alle chiuse mandre,
1.33O ne' rinchiusi armenti entrasse a forza,
1.34Non prenderesti in lor difesa il ferro?
1.35Et or ch'un uom t'ha la consorte tolto,
1.36Pigro sarai a vendicarla e lento?
1.37Facciati pure il mio gran padre esempio,
1.38Che la sua sposa all'amator ritolse
1.39Per forza d'armi, e la rapita moglie
1.40Cagion gli fu di così giusta guerra.
1.41S'egli si fosse entro al suo regno stato
1.42Pigro, ocioso, e lento, ella consorte
1.43Sarebbe ancor dell'amator di Troia,
1.44Come sposa gli fu molti anni, e molti;
1.45Né d'uopo t'è spiegar ben mille vele,
1.46O la Grecia noiar d'uomini e d'arme,
1.47Che tu sei solo a tanta impresa buono:
1.48Bench'io son degna ancor d'esser ritolta
1.49E con sangue, e con ferro, e ben conviensi
1.50A sposo ardito, e valoroso amante,
1.51Per torre altrui la sua consorte e donna,
1.52Oprarvi il ferro, e spargervi anco il sangue.
1.53Ma quando io non ti fussi amante, o sposa,
1.54Né tu consorte a me, non siam noi nati
1.55D'un avo istesso, e non mi sei cugino?
1.56Deh dolce mio fratel, deh caro sposo,
1.57Giusta pietade omai ti vinca, e muova
1.58Di me tua suora e moglie, e sienti all'alma
1.59Questi due dolci nomi amaro sprone.
1.60Tu sai pur che mercé del vecchio e saggio
1.61Tindaro, avolo mio, ch'io tanto amava,
1.62Che fu non men per suoi costumi santi
1.63Che per l'età di riverenza degno,
1.64Ti fui data per moglie, il quale aveva
1.65Di me, del padre mio, della sua figlia
1.66L'ultime voglie entro a sua voglia ascose;
1.67Ma lo mio genitor, ch'era allor quindi
1.68Troppo lontano, e non sapeva quanto
1.69Avesse fatto il diligente vecchio,
1.70Mi promesse al figliuol d'Achille altero:
1.71Ma l'avo mio, che di saviezza e d'anni
1.72Era il primo tra noi, avea l'impero
1.73Di far di me ciò che gradiva a lui.
1.74Quando io divenni tua, non feci offesa
1.75Ad uomo alcun, ma s'io mi sposo a Pirro,
1.76Troppo alto faccio al mio marito oltraggio;
1.77Né fia mio padre al nostro amor crudele,
1.78Ch'egli ancor sa la gran virtù d'Amore,
1.79E qual abbia valor sua face e dardo,
1.80Et al genero suo sarà pietoso,
1.81Come a se stesso; e la mia madre ancora
1.82Con l'esempio di sé darà soccorso
1.83A così bella, e sì lodata impresa.
1.84Tu mi sei pur quel ch'a mia madre è stato
1.85Lo mio gran genitore; e quel che fece
1.86A lei l'amante e peregrin di Troia,
1.87L'istesso ha fatto alla tua dolce e cara
1.88E fedele Ermion l'audace Pirro:
1.89Il qual, benché de' fatti egregi e belli
1.90Del suo gran padre insuperbisca ognora,
1.91Non sei di lui però men chiaro e illustre,
1.92Ch'Oreste ancora ha d'onde alzarsi al cielo
1.93Mercé degli avi suoi famosi e chiari,
1.94E del suo genitore ha l'opre altere
1.95Cui possa altrui con verità narrare.
1.96E chi non sa che tutto il campo greco,
1.97E l'istesso famoso altero Achille
1.98Reggeva Agamennon? quello era solo
1.99Privato capitan, questi era duce
1.100De' più famosi, e più pregiati duci.
1.101E Tantalo hai, e 'l suo figliuol Pelope,
1.102Onde ti possa gloriare, e sei,
1.103Se tu numeri ben, da Giove il quinto.
1.104Né manchi di valor, né di virtute,
1.105Perch'ognun sa che da giusta ira mosso
1.106Ti volesti imbrattar le mani altere
1.107Del sangue di tua madre, e dell'iniquo
1.108Crudele Egisto, e vendicasti l'onte
1.109Che quella, e questi, al genitor tuo fero:
1.110E bench'altrui di scelerato e crudo
1.111Animo verso alla tua madre infame
1.112Ti dimostrasse il glorioso fatto,
1.113Che potevi tu fare? ella fu duce
1.114Con dare, ahi fera, ahi scelerata sposa,
1.115Al padre tuo la mal composta veste,
1.116Ond'ei vilmente, e bruttamente ucciso
1.117Fosse dall'empio e temerario Egisto.
1.118Io ben vorrei che per cagion più degna
1.119Tu fossi stato e valoroso e chiaro:
1.120Ma non ti mosse il tuo voler, ma l'empia
1.121Tua genitrice a sì nefanda impresa
1.122Ti spinse, e festi alla cagione eguale
1.123Il degno effetto, onde l'infame Egisto
1.124Ivi fece il terren bagnato e tinto
1.125Del sangue suo, ove tuo padre in prima
1.126L'avea fatto del suo vermiglio e lordo.
1.127Ma Pirro invidioso in biasmo volge
1.128Quel che t'è gloria, et ha poi faccia ancora
1.129Di starmi inanzi agli occhi, ond'io di rabbia
1.130E di sdegnoso ardor m'ardo e distruggo.
1.131Dunque in presenza mia, mi fia biasmato
1.132Il mio fratello, il mio marito Oreste?
1.133Quest'è quel che mi duol, ch'io donna frale
1.134Non ho valor di vendicar quell'onte
1.135Che mi son fatte, o le parole ingiuste
1.136Punir, ch'ognora il temerario Pirro
1.137Mi dice in biasmo tuo, ma sol mi lice,
1.138Femina, inerme, e dispregiata, e vile,
1.139Versar dagli occhi miei lagrime amare,
1.140Perché piangendo io disacerbo il duolo,
1.141E l'onde lor quasi un ondoso fiume
1.142Corron dagli occhi al seno, e fanno dentro
1.143All'inornate guance eterno fonte.
1.144Questa è la sorte aversa, e questo è il tristo
1.145Fato di nostra stirpe, il qual si mostra
1.146Crudele ancor, che noi femine siamo
1.147Tutte soggette alle rapine, e tutte
1.148Siam state a' padri, o nostri sposi tolte.
1.149Io non dirò dell'amoroso inganno
1.150Che Giove sotto a le mentite piume
1.151Del bianco cigno alla sua Leda fece:
1.152Ma sol dirò d'Ippodamia, la quale
1.153Da la bella città d'Ismo, che parte
1.154Duoi larghissimi mar, rapita venne.
1.155Elena ancor ne' suoi primi anni fue
1.156Tolta da Teseo, e poi tornata a forza
1.157A' duoi german che fan bel segno in cielo:
1.158Per lei medesma ancor, poi che rapita
1.159Fu dal troiano amante, in Asia mosse
1.160Il greco sposo suo le greche insegne.
1.161Io quasi un'ombra ho queste cose a mente,
1.162Sovengonmi a pena; io nondimeno
1.163Le mi ricordo, e mi sovien ch'allora
1.164Ch'ella quindi partio col nuovo amante,
1.165Avea l'alma ciascun d'angoscia piena,
1.166E di sospiri e lagrimose voci
1.167S'udia suonar l'abbandonato albergo.
1.168Piangeva il mio vecchio avo, e Clitennestra,
1.169Di mia madre sorella, aveva i lumi,
1.170Con Polluce e Castor, bagnati e molli,
1.171E la sua madre Leda al suo gran Giove
1.172Preghi porgeva e voti; et io mi svelsi
1.173I non lunghi capegli, e dissi: dove,
1.174Eh dove senza me ten vai, mia madre?
1.175Il suo consorte era lontano; et io,
1.176Forse non son di questa stirpe? ahi lassa,
1.177Ecco ch'io nacqui acciò ch'io fussi preda
1.178Del crudo, ingiusto, e scelerato Pirro.
1.179Volesse il ciel che 'l valoroso Achille
1.180Non fusse morto ancor, ch'ei del suo figlio
1.181L'onte crudeli, et i protervi oltraggi,
1.182Come saggio e gentil, biasmato avrebbe:
1.183Né piacque al grande Achille, et or via meno
1.184Gli piaceria, ch'abandonato sposo
1.185Vedovo e sol ne le tradite piume
1.186Piangesse invan la sua rapita donna.
1.187Qual mio grave fallir mi fa gli Dii
1.188Così crudeli? e qual maligna stella
1.189Dirò già mai che sì m'oltraggi e nuoca?
1.190Misera me! che ne' primi anni io vissi
1.191Senza mia madre, e sotto ad Ilio armato
1.192Il mio gran genitor si stava, et io
1.193D'ambi i parenti miei era orba e priva,
1.194Bench'ambidoi fosser tra' vivi ancora.
1.195Ahi bella madre mia, ahi bella e cara
1.196Mia genitrice! io non potei godermi
1.197Picciola ancor quell'accoglienze grate,
1.198Che dalle madri loro han l'altre figlie,
1.199Né le picciole braccia al collo avolsi,
1.200Né mi dormei, né mi t'assisi in grembo
1.201Alle ginocchia tue gradita soma;
1.202Né ti calse adornarmi il collo o 'l petto
1.203Di perle e d'oro, od intrecciarmi il crine,
1.204O che i biondi capei negletti ad arte
1.205Gisser lascivi alle mie guance intorno;
1.206Né l'albergo reale ornato vidi
1.207Da la mia cara genitrice, in cui
1.208Mi dessi in braccio al mio consorte amato.
1.209Io ben ti venni al tuo ritorno incontra,
1.210Né m'era nota, io ti confesso 'l vero,
1.211L'aria del volto, o la materna imago.
1.212Io nondimeno alle sembianze belle
1.213Elena ti credei, perch'io più volte
1.214Udito avea che la mia madre ogn'altra
1.215Donna, che mai tra noi discesa fosse,
1.216Di grazia e di beltà vincea d'assai:
1.217Né t'era nota anch'io, onde sovente
1.218A quelle donne addomandavi quale
1.219Fosse la tua sì poc'amata figlia.
1.220E tra tanti miei mali, in questo solo
1.221Assai mi piacqui, e mi stimai beata,
1.222Ch'io fui donna d'Oreste: et ei mi fia
1.223(O di nostro destin acerbe voglie!),
1.224S'ei non mi toglie altrui, misera, tolto.
1.225Quest'è quel ben che l'abbruciata Troia,
1.226E del mio genitor la gloria illustre
1.227M'have arrecato, ahi lassa me, ch'io sono
1.228Serva dell'empio mio nimico Pirro!
1.229Egli è ben ver ch'assai più breve parmi
1.230Questo mio scempio allor ch'a mezzo 'l giorno
1.231I lucenti destrieri Apollo sprona.
1.232Ma quando 'l sol s'asconde, e mesta e sola
1.233Mi chiude l'ombra entro all'odiato albergo
1.234E dentro al letto, ch'io sempr'ebbi a schifo,
1.235Allor dagli occhi miei si fugge il sonno,
1.236E verso amari pianti, e quant'io posso,
1.237Quasi da fiera et affamata belva,
1.238Fuggo da Pirro; e per sì fatti mali
1.239Tramortisco talora, e fuor del senso
1.240Le membra odiate inaveduta ho tocco:
1.241Ma come io mi risento, e sento ch'io
1.242Ho fatto error così nefando e brutto,
1.243Subito fuggo, e dal nimico aspetto
1.244Ratta m'involo, e mi cred'io le mani
1.245Aver macchiate, e bruttamente lorde.
1.246Spesso di Pirro in vece, il nome amato
1.247D'Oreste mio vien fore, e di mia voce
1.248Il dolce fallo, e l'amoroso errore
1.249Qual presagio felice inchino et amo.
1.250Deh dolce Oreste mio, deh mio consorte,
1.251Toglimi al mio nimico, io te ne prego
1.252Per la mal nostra aventurata stirpe,
1.253E per quell'alto sacrosanto Giove
1.254Che le fu padre, al cui sol cenno il cielo
1.255S'imbruna e rasserena, e 'l gran Nettunno
1.256Si conturba e tranquilla, e la gran mole
1.257De la terra talor si scuote e muove.
1.258Io te ne prego ancor per l'infelici
1.259Ossa d'Agamennon tuo padre, a cui
1.260Fui già nipote umil, ch'ancor sepolte
1.261Ti son tenute, poi che così giusta
1.262E sì degna di lor vendetta festi:
1.263Perch'io fermata son d'esserti sposa,
1.264O ne' verd'anni miei trarmi di vita,
1.265Et esser di me stessa acerba Parca.
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