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Didone a EneaEpistola settima

Epistole d'Ovidio

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1.1Così cantando, e sospirando muore
1.2Del bel Meandro in su l'erbose rive
1.3Il bianco cigno alla sua morte appresso;
1.4Et io queste parole, e queste voci
1.5E vergo e spargo, oimè, non perch'io speri
1.6Piegarti a' preghi miei, ché troppo irati
1.7Mi son gli Dii; ma poi che 'l corpo e 'l nome,
1.8E l'alma casta, e la pudica mente
1.9Malamente ho perduto, è lieve ancora
1.10Perder le voci, e le parole, e i preghi.
1.11Tu sei pur fermo di partirti, ahi lassa,
1.12E di lasciar la sconsolata Dido?
1.13E che quei venti, che per l'onde irate
1.14Le vele aggireran, gli stessi ancora
1.15Ne portin seco la tua data fede?
1.16Tu sei pur fermo, Enea, di sciorre insieme
1.17Le navi e i giuri, e di seguire i regni
1.18Sconosciuti d'Italia? e non ti muove
1.19Cartagin nuova, e le fondate mura,
1.20Ch'ad or ad or sen van crescendo, e ch'io
1.21Me stessa e lor sott'al tuo scettro ho posto?
1.22Tu fuggi una città già fatta, e segui
1.23Altra che far si deve, e nuovo albergo
1.24Brami acquistarti, e non attendi, folle,
1.25Che senza pur versar sudore o sangue,
1.26T'hai soggiogato e la cittate e 'l regno:
1.27Ma ben che tu ritrovi albergo e terra,
1.28Chi sarà mai che la ti doni, e faccia
1.29De la sua terra un peregrin signore?
1.30Nuovo amor trovar debbi, e debbi ancora
1.31Trovare un'altra Dido, et altra fede
1.32Qual poscia rompa, altrui prometter debbi.
1.33Quando fia mai ch'una città simile
1.34Alla bella Cartago inalzi, e veggia
1.35Dall'alta rocca il popol tuo fedele?
1.36Ma ben che 'l tutto al tuo desio risponda,
1.37Et a' bei voti il bel successo segua,
1.38Ond'avrai mai consorte amica, e fida,
1.39E che con tanto ardor t'ami, e t'inchine?
1.40Lassa! ch'io ardo come acceso legno,
1.41Che per zolfo o liquor s'infiammi et arda,
1.42Et al chiaro et al fosco ho sempre impresso
1.43Nell'alma Enea, e sol Enea rimiro,
1.44Et egli ingrato alle mie voci è sordo:
1.45Ond'io, s'io non son stolta in tutto e folle,
1.46Esser priva di lui bramar devrei;
1.47Ma bench'ei dentro al crudo petto alberghi
1.48Pensier sì crudi, odiar però no 'l posso,
1.49E dopo a' miei lamenti al vento sparsi
1.50Più ciecamente me n'infiammo e l'amo.
1.51Deh bella madre del mio bello Enea,
1.52Pietà di me tua sconsolata nuora
1.53Ti muova omai, e tu, pietoso Amore,
1.54Abbraccia il duro tuo fratello, e dentro
1.55Alle tue schiere il lega, ond'ei si mostri
1.56Tutto pietoso a me sua fida amante,
1.57A me, che pria, né me ne sdegno, amarlo
1.58Incominciai, e mi nutrisca il foco
1.59Che m'arde il cor con altretanto ardore.
1.60Ma io m'inganno, e le sembianze invano
1.61E falsamente ho già lodate, ch'egli
1.62Da sua madre è diverso, e i monti e i sassi
1.63E le rovere antiche in strane rupi
1.64Nate e nutrite, o le rabbiose belve,
1.65Empio, t'han generato, o 'l mar qualora
1.66Da' turbati Aquilon, sì come or vedi,
1.67Dall'arenoso fondo al cielo è volto;
1.68Per cui solcar, benché crucioso e pieno
1.69Di tempesta e d'orror, pur t'apparecchi.
1.70U' fuggi Enea? e' t'è contrario il mare;
1.71E se 'l mio amor, se la mia fé non ponno
1.72Tenerti meco, o ritardar la fuga,
1.73Tardinla almeno e le procelle e i venti;
1.74E di quel ch'io doveva esser tenuta
1.75A te, crudel, sia debitrice all'onde,
1.76Poiché l'onde di te mi son più pie.
1.77Io non son tal ch'a manifesta morte
1.78Per così lunghi e perigliosi mari
1.79Ti deggia offrir sol per fuggirmi; e questo
1.80Odio ti costerà gran pregio, poi
1.81Che t'è vile il lasciar la nave e l'alma
1.82Nel mezzo ai torbi e minacciosi flutti,
1.83Purché da me tu t'allontani e fugga.
1.84I venti or fermeransi, e fuor dell'acque
1.85Trarran la fronte i Dei marini, e i pesci
1.86Scherzando andran su per le placid'onde:
1.87Oh piacesse agli Dii che la tua voglia
1.88Si cangiasse co' venti! e se non vinci
1.89Di durezza l'antiche annose querci,
1.90Ti muterai per quest'ardenti preghi.
1.91Che faresti tu quando unqua provato
1.92Tu non avessi il gran furor del mare?
1.93Avrai tu fede mai nell'onde irate,
1.94Che tante volte hai già provate infide?
1.95Ma ben che 'l mar tutto tranquillo in vista
1.96T'invitasse a snodar dal lido i legni,
1.97Egli però d'assai perigli è pieno;
1.98Et a colui ch'ardisce entrar nel mare
1.99Non giova aver la già promessa fede
1.100Negletta e rotta, e 'l mar sovente suole
1.101La perfidia punir di quel che offende
1.102Il grand'amor, perché d'Amor la madre,
1.103Quant'alcun crede, in mezzo all'onde nacque.
1.104Lassa! ch'io temo di non perder quello
1.105Ch'ho già perduto, e di non fare oltraggio
1.106A chi m'oltraggia, e che 'l nimico mio
1.107Non rompa in scoglio, e si sommerga e pera.
1.108Vivi, deh vivi omai, ch'egli è pur meglio
1.109Che tu mi lassi, e viva, che per sempre
1.110Io ti perda per morte, e sia tu pure,
1.111Crudel, cagion del morir mio crudele.
1.112Fingi ch'un nodo intempestivo e fiero
1.113Di venti irati la tua nave assaglia,
1.114E ti tragga del senno (oimè! non sia
1.115Successo alcun nell'infelice augurio):
1.116A che pensier rivolgerai la mente?
1.117Subito i giuri, e le promesse false
1.118Ti soverran, che con la falsa lingua
1.119Promettesti e giurasti, e Dido ancora
1.120Ti soverrà, che dal troiano inganno,
1.121O ben misera lei, fu spinta a morte:
1.122Allor vedrai de la tradita amante
1.123Starti dinanzi la funesta imago
1.124Tinta di sangue, e con le chiome sciolte,
1.125Onde tu sbigottito entro al pensiero
1.126Dirai, quest'è quel ch'io, perfido, merto,
1.127E crederai che le saette ardenti,
1.128Che scenderan dal ciel sieno a te volte.
1.129Cedi, deh cedi, Enea, deh cedi alquanto
1.130A la gran rabbia, e gran furor del mare,
1.131Che del tardare avrai gran premio, e questo
1.132Fia l'aver a l'andar la via sicura:
1.133Non ti tenga il mio amor, tengati quello
1.134Del pargoletto Iulo, e di me sola
1.135Bastiti avere, e di mia morte il pregio.
1.136Ch'ha meritato Ascanio? e quelli Dii
1.137Che teco porti, e che traesti fore
1.138De le gran fiamme, inghiottiransi l'onde?
1.139Ma tu non gli hai già teco, e le tue spalle
1.140Non fur mai carche di sì santa preda,
1.141Né del tuo genitor provaro il peso:
1.142E d'ogni cosa menti; et io la prima
1.143Non sono, a cui la tua bugiarda lingua,
1.144Et a mentire, et ingannare avezza,
1.145Abbia già tesi e tradimenti e frode,
1.146Ma son ben prima a sopportar la pena.
1.147E chi brama saver dove la madre
1.148Del bell'Ascanio sia, ella morio
1.149Per crudeltà del suo marito ingrato,
1.150Che la lasciò dentro alle fiamme sola.
1.151Tu mi narravi ben ch'in mezzo a' fuochi
1.152La chiamasti più volte, e la pietate
1.153Che tu mostrasti aver di lei mi mosse
1.154A prestar fede a le parole false,
1.155Onde 'l supplicio mio, e lo mio scempio
1.156Molto minor de la tua colpa infame
1.157Sarà stimato; e se giustizia in cielo
1.158Si trova ancor, sarai creduto degno
1.159D'acerba pena, e di supplicio grave:
1.160Tu vedi ben che fuggitivo e solo,
1.161Già son sett'anni, e fracassato e rotto,
1.162Or in terra, or nell'onde errando vai,
1.163All'onde quasi et a la terra a sdegno.
1.164Lassa! che dentro a' miei tranquilli porti
1.165Accolsi quel che dal furor del mare
1.166Era sbattuto, e pur di lido privo,
1.167E peregrino ancor, del mio bel regno,
1.168Folle, gli diedi e la corona e 'l scettro;
1.169Ma mi foss'io, e lo volesse il cielo,
1.170Contenta almen di cortesie sì grate,
1.171O della colpa mia nefanda e brutta
1.172La brutta fama almen sotterra fosse!
1.173Quel dì, lassa, quel dì, quel dì mi nocque,
1.174Quando ambi insieme in antro oscuro e fosco
1.175Ne constrinse a fuggir torbida pioggia.
1.176Io senti' ben le voci, e mi credei,
1.177Stolta, che l'alme Ninfe avesser fatto
1.178Felice segno alle bramate nozze:
1.179Ma fur le Furie, che con suono orrendo
1.180Presagio fer della mia trista fine.
1.181Ahi bella pudicizia, ahi cara e santa
1.182Onestà violata, e ch'io promessa
1.183Aveva al mio Sicheo, inanzi a cui,
1.184Misera me, vo vergognosa e mesta,
1.185Prendi di me le meritate pene.
1.186Io ben udii la conosciuta voce
1.187Uscir di fuor della sacrata imago
1.188Del mio Sicheo, ch'in mezzo al tempio tegno
1.189Di verdi fronde e bianche lane ornata,
1.190E quattro volte in picciol suono e roco
1.191Dirmi pietoso: Eh, bella Elisa, vienne.
1.192Ecco ch'io vengo, e già mi sono accinta
1.193A seguire i tuoi passi, e venir dietro
1.194A te, che per mio ben doveva amarte
1.195Morto non men ch'io mi t'amassi in vita.
1.196Ma la vergogna del mio fallo infame,
1.197E la santa onestà corrotta, m'have
1.198Tenuta in vita insino ad or: ma scusa
1.199La colpa mia, ch'io fui legata e presa,
1.200Vedova, e donna, da parole accorte
1.201Di non men saggia che bugiarda lingua,
1.202Ond'io del mio fallir gran parte scemo.
1.203L'udire, oimè, che d'immortale dea
1.204Egli era nato, e che 'l suo padre Anchise
1.205Tratto avea fuor delle troiane fiamme
1.206Sopra gli omeri suoi, accrebbe speme
1.207Al mio desio, e nel pensier mi nacque
1.208Che sposo mi saria costante e fido,
1.209Come ad altrui fu già pietoso e grato:
1.210Ma s'ho commesso error, quest'error mio
1.211Ha qualch'onesta scusa, e se la fede
1.212Arrogi poi, che giurand'ei mi diede,
1.213Non fia d'onde incolparmi, e men vergogna
1.214Mi fia l'avere a sì grand'uom creduto;
1.215Ma la mia trista sorte, e 'l mio destino
1.216Segue suo stile in farmi oltraggio, e vuole
1.217Ch'ancor gli ultimi dì sien tristi e foschi,
1.218E ch'io miseramente esca di vita.
1.219La sorte mia crudel fe' già ch'inanti
1.220Ai sacri altari il mio marito amato
1.221Dal mio crudo fratel mi fusse morto.
1.222Ond'io da lui, che del mio sangue forse
1.223Era non men che di quell'altro ingordo,
1.224Presta m'involo, e del mio caro sposo
1.225La polve, e l'ossa, e la mia patria lascio:
1.226E per fuggir dal mio fratello iniquo,
1.227Uopo mi fu cercar contrade strane,
1.228E selvaggi sentieri; e poi ch'io fui
1.229Lunge dal suo furore, e che passati
1.230Ebbi del mare i perigliosi errori,
1.231Quei lidi comperai, quei lidi ch'io
1.232T'ho donati, crudel, ove drizzare
1.233Feci l'alta Cartago, e quelle mura,
1.234Ch'hanno portato a' miei vicini intorno
1.235Sospetto, invidia, maraviglia, e tema.
1.236Le guerre or son vicine, e sol col ferro
1.237Vedova e sola, e peregrina, e donna
1.238Son minacciata, et a gran pena ho l'armi
1.239Atte a soffrir i bellicosi assalti
1.240Degli avversari miei, non men di sdegno
1.241Che di valor, che di fierezza armati:
1.242Lassa! ch'io piacqui a mille amanti, e proci,
1.243I quai son congiurati a farmi oltraggio,
1.244Poich'io gli ho dispregiati, et ho preposto
1.245Alle lor nozze un peregrino amante.
1.246A che temo d'andar prigiona e serva
1.247Del grande Iarba? io già provato ho teco,
1.248Scelerato e crudel, lo strazio e scempio
1.249D'uomo che viva in servitute amara:
1.250Misera me! che 'l mio cognato ancora
1.251Cerca bagnar la scelerata destra
1.252Del sangue mio, che già macchiata e tinta
1.253Fu di quel del mio tanto amato sposo.
1.254Deponi, empio e crudel, depon gli Dii,
1.255E le reliquie sacre, e i sacri eletti,
1.256Cui sol toccando impuramente inlordi,
1.257Perché cosa celeste esser non deve
1.258Da man empia mortal toccata e colta.
1.259E se cultor di quegli Dii dovevi
1.260Esser, perfido, tu, che delle fiamme
1.261Fur tratti fuor dell'infiammata Troia,
1.262E' si pentan che pria con Troia insieme
1.263Non si vider cangiar, miseri, in polve.
1.264Forse ch'ancor, ahi scelerato, lasci
1.265L'infelice Didon gravida, in cui
1.266Qualche parte di te, crudel, s'asconde,
1.267Et a la morte di sua madre fia
1.268Il misero fanciul congiunto insieme:
1.269A cui saranno in sempiterna notte,
1.270Empio, per tua cagion le luci chiuse,
1.271Non avend'egli ancor del ventre fore
1.272Alla luce del sol le luci aperte;
1.273E con la sua mal fortunata madre
1.274Il fratel si morrà del bello Iulo,
1.275E della morte di due corpi fia
1.276Un istesso morir cagione e duce.
1.277Ma tu dirai ch'a dipartir ti stringe
1.278Voler divino, e del gran dio del cielo
1.279Ti spinge ognor l'alto precetto espresso.
1.280Ahi, lassa me! ch'io vorrei or che quello
1.281Sì giusto Dio che mi ti toglie avesse
1.282A queste rive il tuo venir vietato;
1.283Né che calcato mai troiana pianta
1.284Avesse, oimè, cartaginese arena.
1.285Con questa scorta, io dico Dio, consumi
1.286Tra l'onde infide, e tra dubbiosi scogli
1.287Gli anni miglior sì lungamente invano,
1.288E quindi empio Aquilon, quinci aspro Noto,
1.289Or altro vento in mar t'aggira e spinge:
1.290E con tanto sudor dovevi a pena
1.291Della gran Troia alle paterne mura
1.292Tornar, crudel, s'in quell'altezza istessa
1.293Fosser ancor, come fur quando in vita
1.294Era il famoso, e sì tremendo Ettorre;
1.295Né d'Ida torni alle gradite selve,
1.296Al Simoenta umile, al Xanto altero,
1.297Ma del lontano e fuggitivo Tebro
1.298Brami l'onde vedere, u' poi che giunto
1.299Sarai, misero te, tu sarai pure
1.300E peregrino abitatore e strano.
1.301E se l'amata e sì gradita terra,
1.302A cui con tanta e con tal brama aspiri,
1.303Fia sempre ascosa, e da tue vele lunge,
1.304Negli ultimi anni a gran fatica avrai
1.305De' tuoi perigli il meritato frutto,
1.306E vecchio arriverai là dove addrizzi
1.307I rotti legni, e le fiaccate antenne.
1.308Eh prendi, eh prendi, Enea, prendi più tosto
1.309Questo regno per dote, e questa gente,
1.310E di Pigmalion crudele ed empio
1.311L'ampie ricchezze, e le pregiate gioie:
1.312E cangia l'arsa incenerita Troia
1.313In Cartagine bella, e più felice,
1.314E qual di lei gentil signore e caro,
1.315Lo scetro prendi, il diadema, e 'l manto.
1.316Se tu brami vestir corazza e maglia,
1.317Et hai desio di travagliarti in arme,
1.318E s'Ascanio si spera ornar di scudi
1.319E d'elmi, e d'aste il suo trionfo altero,
1.320Noi troverem da soggiogar vincendo
1.321Famosi duci, e gran signori, e regi,
1.322Ché questa region può darne insieme
1.323Candida pace, e sanguinosa guerra.
1.324Deh dolce signor mio, deh pio troiano,
1.325Per le sant'ossa del tuo padre Anchise,
1.326Per i dardi d'Amor, per quegli Dii
1.327Che d'Ilio fur sì riverendi numi,
1.328E di tua fuga or son compagni afflitti;
1.329Deh dolce signor mio, deh pio troiano,
1.330S'Ascanio i suoi bei dì felice e lieto
1.331Mai sempre guidi, e più beatamente
1.332Degli ultimi anni suoi finisca il corso,
1.333E stien d'Anchise le bianch'ossa in pace,
1.334Abbia pietà di questo regno, e volgi
1.335A la tua Dido omai pietoso i lumi:
1.336Di che, misera me, di che mi puoi
1.337Lassa, incolpar, se non d'averti amato
1.338Più che non lice a pudicizia onesta
1.339D'onesta amante, e di pudica donna?
1.340Io non son già là ne la Grecia nata,
1.341E non m'è padre il grand'Atrida, o Pirro,
1.342Né patria Argo, o Micene, e contra a Troia
1.343Il mio buon padre, o 'l mio marito fido
1.344Non venner già per rovinarla, armati
1.345Di ferro il petto, e di disdegno il core.
1.346Se tu ti sdegni, o ti vergogni avermi
1.347Per tua moglier, non mi dirò tua sposa,
1.348Ma chiamerommi albergatrice, e serva,
1.349Ché l'afflitta Didon quel ch'a te piace
1.350D'esser sopporterà, pur che sia tua.
1.351Io ben conosco ancor di Libia il mare,
1.352Ch'ai naviganti a certo tempo niega,
1.353Ed a cert'altro poi concede il corso:
1.354E quando il vento a tuo viaggio fia
1.355Propizio, allor tu spiegherai le vele,
1.356Ch'or l'alga vile alle tue navi intorno
1.357Dal tempestoso mar gittata, posa.
1.358Comanda pure a la tua Dido ch'ella
1.359Osservi il tempo al tuo camin secondo,
1.360Ch'allor navigherai sicuro, ed io
1.361Non ti farò tardar, volendo andarne.
1.362I tuoi compagni e le fiaccate navi
1.363Chieggon riposo a lor fatiche ancora,
1.364Ché queste son dalle percosse aperte
1.365Dell'onde irate, e non racconce a pieno,
1.366E quei son poi dal maneggiar de' remi
1.367E de le sarte affaticati e stanchi.
1.368Io ti chieggio, crudel, per quella speme
1.369Ch'ebbi d'esserti sposa, e per quei lievi
1.370Merti ch'hai meco, e per quegli altri insieme
1.371Di cui mi fe' tua debitrice Amore,
1.372Ch'a dipartirti ancor dimori alquanto.
1.373Sta' meco sol per fin ch'all'onde caggia
1.374Il furore e la rabbia, e fin che 'l cielo
1.375I nembi scuota, e si disgombri il manto
1.376E negro vel che gli circonda intorno
1.377Empio Aquilon; per fin ch'impari un poco
1.378A sopportar l'empia amorosa pena,
1.379Che con l'uso talor si fa men greve,
1.380E con fort'alma, e pazienza invitta
1.381Impari a sofferir gli oltraggi e l'ire
1.382D'amor crudele, e di fortuna aversa.
1.383E s'io da te non ho sì lieve dono,
1.384Né, perfido, da te tal grazia impetro,
1.385Io son disposta di morir, né molto
1.386Tempo sarai verso Didon crudele.
1.387Guarda qual sia della tua fida amante
1.388L'imagin trista, e la spietata voglia,
1.389Che mentre io scrivo, il crudo ferro in grembo
1.390Mi giace ignudo, e da' miei lumi piove
1.391Su la stretta da me troiana spada
1.392Amaro pianto, e del mio pianto in vece
1.393Sarà di sangue or or bagnata e tinta.
1.394Oh quanto al mio morir conforme il dono
1.395Che tu mi festi, ahi sventurata, è stato!
1.396Ma non pur or mi fia passato il core
1.397Da ferro rio, e da spietato dardo,
1.398Perché piaga crudel già femmi il ferro
1.399D'amor, dove ferir tuo ferro deve:
1.400Né mi rest'altro, oimè, se non che quivi,
1.401Dove già punse amor, vi punga or morte.
1.402Anna, sorella mia, dolce Anna e cara,
1.403Che mal sapesti alle mie fiamme dare
1.404Acqua opportuna, a cui mia colpa sola
1.405Feci palese, e lo mio fallo infame,
1.406Or darai mesta a la tua Dido amata
1.407Gli ultimi doni, e le funeste pompe.
1.408Né sarà scritto al mio sepolcro intorno
1.409Ch'io fussi sposa al buon Sicheo, di cui
1.410Spregiai l'amore, e la promessa fede;
1.411Ma leggeransi entro al mio sasso scritte
1.412Queste meste parole, e questi versi:
1.413– Qui giace Dido in breve marmo accolta;
1.414A cui l'infido peregrin di Troia,
1.415Ch'ella cotanto amò, lasciò la spada,
1.416Ed ella con sua man se stessa uccise –.
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