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Ippodamia ad AchilleEpistola terza

Epistole d'Ovidio

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1.1Da la rapita Ippodamia, da quella
1.2Felice serva, e sventurata moglie,
1.3Questa ti viene, o valoroso Achille,
1.4Non ben da me, che son barbara e strana
1.5E male avezza a la favella greca,
1.6Di greche note, a me mal note, scritta.
1.7E le lagrime ch'io qui verso han fatto
1.8Queste macchie, ch'in lei sì spesse vedi;
1.9Ma le lagrime e 'l pianto aver devrebbe
1.10Entro al tuo cor di dolorosa voce,
1.11Di mesti accenti, e di querele pie
1.12La forza e 'l suono: e se mi lice alquanto
1.13Di te mio sposo e mio signor dolermi,
1.14Del mio signor, del mio marito irato
1.15Lamenterommi, e di mia sorte aversa,
1.16Poi ch'a dolermi e lamentar m'invita
1.17L'onta crudele, e l'inumano oltraggio,
1.18Che fuor del merto mio, de la tua voglia,
1.19Lassa, sopporto; e so ben io che tua
1.20Non fu la colpa ond'io mandata fussi
1.21Al grand'Agamennon, ma il tuo furore
1.22Fu ben cagion dapoi che così presto,
1.23Senza pur dirmi a Dio, scacciata quasi
1.24Da te mio sposo, al tuo signor ne gissi:
1.25Onde Taltibio et Uribante, umili
1.26Del nostro maggior re messaggi fidi,
1.27Che mi chiamaro, a cui fidata fui,
1.28Si guardavano in faccia, e mesti e cheti
1.29Dicevano a se stessi: ove è la fiamma,
1.30Ove l'amor, che dolcemente ardeva
1.31Ambe l'anime loro? Io ben poteva
1.32Esserti, oimè, vie più pregiata e cara
1.33Ch'io non ti fui, e s'io dovea per forza
1.34Irne lunge da te, girne più tardi,
1.35Che la dimora avria scemato in parte
1.36Il mio dolor: misera me, ch'io pure
1.37Non potei darti a la partita un bacio,
1.38Né dirti sospirando: Achille, a Dio.
1.39Ma ben versai dagli occhi amari pianti,
1.40E mi squarciai le chiome, ahimè, dolente,
1.41Che mi parve al mio padre, al mio marito
1.42Esser di nuovo, et a mia patria tolta.
1.43Spesso ho voluto al mio guardiano ordire
1.44Inganni e frode, ed involarmi a quello,
1.45E ritornarmi al mio consorte in braccio.
1.46Ma s'io dal padiglion fuss'ita lunge,
1.47Femina, inerme, e paurosa, e sola,
1.48Il nimico troian non lunge ivi era,
1.49Che m'avria presa, e gran terrore aveva
1.50Da l'ombre de la notte, ond'io potessi
1.51Irne prigiona, e divenire ancella
1.52Di qual si sia tra le più chiare e belle
1.53Del vecchio re troian figliuole o nuore,
1.54Benché fosse ciascuna, o nuora, o figlia,
1.55Per preda avermi, o per ancella indegna.
1.56Ma tu dirai ch'io fui donata a lui
1.57Perch'io dovea per la salute greca
1.58Essergli serva: io lo concedo, ahi lassa!
1.59Perché debb'io, s'Agamennon, pentito
1.60Del grave oltraggio, or mi ti rende, avere
1.61Il mio signore, il mio marito avverso?
1.62A che per tante notti, a che per tanti
1.63Giorni infelici, e nubilosi, e foschi,
1.64Lunge mi sto dal mio signor pregiato
1.65E mio dolce marito? ahi, freddo Achille,
1.66Perché non mi richiedi? ahi pigro amante,
1.67Ahi lento sposo, a che sì tarda è stata
1.68L'ira tua giusta a vendicar l'oltraggio
1.69Che mi ti tolse, e ti fe' darmi altrui?
1.70Oimè! che 'l gran Patroclo, oimè, che 'l fido
1.71Compagno tuo, quando io parti', mi disse:
1.72A che t'affliggi, Ippodamia? tu quindi,
1.73Credimi, non sarai gran tempo lunge,
1.74E torneraiti al tuo consorte in breve.
1.75Ma io non torno, e tu crudel non pure
1.76Non mi richiedi, anzi fai forza ch'io
1.77Non ti sia resa, e mi discacci e fuggi.
1.78Vatten pur ora, e di bramoso amante
1.79Prenditi il nome e di marito fido.
1.80Lassa! ch'e' venne il valoroso Aiace,
1.81E 'l gran figliuol d'Amintore, a te questi
1.82Amico fido, e tuo parente quello,
1.83E 'l saggio Ulisse, in compagnia di cui
1.84Mi ritornassi al mio diletto Achille:
1.85I quali ai ricchi doni aggiunser molte
1.86Parole e preghi, e t'offeriron meco
1.87Venti vasi di rame, entro e d'intorno
1.88Con magistero ben tagliati e sculti,
1.89E sette scanni eguai di pregio e d'opra,
1.90A cui l'imperador cortese aggiugne
1.91Dieci talenti d'oro, e quel che poscia
1.92A gentil cavalier conviensi, e forte,
1.93Dodici bei corsieri, avezzi in guerra
1.94Et in corso portar mai sempre il pregio,
1.95E molte schiave ancor gentili e belle,
1.96Che di Lesbo fur tratte, allor ch'in terra
1.97Cadde per le man vostre, e insieme aggiunge
1.98A così ricchi, a sì pregiati doni
1.99Una, di tre ch'ei n'ha, pregiate figlie;
1.100Ma bisogno non hai d'altra consorte
1.101Che sia con teco in matrimonio aggiunta.
1.102Ahi dolce Achille mio, qual mia sventura,
1.103Qual tua voglia crudel ti sforza, e spinge
1.104A ricusar con sì sdegnoso core
1.105Quell'oro, oimè, ch'al grande Atrida offrire
1.106Dovevi tu per riavermi, s'io
1.107Dovea da te con oro esser riscossa?
1.108Per qual mio fallo, o mio pregiato Achille,
1.109Per qual mia colpa ho meritato mai
1.110Diventarti sì vile? ove n'è gito
1.111Sì veloce da te sì lungo amore?
1.112Segue mai sempre empia fortuna e trista
1.113I miseri mortali? ed uno stile
1.114Tiene in far loro oltraggio? ahimè, non deve
1.115Seguir mai più la mia tempesta e 'l fosco
1.116Aura più dolce, e più sereno cielo?
1.117Lassa! ch'io vidi il mio Lirnesso in terra
1.118Cader per tuo valore, e di quel danno
1.119La maggior parte Ippodamia sofferse;
1.120Ch'io vidi andare ad un medesmo fine
1.121Tre miei fratelli, e 'l mio canuto padre
1.122Farsi con le sue mani al collo il nodo;
1.123E vidi poscia il mio marito fido,
1.124Qual ei si fosse, oimè, giacer per terra
1.125Nel proprio sangue orribilmente involto.
1.126Io nondimen de' miei parenti in vece,
1.127E per tante perdute amate cose,
1.128Te solo accolsi, ed in te sol mi posi:
1.129E m'era solo il glorioso Achille
1.130Padre, patria, signor, fratello, e sposo.
1.131Tu pei sacrati e riverendi numi
1.132Della marina Teti, alma tua madre,
1.133Mi promettesti, e mi giurasti ch'io
1.134Dovea render al ciel grazie non poche
1.135Per tal ventura, e mi sarebbe immenso
1.136Util, gloria, et onor, pregio e salute
1.137L'esser fatta d'Achille ancella e preda.
1.138O grand'util che m'è ch'io sia scacciata
1.139Dal mio sposo e signore! e bench'io torni
1.140Ricca di doni, e di gran dote carca,
1.141Ei m'abbia a schivo, e mi dispregi insieme
1.142Con quei sì ricchi e sì pregiati doni
1.143Che dar gli vuole il grand'Atrida meco.
1.144Anzi il publico grido è che tu spieghi,
1.145Tosto che spunti in oriente il sole,
1.146Le vele ai venti, ancor che fosse il cielo
1.147Carco di nubi, e di tempesta il mare:
1.148La qual novella ria, tosto che giunse
1.149A l'infelici e spaventate orecchie,
1.150Si fe' lo petto mio d'anima voto,
1.151E 'l sangue si nascose, io non so dove,
1.152Perch'io tosto mi fei gelata e smorta.
1.153Tu dallo sdegno, e dal voler sospinto
1.154N'andrai per l'onde, e la tua fida ancella
1.155In man di cui sarà lasciata? ahi lassa,
1.156Chi sarà mai, che de la tua consorte
1.157Faccia il dolor men grave? aprasi omai,
1.158Aprasi pur l'ingorda terra, e queste
1.159Membra s'inghiotta, o quando irato Giove
1.160Su nel ciel tuona, in me sdegnato vibre
1.161Un dei più crudi suoi fulmini ardenti,
1.162Prima che senza me si veggin l'onde
1.163Rotte da' remi tuoi spumare, o prima
1.164Ch'io veggia senza me negletta donna
1.165Irsene i legni tuoi felici al porto.
1.166Ma s'e' ti piace omai tornare indietro,
1.167Ed a' paterni tuoi paesi aspiri,
1.168Perché mi lasci sola? io non son grave
1.169Soma ad un legno, e seguirotti ognora
1.170Non come sposa il suo consorte amato,
1.171Ma quale ancella il vincitor nimico:
1.172Né poco util sarò, perch'io lo stame
1.173Trarrò con l'altre tue donzelle e serve,
1.174E seguirò come una schiava umile
1.175I passi ognor della tua bella donna:
1.176Che bellissima fia tra l'altre greche
1.177Qualor andrà per adagiarsi, a cui
1.178Il serico trarrò reale ammanto,
1.179E degna nuora fia del tuo gran padre,
1.180Che de la bella Egina e del gran Giove
1.181Non è nipote indegno, e d'essa ancora
1.182Nereo non sdegnerà d'esser parente.
1.183E noi tue serve umili, e fide ancille,
1.184Da le rocche trarrem lo stame e 'l lino,
1.185E renderen de l'uno e l'altro il peso.
1.186Sol questo bramo, o mio signore amato,
1.187E questa grazia sol pregando chieggio,
1.188Che la tua donna e mia padrona, a cui
1.189Schiava sarò, non sia signora ingiusta,
1.190E contra Ippodamia spietata e cruda;
1.191Né sopportar ch'al tuo conspetto il crine
1.192Duramente mi sveglia, o batta il volto,
1.193Ma con dolce parlar dica: anco questa
1.194Fu già, qual or sei tu, mia sposa fida.
1.195Ma soffra pur con questo ogn'altro oltraggio
1.196Pur ch'io non resti abbandonata indietro:
1.197Che questo è quel timor che crudamente
1.198Ognor, misera me, mi scuote il core.
1.199A che più tardi, Achille? ecco che 'l grande
1.200Agamennon dell'error suo si pente,
1.201E giace tutta impallidita e mesta
1.202Dinanzi ai piedi tuoi la Grecia altera,
1.203Dal tuo valor sol attendendo aita.
1.204Vinci omai l'ira tua, vinci il tuo core,
1.205Tu che gli altri guerrier di forza vinci;
1.206Perché sopporti, oimè, che 'l forte Ettorre
1.207Col suo valor le greche forze avanzi?
1.208Riprendi, signor mio, riprendi il ferro,
1.209E col favor di Marte in fuga volta
1.210Gli sbigottiti tuoi nimici e nostri;
1.211Ma pria ricevi me tua fida ancilla:
1.212Che se per me di disdegnoso foco
1.213S'accese il petto tuo, per me si spenga,
1.214E sia de l'ira tua principio e fine.
1.215Né t'ascrivere a biasmo, ai preghi miei
1.216Intenerir de l'indurata mente
1.217Il sasso e 'l giel, ché Meleagro ancora
1.218Al prego umil de la consorte amata
1.219Riprese per la patria allegro il ferro.
1.220E sai ben tu che la sua madre Altea,
1.221Perch'egli avea di lei due frati ucciso,
1.222Sdegnosa il maledisse, e d'ira accesa
1.223Al suo proprio figliuol bramò la morte;
1.224Ond'ei pien di furor, posando l'armi,
1.225A la patria, a la madre, anzi a se stesso
1.226Duramente negò la grande aita,
1.227Ch'ella dal suo valor solo attendea.
1.228Sol la sua donna a sì bell'opra il volse,
1.229E del suo cor sol l'adamante roppe.
1.230O ben di me più fortunata lei!
1.231Poi ch'io tanti lamenti, e tanti preghi
1.232Dinanzi al signor mio, misera, spargo,
1.233E questi veggio e quelli al vento sparsi.
1.234Io nondimen non me ne sdegno, ch'io
1.235Non fui degna già mai d'esserti sposa,
1.236Né questo mai mi persuasi, poi
1.237Che come serva il mio signor chiamommi
1.238Più volte il giorno a diportarmi seco.
1.239E mi sovien ch'ad una schiava io dissi,
1.240Che mi chiamava sua signora e donna:
1.241Tu fai lo stato mio con simil nome,
1.242E la mia servitù più grave e dura.
1.243Ma io ti giuro, e ti confesso aperto
1.244Per l'ossa del mio sposo, a cui mal diedi
1.245Onorato sepolcro, e ch'io tuttora
1.246Avrò nell'alma in riverenza e 'n pregio,
1.247E per l'anime forti, e pel valore
1.248Di tre fratelli miei, che giustamente
1.249Per la lor patria oprando il ferro e 'l core
1.250Si giaccion or con la lor patria estinti;
1.251E per la fronte tua ti giuro, e mia,
1.252E per quell'armi invitte, onde togliesti
1.253La vita a tanti miei parenti amati,
1.254Che 'l grande Atrida, e mio signor, già mai
1.255Di me non prese alcun piacer d'amore.
1.256E s'io ti giuro il falso, opra in me stessa
1.257Ogni tuo sdegno, e mi dispregia, e lascia.
1.258Ma s'io dicessi, o mio pregiato Achille,
1.259Giura ancor tu di non aver mai preso
1.260Gli amorosi piacer con donna alcuna,
1.261Tu no 'l vorrai con verità giurare.
1.262Oimè! ch'i Greci han nel pensier che sempre
1.263Per mia cagion tu ti lamenti e doglia,
1.264E de l'assenza mia sospiri e pianga.
1.265E tu lieto ti stai, di qualche bella
1.266Amica tua, o fortunata, in braccio,
1.267Al dolce suon di ben soave cetra
1.268Accordando d'amor leggiadri accenti.
1.269E s'alcun vuol saper ond'è che tanto
1.270Il coraggioso e già sì forte Achille
1.271Fugga la guerra, e grandemente tema
1.272Di ritrovarsi in periglioso assalto,
1.273È sol perché ne la battaglia è sempre
1.274Tema e travaglio, ed a chi l'usa nuoce:
1.275Ma 'l soave cantar, lo star la notte
1.276In bel diporto e grato, aver talora
1.277Di Venere e d'Amor diletto e gioia,
1.278Molto più giova, e più diletta e piace;
1.279E più sicuro è l'ociose piume
1.280Premere in pace, e tener stretta in braccio
1.281Bella donna e cortese, e dolce suono
1.282Udir di dolce e di sonora lira,
1.283Che lo scudo imbracciar, che correr l'asta,
1.284Et allacciato aver grave elmo in testa.
1.285Ma tu solevi pur le spoglie altiere,
1.286E le chiare vittorie, e il nome illustre
1.287Ch'acquistar suol chi si travaglia in arme,
1.288Più che simil lascivie avere in pregio.
1.289Fusti tu solo, oimè, gagliardo e forte,
1.290E del ferro e del sangue amico e ingordo
1.291Per fin ch'io fussi tua prigiona e serva?
1.292Giac'ella, oimè, con la mia patria insieme
1.293La tua gloria maggior battuta in terra?
1.294Oh no 'l consenta il ciel! ma via più presto
1.295Dal forte braccio tuo vibrato il ferro
1.296Trapassi il cor di quel famoso duce,
1.297Per cui Troia sen va sì fiera in vista,
1.298Di cui la Grecia tua cotanto teme:
1.299Mandate, o Greci, me sua serva, e sposa
1.300Ambasciatrice al mio signore, e sposo,
1.301Ch'io porterò con l'ambasciate insieme
1.302Molti di vero amor soavi baci.
1.303Io più che 'l buon Fenice, io più che 'l saggio
1.304Ulisse, e più ch'il giovanetto Aiace
1.305Potrò nel cor del mio signor crudele:
1.306Che molta forza ha negli irati amanti
1.307Il sentirsi talor stringere il collo
1.308Dalle già tant'amate amiche braccia,
1.309Mostrare il seno, e con sospir baciarli.
1.310Che benché tu via più feroce e crudo
1.311Dell'onde sia della tua madre Teti,
1.312Ancor ch'io taccia, al mio sol pianto amaro
1.313Si cangerà de l'indurato petto
1.314E del tuo duro cor lo scoglio in polve.
1.315Deh or (se 'l padre tuo finisca in bella
1.316Vecchiezza i suoi begli anni, e se felice–
1.317Mente sen vada il tuo figliuolo in guerra)
1.318O valoroso, o mio pregiato Achille,
1.319Rivolgi gli occhi alla tua fida ancilla,
1.320All'infelice Ippodamia, che tanto
1.321Di gravosi pensier l'animo ha pieno,
1.322E non voler, crudel, con tanta e tale
1.323Lunga dimora incenerirle il core.
1.324Ma se 'l tuo amor s'è convertito in odio,
1.325E venuta ti son, misera, a schivo,
1.326Sforza a morire almen colei, che senza
1.327Te, suo gradito ben, vivere astringi:
1.328E se tu segui esser crudel con meco,
1.329Mi sforzerai morir, che già fuggito
1.330S'è dal mio viso il bel vermiglio e bianco,
1.331E da le membra la grassezza; e sono
1.332Pallida, e magra, ed una speme sola
1.333Mi mantien viva, ond'io se d'essa fia
1.334Privata, ahi lassa, io seguirò del mio
1.335Morto marito, e de' miei frati insieme
1.336L'ombre sanguigne, impallidite, e smorte;
1.337Né ti sarà d'onor, né de la morte
1.338Andar potrai d'una donzella altiero.
1.339Ma perché vuoi d'estrema doglia amara
1.340Farmi finir la dolorosa vita?
1.341Prendi, prendi il pugnal, prendilo, e dentro
1.342A questo sen l'ascondi: io ben di sangue
1.343Ho tanta copia ancor, che ben potrassi
1.344Farsi vermiglio; aprami il petto omai
1.345Quel ferro rio, che trapassar doveva,
1.346Se la gran Palla acconsentito avesse,
1.347Al grand'Agamennon l'altr'ieri il core.
1.348Ma sarà meglio assai che quella vita,
1.349Che già per tua bontà, lassa, mi desti,
1.350Viva conservi ancora, e chieggio amica,
1.351Quel che nimica e fuor di speme
1.352Ottenni dal mio signor vittorioso in dono.
1.353Ben ti daran delle troiane mura,
1.354Che fe' Nettunno, i difensori altieri
1.355Molti nimici, a cui col ferro ignudo
1.356Spogliar l'anime possa; e da' nimici
1.357Prendi la giusta, e gloriosa, e bella
1.358Occasion di trar di vita altrui,
1.359E non da me, che ti son fida sposa:
1.360E come sposo, e mio signore amato,
1.361O bramando spiegar le vele al vento,
1.362O di star fermo a la troiana guerra,
1.363Quasi tua moglie e serva, a te mi chiama.
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