about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books

Fille a DemofonteEpistola seconda

Epistole d'Ovidio

PoeTree.it

1.1Quella tua Fille, o Demofonte, quella
1.2Misera Fille, che nel proprio albergo
1.3Te peregrin sì caramente accolse,
1.4Teco si duol che trapassato è il tempo
1.5Che tu prefisso al tuo ritorno avevi.
1.6Tu mi giurasti, e promettesti ch'io,
1.7Pria che la luna una sol volta avesse
1.8Girato il cerchio suo, vedrei fermare
1.9Le vele e i legni entr'a' bei nostri porti.
1.10Et ella già nel primo ciel s'è mostra
1.11Quattro volte crescente, e quattro scema,
1.12Né però torni: ond'al contar de l'ore,
1.13Che noi ch'amiamo annoveriam sì bene,
1.14Io non mi doglio innanzi tempo, e sono
1.15Stata dal mio sperar tardi tradita;
1.16Onde io, mal grado mio, pur lassa or credo
1.17Quel che creder mi nuoce, amante e donna.
1.18Spesso per tua cagion, misera, fui
1.19A me stessa bugiarda, e spesso ancora
1.20Pensai ch'i fieri e procellosi Noti
1.21Mi ritornasser Demofonte e 'l legno;
1.22E spesso al padre tuo bramai la morte,
1.23Credendo ch'ei ti ritardasse, e forse
1.24Non ha mai fatto al tuo venir contrasto.
1.25Spesso temei, che mentre addrizzi e volgi
1.26Le navi al bello e velocissimo Ebro,
1.27Non ti s'avesser tranghiottito l'onde
1.28Per la tempesta infuriate e bianche.
1.29Spesso agli Dii mandai lagrime e voti,
1.30Perché tu crudo e scelerato stessi
1.31Mai sempre sano, et a me stessa dissi,
1.32Se Demofonte è vivo, egli a me riede.
1.33In somma il fido Amor dentro al pensiero
1.34Ciò che il viaggio altrui ritiene e tarda
1.35Mi finse, e presta ed ingegnosa fui
1.36A ritrovare impedimenti e scuse:
1.37Ma tu pur lunge a la tua Fille stai,
1.38Né mi ti rendan gl'invocati Numi,
1.39Né spinto dal mio amor sì fido, torni.
1.40Tu pur apristi, ahi Demofonte, e desti
1.41Le vele insieme e le parole ai venti:
1.42Ma sol di questo mi querelo e doglio,
1.43Che vote sono e quelle e queste insieme,
1.44Queste del tuo tornar, quelle di fede.
1.45Dimmi, lassa, ch'ho fatto? ahimè, se poco
1.46Saggiamente io t'ho amato, almen doveva
1.47Farmiti amante il semplicetto amore,
1.48Che verginella mi ti diede in braccio.
1.49Ove sono ora i giuri? ove è la fede?
1.50E la tua destra a la mia destra aggiunta?
1.51E quello dio dove è, ch'in sì begli anni
1.52Dovea tenerne in dolci lacci avinti,
1.53E che mi fu del matrimonio ostaggio?
1.54Tu giurasti pel mar, per cui sì spesso
1.55Eri varcato, e rivarcar dovevi,
1.56E mi giurasti ancor pel tuo grand'avo,
1.57Che 'l pelago tranquilla, allor che mosso
1.58Dagli Aquiloni e da' fieri Ostri il vede.
1.59E per Venere poscia, e pel suo figlio,
1.60E per l'arco, e pe' dardi, e per le faci,
1.61Che m'han ferita, et impiagata, et arsa,
1.62E per l'alma Giunon, ch'a' letti intorno
1.63De' legittimi sposi ognor s'asside,
1.64E per gli occulti sacrifici e santi
1.65De la inventrice delle prime spighe:
1.66Onde se ciascun dio vendetta giusta
1.67Prender vorrà degli oltraggiati numi,
1.68Tu sol sarai a tante pene poco.
1.69Misera me, che furiosa e stolta
1.70Le mal condotte e fracassate navi
1.71Rifeci, ond'io dovessi esser dapoi
1.72Da te lasciata, e i remi ancor ti diedi,
1.73Per cui da me tu ti fuggissi! ahi folle!
1.74Ch'io ben sopporto il duol di quelle piaghe
1.75Che nel mio cuor con l'armi mie m'ho fatte.
1.76Ma io credetti a le promesse, ai giuri,
1.77A la nobile stirpe, a quelle dolci
1.78Parole ond'era allor la falsa lingua
1.79Cotanto piena, e diedi poi gran fede
1.80A le lagrime tue: ahimè, ch'a quelle
1.81Ancor mentire, e simular s'insegna!
1.82Elle hanno pure i loro inganni anch'esse,
1.83E si versan là dove altri le spinge:
1.84Ma ch'eran d'uopo a semplicetta amante,
1.85Del tuo ritorno e del mentito amore,
1.86Tanti mentiti e simulati pegni,
1.87S'era bastante ad ingannarmi un solo?
1.88Ei non mi duol d'avere accolto insieme
1.89Te scelerato, e le sdrucite navi,
1.90Te nel mio albergo, e nel mio porto quelle:
1.91Ma questa esser dovea la somma, e 'l fine
1.92D'ogni amorevol mio cortese affetto.
1.93Di questo sol meco mi doglio e pento,
1.94Che bruttamente a l'onorato tetto,
1.95Sotto la fé del matrimonio, aggiunsi
1.96Il letto geniale, ove cogliesti
1.97Di mia verginitade i fiori e i frutti.
1.98Deh perch'a me non fu l'ultima notte
1.99Quella notte che fu dinanzi a quella
1.100Notte infelice, allor che Fille onesta
1.101Chiuder potea pudicamente gli occhi?
1.102Io sperai ben doverti esser più cara
1.103Mercé del merto mio, e quella speme
1.104Mai sempre è giusta, che vien dietro a molti,
1.105Anzi infiniti et onorati merti.
1.106O che lieve ingannar donzella amante,
1.107Che bene amando agevolmente crede!
1.108E 'l creder mio, e la mia fé più tosto
1.109Di lode fu che tradimento degna:
1.110E se t'ascrivi a grand'onor d'avermi
1.111Ingannata e tradita, amante e donna,
1.112Voglia il gran nostro Dio che questa sia
1.113L'ultima gloria, e 'l tuo più grande onore;
1.114E piaccia al ciel ch'a la cittade in mezzo
1.115Tra gli avi tuoi sia posto, e 'l tuo gran padre
1.116Si mostri innanzi a tutti gli altri illustre,
1.117Mercé de' fatti egregii; e poi che letto
1.118Sarà com'egli uccise in Creta il mostro,
1.119E Scirone, e Procruste, e Sinni, e come
1.120Ei vinse Tebe, e le biformi belve,
1.121E come a forza aprio l'oscuro albergo
1.122Del gran Pluton, con questi versi poi
1.123Segnata sia la tua pregiata imago:
1.124– Quest'è colui da le cui false frodi
1.125Tradita fu l'innamorata Fille,
1.126Che già gli diede entro al suo letto albergo –.
1.127Oimè, che di tant'opre egregie e belle
1.128Che fe' tuo padre, il tradimento solo
1.129Ne la memoria hai fisso! e solo a mente
1.130Hai la cretense abbandonata donna!
1.131Ma sol con questo, o scelerato, meco
1.132Scusar ti puoi, che de' bei fatti illustri
1.133Del tuo gran padre imitator non sei,
1.134E sol del vizio suo sei fatto erede.
1.135Ella or si gode, e non la invidio, un altro
1.136Sposo, del padre tuo molto migliore,
1.137E su nel ciel tutta contenta siede
1.138Nel carro, tratto da frenate tigri.
1.139Ma le mie nozze i dispregiati Traci
1.140Or fuggon, lassa, e mi ricordan ch'io
1.141Preposi a loro un peregrino strano.
1.142Vadasene or, altri mi dice, a Atene,
1.143Ch'altri sarà che la gran Tracia regga:
1.144Il fin dimostra pur le cose fatte.
1.145Ma non abbia già mai successo buono
1.146Chi delle imprese altrui non guarda il fine,
1.147Ma solo i casi e gli accidenti attende.
1.148Ah, se ne' nostri mari unqua vedute
1.149Fosser le bianche tue bramate vele,
1.150Si diria allor che proveduto avessi
1.151Et ad altrui, et a me stessa bene.
1.152Ma non ho procacciato: e questi regni
1.153Non ti vedran mai più, benché sien tuoi.
1.154Oimè! che inanzi agli occhi aver mi pare
1.155L'armata tutta, a quella guisa ch'io
1.156La vidi allor che tu partir dovevi.
1.157Come avesti tu mai, perfido, ardire
1.158Cinger l'amate braccia al collo intorno,
1.159Et abbracciarmi strettamente, e darmi
1.160Soavi baci, e mescolare insieme
1.161L'onde degli occhi miei co' pianti tuoi?
1.162E querelarti che propizii i venti,
1.163Ahi traditore, al tuo viaggio avessi?
1.164E dirmi poi con lagrimosa voce,
1.165E queste fur le tue parole estreme,
1.166Fille, fa' d'aspettar tuo sposo allegra?
1.167Io dunque, oimè, t'aspetterò, che solo
1.168Per non vedermi più, lassa, partisti?
1.169Io dunque indarno aspetterò le vele
1.170A cui sì furo i nostri mari a schivo?
1.171E nondimen t'aspetto; e ben che sia
1.172Il tuo ritorno tardi, io non mi curo,
1.173Pur che la fede tua, pur ch'i tuoi giuri
1.174Sien sol dal tempo e violati e rotti,
1.175Non da l'empio voler negletti e sparsi.
1.176Misera me, che parlo? o che voglio io?
1.177Ahimè! che forse altra consorte tienti,
1.178Et altro amor, ch'a me cotanto nocque:
1.179Forse ch'io son de la tua mente uscita,
1.180E non conosci più Fillide alcuna,
1.181Né sai qual Fille io sia, né di che parte.
1.182Sappia ch'io son quella tua Fille, quella
1.183Misera Fille, che dall'onde irate,
1.184Che da la rabbia, e dal furor del mare,
1.185Che da sì lunghi e perigliosi errori
1.186Agitato, e sbattuto, entro al mio regno
1.187T'accolsi, e diedi a le tue navi il porto,
1.188Ed a te poscia il mal gradito albergo.
1.189Io son colei, le cui ricchezze fero
1.190Le tue maggiori, e gratamente diedi
1.191A te mendico assai pregiati doni,
1.192E te n'era per dar di vie più ricchi.
1.193E quella son, ch'i larghi regni e immensi
1.194Del padre mio Licurgo in man ti posi,
1.195Ch'eran mal atti a sostener l'impero
1.196D'una femina sola; et è quel regno
1.197Ond'il Rodope ombroso è cinto, e s'apre
1.198Per fin al freddo agghiacciatissimo Emo,
1.199E dove l'Ebro in mar s'asconde e tuffa;
1.200E son colei, di cui tu prima avesti
1.201Con mal secondi e fortunati auguri
1.202L'alma virginità, che tanto è cara,
1.203A cui tu pria con la fallace mano
1.204Nel letto marital sciogliesti il nodo
1.205De la mia castità: ma quivi intorno
1.206Urlò Megera, e l'altra Furia seco,
1.207E l'aria fe' sonar di meste voci
1.208L'augel notturno errante; e cinta il fronte
1.209D'aspi di fuoco, e con l'ardenti faci
1.210Tolte da' cimiteri Aletto venne.
1.211Io nondimen tutta dogliosa in volto
1.212Mesta men vo su pe' dumosi lidi,
1.213Or sugli scogli seggio, e a mezzo il giorno,
1.214Quando il caldo maggior la terra fende,
1.215O quando in ciel nella profonda notte
1.216Si scorgan fiammeggiar le fredde stelle,
1.217Qual vento agiti il mar, misera, attendo;
1.218E quelle vele ch'io da lunge scorgo
1.219Drizzarsi a' porti nostri, esser mi credo
1.220Le tue bramate, e che sien stati uditi
1.221In cielo i pianti, e le preghiere, e i voti;
1.222Ond'io subito corro al lido, e a pena
1.223Mi tengan l'onde ch'io non entri in mare;
1.224Ma poi ch'a lor vicina esser non veggio
1.225Le navi tue, mi tramortisco, e in braccio
1.226A le donzelle mie pallida caggio.
1.227Egli è un seno in mar, ch'a guisa d'arco
1.228Si piega alquanto, e ne le parti estreme
1.229Ha due gran sassi, ond'io più volte irata
1.230Ebbi voglia gittarmi in mezzo a l'onde.
1.231E poi che tu non torni, indi trarrommi;
1.232E voglia il cielo e Dio ch'a le tue rive
1.233Mi gettin l'acque, ed insepolta e nuda
1.234Pallid'ombra ti venga innanzi agli occhi;
1.235Che benché il ferro, e l'adamante, e 'l sasso,
1.236E di durezza ogni durezza avanzi,
1.237Io so che tu dirai: deh Fille mia,
1.238Tu non dovevi, oimè, così seguirmi.
1.239Spesso il ferro, e 'l veleno in mano ho preso
1.240Per finir la mia vita, e spesso ancora
1.241Intorno al collo, a cui già feron nodo
1.242Le belle braccia tue, la fune ho avvolto;
1.243E son fermata d'emendar la colpa
1.244Con la subita morte; e sopra il mio
1.245Sepolcro intaglierai l'empia cagione
1.246Del mio morir con questi versi brevi:
1.247– Demofonte a morir Fillide spinse,
1.248Il peregrin, l'albergatrice amante:
1.249Di lui la colpa fu, di lei fu il danno –.
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)