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Penelope a UlisseEpistola prima

Epistole d'Ovidio

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1.1Quell'infelice tua consorte e fida
1.2Penelope, ch'invan tant'anni ha spesi
1.3Sol aspettando, e desiando il giorno
1.4Che tu ritorni, o mio bramato Ulisse,
1.5Dopo tanto sperar fallace e vano,
1.6Questa ti scrive, e d'altra carta in vece,
1.7Ulisse sol, sol te suo sposo attende.
1.8La già da noi fanciulle amanti greche
1.9Cotanto odiata, e sì noiosa Troia
1.10Caduta è in terra; e 'l superb'Ilio a pena
1.11E 'l suo re di tant'odio unqua fu degno.
1.12Oh fosse al ciel piaciuto, allor che l'empio
1.13Paride volse al bel paese greco
1.14Le vele sue, lo scelerato avesse
1.15Fiaccati i legni in qualche strano scoglio,
1.16E lo s'avesser tranghiottito l'onde!
1.17Ch'io non avrei l'abbandonate piume
1.18E fredda e sola or abbracciate e strette
1.19Più volte indarno; e lamentata unquanco
1.20Non mi sarei che così pigri e lenti
1.21Fossero stati i bei destrier del Sole
1.22A tuffarsi ne l'onde, e la gran tela
1.23Non m'avrebbe stancate ambe le braccia,
1.24Mentr'io cercava, e sconsolata e sola,
1.25L'ore ingannar de la noiosa notte.
1.26Quando fu mai ch'io non temessi, ahi lassa,
1.27I perigli maggior, che soglion sempre
1.28Portar con loro i bellicosi assalti?
1.29Amor mai sempre è di sospetto pieno.
1.30Io mi fingea che disdegnosi e fieri
1.31Le squadre lor verso i soldati greci
1.32Movesser quei di Troia, e al nome solo
1.33D'Ettore invitto impallidiva il volto.
1.34S'altri poi mi dicea che 'l gran Troiano
1.35Ad Antiloco tolto avesse l'alma
1.36(Egli del mio timor cagion fu sempre),
1.37O ver che sotto a le mentite insegne
1.38Et armi altrui, il gran Patroclo avesse
1.39Finiti i suoi bei dì, lassa, piangeva,
1.40Temendo ch'assai più le forze altrui
1.41Non valesser de' tuoi sagaci inganni.
1.42Ma via più crebbe il mio spavento allora
1.43Ch'udii che Sarpedon l'asta avea tinta
1.44Nel sangue di Tlepolemo; e quei tutti
1.45Greci, che là sul Simoenta e 'l Xanto
1.46Fecer del sangue lor l'acque vermiglie,
1.47Mi cangiavano il cor subito in ghiaccio.
1.48Ma ben provide al mio pudico amore
1.49Il giusto Dio, quand'ei l'antica Troia,
1.50Salvo il consorte mio, converse in polve.
1.51Già della Grecia i più famosi duci
1.52Son ritornati, e i sacrosanti altari
1.53Fuman d'incensi, e le troiane spoglie
1.54Pendan sospese ai tempii, e le pietose
1.55E caste donne pe' lor salvi sposi
1.56Porgon devote ai lor paterni Iddii
1.57Ostie, ghirlande, e sacrifici, e voti;
1.58Et essi a quelle i bellicosi assalti
1.59Narrano, e come i valorosi Greci
1.60Vinser le forze de' troiani Dii.
1.61Le timide fanciulle, i vecchi infermi
1.62Taciti stan per meraviglia, e muti;
1.63E la casta moglier tien gli occhi intesi,
1.64Senza battergli pur, nel volto amato
1.65Del suo consorte, e le parole ascolta.
1.66Altri col dito in su la mensa mostra
1.67L'aspre battaglie, e la gran Troia tutta
1.68Dipinge, e dice a chi l'ascolta intento:
1.69– Quindi correva il Simoenta, e quinci
1.70Era il monte Sigeo, e qui l'immenso
1.71Alto seggio real del vecchio e santo
1.72Priamo, e quivi il grande Achille aveva,
1.73E quivi Ulisse il padiglion disteso;
1.74E qui 'l famoso Ettor, nel sangue involto
1.75E nella polve, in gran spavento pose
1.76Gli sfrenati cavai, che ben tre volte
1.77Lo strascinaro alla gran Troia intorno –.
1.78Io queste cose ho dal mio figlio intese,
1.79A cui narrolle il diligente e saggio
1.80Vecchio Nestor, quand'ei mandato fue
1.81A cercar te, suo tanto amato padre;
1.82E m'ha narrato ancor come uccidesti
1.83Dolone e Reso, e come quei tradito
1.84Fu dal tuo inganno, e dal suo sonno questi.
1.85Troppo fu il grande ardir, troppo alta impresa
1.86Prendesti Ulisse, e ben mostrasti, allora
1.87Che con l'animo invitto entrasti dentro
1.88Ai traci padiglion di notte, e solo,
1.89E con la scorta sol d'un fido amico
1.90Togliesti l'alma a tanti, aver te stesso,
1.91La consorte, il figliuol, la patria, e 'l padre,
1.92E ciò che v'hai di buon, posto in oblio.
1.93Tu già ben fusti accorto, e de' perigli
1.94Saggio conoscitore, e fusti ancora
1.95Ricordevol di me: ma poi che dentro
1.96A l'alma il tempo intepidì l'ardore,
1.97Tu non timor, tu non periglio attendi.
1.98Mentre io l'orecchie a le famose prove
1.99Porgeva intenta, un timor freddo scorse
1.100Per tutte l'ossa, e sì percosse il core,
1.101E tanto si batté, ch'io, lassa, udii
1.102Che del gran Reso al greco campo intorno
1.103Tu vincitore i bei destrier menasti.
1.104Ma che mi giova, oimè, ch'in terra giaccia
1.105Ilio per le man vostre? e che quei muri,
1.106Già cotant'alti, or sian conversi in polve,
1.107S'io sono ancor qual fui mentre anco in piedi
1.108Si stava Troia, e s'io mai sempre deggio
1.109Guidar quest'anni miei vedova e sola?
1.110Ben per l'altre è caduta: io sol son quella
1.111Per cui vive ancor Troia, ove ora il greco
1.112Vittorioso abitator novello
1.113Ara i campi troiani, e 'l curvo aratro
1.114L'ossa non ben sepolte or fende, or rompe,
1.115E l'ampie case, e le superbe logge,
1.116I sacri templi, e gli edifici alteri
1.117Or sono in terra, e vil gli adombra e cuopre
1.118Inutil erba: e già le biade intorno
1.119Ivi cresciute son, dove eran l'alte
1.120Famose mura, e già la falce adunca
1.121L'avaro mietitore ivi entro adopra,
1.122Ove il sangue troian la terra impingua.
1.123Tu vincitor, tu sol tra tanti duci
1.124Ti stai lontan, misera me, né pure
1.125Saper mi lice ond'ha cagion la tua
1.126Sì lunga assenza, o ver sotto a qual parte
1.127Del ciel, lunge da me, tua vita guidi.
1.128Ciascun nocchier che peregrin rivolge
1.129La nave a questi lidi, ei quindi mai
1.130Non parte, ch'io del mio diletto Ulisse
1.131Non lo domandi; e questi versi brevi
1.132Ti scrivo sol perché s'a caso il fido
1.133Messo ti trovi in qualche parte errando,
1.134Ti faccia fé de la mia vita afflitta.
1.135Io per trovarti ho già più volte in Sparta,
1.136Et in Pilio mandato, e quindi e quinci
1.137Ritornan sempre di certezza voti
1.138I fidi messi: e quanto meglio fora
1.139Per me ch'ancor le celebrate mura
1.140Fossero in piè de l'abbruciata Troia!
1.141Io mi pento d'aver sì santi voti
1.142Fatti già per suo mal, ch'io pur saprei
1.143Sotto a che ciel tu guerreggiassi, e solo
1.144Avrei timor de le battaglie incerte,
1.145E i duri miei, gravosi, aspri lamenti
1.146Misti sarien con quei de l'altre insieme.
1.147Io non so quel ch'io tema, e temo il tutto,
1.148E dentro a l'alma il mio timor più cresce:
1.149E tutti quei perigli, ahi folle, temo
1.150Che son ne l'onde, e quei ch'arreca poi
1.151La terra seco, e de la lunga assenza
1.152Or questi accuso, or quei, misera, incolpo.
1.153E mentre ch'io dentr'al mio petto albergo,
1.154Stolta, questi pensier, forse esser puote
1.155(Sì sete levi, e d'aver donne ingordi)
1.156Che nuovo amor mi ti ritegna e tolga,
1.157E ch'altra donna al tuo venir contrasti,
1.158A cui forse racconti aver per moglie
1.159Una femina rozza, e che non sappia
1.160Altro che trar da la conocchia il lino.
1.161Piaccia al ciel ch'io mi inganni, e che di quanto
1.162Io t'incolpo sia vano, e che tu voglia
1.163Starti lontan, benché tornar tu possa.
1.164Il vecchio padre mio mi sforza ognora
1.165A dispregiar le pria da te neglette
1.166Vedove piume, e mia tardanza accusa.
1.167Dicami pur quanto gli piace oltraggio,
1.168Ch'ei m'è forza esser tua, et io mai sempre
1.169Sarò d'Ulisse e fid'amante, e sposa.
1.170Ei nondimeno a le pudiche preci,
1.171Et a la mia pietà s'inchina e piega,
1.172E l'impeto e 'l valor raffrena e frange.
1.173Quanti sfacciati poi rivali e proci
1.174Da Dulico, da Samo, e da Zacinto
1.175Venuti son, sol per avermi? e senza
1.176Ch'alcun contrasti lor, s'annidan dentro
1.177Al nostro albergo, a cui disperder veggio
1.178Nostre ricchezze, oimè, che son le nostre
1.179Viscere care. E che dirò de l'empio
1.180Pisandro e di Polibo, e di quell'altro
1.181Disonesto Medonte? E che dapoi
1.182Racconterò de l'importuno Antino,
1.183E del rapace Erimaco, e di mille
1.184Uomini vili, e di lignaggio oscuri,
1.185Che dentro al ricco et onorato nido,
1.186Così lontan, con le ricchezze istesse
1.187Che col proprio valor, col ferro e sangue
1.188Acquistate ti sei, nutrisci e pasci?
1.189Il vorace Melanto, Iro mendico
1.190(O di tua casa illustre ultimo scorno!),
1.191Presti son ne' tuoi danni, intenti e pronti,
1.192Né possiam far lor forza inermi e soli,
1.193Ché sol tre difensori, il vecchio e bianco
1.194Laerte, il picciol figlio, e la tua donna,
1.195Non possiam fare a lor valor contrasto.
1.196Perch'io femina son, quei colmo d'anni,
1.197E questi per l'età debile e frale,
1.198E quasi che per fraude or l'ho perduto,
1.199Mentre ei, mal grado e del suo avo, e mio,
1.200Irsene sol s'apparecchiava in Pilio.
1.201Oh piaccia a Dio, che rivolgendo il cielo
1.202Le vite nostre, ancor che corte e frali,
1.203Con ordin dritto, ei sopraviva a noi,
1.204E de' suoi genitor chiuda le luci!
1.205Queste medesme al ciel querele e voci
1.206Manda il bifolco, e la nutrice antica,
1.207E 'l guardian fido dell'immondo gregge.
1.208Ma né Laerte ancor, che d'anni carco
1.209È disutile altrui, grave a se stesso,
1.210Puote tra tanto stuol, nel mezzo a tanti
1.211Nimici, i regni tuoi difender solo:
1.212E' verrà forse al tuo figliuol con gli anni,
1.213Pur ch'egli viva, ardir maggiore, e forza;
1.214Ma l'ardir, ma 'l valor del padre invitto
1.215Doveva agli anni suoi teneri e infermi
1.216Soccorrer presto, e contrastare altrui.
1.217Et io che donna son, timida e vile,
1.218Non ho valor del nostro albergo fore
1.219Trar gli avversari nostri: eh vienne, Ulisse,
1.220Eh vien più tosto tu, che del tuo figlio,
1.221Del vecchio padre tuo, della tua sposa
1.222Il porto sei, la tramontana, e l'aura.
1.223Tu hai pur un figliuol, che bench'ei sia
1.224Tenero d'anni, esser dovea nodrito
1.225Da te, con dolce e con pietoso affetto,
1.226Nelle paterne discipline e leggi.
1.227Risguarda ancor come di tempo e d'anni
1.228È già carco Laerte, e come ei chiede,
1.229Già vicino al suo dì, che tu suo figlio
1.230Gli chiuda gli occhi; e deh rivolgi poi
1.231Gli occhi a me tua consorte, a me, ch'allora
1.232Che tu quindi partisti, era in sul fiore
1.233Degli anni miei più verdi, a te più cari,
1.234Ch'or vecchia ti parrò, cresposa, e bianca.
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