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1.1Mentre che sì per l'orlo, uno innanzi altro,
1.2ce n'andavamo, e spesso il buon maestro
1.3diceami: "Guarda: giovi ch'io ti scaltro";
2.1feriami il sole in su l'omero destro,
2.2che già, raggiando, tutto l'occidente
2.3mutava in bianco aspetto di cilestro;
3.1e io facea con l'ombra più rovente
3.2parer la fiamma; e pur a tanto indizio
3.3vidi molt'ombre, andando, poner mente.
4.1Questa fu la cagion che diede inizio
4.2loro a parlar di me; e cominciarsi
4.3a dir: "Colui non par corpo fittizio";
5.1poi verso me, quanto potëan farsi,
5.2certi si fero, sempre con riguardo
5.3di non uscir dove non fosser arsi.
6.1"O tu che vai, non per esser più tardo,
6.2ma forse reverente, a li altri dopo,
6.3rispondi a me che 'n sete e 'n foco ardo.
7.1Né solo a me la tua risposta è uopo;
7.2ché tutti questi n'hanno maggior sete
7.3che d'acqua fredda Indo o Etïopo.
8.1Dinne com'è che fai di te parete
8.2al sol, pur come tu non fossi ancora
8.3di morte intrato dentro da la rete".
9.1Sì mi parlava un d'essi; e io mi fora
9.2già manifesto, s'io non fossi atteso
9.3ad altra novità ch'apparve allora;
10.1ché per lo mezzo del cammino acceso
10.2venne gente col viso incontro a questa,
10.3la qual mi fece a rimirar sospeso.
11.1Lì veggio d'ogne parte farsi presta
11.2ciascun'ombra e basciarsi una con una
11.3sanza restar, contente a brieve festa;
12.1così per entro loro schiera bruna
12.2s'ammusa l'una con l'altra formica,
12.3forse a spïar lor via e lor fortuna.
13.1Tosto che parton l'accoglienza amica,
13.2prima che 'l primo passo lì trascorra,
13.3sopragridar ciascuna s'affatica:
14.1la nova gente: "Soddoma e Gomorra";
14.2e l'altra: "Ne la vacca entra Pasife,
14.3perché 'l torello a sua lussuria corra".
15.1Poi, come grue ch'a le montagne Rife
15.2volasser parte, e parte inver' l'arene,
15.3queste del gel, quelle del sole schife,
16.1l'una gente sen va, l'altra sen vene;
16.2e tornan, lagrimando, a' primi canti
16.3e al gridar che più lor si convene;
17.1e raccostansi a me, come davanti,
17.2essi medesmi che m'avean pregato,
17.3attenti ad ascoltar ne' lor sembianti.
18.1Io, che due volte avea visto lor grato,
18.2incominciai: "O anime sicure
18.3d'aver, quando che sia, di pace stato,
19.1non son rimase acerbe né mature
19.2le membra mie di là, ma son qui meco
19.3col sangue suo e con le sue giunture.
20.1Quinci sù vo per non esser più cieco;
20.2donna è di sopra che m'acquista grazia,
20.3per che 'l mortal per vostro mondo reco.
21.1Ma se la vostra maggior voglia sazia
21.2tosto divegna, sì che 'l ciel v'alberghi
21.3ch'è pien d'amore e più ampio si spazia,
22.1ditemi, acciò ch'ancor carte ne verghi,
22.2chi siete voi, e chi è quella turba
22.3che se ne va di retro a' vostri terghi".
23.1Non altrimenti stupido si turba
23.2lo montanaro, e rimirando ammuta,
23.3quando rozzo e salvatico s'inurba,
24.1che ciascun'ombra fece in sua paruta;
24.2ma poi che furon di stupore scarche,
24.3lo qual ne li alti cuor tosto s'attuta,
25.1"Beato te, che de le nostre marche",
25.2ricominciò colei che pria m'inchiese,
25.3"per morir meglio, esperïenza imbarche!
26.1La gente che non vien con noi, offese
26.2di ciò per che già Cesar, trïunfando,
26.3"Regina" contra sé chiamar s'intese:
27.1però si parton "Soddoma" gridando,
27.2rimproverando a sé com'hai udito,
27.3e aiutan l'arsura vergognando.
28.1Nostro peccato fu ermafrodito;
28.2ma perché non servammo umana legge,
28.3seguendo come bestie l'appetito,
29.1in obbrobrio di noi, per noi si legge,
29.2quando partinci, il nome di colei
29.3che s'imbestiò ne le 'mbestiate schegge.
30.1Or sai nostri atti e di che fummo rei:
30.2se forse a nome vuo' saper chi semo,
30.3tempo non è di dire, e non saprei.
31.1Farotti ben di me volere scemo:
31.2son Guido Guinizzelli; e già mi purgo
31.3per ben dolermi prima ch'a lo stremo".
32.1Quali ne la tristizia di Ligurgo
32.2si fer due figli a riveder la madre,
32.3tal mi fec'io, ma non a tanto insurgo,
33.1quand'io odo nomar sé stesso il padre
33.2mio e de li altri miei miglior che mai
33.3rime d'amore usar dolci e leggiadre;
34.1e sanza udire e dir pensoso andai
34.2lunga fïata rimirando lui,
34.3né, per lo foco, in là più m'appressai.
35.1Poi che di riguardar pasciuto fui,
35.2tutto m'offersi pronto al suo servigio
35.3con l'affermar che fa credere altrui.
36.1Ed elli a me: "Tu lasci tal vestigio,
36.2per quel ch'i' odo, in me, e tanto chiaro,
36.3che Letè nol può tòrre né far bigio.
37.1Ma se le tue parole or ver giuraro,
37.2dimmi che è cagion per che dimostri
37.3nel dire e nel guardar d'avermi caro".
38.1E io a lui: "Li dolci detti vostri,
38.2che, quanto durerà l'uso moderno,
38.3faranno cari ancora i loro incostri".
39.1"O frate", disse, "questi ch'io ti cerno
39.2col dito", e additò un spirto innanzi,
39.3"fu miglior fabbro del parlar materno.
40.1Versi d'amore e prose di romanzi
40.2soverchiò tutti; e lascia dir li stolti
40.3che quel di Lemosì credon ch'avanzi.
41.1A voce più ch'al ver drizzan li volti,
41.2e così ferman sua oppinïone
41.3prima ch'arte o ragion per lor s'ascolti.
42.1Così fer molti antichi di Guittone,
42.2di grido in grido pur lui dando pregio,
42.3fin che l'ha vinto il ver con più persone.
43.1Or se tu hai sì ampio privilegio,
43.2che licito ti sia l'andare al chiostro
43.3nel quale è Cristo abate del collegio,
44.1falli per me un dir d'un paternostro,
44.2quanto bisogna a noi di questo mondo,
44.3dove poter peccar non è più nostro".
45.1Poi, forse per dar luogo altrui secondo
45.2che presso avea, disparve per lo foco,
45.3come per l'acqua il pesce andando al fondo.
46.1Io mi fei al mostrato innanzi un poco,
46.2e dissi ch'al suo nome il mio disire
46.3apparecchiava grazïoso loco.
47.1El cominciò liberamente a dire:
47.2"Tan m'abellis vostre cortes deman,
47.3qu'ieu no me puesc ni voill a vos cobrire.
48.1Ieu sui Arnaut, que plor e vau cantan;
48.2consiros vei la passada folor,
48.3e vei jausen lo joi qu'esper, denan.
49.1Ara vos prec, per aquella valor
49.2que vos guida al som de l'escalina,
49.3sovenha vos a temps de ma dolor!".
50.1Poi s'ascose nel foco che li affina.
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