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1.1Se ghiribizzo venissi agli Dei
1.2di farmi grazia, e mi dicessin: «Chiedi,
1.3chiedi ciò che tu vuoi, che aver lo dei»;
2.1dimmi di grazia, amico mio, che credi
2.2tu ch'io chiedessi finalmente loro?
2.3Ben vo' veder, se tu se' ne' miei piedi.
3.1Non pensar già ch'io sia sì puro e soro,
3.2che dove Mida, volgessi il pensiero:
3.3vadin pure al bordel l'argento e l'oro.
4.1Né creder ch'io abbia anche desidero,
4.2ch'ognun mi si sberretti e renda onore:
4.3io non istimo queste pompe un zero;
5.1perché più tosto ch'esser mai signore,
5.2eleggerei ogni misero stato:
5.3sia pur chi vuole, o re o imperadore.
6.1E non mi ci correbbe anche il soldato,
6.2s'io fussi ben gagliardo più che Achille,
6.3o come Orlando, o Ferraù fatato.
7.1E men di vacche e buoi a mille a mille
7.2torrei gli armenti, ed abitar col gregge,
7.3sonando la zampogna per le ville.
8.1Né anche ministrar di Dio la legge
8.2vorrei con quei prelati grossi e grassi
8.3che fanno profumate le coregge.
9.1Né quei piacer torrei, né quegli spassi,
9.2ch'altri han studiando, per farsi immortali:
9.3io so ch'io vorrei ir piano a' mai passi.
10.1Canchero venga all'arti liberali;
10.2ché spesso son cagione altrui di fare
10.3Patir mille disagi e mille mali.
11.1Ma chiederei di grazia l'impazzare:
11.2qui sol ben volgerei la fantasia;
11.3ché sendo pazzo crederei sguazzare.
12.1Or dunque questa volta, Musa mia,
12.2spogliati, prego, in camicia e 'n capelli;
12.3poi ch'io ho preso a lodar la pazzia:
13.1e sganghera le toppe e i chiavistelli
13.2del capo mio; tanto che nel cervello
13.3versi mi metta sdrucciolanti e belli;
14.1ché questo, questo è quel suggetto, quello
14.2suggetto, ch'io tant'amo e tanto onoro,
14.3quanto d'ogni altro è migliore e più bello.
15.1Va, di' che come la scïenza e l'oro
15.2esser mai possa la pazzia trovata;
15.3ch'ella non ha né ordin né decoro.
16.1Dunque in van s'affatica la brigata
16.2a cercarne con arte e con ingegno;
16.3perché ell'è grazia dal ciel gratis data.
17.1Or entrando io nel pazzeresco regno,
17.2distinguer son forzato e separare
17.3pazzo da pazzo, e por termine e segno.
18.1Che s'io volessi su le cime andare,
18.2tutti siam noi come i popon di Chioggia,
18.3e tutti ci possiam per man pigliare.
19.1Chi più, chi men, nel fine ognun n'alloggia;
19.2ma pochi sono in ciaschedun paese,
19.3ch'abbin pazzia di quella buona foggia.
20.1Io lascio andare i pazzi alla Sanese,
20.2pazzucci e pazzerelli: e non sta bene
20.3chi non ha largamente il ciel cortese;
21.1però che sopratutto esser conviene,
21.2chi vuol goderci, pazzo daddovero,
21.3affatto, affatto, affatto, e bene, bene.
22.1Se no, gli stenta: ed è un vitupero,
22.2vederlo andar sì follemente aioni,
22.3pien di dubbia speranza e di duol vero.
23.1Ma chi brama veder de' begli e buoni,
23.2l'esempio chiaro guardar gli conviene,
23.3Giovanni appunto, il pazzo de' Falconi:
24.1quel che tanto ciarpane addosso tiene,
24.2penne, nappe, mazzocchi e medaglioni,
24.3ch'un asin ne saria carico bene.
25.1Sta tutta la mattina ginocchioni
25.2ne' Servi, in santa Croce, in san Sebastiano,
25.3alla Messa sonando i zufoloni.
26.1Poi forniti gli uffici a mano a mano,
26.2si parte, ogni uom lo chiama e lo saluta;
26.3beato, è chi gli può toccar la mano!
27.1Questa è la vera gioia non conosciuta:
27.2felice sol chi pazzo vive gli anni,
27.3e nella verde e nell'età canuta!
28.1Questa è la vera vita senza affanni:
28.2non può nel pazzo la disgrazia ria;
28.3ma gode il ben, senza temere i danni.
29.1Forse che mai la guerra, o la moria
29.2gli dà dolor? forse quest'anno ancora
29.3al Turco pensa, ed alla carestia?
30.1Forse ch'ei dice: «Se non si lavora,
30.2o mi morrò di fame, o andrò accattando?»:
30.3il che pure a pensare altri addolora.
31.1Ma d'ogni tempo ride e va cantando:
31.2ognun ha per amico e per parente:
31.3e crede esser ognuno al suo comando.
32.1Fassi signor dal levante al ponente:
32.2e come fosse ver, né più, né meno,
32.3ne va facendo il grande infra la gente.
33.1Non tien conto di nuvolo o sereno:
33.2né freddo o caldo mai non lo tormenta:
33.3né cura i panni suoi, com'e' si sieno.
34.1Sia che vivanda vuol, la lo contenta;
34.2e' mangia in ogni tempo e 'n tutt'i lati:
34.3senza pensier la notte s'addormenta.
35.1Si possono impiccare i magistrati,
35.2ché indarno son le loro esecuzioni,
35.3non sendo i pazzi alle leggi obbligati.
36.1In van dunque per lor son le prigioni,
36.2indarno la mannaia, le forche e 'l boia,
36.3birri, notai, richieste e citazioni.
37.1Quel chiacchierin d'Amor non dà lor noia:
37.2non han martello, non han gelosia,
37.3una man basta a cavar lor la foia.
38.1Non dà lor doglia, né malinconia,
38.2se muore il padre, la madre, o 'l fratello,
38.3parente, o amico, o sia quel che si sia.
39.1In somma non si stillano il cervello
39.2in questa vita, né dell'altra han cura:
39.3hanno ogni cosa per buono e per bello.
40.1La morte, a noi così spietata e dura
40.2solo a pensar, non temono: e non hanno
40.3dell'inferno e de' diavoli paura.
41.1Poi quando vien che per morire stanno,
41.2non han pensier di moglie o di figliuoli:
41.3e le ricchezze non dan loro affanno.
42.1Fuggono ancor mille e mill'altri duoli;
42.2ché come se gl'andassero a dormire,
42.3parton di questa vita allegri e soli.
43.1Non dan cagione a chi pianga, o sospire:
43.2e come degni, in questa bocca e 'n quella,
43.3lascian di lor molto tempo che dire.
44.1O pazzia dunque dolce, buona e bella,
44.2contr'a' colpi di morte e di fortuna
44.3refugio, scampo, armatura e rotella;
45.1non può già sotto 'l cerchio della luna,
45.2nobile, ricca, o allegra ritrovarsi
45.3cosa che ti somigli in parte alcuna.
46.1Tu sol fai gli uomini lieti al mondo starsi:
46.2tu sol senza le mosche doni il mele:
46.3e pigliar pesci fai senza immollarsi.
47.1Ma per non essere tenuto infedele,
47.2io non vo' dir che doverria la gente
47.3darti l'incenso ed arder le candele;
48.1ma sì pregare Dio divotamente
48.2ben doverrebbe ognuno, e domandare
48.3non sanità di corpo né di mente,
49.1né grazia alcuna in terra, in cielo, o 'n mare;
49.2ma di quella del sacco e della fine
49.3pazzia gli desse quanto si può dare.
50.1Queste sarebber le grazie divine;
50.2così avventuroso, anzi beato
50.3si potrebbe chiamare uno alla fine.
51.1Resta or in pace: io vo' pigliar comiato
51.2da te, pazzia gentile, e tornar poi;
51.3per ch'io non t'ho, quant'io dovea, lodato.
52.1Ma, di grazia, perdonami, se vuoi,
52.2ch'io so che tu vorrai, sì se' galante
52.3e sì cortesi son gli effetti tuoi.
53.1Perché con stil più dotto e più sonante
53.2spero ancor dir quel ch'ora indietro lascio;
53.3ed un animo ho proprio di gigante,
54.1ben ch'alle spalle mie sia grave fascio.
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